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ProfileAnalisi, ottobre 2016 - La guerra totale del Sistema contro la frontiera in tutte le sue forme tende a sopprimere il vecchio mondo, a permettere l’infestazione del Vivente da parte del Mercato e della tecnologia, a creare una Grande Società Unica composta da consumatori nomadizzati, atomizzati e patologicamente egocentrici...

 

Pubblichiamo l’articolo che segue anche se non ci convince. L’idea, per esempio, che la stabilità sociale possa fondarsi esclusivamente sul rapporto (eterosessuale) uomo-donna è smentito proprio dalla feconda diversità dell’esperienza storica. Si vedano, tra tutti, gli studi di Eva Cantarella sulla complessa organizzazione sociale della Grecia classica, dove la stabilità sociale poggiava su una pedagogia intrisa di pedofilia. 
 
L’articolo è in realtà profondamente reazionario, ma dice molto più di una cosa vera a proposito dell’opera distruttiva e immiserente del Mercato. E’ per questo che abbiamo deciso di pubblicarlo. Perché infine è molto più stimolante un articolo reazionario e intelligente, delle piatte sciocchezze del politicamente corretto dominante.
 
 
entrefilets, 20 settembre 2016
 
La frontiera, il Sistema e il porno
 
In questa grandiosa impresa di abolizione dell’Uomo che caratterizza la nostra contro-civiltà, la frontiera è il nemico. Non solo quella che delinea il contorno della Nazione, ma la frontiera in senso largo, che differenzia il bello dal brutto, il buono dal cattivo, il bene dal male. La frontiera, anche quando si fa membrana che avvolge le cellule dove si annida la parte più intima della Vita, la frontiera, ancora, tra la carne e la tecnologia, tra l’uomo e la macchina. Tutte queste frontiere vengono astiosamente attaccate dal Sistema neoliberale, nella sua ansia di livellare tutto, tutto sottomettere. Ma è probabilmente la frontiera tra i generi, quale ultimo ostacolo alla totale atomizzazione della società, che subisce l’attacco più massiccio, più devastatore, il più promettente in termini di disintegrazione del corpo sociale. Liberazione tradita della donna, teoria del gender, cultura porno. O, come non sarà presto più possibile agli uomini e alle donne di amarsi, per il maggior profitto del Mercato. Piccolo saggio.
 
 
Di frontiera in frontiera
Régis Debray ha detto qualcosa di magnifico sulla frontiera: «La frontiera non è per niente la chiusura angosciante. La frontiera è una manifestazione di modestia. Io non sono dovunque a casa mia. Vi è una linea oltre la quale ci sono altre persone che io riconosco come altri».
La saggezza di queste parole ci sembra valere per la frontiera in tutte le sue forme. Perché la frontiera in senso ampio, lungi dall’essere la «chiusura angosciante» dunque, genera la ricchezza delle culture, permette di preservare la vita e l’umanità nella loro diversità, permette la radicale e sublime separazione dei generi, e dunque la loro travolgente coniugazione.
Ma, dal punto di vista del Mercato, è chiaro che tutte queste frontiere sono soprattutto dei freni.
La frontiera tra le nazioni prima di tutto, che preserva le culture, le identità, il legame con la terra, il sentimento di appartenenza, frena l’espansione del Mercato, l’avvento del suo governo mondiale dell’1%; rallenta i flussi migratori destinati a livellare tutto, a partire dai salari, e impedisce l’avvento di questo uomo nomade globalizzato, senza radici né storia, occupato solo a consumare e a non pensare.
Anche la membrana delle cellule, come frontiera protettrice del patrimonio genetico delle specie, frena l’invasione del Mercato all’interno del Vivente, impedendogli di manipolarlo e privatizzarlo.
La frontiera tra l’Uomo e la Macchina, ancora, pone un freno all’ultima infestazione della tecnologia nella carne umana, che dovrebbe permettere agli apostoli allucinati del transumanismo (1) di diventare Dio, di battere la stessa morte e dare vita al loro Superuomo, googlelizzato e connesso fino all’osso, ma finalmente liberato dalla sua ingombrante umanità.
Quanto alla destrutturazione di tutte le frontiere tra il bene e il male, il buono e il cattivo, il bello e il brutto, essa ci parla dell’essenza profondamente malsana del Sistema neoliberale, del suo assoluto amoralismo, della sua volontà di abolire tutti i punti di riferimento, ogni possibilità di giudizio, attraverso un relativismo radicale che tende a formattare il corpo sociale per riconfigurarlo in un agglomerato di docili consumatori, svuotati da ogni volontà altra, rispetto a quella di un godere fine a se stesso.
 
