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Analisi, luglio 2015 - Di negoziato in negoziato, la crisi greca ci tiene col fiato sospeso da molte settimane. Infine, ieri sera, il Parlamento greco ha approvato l’accordo che Alexis Tsipras ha concluso con i partner europei ed altri FMI, un accordo che è al 100% a favore dell’industria finanziaria transnazionale

 

 

Le grand soir 15 luglio 2015 (trad. ossin)


Debiti pubblici: oltre le apparenze…

Liliane Held-Khawam


Di negoziato in negoziato, la crisi greca ci tiene col fiato sospeso da molte settimane. Infine, ieri sera, il Parlamento greco ha approvato l’accordo che Alexis Tsipras ha concluso con i partner europei ed altri FMI, un accordo che è al 100% a favore dell’industria finanziaria transnazionale

 


Eppure il popolo greco aveva avuto fiducia in Alexis Tsipras. La sua convocazione di un referendum aveva suscitato speranze anche al di là delle frontiere greche. Aveva avuto fiducia. Ma no, Alexis Tsipras si è arreso e ha fatto arrendere con lui tutta quella gente comune che si era affidata alla sua capacità di negoziatore, alla sua capacità di mantenere le promesse elettorali.

Tsipras non è stato all’altezza del compito. D’altronde lo avevamo già intuito leggendo il suo programma di fine giugno. Nessuna sorpresa dunque. E però cresce la delusione nel cuore della gente. E non solo tra i poveri pensionati. I politici di tutti i partiti sembrano brillare per la loro impotenza. Il fallimento di questa sinistra stracciata, oggi in Grecia ma ieri in Francia e avantieri altrove, ben dimostra che la pseudo divisione sinistra-destra ha fatto il suo tempo e che oggi la realtà è diversa. Oltre le apparenze…

La realtà dura e pura è che i finanzieri privati e transnazionali si sono impossessati del potere politico. Questi stessi finanzieri che ieri si diceva dovessero essere salvati mettendo mano alle magre risorse pubbliche e che poi hanno fatto esplodere i loro indici borsistici e i loro bonus. Questi stessi finanziari che hanno piegato la Grecia, la Spagna e molti altri paesi, sotto il peso del loro salvataggio. Questi stessi finanzieri che perseguono i loro malvagi obiettivi in tutto il pianeta e che in questo stesso momento stanno mettendo in enorme difficoltà anche l’Asia. Questi finanzieri insaziabili che vogliono sempre di più e non rispettano alcun limite morale o etico. Questi finanzieri che confondono strategia e profitto, umanità e austerità, lealtà e tradimento, giustizia e iniquità. Sono questi individui in realtà che tirano le fila, dietro la scena mediatica.

Non si espongono – ancora – in prima persona. Si servono di personalità politiche che possano essere accettate dall’inconscio collettivo del popolo, quel popolo che disprezzano.

E però sono loro i boss. La loro dittatura è già in atto grazie ad un unico circuito finanziario di altissima performance che passa al di sopra degli Stati-nazione. La legge nazionale è quella loro. Nessun voto, referendum o elezione sono in grado di resistere loro. A loro basta chiudere i rubinetti e il paese muore di asfissia.

Lo abbiamo visto ieri a Cipro, poi oggi in Grecia, che essi hanno il potere di vita e di morte sulle economie nazionali. Hanno un potere equivalente a quello di un esercito regolare. Hanno il potere di decretare un embargo, niente meno! Perché oggi è un embargo finanziario – e dunque economico – cui sono stati sottoposti i Greci. Una vergogna assoluta e innominabile, tanto è disonorevole.

Questi finanzieri sono i padroni della Germania, indebitata per più di 2.170.000.000.000 di euro. Qualcuno ha azzardato perfino, in un reportage trasmesso su Arte il 28 giugno 2012, che bisognava aggiungere ai 2.000 miliardi dell’epoca altri 5.000 per avvicinarsi alla cifra reale, vale a dire il 270% del PIL della Germania del 2012.

