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Moon of Alabama, 6 marzo 2019 (trad. ossin)
 
Venezuela : la frustrazione di Washington
Moon of Alabama
 
 
Nuovi rapporti sul tentativo di colpo di Stato statunitense in Venezuela parlano dell’attuale stato di « frustrazione » che regna a Washington. Fanno anche luce sui motivi per i quali i piani dell’opposizione sono falliti
 
Il presidente USA Donald Trump
 
Quando gli Stati Uniti si sono lanciati nell’acrobatica campagna di « aiuti umanitari » alla frontiera tra Colombia e Venezuela, hanno assegnato un ruolo importante al loro fantoccio, il sedicente presidente Juan Guaidó. Si sarebbe dovuto lui preoccupare di far passare gli aiuti da una parte all’altra della frontiera.
 
Il New York Times scriveva all’epoca:
 
« Un’opzione, suggerita da quelli che propendono per uno scontro più diretto col signor Maduro, era che un gruppo di attivisti avrebbe dovuto accompagnare un camion di aiuti in Colombia mentre si avvicinava lentamente alla frontiera del Venezuela. Altri attivisti, sul versante venezuelano, avrebbero dovuto tenere impegnati i soldati venezuelani, consentendo agli aiuti di entrare in Venezuela, magari usando un carrello elevatore per spostare i container che bloccavano la circolazione sul ponte.
 
A Curaçao, i responsabili dell’opposizione sono stati incoraggiati dal ministro degli Affari esteri di quel paese a far passare gli aiuti lungo un corridoio marittimo utilizzato da tempo dai migranti venezuelani per allontanarsi dal paese. Ma, negli ultimi giorni, i piani sono sembrati andare in crisi, mentre i politici di Curaçao si opponevano all’uso degli aiuti come arma politica ».
 
Inoltre l’opposizione prevedeva di ricevere gli « aiuti » sul versante venezuelano:
 
« Il capo dell’opposizione venezuelana, Juan Guaido, prevede di recarsi giovedì alla frontiera con la Colombia con un convoglio di veicoli per ricevere aiuti umanitari a favore del suo paese in crisi, malgrado le obiezioni del presidente Nicolas Maduro, sempre più isolato...
 
Si metterà in viaggio da Caracas, per un tragitto lungo 800 km, con un’ottantina di deputati del Congresso controllato dall’opposizione, che presiede, hanno dichiarato i deputati dell’opposizione...
 
In virtù di questi aiuti umanitari, la popolazione beneficerà dell’arrivo dei prodotti alla frontiera venezuelana, ha dichiarato il deputato dell’opposizione Edgar Zambrano, mentre si trovava in attesa in una piazza della zona est di Caracas, con altri deputati, di uno degli autobus del convoglio ».
 
Mentre Guaidó si è recato in Colombia, il convoglio di Caracas alla frontiera non è mai arrivato. Il tentativo di qualche teppista di lanciare pietre e far passare due camion di aiuti attraverso la frontiera è fallito quando la Guardia Nazionale venezuelana li ha semplicemente bloccati. Sono seguiti scontri e i teppisti hanno lanciato bottiglie Molotov per incendiare i camion.
 
L’intera messinscena è comicamente fallita. Ma fino ad oggi non si è saputo come mai sia stata cosi mal gestita.
 
Adesso, Bloomberg scrive che il vero piano era assai diverso:
 
« Alla fine del mese scorso, mentre funzionari statunitensi si trovavano col capo dell’opposizione venezuelana Juan Guaido vicino al ponte di frontiera per trasportare aiuti disperatamente necessari alle masse e contestare il regime di Nicolas Maduro, circa 200 soldati venezuelani espatriati preparavano le armi ed erano pronti ad aprire con esse la strada al convoglio.
 
Comandati dal generale in pensione Cliver Alcala, che vive in Colombia, avrebbero dovuto respingere la Guardia Nazionale venezuelana nel suo tentativo di bloccare l’ingresso degli aiuti. E’ stato il governo colombiano a dare lo stop a questo progetto, che ha appreso tardivamente, temendo scontri violenti nel corso di un evento fortemente pubblicizzato che aveva promesso sarebbe stato pacifico...
 
Alcalá, il generale in pensione, ha preso atto della contrarietà e detto che comprendeva le ragioni per cui i Colombiani volevano evitare problemi ».
 
Sembra che i responsabili politici di Bogotà non si siano opposti « all’utilizzo degli aiuti come arma politica », ha scritto il New York Times, ma si siano irrigiditi dinanzi all’idea, inizialmente tenuta segreta, di violare la frontiera con le armi. Si sarebbe trattato di un’aggressione apertamente ostile contro un paese vicino, che la Colombia tiene assolutamente ad evitare.
 
A fine gennaio, la CNN ha intervistato dei giovani in uniforme che sostenevano di essere disertori dell’esercito venezuelano. Essi supplicavano gli Stati Uniti di fornire loro armi e materiale di comunicazione  (Quante ne hanno ricevute?). Ma le uniformi che portavano avevano insegne sbagliate. C’era scritto « FAN » che significa Fuerzas Armada Nacional. Ma da diversi anni il Venezuela ha cambiato il nome delle sue forze armate in Fuerza Armada Nacional Bolivariana e tutte le uniformi portano la sigla « FANB ». E’ peraltro possibile che le persone intervistate facciano parte dei 200 transfughi o « mercenari esiliati » che avrebbero dovuto prendere d’assalto la frontiera.
 
Bloomberg informa inoltre che alcune persone importanti non sono soddisfatte delle performances di Guaidó :
 
« Rubio, il consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, e l’inviato speciale  Elliott Abrams, continuano a mostrarsi soddisfatti e intensificano la pressione economica e diplomatica twittando quotidianamente le prossime dimissioni di Maduro.
 