Separare l’uomo dalla donna
Dopo questo preambolo un po’ lungo, veniamo al nocciolo della questione, vale a dire all’assalto del sistema contro la frontiera che si fa differenza tra i generi, dualità dei sessi, che è forse la più importante di tutte.
La più importante perché è da questa frontiera, da questa differenza, che viene quell’irresistibile attrazione che infonde nel cuore dell’Uomo l’amore, il coraggio, la grandezza d’animo, la generosità, il desiderio del bello e del buono, il disinteresse, il desiderio autentico e fecondo, il desiderio dei figli e dunque necessariamente il bisogno di Fede, per il bambino che alla fine ci si può decidere a concepire, ma giammai la dissoluzione.
E’ il nucleo della prima Patria, quella della famiglia, insieme rifugio e trampolino, sul quale si appoggia l’intero edificio di una costruzione sociale strutturante.
Tante virtù dunque che elevano, fortificano, radicano l’Uomo in quella disprezzata Tradizione, che tanto contraria il progetto di una società neoliberale ridotta alla gestione giuridico-mercantile di una addizione di egoismi concorrenti. Tante virtù che frenano, ovviamente incidentalmente, la conquista da parte del Mercato del lucrosissimo monopolio della procreazione.
Staccate l’uomo dalla donna, abbattete la frontiera, non che li separa, ma che li spinge l’uno nelle braccia dell’altra, alimentate rivalità e discordia tra essi, la corrosione, ed ecco allora che è tutto il vecchio ordine che traballa, lasciando campo assolutamente libero all’avvento di una società mostruosa e immobile, fatta di individui staccati dalla loro realtà, ossessionati da se stessi e dunque consegnati, piedi e mani legate, al Mercato.
 
La liberazione attraverso il culo
La postmodernità darà un colpo di acceleratore fenomenale a questa impresa di separazione degli uomini dalle donne.
Con l’abituale maschera della virtù progressista tanto cara alla mafia neoliberale dirigente, la donna è stata quindi spinta ad una guerra di conquista senza pietà contro uomini fin troppo desiderosi, in un primo tempo, di sottomettersi. Occorre dire che la strategia scelta a cavallo della rivoluzione borghese del maggio 1968, la liberazione attraverso il culo dunque, era in grado di suscitare la curiosità di uno sguardo maschile fino ad allora abilmente frustrato.
Nell’effervescenza di un’epoca che aveva fatto una religione del vietato vietare, e del godere di tutto senza remore, la donna è stata quindi strumentalizzata e ingannata per servire gli interessi del Mercato oramai al comando.
Con la scusa del progresso sociale, venne dunque rapidamente convinta a mostrarsi, ad esibirsi, le venne ingiunto di mostrare tutto, di di-svelare tutto (2) in nome dell’imperativo post-moderno e mercantile della spirale trasgressiva, imperativo necessario alla stimolazione senza fine del desiderio.
 
Una società cripto-pedofila
Nel giro di qualche decennio, l’industria della «moda» ha conciato le donne nei modi più assurdamente «provocanti», i più corti, sottili, aderenti, modellando perfino le pieghe e le fenditure più intime, esponendole agli sguardi di tutti, usando queste volgarità anche per le più piccole di età.
Da notare en passant che questa esagerazione ha rapidamente portato alla sessualizzazione dei bambini e contemporaneamente a infantilizzare il corpo delle donne, soprattutto attraverso una epilazione totale diventata un altro segno obbligatorio di emancipazione (pratica oramai quasi generalizzata anche tra gli uomini). Apparentemente restia alla pedofilia, la società occidentale la esalta invece con una intensità che dovrebbe essere oggetto di dibattito, se dibattere fosse ancora possibile.
E poi, all’esibizione forzata di questa donna 2.0 (per essere moderna), si è aggiunto un altro imperativo post-sessantottino che, all’epoca, giustificava la contraccezione: la liberazione dei costumi con affermazione obbligatoria dei propri appetiti sessuali più sfrenati, appetiti in sintonia con una ansia di piacere definitiva. Una «rivoluzione» accompagnata e sostenuta poi congiuntamente da tutta la classe dirigente e la sua merdia-sfera. Quale rivista «femminile» azzarderebbe oggi per esempio di fare una prima pagina senza un accenno al sesso, argomento necessariamente affrontato con un piglio trasgressivo: adulterio, pratiche devianti, gadget sessuali, cultura porno, ecc...
 
