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ProfileAnalisi, ottobre 2017 - La storia, come sappiamo, non si ripete, ma di sicuro è scritta in rima. Quindi il tema della guerra civile e di un ritorno del fascismo è oggetto di ampio dibattito oggi negli Stati Uniti. Quali rime con avvenimenti del passato possiamo cogliere ? (nella foto, fascisti italiani)

 

CassandraLegacy, 23 agosto 2017 (trad. ossin)
 
Problemi energetici e affermazione dei fascismi
Ugo Bardi
 
 
Le camice nere italiane agli inizi degli anni 1920. C’era una canzone fascista che diceva: « I fascisti e i comunisti giocavano a carte. I fascisti hanno vinto con l’asso di bastone ». Ma i bastoni usati dai fascisti non erano un elemento secondario di uno scontro che aveva come posta l’approvvigionamento di energia per l’economia italiana.
 
 
La storia, come sappiamo, non si ripete, ma di sicuro è scritta in rima. Quindi il tema della guerra civile e di un ritorno del fascismo è oggetto di ampio dibattito oggi negli Stati Uniti. Quali rime con avvenimenti del passato possiamo cogliere ? Sul punto posso dare un contributo analizzando come il fascismo vinse in Italia agli inizi degli anni 1920, e sottolineando in particolare come tutto ciò fosse legato al problema delle fonti energetiche. Non sarà, e non potrebbe essere, un’analisi completa, ma può comunque aiutarci forse a capire cosa sta succedendo oggi.
 
Negli anni 1920, l’Italia non si era ancora risollevata dal grande sforzo bellico della Prima Guerra Mondiale, mentre le grandi Potenze alleate, Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti si spartivano il bottino di guerra, lasciando all’Italia solo qualche briciola. Vi erano delle ragioni. La principale era che gli Alleati avevano considerato l’Italia, durante la guerra, più come un peso che come un aiuto. In ogni caso non vi furono « dividendi delle pace » per l’Italia.
 
Questo non era l’unico problema per l’Italia. Più ancora vi era la dipendenza dal carbone britannico per il suo approvvigionamento energetico. All’indomani della guerra, la produzione di carbone britannico aveva raggiunto il picco e già cominciava a declinare. Qui sotto ci sono i dati.
 
 
I due punti più bassi al di sotto del picco di produzione corrispondono ai due più importanti scioperi dei minatori del 1921 e del 1926. Ma, anche senza sciopero, l’economia britannica stava subendo un grande aggiustamento. Il carbone non era più abbondante come un tempo e questo, ovviamente, si ripercuoteva sulle esportazioni. A sua volta questa situazione provocò una crisi energetica in Italia. Nei dati qui sotto, si può vedere come le importazioni di carbone dalla Gran Bretagna abbiano registrato una caduta immediata dopo la guerra e come le importazioni dalla Germania fossero inizialmente insufficienti a compensarle.
 
 
Tutto ciò ha prodotto delle conseguenze politiche. La maggior parte degli Italiani non capiva perché la vittoria nella Grande Guerra avesse portato al paese più povertà. E nemmeno capiva perché i perfidi Britannici rifiutassero loro il carbone cui pure avevano diritto a titolo di ricompensa (potete ritrovare questo modo di pensare nel libro « Mare e Sardegna » di D.H. Lawrence, del 1921). Ne è conseguito un sentimento di disillusione : si pensava che l'Italia fosse considerata un nemico dalle plutocrazie decadenti del Nord, perché queste invidiavano la forza e il potere della giovane nazione italiana. Nella sua forma più estrema, questa illusione pretendeva che fosse stata l'Italia a vincere la guerra per le grandi Potenze, con l'offensiva di Vittorio Veneto del 1918 e che, ancora una volta, le grandi Potenze non volessero ammetterlo perché detestavano la forza della giovane nazione italiana. Questo ritornello è stato tante volte ripetuto, da diventare, in Italia, una verità evidente. Alla fine, esso ha anche prodotto una sovrastima della potenza militare del paese, con conseguenze disastrose durante la Seconda Guerra Mondiale. Peraltro, una identica convizione illusoria diventava luogo comune in quegli anni in Germania: che la disfatta della Prima Guerra Mondiale fosse colpa delle « pugnalate alle spalle » ricevute dai socialisti.
 
