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La Cabilia e la strategia sionista

Ci viene segnalata questa notizia del viaggio “ufficiale” di una delegazione del MAK in Israele, con annesso ricevimento da parte della Knesset. Il MAK è il movimento per l’autonomia della Cabilia, una regione dell’est algerino, abitata in prevalenza da amazigh (berberi). Gli amazigh algerini sono fieri delle loro origini e della loro cultura, ma pochi di essi sono schierati con questo movimento, il MAK, che – come anche il viaggio in Israele dimostra – è uno strumento della strategia USA-sionista per lo sgretolamento di tutti gli Stati che possono tenere testa ad Israele: Libia, Siria, Iran. Libano, Algeria, facendo leva e fomentando a dismisura le tensioni religiose ed etniche presenti nella regione. Pubblichiamo la notizia, alcuni commenti critici presenti nella rete e, infine, un video di Idir, uno degli esponenti più conosciuti della cultura cabila, ma non per questo schierato con il MAK, che interpreta la sua famosa canzone Tizi Ouzou, dal nome della capitale della Cabilia


 

Comunicato di Makhlouf Idri, portavoce di Anavad – Martedì 22 maggio 2012

http://www.guysen.com/article_Mehenni-Ferhat-le-president-du-Gouvernement-Provisoire-Kabyle-en-Israel_17942.html (1)


http://www.juif.org/diplomatie-moyen-orient/172644,mehenni-ferhat-le-president-du-gouvernement-provisoire-kabyle-en.php (2)


Il presidente del Governo provvisorio della Cabilia (regione dell’Algeria, abitata soprattutto da berberi, ndt), Mehenni Ferhat, accompagnato dal Ministro delle relazioni internazionali, Lyazid Abid, sono in visita ufficiale dal 20.5.2012 in Israele.

E’ in corso una agenda fittissima di incontri politici e diplomatici. Fin dal suo arrivo a Gerusalemme, la maratona della delegazione della Cabilia è cominciata con l’accoglienza da parte dell’ambasciatore israeliano in Mauritania, Ygal Carmon, nella sede del MEMRI (Middle East Media Research Institute).

Stamattina la delegazione è stata ricevuta dalla Knesset dal suo vice presidente Danny Danon, col quale vi è stata uno scambio di idee sulla situazione in Cabilia e la condizione in cui è costretto il popolo della Cabilia da parte del regime razzista di Algeri.

La reazione del portavoce del Ministero degli Esteri algerino mal nasconde la negazione da parte del regime algerino della nazione Cabila che aspira ad essere padrona del proprio destino ed alla libertà.

La missione in Israele proseguirà fino al 25 maggio 2012.


(1) “Guysen International News” è un’agenzia di stampa israeliana, con sede a Gerusalemme e soprattutto francofona.

(2) Juif.org è un media dedicato a Israele e al mondo ebraico



La mia opinione sul riavvicinamento tra il “Governo provvisorio della Cabilia” e Israele

Quello che capisco di questo viaggio di Ferhat Mehenni in Israele è che presto vi sarà una base militare israeliana in Cabilia, se mai questa regione riuscisse ad ottenere l’indipendenza dall’Algeria. Bisogna bene ammettere che questo “governo della Cabilia” di Mehenni non disporrà certamente di mezzi finanziari all’altezza delle sue ambizioni: governare una Cabilia indipendente. Avrà bisogno dell’aiuto economico di un paese terzo considerato nemico dell’Algeria: Israele. Naturalmente Mehenni dovrà accordare una contropartita a Israele: insediamento di una base militare israeliana alle porte di Algeri. E trovandosi, Ferhat Mehenni potrà contare sulle forze israeliane anche per reprimere tutti i movimenti di rivolta che nascerebbero in Cabilia, perché sa bene che la stragrande maggioranza dei Cabili sono nazionalisti arrabbiati, che certamente lottano per far valere la loro identità amazigh, ma assolutamente non al prezzo del tradimento del secolo.
Secondo me, gli israeliani farebbero meglio a non avvicinarsi troppo alle porte di Algeri, questo potrebbe portare ad una deflagrazione che indurrebbe le popolazioni maghrebine ad unirsi mettendo da parte le loro divergenze. Insomma Israele rischierebbe di scavare la propria fossa!
Abdelkrim Badjadja, un algerino la cui identità ha tre facce: mussulmano, amazigh, arabo.



Il MAK, strumento franco-sionista di destabilizzazione, di scorta
Nasser


Il MAK è un altro strumento di propaganda dell’Impero diretto a ingannare i popoli sottoposti alla strategia egemonica. Non è dunque sorprendente vedere questo movimento riprendere gli stessi temi sovversivi e che dividono, che già hanno fallito, del colonialismo francese in Algeria, come: “il MAK denuncia il negazionismo subito dal popolo amazigh dell’Africa del Nord”, ritenendo che “in Algeria, in Libia, in Marocco, in Mali, come anche nelle isole Canarie, sono spogliati dei loro elementari diritti e sottoposti ad attivissime politiche di spersonalizzazione, con crisi di follia omicida”. Il MAK afferma che l’Algeria pratica una “politica di imperialismo” – nei confronti dei Cabili, dei Mozabiti e dei Tuareg – perché optando per un “riconoscimento fittizio del Tamazight”, spera di “ingannare l’opinione nord-africana e internazionale confiscando con la nazionalizzazione l’identità della lingua amazigh”.