Il porno, cifra del progresso sociale

Grazie all’avvento di internet, la cultura prono è d’altronde giunta a sferrare il colpo di grazia a spiriti già abbondantemente resi fragili da questa mutazione. Per computer, tablet e smartphone interposti, essa propaganda oramai, anche tra i bambini, l’immagine di una sessualità ridotta ad uno sport di combattimento sul cui ring l’uomo non può che uscire svuotato, perdente, perso, la coda tra le gambe dunque, riportato alla sua naturale debolezza di fronte ad un «avversario» anatomicamente imbattibile (3).
Il porno occupa quindi un posto sempre più importante nell’impresa di distruggere il rapporto uomo-donna. Da mercato di nicchia, è diventato prodotto di massa (4), strappando le sue porzioni di mercato alle ore di grande ascolto, imponendosi nella moda, nel cinema e anche nelle serie televisive dove si moltiplicano le scene più osé, ancora ipocritamente «sconsigliate ai minori di 10 anni» attraverso avvisi che non si sa bene se siano dissuasivi o incoraggianti.
Riecheggiando i canali musicali per adolescenti, dove il porno soft è diventato norma (vedi soprattutto i clip di rap), anche le radio «giovani» ci mettono del loro col pretesto di «educare», proponendo un discorso sempre più trash sulla sessualità, diffondendo le pratiche più estreme come «fun», da adattare beninteso alla sola «libertà» e ai gusti di ciascuno.
In realtà tutto viene fatto per favorire l’espansione di una cultura porno divenuta una sorta di marchio del progresso sociale occidentale.
Il porno, trash, soft, chic o a tendenza cripto-pedofila (top-model sempre più giovani e nude), viene oramai dovunque imposto dalla pubblicità e le mode, inonda le case attraverso il piccolo schermo e/o internet, e si è resa accessibile ai più giovani grazie agli smartphone. Al punto che qualche autore parla oramai di pornocrazia, la forma di governo finalmente «più adatta all’era neoliberale che utilizza lo Stato residuale [e i suoi merdia] per dispensare e propagandare il comandamento [ultimo]: Godi !» (5)
Oltre al suo tentativo di erotizzare il sadismo fino alla nausea, la cultura porno è prima di tutto una cultura di morte. Come dice così giustamente Chris Hedges, «il porno, come il capitalismo mondiale, sta là dove gli esseri umani vengono mandati per morire».
Il porno funziona infatti sull’esatto modello delle droghe pesanti, che impongono l’uso di dosi sempre maggiori e più forti per ritrovare l’eccitazione iniziale sempre agognata dal consumatore, con - come corollario - la banalizzazione di pratiche sempre più devianti e degradanti, sempre più «spettacolari», sempre più violente (soprattutto per le donne d’altronde), sempre sotto l’imperativo del crescendo trasgressivo nella gestione marketing del desiderio (6).
In due decenni, la cultura porno ha diffuso i suoi codici, i suoi comportamenti e banalizzato il suo sadismo tra il grande pubblico. La totale libertà voluta dai «poteri pubblici» per l’industria porno, coniugata ai «progressi» tecnologici, ha così permesso alle pratiche più deliranti di entrare a far parte del paesaggio mentale «normale» dei giovani di oggi, nel momento in cui essi costruiscono il loro modello sessuale.
L’età del primo bacio è così diventata quella della prima fellatio (7), e gli psicologi vengono chiamati nelle scuole per casi di fellatio collettive (8). Vi sono stati anche casi di stupro di bambini da parte di altri bambini (9).
Nonostante tutto, il porno resta «cool» nelle nostre società occidentali «liberate», e qualsiasi politico pretenda interrogarsi sui suoi aspetti negativi viene denunciato come un puritano frustrato, o un pericoloso censore, dai media pornocrati della sinistra liberale dominante.
A chiusura di questa parte, si sottolineerà che questa cultura porno si iscrive oramai in un fenomeno di oscenità generalizzata che va oltre il sesso. Si può quindi parlare di pornografia per la musica quando si riduca, come nei rave party di Ibiza o altrove, ad una semplice pulsione la cui unica funzione è quella di consentire di «godere ammucchiati», per riprendere la formula di Philippe Muray. Ugualmente questa cultura porno si coniuga con la diffusione di una pornografia della morte che si afferma nelle nostre società dove i cadaveri, le decapitazioni e altre macellerie vengono oramai mostrate a ripetizione su tutti gli schermi possibili, cosa che ha indotto l’autore della “Cité perverse” a notare ingenuamente che deve «essere successo qualcosa nel mondo», se quello che ieri si nascondeva, il sesso e i cadaveri, oggi «li si mostra. Li si esibisce».
Si potrebbe perfino congetturare che alla fine vi sia una forma di continuità tra l’industria porno, Daech e i suoi snuff-movie. 
 
