Stampa







Il ritiro di Freeman è una vittoria per la lobby ebraica

Martedì, l’ambasciatore Charles W.Freemn ha ritirato la propria disponibilità a ricoprire un posto di alta responsabilità nell’ amministrazione Obama, dopo una lunga controversia che ha visto opposti i deputati repubblicani e ed i sostenitori di Israele, da una parte, e i liberali e i membri dell’Intelligence e delle comunità diplomatiche che sono accorsi in sua difesa.
Il ritiro di Freeman è stato una sorpresa per molti a Washington poiché è stato annunciato poche ore dopo che l’ammiraglio Dennis Blair, direttore amministrativo della Intelligence nazionale si era pronunciato in sua difesa davanti al Senato.
Il suo ritiro è probabilmente visto come una vittoria della cosiddetta “Lobby ebraica” che si è impegnata nell’affondare la sua nomina ed ogni speranza di ridefinire un nuovo approccio dell’amministrazione Obama nella questione Israelo-palestinese.
Una breve nota sul sito web del DNI diceva che il Direttore della National Intelligence Dennis C. Blair annunciava che l’ambasciatore Charles W.Freeman Jr. aveva chiesto di ritirare la sua candidatura. Il direttore Blair ha accettato la decisione con rammarico.
Il DNI non forniva ulteriori informazioni circa il ritiro di Freeman.
Il senatore Chuck Schumer, un critico di Freeman che privatamente aveva trasmesso alla Casa Bianca le proprie preoccupazioni circa la candidatura di Freeman, ha dichiarato: “Charles Freeman era la persona sbagliata per questa posizione, le sue dichiarazioni contro Israele erano troppo diverse dalla linea dell’amministrazione, più volte ho esortato l’amministrazione a rigettare la candidatura e sono felice che sia stato fatto”.
La controversia sul caso Freeman è cominciata verso la fine di Febbraio, subito dopo Blair lo nominò presidente della National Intelligence Council (NIC). Il NIC, tra altre responsabilità, è incaricata di produrre un rapporto chiamato “National Intelligence Estimates” (NIEs), una sintesi di rapporti di 16 agenzie.
Da quanto è stato riportato, Freeman è stato una scelta di Blair. E’ un poliglotta, con un inusuale vasta esperienza in politica estera, tra i suoi incarichi precedenti c’è anche quello di capo-traduttore durante lo storico viaggio in Cina di Nixon nel 1972, ambasciatore in Arabia Saudita e assistente segretario della difesa per affari di sicurezza internazionale.
Ma Freeman è conosciuto anche per la sua schiettezza e le sue posizioni politiche caustiche. E’ stato spesso critico della guerra al terrore condotta dall’amministrazione Bush e dalla politica israeliana dell’occupazione dei territori palestinesi.
Inizialmente l’opposizione alla sua candidatura venne proprio dai neoconservatori e dai sostenitori di Israele che si erano maggiormente opposti alle visioni politiche di Freeman. L’attacco fu sferrato da Steve Rosen un anziano ufficiale del Comitato israelo-americano di Affari pubblici (AIPAC), al momento indagato per aver passato informazioni riservate al governo israeliano.
L’attacco è stato immediatamente riportato dal Wall Street  Journal, il Weekly Standard, il New Republic ed altri giornali.
Tuttavia gli oppositori di Freeman, dopo aver criticato il suo punto di vista sulla politica di Israele, si sono concentrati sui suoi legami con l’Arabia Saudita. L’Arabia Saudita finanziò il Middle East Policy Council, un think-tank di cui era a capo Freeman, il che ha fatto dire ai suoi avversari che era sul libro paga del governo saudita.
La settimana scorsa 11 rappresentanti al Congresso, incluso molti di coloro che hanno stretti legami finanziari con l’AIPAC e altri gruppi di destra pro-Israele, hanno chiesto all’ispettore generale del DNI di investigare sui legami finanziari dell’Arabia Saudita.
Verso la fine della stessa settimana, Blair ha mandato ai rappresentanti del Congresso una lettera in cui dichiarava di appoggiare in pieno Freeman  e in cui esprimeva apprezzamento per le sue capacità. La lettera affrontava anche la questione circa i finanziamenti dell’Arabia Saudita e si diceva che Freeman non ha mai fatto lobbying per nessun governo o impresa (estera o nazionale) e che non ha mai ricevuto soldi direttamente da governo saudita o da un ente affine.
La lettera di Blair avrebbe dovuto affossare le diffamazioni basate sui legami di Freeman con il governo saudita.