Questa colossale fortuna la Germania la deve alle banche private e centrali (che sono anch’esse per la maggior parte privatizzate). Questo debito è composto in parte da prodotti finanziari che solo i computer sono in grado di registrare. Di conseguenza la Germania, esattamente come la Francia, l’Italia, la Spagna e altre nazioni, già non appartiene più a se stessa. Quando negozia, è solo una intermediaria tra l’industria transnazionale finanziaria e i Greci. Nemmeno la Banca Centrale greca appartiene più al paese. E’ un hedge fund del gruppo Carlyle, che ne è il secondo azionario. Ora, è questa banca centrale greca che gestisce fuori bilancio 170 miliardi di attivi greci, tra i quali vi sono i capitali degli sfortunati pensionati che cercano di prendere qualche euro qua e là dove possono.

L’embargo della finanza internazionale contro il popolo greco è un atto di guerra. Lasciamo quindi per favore da parte espressioni come “partner”, “accordi”, “aiuti”, ecc.

Non c’è niente di più falso.

Bisogna parlare di hold-up, di umiliazione, di crimine contro l’umanità e soprattutto, e prima di tutto, di spogliazione.

 


 


Soprattutto non ci si deve ingannare. Il debito pubblico come è stato attualmente strutturato si fonda su tre elementi contestabili e contestati:

1.    Tutti i paesi del mondo hanno ufficialmente rinunciato a farsi finanziare dalle loro banche centrali. E’ stato eretto un muro tra le banche centrali e il governo, e così i paesi sono costretti ad andare a cercare i finanziamenti altrove nel mercato privato.
2.    Uno governo deve quindi andare a cercare i finanziamenti per pagare il suo debito in un mercato privato che è libero di fissare le condizioni e i costi. Nessun governo che ha fatto questa scelta avrebbe fatto altrettanto se si fosse trattato degli affari privati dei suoi componenti. Per giustificare la cosa si invoca la libertà del mercato. Ebbene nulla è meno libero dei mercati finanziari cartellizzati, per non dire monopolistici. Essi vengono manipolati e perfino governati come farebbe il più zelante dei regimi totalitari.
3.    E’ questo il perno di quel misfatto che oramai è durato anche troppo: la cessione del potere di battere moneta all’industria finanziaria. Le banche emettono quantità illimitate di moneta fondandosi sui debiti, anche i debiti pubblici. Il lavoro e i beni dei cittadini ne formano la consistenza e la garanzia.
I debiti pubblici europei hanno consentito di dare consistenza ad una moneta bancaria illegittima che viene creata a partire dai beni del debitore. Essa è anche illegale, nella misura in cui questa moneta scritturale non è riconosciuta dalla legislazione.

Occorre anche evidenziare che il denaro dei debiti pubblici, recuperato dalle banche, è servito per partire alla conquista dell’Asia (le cifre fenomenali degli investimenti diretti all’estero sono disponibili nelle statistiche del CNUCED; banche centrali, BM, FMI). I debiti pubblici hanno consentito l’espansione mondiale dell’industria finanziaria transnazionale. Quando questa industria esige la privatizzazione del patrimonio o dei servizi pubblici in regime di austerità, essa non fa che accrescere la pressione sull’economia reale locale, determinando come conseguenza un aumento dei deficit pubblici. Ciò garantisce ulteriore crescita del debito pubblico, con conseguente espansione dell’industria finanziaria transnazionale.

Questi giganteschi debiti pubblici sono la base che ha consentito a taluni protagonisti della finanza transnazionale di appropriarsi del mondo finanziarizzandolo.

In conclusione, la crisi dei popoli è il motore della crescita dell’industria finanziaria transnazionale. In realtà una buona parte di questi debiti pubblici è di fatto del tutto illegittima e ingiustificata. Ciò che ha consentito che la ricchezza dei popoli potesse essere succhiata dalla finanza transnazionale è il fatto che alcune élite hanno tradito il loro compito di rappresentanti del popolo.

I debiti pubblici affondano gli Stati per poter instaurare uno Stato Transnazionale nelle mani esclusive dei finanzieri privati. Chi vorrebbe per i suoi figli un simile futuro che porta alla schiavitù? Quale è l’uomo o la donna di Stato che si leva oggi per opporvisi, con tutti i rischi che ciò comporta?

In tutti i casi non Alexis Tsipras…