Il sesso è dovunque, ma non vi sono più generi
In tutta questa sfiga, la promozione della teoria del gender, e l’esagerata presenza (10) delle lobbie LGBTQ nello spazio pubblico e nelle scuole (11) (col pretesto ovviamente della lotta contro la discriminazione), finisce col confondere gli ultimi o piuttosto i principali punti di riferimento delle nuove generazioni.
L’eterosessualità sta diventando un concetto «conservatore», in declino, perfino retrogrado, nella migliore delle ipotesi un orientamento tra gli altri obbligatoriamente «cool», dei quali si assicura una visibilità permanente e una promozione chiassosa, anche e soprattutto tra i bambini oramai.
In Germania, come effetto della pressione esercitata dalle associazioni LGBTQ, alcuni studenti universitari potrebbero essere invitati a simulare atti di sodomia (12).
 
Dal mezzo moscio all’impotenza
A lume di logica, dopo decenni di esibizione, 20 anni di cultura porno a dosi massicce, di imperativi di performance e di interferenza nelle identità sessuali, la stanchezza e il timore si sono progressivamente insinuati negli occhi di un uomo 2.0 più che mai disorientato.
Alle erezioni spontanee di un’epoca di nudità più o meno gioiosa all’inizio, ha fatto seguito il mezzo moscio di un’usura tinta di timore, che prefigura l’impotenza generalizzata che avanza.
Sono esplose le terapie per i problemi di coppia, e anche la percentuale dei divorzi e dei non sposati.
Oggi, al posto della scoperta commovente ed esitante dei corpi nell’emozione della prima volta, studi dimostrano che l’uso del Viagra si è diffuso tra i giovani maschi paralizzati dagli exploit cui si sentono obbligati per soddisfare le immaginate esigenze del loro partner (13). Con la conseguenza che, sempre più, la donna postmoderna «liberata» dovrà il suo orgasmo più all’industria farmaceutica che al reale desiderio di partner per i quali l’atto sessuale viene più o meno percepito come un esame.
Questa pornocrazia occidentale riuscirà in tal modo a rubare tutto, a violentare tutto della donna senza colpo ferire, a imporle l’idea che sia solo la generosa visibilità e disponibilità del suo culo l’unica prova ammissibile di emancipazione, rubandole perfino l’autenticità del desiderio che si illude di suscitare, gettandola così probabilmente nella condizione più degradante che abbia mai conosciuto dall’alba dei tempi, e tutto ciò senza che ella se ne renda minimamente conto.
Quanto agli uomini, cui si chiede oggi per soprammercato di essere donne come le altre (14), sono sempre di più quelli che cercano la propria salvezza nell’industria farmaceutica, addirittura nel negarsi, o che si accontentano oramai della pornografia, sognando le promesse dei progressi della robotica del piacere.
L’obbiettivo dunque è a portata di mano per il Sistema.
I rapporti uomo donna diventano sempre più complicati, corrosivi, si avviano gradualmente verso l’impossibilità, lasciando mano libera al Mercato perché si inserisca definitivamente tra loro, e gestisca la loro miseria sessuale e affettiva proponendo loro come palliativo l’eccitazione permanente, che gira e rigira intorno al loro Ego, eccitazione enfatizzata come è giusto per atti (di orgasmo?) di acquisto ripetuto.
 