I Makisti, dopo avere sostenuto l’aggressione USA-arabo-sionista della Libia, aiutati da un “CNT” composto da rinnegati la maggior parte dei quali viene dalla NED/CIA – e adesso il medesimo complotto è contro la Siria – ecco i nostri apprendisti traditori, futuri CNA, adottare gli stessi atteggiamenti e tattiche, ricorrendo per ingannare ai falsi alibi “identitari” come strumento di sovversione, eseguendo le direttive dei loro padroni, per seminare il caos e la divisione, spingere alla sollevazione e al disordine la categoria più patriottica della popolazione. Quel che un paese potente, membro della NATO, aiutato da decine di migliaia di ausiliari/harki (gli algerini che facevano parte delle truppe ausiliarie francesi e che sono stati rimpatriati in Francia dopo l’indipendenza dell’Algeria, ndt), non è riuscito a fare in 132 anni, questo pugno di felloni, di frustrati, ratti, inconcludenti e corrotti subentra per continuare l’opera dei loro ex padroni e dei loro antenati.

Nel caso della Libia, il movimento per l’autonomia della Cabilia ha denunciato l’ostracismo di cui sarebbero stati vittime gli amazigh libici che avrebbero contribuito “a liberare il loro paese alla dittatura dell’infame Gheddafi”. “La lingua e l’identità amazigh non sono riconosciute e, finita la guerra, essi sono stati senza complimenti completamente messi da parte dal CNT, presieduto dall’islamo-baathista Abdeljalil, ex ministro della giustizia del criminale Gheddafi”, è scritto nel comunicato. Il MAK ha invitato il popolo Amazigh di Libia “a non cedere di un millimetro sui loro diritti legittimi in quanto primo e legittimo popolo della Libia”. Più ipocrita ed opportunista di così si muore!


I Cabili dei servizi cui la stampa sionista o filo-sionista tende la mano noi li conosciamo, anche molto bene! Sono membri del MAK. Quando qualcuno li contraddice sui loro siti, essi lo accusano subito, dandosi il cambio, di essere membro dei servizi di informazione o un poliziotto, o un venduto, le formule abituali. La maggior parte dei loro aderenti sono ignari o disorientati. Imitano i comportamenti degli Europei nelle cose sporche per far credere di essere “democratici”, “intelligenti” e “integrabili”, mentre sono solo dei volgari arrivisti senza fede né principi. In Europa noi abbiamo piuttosto registrato degli atteggiamenti di disprezzo nei loro confronti per le loro scimmiottature. Essi predicano il separatismo per missione, sono razzisti per complesso di inferiorità e falsamente arroganti per debolezza di spirito. Il loro linguaggio è molto particolare e strano. Dicono per esempio: “La Cabilia e il resto del mondo arabo” per designare il resto dell’Algeria. Essi non si dichiarano né mussulmani né non mussulmani. Il loro capo, Mehenni, che abita in Francia e/o a Montreal, sostenuto dalle lobby sioniste, ne abbiamo letto le interviste e soprattutto le sue sciocchezze nella stampa sionista che gli mette a disposizione le sue colonne. Il MAK cerca di far credere che è radicato in tutta la Cabilia. Non è vero. Ci sono regioni intere che non conoscono nemmeno questa sigla. E la maggioranza di quelli che la conoscono è profondamente contro questo movimento filo-francese per fedeltà e filo-sionista per interesse. La dignità cabila è stata sporcata da questi energumeni opportunisti e perfidi. Una provocazione! Che il movimento condanni solennemente il sionismo e Israele. O almeno sostenga la lotta dei Palestinesi. Scommettiamo! Non lo farà mai, perché si ritroverebbe nudo e col c… per aria! Il MAK vive e dipende dal sionismo. I Makisti appoggiano i traditori del CNT libico perché assomigliano loro. Il MAK è filo-sionista per interesse, ma anche per convinzione nel caso di alcuni leader, e per ignoranza nel caso dei seguaci.

Come i sionisti che si dicono ebrei e parlano a nome degli ebrei, i nostri Makisti si dicono Cabili e parlano a nome dei Cabili. La differenza tra queste due entità è che i primi hanno una ideologia chiara ed obiettivi dichiarati, mentre i secondi non hanno altro che le chiacchiere e la sottomissione ai loro padroni francesi, preferibilmente ebraico/sionisti. Un comportamento vigliacco, senza riferimenti né radici, spesso ebbro e soprattutto stupidamente esecutivo della strategia dei loro padroni. Molti membri di questo movimento non sanno per chi lavorano o non sono abbastanza perspicaci e svegli per distinguere l’indottrinamento e la manipolazione.
I Cabili, gli autentici, deplorano che questo movimento parli a loro nome e al posto loro. Il capo Ferhat Mehenni è un anello anti-arabo della strategia sionista  che consiste nel dividere gli Stati e suscitare la ribellione. Il MAK è uno strumento franco-sionista di destabilizzazione, utile quando verrà il momento… come un nuovo harki.   



Idir : Tizi Ouzou