Lunedì sette senatori repubblicani, membri della Commissione Intelligence del Senato, hanno inviato una lettera di preoccupazioni a Blair, in cui non si faceva più cenno ai presunti  legami di Freeman con l’Arabia Saudita, questa volta si diceva che non aveva l’esperienza necessaria e si parlava delle sue controverse dichiarazioni sul governo cinese e su Israele.
Più recentemente sono state le sue dichiarazioni sulla Cina a diventare oggetto delle critiche dei suoi oppositori. In particolare si è fatto cenno ad una e-mail in cui Freeman avrebbe scritto che durante i fatti di Tiananmen l’errore del governo cinese non era consistito nell’aver represso i dimostranti, ma nel non averlo fatto prima, quando la contestazione era alle origini.
Blair ha risposto che la e-mail era presa fuori dal contesto e che Freeman non esprimeva un suo giudizio, ma riportava il punto di vista dominante in Cina.
Un membro della mailing list cui fu inviata la suddetta e-mail ha dichiarato che questa faceva parte di una lunga conversazione in cui Freeman esponeva quale era la lezione che la leadership cinese aveva imparato da questi eventi e che comunque egli definì la repressione di Tiananmen una tragedia.
Tuttavia la suddetta e-mail è diventata il punto centrale del dibattito su Freeman. Mercoledì  87 dissidenti cinesi hanno scritto una lettera in cui si esprimeva sgomento per la nomina di Freeman e si invitava il presidente Obama a farla ritirare.
Altri invece hanno tirato fuori documenti nei quali si confermava l’impegno di Freeman in difesa dei diritti umani in Cina. Lo studioso cinese Sideny Rittenberg ha dichiarato a James Fallows dell’Atlantic che Freeman é un fedele sostenitore dei diritti umani e che ha aiutato molte persone durante la sua carriera diplomatica in Cina. Jerome Cohen, un esperto in legge cinese, ha detto a Fallows che le accuse di un sostegno di Freeman alla repressione di Tiananmen sono ridicole.
Fallows, insieme a Joe Klein del Time e Andrew Sullivan dell’Atlantic , è stato l’unico giornalista importante che si è schierato dalla parte di Freeman. Mentre la maggioranza dei media prendeva le distanze da Freeman, questi hanno posto l’accento sul pericolo di auto- lobotomizzazione della politica estera americana prodotta dalla discriminazione delle voci alternative.
Professionisti della burocrazia diplomatica e dei servizi di sicurezza si sono schierati in sua difesa.
La settimana scorsa 17 ex ambasciatori americani, incluso l’ex ambasciatore alle Nazioni Unite Thomas Pickering e l’ex ambasciatore in Israele Samuel Lewis hanno scritto una lettera al Wall Street Journa l in cui si lodava l’integrità di un uomo intelligente che non avrebbe mai lasciato prevalere i suoi personali punti di vista su dei rapporti di Intelligence.
Martedì sette ufficiali di rango dei servizi di sicurezza hanno scritto a Blair una lettera di supporto a Freeman. Hanno dichiarato che questi attacchi non hanno precedenti e sono stati perpetrati da parte di figure pubbliche ed esperti che si sentono inorriditi dalla nomina di una persona in grado di esprimere una posizione bilanciata sulla questione arabo-israeliana.
Questo sostegno da parte di persone con alte credenziali sembrava che avesse rafforzato la posizione di Freeman. Per cui l’annuncio di ritiro della candidatura fatto martedì è stato del tutto inaspettato.
Nonostante il coinvolgimento dei fatti riguardanti la Cina e l’Arabia Saudita nella controversia di Freeman,  molti credono che si sia trattato di una campagna dei Neoconservatori per discriminare posizioni considerate anti-israeliane.
M.J Rosenberg del Israel Policy Forum ha scritto sull’Huffington Post: “La campagna anti-Freeman è orchestrata da coloro che temono un abbandono  della politica di sostegno all’occupazione operata da Israele da parte dell’amministrazione Obama”
Il ritiro della candidatura di Freeman è un dato particolarmente negativo per l’amministrazione Obama, dati gli sforzi che Blair ha profuso in difesa di Freeman.
Blair, nel suo intervento al Senato, ha risposto alle preoccupazioni di Lieberman, tessendo le lodi dell’inventiva di Freeman e accusando il senatore di non avere chiaro il ruolo di un analista.
Inoltre ha dichiarato Blair: “Io svolgerei un meglio il mio compito se disponessi di analisi interessanti da presentare a lei e al presidente, piuttosto che di analisi precotte”
Ma a quanto pare l’ha spuntata Lieberman.