Conclusioni
La guerra totale del Sistema contro la frontiera in tutte le sue forme tende a sopprimere il vecchio mondo, a permettere l’infestazione del Vivente da parte del Mercato e della tecnologia, a creare una Grande Società Unica composta da consumatori nomadizzati, atomizzati e patologicamente egocentrici. 
In questa impresa immensa di livellamento e annientamento, abbattere la frontiera tra gli uomini e le donne, il renderli simili e dunque concorrenti «al punto da rendere loro impossibile amarsi», ha per obiettivo la distruzione del corpo sociale, spezzando il rapporto primo, originale, «tradizionale», che ancora cementa la società.
Una volta spezzato questo rapporto, tutto sarà allora abolito dell’ordine antico, dell’ordine naturale, e potremo allora entrare in un’era di immobilismo (modello Gattaca) dove i rapporti umani saranno fondati esclusivamente sulla gestione giuridico mercantile di egoismi concorrenti, ivi compresi quelli tra generi allora standardizzati.
Non resterà all’Uomo altra alternativa che il rimettersi alla farmaceutica o alla Silicon Valley, vale a dire al Mercato, per innestare in lui alla fine la sonda anale che gli consentirà di diventare un Superuomo photoshoppato e super-connesso, capace di superperformance in una realtà obbligatoriamente accresciuta, ma definitivamente disumanizzata.
 
Note:
 
1 "Nel 2050, le persone con meno di 150 di QI non serviranno a niente"
 
2 Azzardiamoci ad analizzare, sotto questo punto di vista, l’isteria anti-burkini che agita i promotori della laicità, che finiscono spesso col coincidere con quelli della pornocrazia. Perché è un luogo comune che l’esibizione permanente uccida il desiderio dell’oggetto esibito. E forse, confusamente, inconsciamente, il pudore di un burkini faccia loro temere meno un regresso, come dicono, che una concorrenza, per così dire sleale, verso la donna «moderna» esibita, nella misura in cui il burkini riaccenderebbe improvvisamente qualcosa di dimenticato nello sguardo spento dell’uomo reso indifferente, qualcosa che avrebbe a che vedere col desiderio di mistero, il desiderio di rispetto, insomma il desiderio, va a vedere...
 
3 La pornografia è quello cui assomiglia la fine del mondo (Chris Hedges)
 
4 Come sottolinea Dany-Robert Dufour in «La Cité perverse», l’industria del porno e del para-porno produce oggi più di 1000 miliardi di dollari di profitti nel mondo, vale a dire più che armi e prodotti farmaceutici messi insieme. Vi sono 420 milioni di pagine porno in internet, 4.2 milioni di siti Web porno (il 12% del totale), e 68 milioni di richieste nei motori di ricerca ogni giorno.
 
5 La Cité perverse, Dany-Robert Dufour
 
6 Il porno postmoderno non ha più niente a che vedere col porno di papà. Crescendo trasgressivo oblige, sono botte, soffocamenti, dilatazioni, strangolamenti, triple penetrazioni, stupri collettivi, vomiti, simulazioni di assassini e altri deliri, che le attrici non possono talvolta affrontare se non imbottite di tranquillanti e/o analgesici. E’ questo che fiorisce sugli smartphone dei nostri figli oggi.
 
7 L’età del primo bacio diventata quella della prima fellatio
 
8 Quando è il porno a educare i nostri figli
 
9 Sarebbe peraltro interessante uno studio sugli effetti prodotti da questa cultura porno generalizzata sulle frange di individui che, in tutte le società, sono affetti da una predisposizione alla perversione estrema (come i pedofili per esempio), e sui quali questa stimolazione permanente deve certamente favorire il passaggio all’atto. Quanti rapimenti, stupri, omicidi?
 
10 In Francia per esempio la percentuale di omosessuali è ultra-minoritaria, con circa l’1% degli uomini e delle donne (0,6% delle coppie), mentre la questione dell’omosessualità (e per estensione LGBTQ) gode di un’ampiezza inversamente proporzionale nel dibattito sociale, nel cinema, nei media, ecc...
 
11 Quando il movimento LGBT si invita a scuola!
 
12 Germania: gli studenti universitari dovranno presto simulare atti di sodomia?
 
13 Generazione Viagra: 20 o 30 anni e già drogati dalla pilloletta blu
 
14 La femminilizzazione della società ha sicuramente toccato un picco comico quando, per protestare contro le aggressioni sessuali di Colonia, i maschi tedeschi hanno preso il toro per le corna e sfilato… in minigonna