In quegli anni confusi, la mancanza di carbone e lo stress economico provocarono scioperi e scontri in Italia. Sono le conseguenze del fatto che, in una situazione di carenza di risorse, la migliore strategia forse è quella di rubarle ai vicini. Questa fase storica è nota come « il biennio rosso », ma non era solo lo scontro tra la destra e la sinistra (i fascisti e i comunisti). C'è un'immagine animata che si può trovare su  Wikipedia e illustra la frammentazione della società italiana in differenti gruppi politici. (Immagine creata da Markuswikipedian)
 
 
Alla fine un uomo forte locale, Benito Mussolini, si impose come vincitore e lui e il suo partito fascista presero il potere con la « Marcia su Roma » del 1922. Fu un colpo di Stato senza spargimento di sangue, realizzato con l'appoggio delle élite tradizionali, ivi compreso il re d'Italia. Speravano di poter neutralizzare Mussolini e trasformare il suo movimento in qualcosa che essi avrebbero potuto tenere sotto controllo. Nel breve periodo fu vero.
 
Quando il nuovo governo fascista prese il potere nel 1922, beneficiò di due circostanze favorevoli. La principale fu che il rifornimento energetico del paese era migliorato. Le importazioni di carbone dalla Gran Bretagna erano riprese, per quanto non agli stessi livelli di un tempo, ma nel frattempo l'industria tedesca del carbone si era rafforzata. La produzione di carbone tedesco avrebbe raggiunto il suo picco solo verso la fine degli anni 1930, ciò vuol dire che le importazioni tedesche erano in grado di compensare la stagnazione della produzione britannica. Alla lunga, questo avrebbe legato l'Italia in un bacio mortale alla Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, ma negli anni 1920 significava un flusso vitale di energia per l'economia italiana.
 
La seconda circostanza favorevole a Mussolini fu che i governi precedenti avevano ridotto le spese militari al 2% del PIL, contro più del 10% del periodo bellico. Nonostante tutta la sua retorica guerriera, Mussolini ebbe abbastanza intelligenza per non aumentare il bilancio militare, almeno inizialmente. Senza il fardello di importanti spese militari e con un buon approvvigionamento di carbone, l'economia italiana conobbe una piccola rinascita. L’inflazione sparì e le risorse poterono essere impiegate nella ricostruzione dell'infrastruttura industriale civile. Mussolini tentò perfino di creare un'industria nazionale del carbone, sfruttando i giacimenti sardi. Alla fine non se ne è fatto molto, ma la cosa ebbe un reale valore in termini di propaganda.
 
Il risultato fu che gli Italiani ebbero l'impressione che una ditattura fosse preferibile alla guerra civile, e ciò rese le cose relativamente facili per Mussolini, che non ebbe bisogno di ricorrere a misure repressive estreme, almeno agli inizi. Naturalmente, come sappiamo, le cose cambiarono. Negli anni 1930, una nuova crisi del carbone spinse il regime verso forme più repressive, il bilancio militare triplicò e Mussolini fu vittima della sua stessa propaganda, perseguendo il sogno insensato di ricostruire l'Impero romano. Portò il paese in una serie di guerre insensate, fino alla sconfitta e all'umiliazione.
 
Ho trattato in termini divulgativi una serie di eventi complessi, ma penso che la cosa possa essere comunque utile per capire quali sono gli elementi principali che possono consentire al fascismo di affermarsi in tutto il mondo. Dopo tutto, il fascismo è una invenzione italiana, ammiratissima dai dittatori di ogni sponda. Era una combinazione di crisi economica legata alla penuria di energia, di vittorie militari trasformate in disfatte costose e di una visione illusoria delle cose che accusava le diaboliche forze straniere di tutti i problemi.
 
Dunque, se si esamina la situazione degli odierni Stati Uniti, una delle similitudini evidenti con l'Italia degli anni 1920 è il modo in cui una vittoria militare non ha comportato alcun vantaggio per il paese vincitore. Negli anni 1990, gli Stati Uniti hanno trionfato sull'Unione Sovietica con la Guerra Fredda. Ci si aspettava che fossero distribuiti i « dividendi della pace », ma non è mai successo. Gli Stati Uniti hanno anche invaso con successo l'Iraq nel 2003, ma anche stavolta la maggioranza degli Statunitensi non ha tratto alcuno dei vantaggi che ci si aspettava, quello del controllo delle risorse petrolifere in Iraq.
 
