Stampa

 Bufale, gennaio 2012 - Guido Olimpio, giornalista del quotidiano Corriere della Sera, giornale di destra, ha pubblicato qualche mese fa una falsa informazione sull’organizzazione libanese Haezbollah, dicendo che utilizzava Cuba e il Venezuela come “base” in America Latina. Questo giornalista è un collaboratore attivo della Jamestown Foundation, a Washington, fondata e controllata dalla CIA, e da anni si è specializzato nei prodotti di informazione destinati a seminare odio verso il mondo arabo (nella foto, Guido Olimpio)




Le Grand Soir, 7 gennaio 2012 (trad. Ossin)



La bufala di Guido Olimpio, del Corriere della Sera
Jean-Guy Allard


Guido Olimpio, giornalista del quotidiano Corriere della Sera, giornale di destra, ha pubblicato qualche mese fa una falsa informazione sull’organizzazione libanese Haezbollah, dicendo che utilizzava Cuba e il Venezuela come “base” in America Latina. Questo giornalista è un collaboratore attivo della Jamestown Foundation, a Washington, fondata e controllata dalla CIA, e da anni si è specializzato nei prodotti di informazione destinati a seminare odio verso il mondo arabo.

Il 31 agosto scorso, il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo di mezza pagina, firmato da Guido Olimpio, loro “specialista in terrorismo”, che pretendeva di rivelare una sedicente cospirazione che coinvolgeva Cuba e il Venezuela, senza fornire il minimo elemento di prova.

In uno stile piuttosto incoerente, l’articolo annunciava che un misterioso “trio” di rappresentanti di Hezbollah erano giunti recentemente a La Havana – subito dopo raggiunti da 23 “guerriglieri” – con il compito di stabilire una “testa di ponte” sull’isola.

In poche righe particolarmente confuse, il presunto esperto affermava che l’organizzazione disponeva già di basi in “numerosi villaggi” del Brasile, lungo la frontiera con il Venezuela, in attesa dell’occasione “per entrare in azione contro i suoi avversari”. Olimpio ha affermato che Hezbollah poteva “tentare di entrare in azione in America del Sud ed attaccare obiettivi israeliani”.

L’articolo, un concentrato di veleno “made in USA”, è stato immediatamente ripreso dalla rete della stampa mercenaria ed ha partecipato alla campagna USA diretta a demonizzare i paesi progressisti dell’America Latina.


Il misterioso signor Olimpio
Guido Olimpio è nato in Albania il 15 aprile 1957. Non si sa dove abbia fatto i suoi studi, ma ha cominciato a lavorare per il quotidiano IL TEMPO all’età di 23 anni. E’ poi passato al Corriere della Sera dal quale sarà inviato – forza del caso! – come corrispondente in Israele.

Ma Guido Olimpio, che il Corriere della Sera definisce “specialista in terrorismo”, conta già un certo numero di “opere scelte” che ne mostrano la vera capacità: calunniare, diffamare paesi, organizzazioni e individui, per conto dei suoi amici di Washington.

Olimpio è uno dei redattori di Terrorism Monitor, della Jamestown Foundation, un’istituzione creata da William Casey, all’epoca direttore della CIA.

Dal 2003 la pubblicazione mostra una particolare attenzione nei confronti del Medio Oriente, in sintonia con le priorità dei servizi di informazione USA. Il redattore capo è Mahan Abedin che, secondo gli analisti, “difende una visione paranoica dell’Islam” con campagne di odio razzista verso i Mussulmani.

Inoltre il supplemento di Terrorism Focus pubblica degli articoli sulle armi scritti da un esperto militare-industriale del magazine Jane’s di Londra.

E, per colmo di cose, Guido Olimpio, che non nasconde le sue opinioni fasciste, vive a qualche chilometro da Langley, in Virginia, sede della CIA.


La connessione IASW-CIA
L’espetto più losco di questa notizia deliberatamente propagandista del quotidiano italiano su Cuba è la rapidità folgorante con la quale è stata diffusa negli Stati Uniti e poi nel mondo intero.

In poche ore la “notizia” ha fatto il giro di molti siti web “anticastristi”, gestiti dalla CIA negli Stati Uniti e in Europa.

Qualche ora ancora più tardi è stata ripresa e amplificata dal sito web del quotidiano USA Investor Business Daily (IBD) a Los Angeles, che in un articolo non firmato – e due volte più lungo di quello di Olimpio – annunciava la sedicente “esclusiva” dell’articolo del Corriere. Come se ripetere la retorica dei congressisti USA estremisti potesse far dimenticare la totale assenza di elementi.

La propagazione ultra-rapida della notizia “esclusiva” – anche se falsa in modo evidente – pubblicata in italiano sul Corriere della Sera troverà una spiegazione qualche ora più tardi, quando il testo dell’IBD apparirà sul sito internet di Inter American Security Watch (IASW)… una organizzazione controllata da Roger Noriega e Otto Reich, sopravvissuti dell’era Reagan-Bush (padre) conosciuti per la loro attività di propaganda e le loro connessioni privilegiate con la CIA.

Il sito IASW presenta tutte le caratteristiche di un organo di disinformazione creato secondo i bisogni dell’estrema destra USA e dei loro amici dei servizi di informazione statunitensi.

La notizia del Corriere della Sera, amplificata da Investors Business Daily e poi diffusa dagli organi di Noriega e Reich, ha finito naturalmente per atterrare sul Washington Post.

