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L’Expression, novembre 2010


Milioni di maghrebini vogliono lasciare i loro paesi
di Karim Aimeur

80 capi di Stato e di governo si riuniscono a Tripoli per individuare delle soluzioni ai problemi dei giovani

Alla ricerca di un avvenire migliore sull’altra riva del mediterraneo, un numero sempre più grande di giovani Maghrebini lasciano i loro paesi. Secondo uno studio reso pubblico tre giorni fa dall’istituto USA Gallup sui paesi che rischiano di perdere la maggiore percentuale di giovani, i dati che riguardano il Maghreb sono inquietanti. L’istituto Gallup rivela che il 44% dei giovani Tunisini vuole lasciare il paese e il 37 % dei giovani marocchini ha la medesima aspirazione. Così cresce il malessere sociale nei paesi del Maghreb. Il sondaggio  rileva che il 32% dei giovani algerini vuole lasciare il paese. Secondo le ultime rilevazioni dell’Office National des Statistiques (ONS), il numero di Algerini di età tra i 15 e i 30 anni è di circa 12 milioni. Con un semplice calcolo aritmetico si può concludere che quasi 4 milioni di giovani Algerini desiderano lasciare il paese.
Creata nel 1958, la fondazione Gallup, dal nome di George Gallup, è composta di quattro divisioni, tra le quali l’istituto Gallup è una delle più prestigiose agenzie di sondaggio d’opinione degli USA. La sede è a Washington e si articola in più di 40 uffici in 27 paesi del mondo.
Il lavoro, la casa e la mancanza di prospettive spingono spesso le frange giovanili a reagire con violenza. In Algeria questo tipo di reazione si manifesta attraverso le ribellioni e, soprattutto , la harga (l’emigrazione clandestina algerina, ndt), che caratterizza anche gli altri paesi del Maghreb. Ed è proprio nel tentativo di trovare soluzioni a siffatti problemi che si apre oggi a Tripoli (Libia) il summit Africa-Europa. All’incontro parteciperanno 80 capi di Stato e di governo dei due continenti. Il summit, dal titolo “Investimenti, crescita economica, lavoro e creazione di posti di lavoro”, potrebbe essere una buona occasione per risolvere un buon numero di problemi, se solo si saprà attenere ad un livello di concretezza.
Per caso o per calcolo, proprio mentre si svolge il summit di Tripoli, gli Stati Uniti programmano ad Algeri uno dei più grandi incontri dedicati all’Africa del Nord. Questa riunione metterà insieme uomini d’affari degli ambienti dell’emigrazione nord-africana e uomini d’affari e imprenditori USA.   
Tra le questioni centrali del summit di Tripoli figurano, soprattutto, la pace e la sicurezza, i cambiamenti climatici, l’integrazione regionale e lo sviluppo del settore privato, le infrastrutture, l’energia, l’agricoltura e la sicurezza alimentare e le migrazioni. Quest’ultima questione, a causa della sua complessità, costituirà un punto nodale dell’incontro. Se, ufficialmente, la questione è relegata ad un piano secondario, non v’è dubbio tuttavia che sarà, con tutta evidenza, il punto centrale delle discussioni dietro le quinte.
Tanto più che personalità del livello di Hugo Brady, del Centre for European Reform ritengono che “vi sarebbe bisogno di un summit specificamente dedicato all’immigrazione”. Secondo lui, “una seria politica comune dei 27 paesi dell’UE in materia non c’è ancora”.
Il summit interviene in effetti in un contesto particolare per i due continenti, che vede moltissimi africani cercare con tutti i mezzi di lasciare il loro paese, per raggiungere il Vecchio Continente.. In taluni paesi del continente nero, l’emigrazione clandestina è diventata uno sport nazionale, al punto da preoccupare le capitali occidentali che hanno cominciato a prendere delle misure per contrastarla. La sola Libia, coi suoi cinque milioni di abitanti, ospita circa due milioni di clandestini che aspirano a raggiungere la prospera Unione europea, attraverso Malta e l’Italia.
Il presidente libico, Mouamar Gheddafi, ha chiesto agli Europei cinque miliardi di euro per arrestare questo flusso , ottenendone il mese scorso solo una parte: 50 milioni in due anni per un programma di lotta contro l’emigrazione clandestina. Altri paesi, come l’Algeria e la Libia, che non hanno accettato di svolgere funzioni di “guardiacoste” dell’Europa, hanno finito per adottare delle leggi che criminalizzano l’emigrazione clandestina.
Da parte loro, i paesi europei che si sono trovati a confrontarsi con questo tipo di problemi tentano di arginare il fenomeno e di attrezzarsi, soprattutto, contro l’immigrazione clandestina. Recentemente il presidente Sarkozy ha avvertito che la Francia si prepara a disciplinare rigorosamente i flussi migratori e che non accetterà l’immigrazione clandestina. In Svizzera, ieri è stata votata una legge sul rimpatrio dei delinquenti stranieri. Per la Gran Bretagna, l’immigrazione è uno dei problemi-chiave che il governo Cameron intende risolvere, decidendo recentemente di ridurre del 25% il numero di lavoratori immigrati provenienti da paesi non facenti parte dell’UE. Così, dunque, migliaia di Africani che si trovano in Europa vivono con l’ansia di poter essere da un momento all’altro espulsi dal loro paese di accoglienza.