Per quel che riguarda i deliri collettivi, se ne vedono certamente molti negli Stati Uniti di oggi. Per esempio, essi si considerano come « la nazione indispensabile », grandemente soprastimando le capacità militari del paese. Un'altra idea è quella della posizione di « dominanza in campo energetico ». E' incredibile che tante persone negli Stati Uniti pensino che il fatto che il paese produca più petrolio di quanto ne importi (cosa vera) significhi che non dipenda più dalle importazioni (cosa  certamente non vera). Perfino il segretario all'Energia, Rick Perry, ha dichiarato recentemente che gli Stati Uniti esportano più di quanto importino, e questa dichiarazione non è stata contestata dai media tradizionali. In ogni caso, gran parte di quel che è stato detto e fatto negli Stati Uniti e in Occidente riposa sulla illusione ancora più fondamentale che il progresso tecnologico risolverà tutti i problemi.
 
Infine cominciamo a vedere molta violenza settaria negli Stati Uniti. La gente parla apertamente di una « guerra civile » in corso, anche se sembra che siamo ancora lontani dal livello di violenza toccato in Italia dopo la Prima Guerra Mondiale (ma considerate anche che la violenza italiana di quei tempi non aveva componenti razziali). In ogni caso, le guerre civili non possono durare in eterno. Alla fine uno dei contendenti deve vincere. Allora che cosa possiamo aspettarci per il futuro?
 
Il grosso di quanto accade all'economia dipende dall'approvvigionamento dell'energia necessaria per funzionare. La cosa non è unanimemente riconosciuta, ma noi abbiamo visto come l'Italia abbia ballato al ritmo del carbone tra le due guerre mondiali. Ai nostri giorni, i combustibili fossili, il gas, il petrolio e il carbone fanno ballare l'economia mondiale. E la disposnibilità di energia determinerà il destino degli Stati Uniti.
 
Come sappiamo, negli Stati Uniti v'è un clima di ottimismo per quel che concerne i combustibili fossili ed è vero che i combustibili liquidi e il gas naturale possono essere oggi estratti anche con le tecnologie del tipo « fratturazione idraulica ». Sono queste nuove tecnologie che hanno evitato il declino cominciato dopo il picco di produzione petrolifera convenzionale del 1970, e hanno avviato un nuovo ciclo di crescita del tasso di produzione. Ma il tempo della crescita rapida sembra essere terminato per la produzione petrolifera e di gas statunitense. La « fratturazione idraulica » non è eterna e potrebbe cominciare una nuova fase di declino della produzione. Considerate poi che le spese militari statunitensi sono enormi, anche se diminuiscono. Rappresentano attualmente circa il 3,3% del PIL, più alte in termini relativi di quanto non lo fossero nell'Italia del 1922.
 
Dunque il futuro degli Stati Uniti dipenderà dalla misura in cui sarà possibile approvvigionare di energia il sistema industriale e tenere le spese militari ad un livello compatibile con l'energia disponibile. Anche a voler sperare che le spese militari non crescano ulteriormente nel futuro, è difficile pensare che l'energia necessaria per mantenere il sistema possa venire solo dai campi petroliferi e di gas statunitensi che si vanno esaurendo. Un nuovo governo USA potrà costruire una nuova rinascita economica sul carbone ? Questo sembra infatti il piano di Donald Trump. Riaprire le miniere di carbone, sovvenzionare in qualche modo la produzione carbonifera e, forse, avviare tecniche di liquefazione del carbone per ottenere carburanti sintetici. Poi utilizzare questi carburanti per stimolare l'economia, creare posti di lavoro, ricostruire il potere militare del paese e, probabilmente, mettere fine alla guerra civile prima che divenga davvero disastrosa. Dopo tutto, è quello che l'Italia e la Germania hanno fatto, inizialmente con successo, tra le due guerre mondiali.
 
Ma è possibile trasformare l'economia USA a carbone? Probabilmente no, per due ragioni: la prima è che le disponibilità di carbone negli Stati Uniti, per quanto ancora abbondanti, non sono più quelle del passato. La seconda è che rendere la più grande economia mondiale dipendente dal carbone aggraverebbe talmente il riscaldamento climatico da provocare una rapida distruzione dell'ecosistema mondiale così come lo conosciamo… 
 
Ma il fatto che la posta sia disperata non significa che non sarà tentata. E un dittatore che la tentasse ha buone speranze di provocare maggiori danni al proprio paese e all'umanità di qualsiasi altro dittatore del passato.