Analisi, febbraio 2011 - Il mondo arabo è in pieno periodo di gestazione. Domani darà forse vita ad una nuova società costruita dal popolo e per il popolo. Bouazizi, la rivoluzione tunisina e i suoi martiri sono gelosamente custoditi nel cuore di tutti gli oppressi del mondo arabo









www.belaali.over-blog.com – 25 gennaio 2011

“Quando un popolo un giorno sceglie la vita…”
di Mohamed Belaali


(Idha-ch-cha’bu yawman…)
Quando un giorno un popolo sceglie la vita
Il destino deve rispondere
Le tenebre devono dissiparsi
E le catene spezzarsi…


E’ un poema di A. Chebbi (Abou el Kacem Chebbi – 1909/1934 – poeta tunisino di lingua araba. I versi citati fanno parte dell’inno nazionale tunisino) che tutti gli uomini e le donne tunisine hanno scandito, per la maggior parte del tempo, con emozione e determinazione nella loro magnifica lotta contro il tiranno Ben Ali. La scintilla accesa da Mohamed Bouazizi ha infiammato tutto un popolo e ha fatto sparire una delle più crudeli dittature. Il popolo tunisino ha scritto una pagina gloriosa e luminosa della sua storia.


Che schiaffo, che bello schiaffo dato a tutti quelli che pensano che le rivoluzioni appartengano ad un’epoca passata.  E si sorprendono oggi per ciò che accade in Tunisia. Lo saranno ancor più domani, quando altri popoli seguiranno l’esempio tunisino.
Bello schiaffo magistralmente dato inoltre dal popolo tunisino a coloro che propagandano l’idea che i popoli siano incapaci di sbarazzarsi dei loro dirigenti quando questi li tradiscono. Essi dimenticano semplicemente che sono i popoli a fare la loro storia, anche se non la fanno nelle condizioni e circostanze scelte da loro. La rivoluzione tunisina lo dimostra in modo lampante.
La vittoria del popolo tunisino, fatto unico nel mondo arabo, costituisce anche la sconfitta totale delle borghesie nazionali incapaci di elaborare il minimo progetto di sviluppo economico e sociale degno di questo nome. Esse hanno sempre diffidato del popolo. Lo hanno disprezzato, emarginato e umiliato. Le borghesie arabe, voltando le spalle ai loro popoli, si sono letteralmente vendute alle multinazionali, alla Banca mondiale e al FMI, dei quali applicano con zelo i programmi di aggiustamento strutturale. Il loro arricchimento rapido e scandaloso è tanto più rivoltante dal momento che la stragrande maggioranza della popolazione vive nella miseria. Sono borghesie sottosviluppate, parassitarie.
Questa bella rivoluzione ha mostrato con evidenza, se ve ne fosse stato ancora bisogno, l’orrendo volto della borghesia occidentale, soprattutto francese, che ha vergognosamente sostenuto il dittatore Ben Ali fino all’ultimo minuto.  Il suo indefettibile sostegno a tutti i tiranni del pianeta non si ridurrà con la caduta del despota tunisino, anzi. Essa si attaccherà con tutte le forze a quelli che ancora resistono, e sono ahinoi molto numerosi, per paura che spariscano anche loro. Questi regimi costituiscono, localmente, i suoi migliori alleati per asservire e saccheggiare le ricchezze dei popoli. La democrazia borghese non è per nulla incompatibile con la tirannide e la dittatura. Appena un popolo si solleva per cacciare un dittatore e migliorare la propria situazione economica, sociale e politica, la borghesia occidentale tenta con tutti i mezzi di far fallire il movimento popolare e di mantenere, a qualunque costo, lo status quo. L’esempio della rivoluzione tunisina è molto probante a questo riguardo. La borghesia occidentale è la nemica dei popoli e del progresso.
L’immensa speranza che la rivoluzione tunisina ha suscitato nelle masse popolari arabe è paragonabile solo alla disperazione e alla sofferenza che esse sopportano da tanto tempo. Gli esempi di immolazione col fuoco, anche se il loro numero resta per il momento limitato, si moltiplicano un po’ dappertutto nel mondo arabo nonostante il suicidio sia vietato dall’islam, come più volte ricordato dalle autorità religiose di Al-Azhar. E’ che l’inferno vissuto giorno per giorno dalla popolazione è veramente insopportabile e il desiderio di cambiamento immenso.   Ogni giorno i media arabi parlano di nuovi tentativi. Dalla Mauritania all’Egitto, passando per l’Algeria e lo Yemen, c’è qualcuno che cerca di imitare il gesto di Mohamed Bouazizi. Questi atti tragici si svolgono per lo più in pubblico, davanti ai Municipi, le Prefetture, i commissariati o davanti al Parlamento, vale a dire davanti ai simboli del potere. “E’ l’unico modo di denunciare l’hogra (umiliazione), il disprezzo, il malessere che ci soffoca”, diceva Touati Senouci che ha tentato di immolarsi davanti alla wilaya (Prefettura) di Mostaganem in Algeria. Mohamed Aouichia si è immolato anche lui col fuoco il 12 gennaio 2011. Dal letto di ospedale ha spiegato il suo gesto: “Io non faccio politica. Io lotto per il sociale e per avere un tetto dove possa vivere decentemente con i miei figli. Io penso che nessuno debba essere costretto a dormire con sua sorella o sua figlia di 20 anni nella stessa stanza. Ci sono delle ingiustizie flagranti in questo paese. I responsabili vivono tutti in ville lussuose mentre centinaia di famiglie sopravvivono in condizioni inaccettabili (…) Per me El Intisar aou El Intihar (la vittoria o il suicidio).
Il mondo arabo è in pieno periodo di gestazione. Domani darà forse vita ad una nuova società costruita dal popolo e per il popolo. Bouazizi, la rivoluzione tunisina e i suoi martiri sono gelosamente custoditi nel cuore di tutti gli oppressi del mondo arabo.  

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