by Daniel Luban and Jim Lobe

Antiwar.com




 




Un candidato nei servizi di sicurezza americani si ritira dopo molte accuse


Da Randall Mikkelsen


Washington (Reuters) -  Martedì, il candidato dell’amministrazione Obama alla presidenza di un’importante funzione nei servizi di sicurezza  americani, si è dimesso  a causa di accuse provenienti da membri del congresso circa il suo atteggiamento critico verso Israele e circa i suoi legami con la Cina e l’Arabia Saudita.
Il ritiro di Charles Freeman, nominato a guidare il National Intelligence Council, organo deputato a formulare le analisi ufficiali di intelligence, è l’ennesimo momento di imbarazzo per l’amministrazione Obama nella formazione del proprio staff.
Il senatore democratico Charles Schumer ha detto: “Charles Freeman è la persona sbagliata per questa posizione.  Le sue dichiarazioni contro Israele sono completamente inconciliabili con questa amministrazione”.
Pete Hoekstra, il più importante tra i repubblicani nel Comitato sui servizi di sicurezza parlamentare, ha dichiarato: “questo è un altro errore dell’amministrazione Obama nella scelta del suo staff, solo un altro di una lunga serie”.
Freeman è un ex ambasciatore in Arabia Saudita, che ha servito anche come assistente al segretario della difesa e come diplomatico in Cina.
Il Direttore della National Intellegence, l’ammiraglio Dennis Blair, ha scelto Freeman perché è un uomo di ampie vedute, con molta inventiva ed analitico, il che sarebbe una garanzia contro le analisi “precotte”.
Ma le critiche di Freeman a Israele e le dichiarazioni concilianti con la repressione di Tiananmen hanno alimentato lo scontro. Nel 2007 avrebbe detto: “la brutale oppressione di Israele verso i Palestinesi non ha fine” e “l’America si identifica sempre di più con Israele”.
Blair ha risposto che queste dichiarazioni sono state estrapolate dal loro contesto. L’ufficio di Blair ha accettato con rammarico la decisione del ritiro della candidatura di Freeman. Ma gli ufficiali non ne hanno discusso le ragioni.
Freeman ha anche dichiarato che le sue dimissioni sono motivate anche dal fatto che, una volta nominato per l’incarico, le diffamazioni contro di lui non sarebbero comunque cessate.
Freeman ha scritto: “Non credo che il National Intelligence Council possa funzionare efficacemente se il suo presidente è costantemente sotto attacco da parte di gente senza scrupoli attaccata agli interessi di una nazione straniera”.
I deputati hanno anche messo in discussione i legami professionali di Freeman. Freeman lavorò nel consiglio di consulenza dell’impresa statale cinese China National Offshore Oil Corp. quando questa nel 2005 fece la sua offerta alla Unocal, poi respinta dal Congresso.
E’ stato anche presidente della Middle East Policy Council, un think-tank di Washington finanziato dall’Arabia Saudita.
Nonostante il tentativo di Blair di difendere Freeman, il senatore ed ex democratico Lieberman ha dichiarato che la questione non si sarebbe esaurita lì.
L’opposizione di Lieberman è stata l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso, afferma una voce vicina all’amministrazione Obama.
Questa voce dice che le posizioni di Freeman a Israele sono state un motivo determinante, ma anche i suoi legami economici hanno generato conflitti di interesse per un funzionario le cui analisi e stime avrebbero dovuto riguardare i punti caldi del pianeta.
I problemi di Freeman sono stati amplificati dalla difficoltà che ha trovato Obama nell’effettuare nomine politiche.
Il consiglio che avrebbe dovuto presidere Freeman produce analisi e stime tenute spesso in conto dal Congresso. Il suo lavoro è sotto intensa osservazione dopo le stime erronee fatte nel 2002 sulla produzione di armi di sterminio di massa in Iraq, la principale motivazione di guerra in Iraq. Un rapporto del 2007 affermerebbe che l’Iran avrebbe interrotto le sue ricerche per la produzione di armi nucleari, questa volta a sospettare dell’attendibilità dell’analisi sono i conservatori.





 