La pubblicazione di una falsa notizia dal supposto rispettabile Washington Post ha consentito qualche giorno più tardi al candidato repubblicano Bachmann di giustificare la sua opposizione alla normalizzazione delle relazioni tra Stati Uniti e Cuba, tra gli applausi di Ileana Ros-Lehtinen, presidente della Commissione relazioni estere della Camera dei rappresentanti e del suo clan di congressisti cubano-USA.


La coppia Noriega-Reich non si riposa mai
Roger Noriega si è sempre dedicato a combattere i progressisti in America Latina, ma la sua ossessione è febbrile.

Nel marzo scorso l’ex sottosegretario USA di origine messicana – che riceveva nel 2003 negli stessi locali del Dipartimento di Stato il capo del gruppo terrorista cubano-Usa Alpha 66 – ha accusato sul Washington Post il presidente venezuelano Hugo Chavez di dirigere “una rete terrorista” in America Latina.

Ha continuato con le sue menzogne, promuovendosi oncologo e predicendo la morte del presidente bolivariano nonostante il visibile miglioramento delle sue condizioni di salute.

Reich, dal canto suo, è nato a La Havana e nel 1960 è emigrato negli Stati Uniti con i suoi genitori austriaci. Dopo le sanguinose avventure di Reagan in Nicaragua, il General Accounting Office (GAO – Corte dei Conti USA, ndt) lo condannò per “utilizzazione abusiva di fondi pubblici in operazioni di propaganda non autorizzate dal Congresso”.

Le campagne di intossicazione che ha diretto hanno raggiunto un tale livello che è giunto ad affermare nel mondo intero che i Sandinisti possedevano degli aerei da combattimento sovietici MIG e si preparavano ad invadere Arlington, Texas: che “perseguitavano gli ebrei” (*) e che avevano commesso un “genocidio degli indiani miskitos” (**).

Come sanzione, l’amministrazione USA ha nominato Otto Reich… ambasciatore in Venezuela, dove ha organizzato (l’evasione dalla prigione) e il ritorno negli Stati Uniti del terrorista cubano Orlando Bosch, responsabile della distruzione in pieno volo di un aereo civile cubano….



(*) La televisione USA ha diffuso le immagini di una “sinagoga  demolita dai Sandinisti”. Problema numero 1: non ci sono sinagoghe a Managua. Problema numero 2: le immagini mostravano le rovine di un edificio che sarebbe stato demolito il giorno prima, ma al centro delle stesse vi era… un albero (che sarebbe cresciuto nel corso della notte).

(**) campagna allegramente ripresa, tra gli altri, da: 1) Le Figaro Magazine, che come prova ha pubblicato una foto truccata (e che fu poi condannato da un Tribunale francese non per aver truccato la foto, ma per averla utilizzata senza l’autorizzazione del fotografo); 2) il giornale Le Monde e i suoi propagandisti abituali dell’epoca: Bertrand de la Grange e Marcel Niedergang (il propagandista di servizio oggi a Le Monde si chiama Paolo Paranagua, sì, proprio quello che è riuscito a raccontare un congresso a cuba al quale non ha neppure assistito).


Appendice:

L'Hezbollah sbarca a Cuba: prepara nuove azioni
Guido Olimpio
 

Sono in tre. Uno di loro usa uno strano soprannome: Agave Tequilana. Appartengono all'apparato per le operazioni «esterne» dell'Hezbollah, il movimento libanese filo-iraniano. Il terzetto si è spostato di recente dal Messico a Cuba con il compito di stabilire una testa di ponte sull'isola. Tra qualche giorno seguiranno altri 23 guerriglieri selezionati da Talal Hamia, l'alto esponente dell'Hezbollah che dirige le attività clandestine.
La trasferta dei tre è destinata a durare. Hamia, con l'approvazione del segretario Nasrallah, ha deciso di aprire una «base» a Cuba ed ha messo a disposizione del piano — conosciuto come Dossier Caraibi — un budget robusto. Oltre un milione e mezzo di dollari. Lo sbarco all'Avana non deve sorprendere. Da anni l'Hezbollah, spesso per conto dell'Iran, agisce nei Paesi dell'America Latina. I punti di forza sono a Ciudad del Este (Paraguay) e in Brasile, ma gli estremisti si sono installati in molte città di frontiera e in Venezuela. Raccolgono fondi, trafficano e tengono pronte delle cellule nel caso ci sia bisogno di agire contro gli avversari. Per due volte gli Hezbollah, assistiti dall'Iran, hanno colpito in Argentina: l'ambasciata israeliana e la sede dell'associazione ebraica. L'avamposto cubano avrà, inizialmente, un ruolo logistico. Gli Hezbollah dovranno creare punti d'appoggio, acquisire e produrre documenti di Paesi sudamericani, reclutare informatori ed entrare in contatto con i trafficanti che muovono uomini e cose. Una volta creato il network, i guerriglieri si terranno pronti a nuove missioni. Da Cuba, si raggiunge, lungo le rotte dell'immigrazione clandestina, il Messico e da qui gli Usa. Oppure altri Paesi. Gli Hezbollah devono ancora vendicare l'uccisione di Imad Mugniyeh, il capo dell'apparato clandestino eliminato a Damasco, e potrebbero cercare di farlo in Sud America attaccando un obiettivo israeliano. Nella loro analisi la regione si presta. Le misure di sicurezza sono relative, i confini porosi e in alcune aree, afflitte dal crimine organizzato, è possibile trovare esplosivi e armi. Zone opache che sembrano fatte apposta per chi vuole attaccare e sparire.

 


Leggi anche:

Il film del Corsera

Il razzismo del Corriere della Sera (e dei suoi editorialisti)