Dietro le quinte, però, c’è preoccupazione e sgomento...
 
Quando Guaido si trovava in Colombia, il presidente di questo paese, Ivan Duque, gli ha manifestato la sua frustrazione. Secondo alcuni testimoni, il signor Duque si è lamentato del fallimento della promessa fatta da Guaido di portare decine di migliaia di Venezuelani alla frontiera per ricevere gli aiuti umanitari.
 
Ci sono stati altri problemi. Guaido aveva programmato un tour delle capitali europee questa settimana per rafforzare il suo sostegno internazionale, ma gli Statunitensi gli hanno detto che doveva tronare in Venezuela, altrimenti avrebbe perso la sua presa sulla popolazione ».
 
Durante il suo viaggio in diverse capitali dell’America Latina, Guaido era accompagnato dal segretario aggiunto del Dipartimento di Stato USA agli affari dell’emisfero occidentale, Kimberly Breier. Il ministero la descrive come « un’esperta di intelligence con più di 20 anni di esperienza ». Sembra che adesso controlli a vista  Guaidó.
 
La frustrazione del Dipartimento di Stato per il fallimento dei suoi piani è visibile anche in questa clip della conferenza stampa del portavoce che ha rimproverato i media per avere chiamato Guaido « capo dell’opposizione » o « presidente autoproclamato » invece di « presidente ad interim ». Mark Lee, dell’agenzia AP, ha ricordato allora al portavoce che qualcosa come 140 paesi non lo riconoscono affatto come tale.
 
E’ interessante notare che l’organo mediatico del Dipartimento di Stato, Voice of America, ha utilizzato l’espressione « il presidente autoproclamato » in almeno due dei suoi articoli recenti.
 
 
Voice of America ha poi modificato in silenzio questi due articoli (qui e la) inserendo la dizione « presidente ad interim ». Ma ancora lo definisce « capo dell’opposizone ».
 
La frustrazione del Dipartimento di Stato andrà aumentando dopo questo scherzo (audio) di due attori russi che hanno telefonato ad Elliot Abrams per invitarlo a esigere la chiusura di « conti venezuelani » inesistenti in Svizzera:
 
« I burloni hanno anche avuto un’altra conversazione con Abrams in marzo, secondo Russia 24, nel corso della quale l’inviato speciale ha detto loro che gli Stati Uniti non prevedevano un intervento militare in Venezuela, ma intendevano 'innervosire l’esercito venezuelano', bollando le minacce militari degli Stati Uniti come un ‘errore tattico’. Abrams ha dichiarato le principali fonti di pressione contro il governo venezuelano continuano ad essere finanziarie, economiche e diplomatiche ».
 
La nuova strategia di Guaido è di organizzare uno sciopero generale in Venezuela. Gli esordi non sembrano però incoraggianti:
 
« Il capo dell’opposizione, Juan Guaidó, ha proseguito martedì il lavoro diretto a ottenere la destituzione del presidente Nicolás Maduro, incontrando i sindacati del settore pubblico e chiedendo loro la proclamazione di scioperi per colpire il governo autoritario.
 
Guaidó è riuscito a mettere insieme un centinaio di dirigenti di sindacati di dipendenti pubblici. Ma di lavoratori se ne sono visti solo poche centinaia...
 
Besse Mouzo, uno dei dirigenti sindacali che hanno partecipato all’assemblea, ha detto che il piano prevedeva la proclamazione di scioperi suscettibili di portare ad uno sciopero generale. 'Dobbiamo cominciare a convincere la gente' a fare gli scioperi piccoli, ha dichiarato ».
 
Questi sforzi non porteranno probabilmente a niente. Chi pagherà i lavoratori se non lavorano?
 
Bloomberg ha anche detto di non prevedere alcuna aggressione militare aperta. Il piano, al momento, è di affamare il popolo venezuelano perché si sottometta:
 
« I diplomatici europei e latino-americani dicono che si stanno preparando ad un processo lungo e complicato durante il quale Maduro resterà al potere, nonostante le difficoltà economiche. Un diplomatico latino-americano ha dichiarato che Maduro ha imparato dai suoi clienti cubani l’arte della resilienza. Le sanzioni e la pressione internazionale potrebbero finire col rafforzare il suo regime, almeno a breve termine ».
 
Con le sanzioni economiche, le persone dipendono dal governo per i loro bisogni. E’ per questo che le sanzioni non fanno mai cadere un governo, ma fanno solo male a quelli che sono già poveri.
 
La situazione è in stallo. Gli Stati Uniti accresceranno le loro sanzioni. Il Venezuela, come l’Iran e la Siria, troverà il modo di aggirarle. Passeranno degli anni, ma nulla di essenziale cambierà.
 
Guaidó è forse un bell’uomo capace di sedurre i funzionari di Washington. Ma fino ad ora non è stato capace di fare niente. Ha pochi seguaci e il presidente Maduro semplicemente lo ignora.
 
Non era questo il piano quando l’operazione di regime change ha preso il via. Avevano promesso a Trump un’azione rapida nel corso della quale l’esercito venezuelano sarebbe saltato sul carro del ragazzo preso a caso che i neocon hanno venduto come « presidente ad interim ». Non è successo questo. Il piano B era il gadget « aiuti umanitari » che pure non ha prodotto alcun risultato. L’idea di organizzare scioperi dei lavoratori del settore pubblico è altrettanto irrealista. Non c’è una vera opzione militare.
 
Quanto tempo ancora durerà la pazienza di Trump di fronte a questa situazione? Che cosa farà quando si sarà stufato?