Messaggio da Charles Freeman


A tutti coloro che mi hanno detto delle parole di incoraggiamento durante la controversia delle due settimane passate, avete la mia gratitudine e il mio rispetto.
Avrete letto la dichiarazione del Direttore della National Intelligence, Dennis Blair, che riferiva della mia decisione di ritirare la mia accettazione del suo invito a presiedere il National Intelligence Council.
Sono giunto alla conclusione che le infamie dette sul mio conto non sarebbero cessate una volta entrato nel consiglio. Gli sforzi volti ad affossare la mia credibilità e la mia reputazione sarebbero continuati. Non credo che il consiglio della National Intetelligence possa funzionare correttamente se diventa oggetto di costanti attacchi da parte di una fazione politica strettamente legata ad un paese straniero. Io credo che bisogna presiedere il NIC per proteggerlo dalla politicizzazione e non per sottometterlo ad una fazione impadronitesene tramite una campagna politica.
Coloro che mi conoscono sanno che da quando mi sono ritirato da funzioni governative mi sono goduto la vita e nulla era più lontano dai miei pensieri quanto l’idea di ritornare a coprire una carica pubblica. Quando l’ammiraglio Blair mi chiese di presiedere il consiglio della NIC io interpretai ciò come la richiesta di dare un contributo attraverso la mia libertà di parola, il mio tempo libero, gran parte del mio reddito,  insomma un lavoro con molte ore di fatica e una razione giornaliera di abuso politico. Io ero consapevole che nessuno è indispensabile ed io non sono un’eccezione. Questa decisione mi ha comunque preso molte settimane di riflessione e, date le eccezionali circostanze in cui si trova il nostro paese, non avevo altra scelta se non di accettare di tornare a lavorare per lo stato. Ma adesso non vedo l’ora di tornare alla vita privata, libero dagli impegni presi in precedenza.
Non sono così immodesto dal pensare che questa controversia riguardi me anziché questioni di politica. Questa controversia non riguarda nello specifico il NIC e nemmeno l’attività di analisi che avrei svolto al servizio dell’amministrazione Obama. Tuttavia, vista l’enfasi e i metodi usati in questa controversia, mi hanno rattristato molto e hanno rivelato lo stato della nostra società civile. E’ evidente che noi Americani non siamo in grado di condurre una discussione pubblica seria o esercitare capacità di giudizio critico circa questioni cruciali per il nostro paese e per i nostri alleati.
Le diffamazioni su di me e la loro chiara provenienza (tracciabile via e-mail) dimostrano che c’è una lobby che impedisce la formazione di opinioni diverse o opposte, in particolare circa fatti riguardanti il Medio Oriente. Le tattiche della lobby ebraica sono disonorevoli e indecenti e includono: diffamazione di personaggi pubblici, alterazione delle citazioni, intenzionale distorsione di files e registrazioni, fabbricazione di menzogne ed un totale disinteresse per la verità. L’obiettivo della Lobby è il controllo del processo politico attraverso l’esercizio del diritto di veto sull’apparizione pubblica di esperti che non ne condividono il punto di vista e l’esclusione di ogni possibilità per gli Americani o il nostro governo di esprimere posizioni diverse da quelle che essa sostiene.
C’è una speciale ironia nell’essere accusati di assenza di interesse per le opinioni e delle società da un gruppo così dedito a perseguire gli interessi di un governo straniero, il governo di Israele. Credo che l’impossibilità per gli Americani di discutere, o per il governo di considerare opzioni politiche diverse da quelle sostenute dalla Lobby ebraica, stiano conducendo alla distruzione dello Stato di Israele. In questo momento non è concesso a nessuno di dire cose del genere. Ma non si tratta solo di una tragedia per gli Israeliani e per i popoli vicini, questa situazione sta danneggiando la sicurezza nazionale USA.
Le oltraggiose agitazioni provocate dalla mia investitura saranno considerate da molti come un limite dell’amministrazione Obama nel prendere decisioni autonome in Medio Oriente. Mi dispiace che la mia disponibilità a lavorare per l’amministrazione Obama sia terminata lasciando dubbi circa la capacità della nuova amministrazione di affrontare le questioni in maniera indipendente e nel’interesse degli Stati Uniti, anziché nell’interesse di uno Stato straniero. Davanti alla corte dell’opinione pubblica, differentemente dalla corte di giustizia, si è colpevoli fino a che non si sia provata la propria innocenza. I discorsi da cui sono state estrapolate le citazioni diffamatorie sono disponibili pubblicamente. L’ingiustizia delle accuse che mi sono state rivolte sono evidenti a coloro che possiedono una mente aperta.  Coloro che mi hanno attaccato sono disinteressati ad ogni confutazione fatta da me o da chiunque altro.
Circa le registrazioni: io non ho mai cercato o accettato pagamenti da governi stranieri, inclusi Arabia Saudita e Cina, in cambio di alcun servizio, non ho nemmeno mai parlato in nome di governi stranieri. Non ho mai fatto attività di lobbying verso nessun ramo del governo per nessuna causa interna o straniera. Io rappresento solo me stesso e, con il mio ritorno a vita privata, non servirò nessun padrone all’infuori di me stesso. Io continuerò a parlare circa questioni riguardanti me e gli Americani.
Ribadisco il mio rispetto nei confronti del presidente Obama e dell’ammiraglio Blair. IL nostro paese sta affrontando difficili battaglie all’estero e all’interno. Come ogni americano patriottico, pregherò perché il nostro presidente le superi.