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Entrefilets.com, 9 maggio 2012 (trad.ossin)
 
 
I limiti della chincaglieria USA
 
 
A rischiare, sono i giocattoli del Sistema, e il Sistema stesso. Zavorrata dalla complessità della loro architettura, la loro iper-potenza finisce per mutarsi in iper-impotenza, prima di diventare un meccanismo di auto-distruzione. E’ è proprio quanto sta accadendo alla graziosa chincaglieria volante su cui il Sistema fa conto per effettuare e vincere le sue mattanze civilizzatrici in giro per il mondo non ancora addomesticato. Senonché, in materia di avionica, si vola di catastrofe in catastrofe nel regno dei programmi informatici USA. Decrittazione (tentativo di)
 
Il guasto misterioso
La notizia ha fatto scalpore. Alcuni piloti della gloriosa USAF (Aviazione militare USA) hanno fatto sapere di non voler più rischiare il culo a bordo dello F-22 Raptor, un formidabile condensato di tecnologie come solo un programma del Pentagono può produrre, ma ovviamente zeppo di errori come solo un programma del Pentagono può accumulare
Tutta la flotta dei Raptor era stata d’altronde tenuta a terra tutto lo scorso anno, per delle verifiche dopo guasti ripetuti del sistema di alimentazione dell’ossigeno per il pilota. Cosa che, ammettiamolo, può rivelarsi fastidioso quando si tocchi il doppio della velocità del suono (Mach2), a 15.000 piedi di altitudine. Poi, sorprendentemente, la flotta era stata autorizzata a riprendere i voli sebbene il problema non fosse stato né individuato né risolto. Veramente il colmo, a quel livello di prestazioni.
 
Una complessità infernale
I problema di tutta questa chincaglieria sta nell’incredibile complessità della loro architettura. Il primo problema per il F-22 Raptor e tutti i suoi cloni e avatar: l’immensa, la gigantesca superficie informatica della bestia. Si parla, per il Raptor, di qualcosa come 4 o 5 milioni di programmi informatici. Ciò che comporta un considerevole spezzettamento della superficie informatica in differenti moduli il cui sviluppo simultaneo è affidato a gruppi di operatori, spesso distribuiti in diversi paesi.
Ma il problema principale è quello che viene definito “l’integrazione dei sistemi” o, in altre parole, il problema delle interazioni e di altre possibili interferenze. Insomma il problema della coabitazione delle diverse tecnologie utilizzate. Giacché dalla concezione di un sistema, si è passati oramai alla concezione di un “sistema di sistemi”, tutti governati dai milioni di programmi di cui si diceva, che debbono per forza essere infallibili. Insomma, un po’ come se si affidasse la gestione del movimento dei pianeti a Microsoft.
 
I limiti del reale
Ebbene attualmente è come se si fosse raggiunto un tale livello di complessità, da generare problemi oramai insolubili; come se le fantasie tecnologiche di ingegneri manifestamente disconnessi dalla realtà, si scontrassero, giustamente, coi limiti del reale.
Perché davvero, anche se dire questo significa contraddire il catechismo imperante, la narrativa scientista del Sistema, può essere, ed è forse probabile, che non sia tutto possibile in questo mondo, che le elucubrazioni degli adepti del tecnologismo non siano tutte trasferibili nella realtà. Insomma che non si possa fare entrare un cubo in un cilindro, per quanto lubrificato da 5 milioni di programmi informatici.
E giacché stiamo parlando di una chincaglieria assassina, non possiamo che rallegrarcene doppiamente.
 
Epilogo profetico
Secondo voi, quanti programmi sono utilizzati nell’ultimo giocattolino del Pentagono, il famoso aereo da combattimento di ultima generazione JSF F-35?
10 milioni? 15 milioni? 20 milioni?
Di più!
Il JSF utilizza non meno di 24 milioni di programmi (sì, sì, 5 o 6 volte di più dello F-22 in (indi)gestione permanente)…
Si prevede che il progetto costi al Pentagono 19 miliardi di dollari all’anno, fino al 2035 almeno. Il tentativo di risolvere i già evocati limiti tecnologici ha già dilatato al massimo i costi dell’apparecchio (da 160 a più di 230 ciascuno, a seconda del modello).
Lo F-35 non vedrà mai probabilmente la luce, candidandosi a diventare il più fantastico fiasco del complesso militar-industriale USA.
Da solo, costituisce una metafora perfetta del declino dell’Impero.