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GrayZone, 20 novembre 2019 (trad. ossin)
 
Human Rights Watch esalta il colpo di Stato in Bolivia e copre il massacro degli  indigeni
Alan MacLeod (*)
 
Human Rights Watch si è rifiutata di definire “colpo di Stato” il rovesciamento militare sostenuto dagli USA del presidente della Bolivia, Evo Morales. E il regista Ken Roth ha elogiato il "momento di transizione" che si è aperto contro "l’uomo forte" che era stato eletto
 
 
La Bolivia è in tumulto dopo che il presidente Evo Morales è stato deposto da un colpo di Stato sostenuto dagli Stati Uniti, il 10 novembre.
 
Il nuovo governo golpista ha costretto Morales all'esilio, arrestato politici e giornalisti di sinistra e ha perfino concesso una immunità preventiva ai servizi di sicurezza per tutti i crimini che avrebbero commesso durante il "ristabilimento dell'ordine", dando quindi ai soldati la licenza di uccidere chiunque opponga resistenza alle disposizioni della giunta militare.
 
Dozzine di persone sono state già uccise. Manifestanti indigeni sono stati massacrati nella città di Cochabamba e nella cittadina di Senkata.
 
 
In situazioni confuse e allarmanti come queste, milioni di persone in tutto il mondo guardano alle organizzazioni internazionali per i diritti umani alla ricerca di guida e chiarimenti.
 
Però, lungi dallo schierarsi con gli oppressi, Human Rights Watch (HRW) ha invece approvato gli eventi. Nel suo comunicato ufficiale, HRW si è astenuto dall'utilizzare l’espressione “colpo di Stato”, insistendo sul fatto che Morales "si è dimesso".
 
Il direttore delle Americhe di HRW, José Miguel Vivanco, ha affermato che il presidente Morales si era dimesso "dopo settimane di disordini civili e violenti scontri" e non ha nemmeno menzionato la violenza dell'opposizione contro il partito del presidente, né il ruolo svolto dai militari nel pretendere, sotto minaccia, che si dimettesse.
 
Quindi, Morales si sarebbe "recato in Messico", secondo quanto riferisce l'organizzazione, per ragioni misteriose, piuttosto che per sottrarsi a un arresto. HRW ha tacitamente appoggiato la giunta golpista, limitandosi a consigliargli di "dare la priorità ai diritti".
 
Il direttore esecutivo di Human Rights Watch Kenneth Roth è andato oltre, presentando il capo di Stato eletto, in fuga dal paese sotto la minaccia delle armi, come un rinfrescante passo avanti per la democrazia.
 
Roth ha scritto che Morales è stato "la vittima di una controrivoluzione volta a difendere la democrazia ... contro la frode elettorale e la sua candidatura illegale", affermando che Morales aveva ordinato all'esercito di sparare sui manifestanti.
 
 
Roth ha anche descritto con simpatia il colpo di Stato come una "rivolta" e un "momento di transizione" per la Bolivia, mentre ha presentato il presidente Morales come un "uomo forte" disconnesso dalla realtà.
 
 
La nuova autoproclamata presidente Jeanine Añez, il cui partito ha ottenuto solo il 4% alle elezioni di ottobre, ha già espulso centinaia di medici cubani, rotto i rapporti con il Venezuela e ritirato la Bolivia da molte organizzazioni e trattati internazionali e intercontinentali.
 
Añez descrive la maggioranza indigena dei Boliviani come "satanica" e insiste sul fatto che non dovrebbe essere autorizzata a vivere in città per essere, invece, deportata nel deserto o sugli altopiani scarsamente popolati.
 
Añez ha anche dichiarato di essere "impegnata a prendere tutte le misure necessarie per pacificare" la popolazione.
 
 
Human Rights Watch ha anche giudicato la legge che conferisce alle forze di sicurezza boliviane la completa impunità per l’uccisione dei dissidenti come un "decreto problematico". Come se Añez avesse usato un linguaggio insensibilmente razziale, piuttosto che ordinare un massacro.
 
Nel suo comunicato, HRW ha riferito che "nove persone sono morte e 122 sono state ferite" durante la manifestazione di Cochabamba, tralasciando di informare su chi siano le vittime e chi gli assassini.
 
Una lunga storia di due pesi e due misure in materia di "diritti umani"
 
Human Rights Watch è stato fondato nel 1978, originariamente col nome di “Helsinki Watch”, un'organizzazione statunitense con la mission di denunciare i crimini dei paesi socialisti del blocco orientale e di monitorare il rispetto degli Accordi di Helsinki.
 
Sin dalla sua istituzione, HRW è stato costantemente criticato per essere di fatto uno strumento della politica estera degli Stati Uniti, impiegando ex funzionari del governo degli Stati Uniti in posizioni chiave e dando prova di parzialità nei confronti dei governi di sinistra ostili agli Stati Uniti.
 
Un rapporto del 2008 sulle violazioni dei diritti umani in Venezuela, scritto da Jose Vivanco, ad esempio, è stato immediatamente stroncato da centinaia di accademici e studiosi latinoamericani, che hanno considerato il documento, "gravemente carente", e tale da non soddisfare "neppure i più minimi standard culturali, di imparzialità , accuratezza o credibilità ".
 
In effetti, Vivanco confessò apertamente i suoi pregiudizi, rivelando che aveva scritto il rapporto "perché volevamo dimostrare al mondo che il Venezuela non è un modello per nessuno".
 
Al contrario, Human Rights Watch rimase relativamente silenzioso sul colpo di Stato in Honduras che depose il presidente di sinistra Manuel Zelaya, e sulla repressione che seguì, così dando una mano al regime change sostenuto dagli Stati Uniti.
 
Come ha scritto nel 2013 la scrittrice Keane Bhatt, che ora lavora come direttore delle comunicazioni di Bernie Sanders: "i legami profondi di Human Rights Watch con aziende USA e con settori statali dovrebbero escluderla da qualsiasi pretesa pubblica di indipendenza".
 
Allo stesso modo, anche l'immagine di Amnesty International come difensore dei diritti umani nasconde un oscuro passato di organizzazione di facciata per i governi occidentali.
 
Come ha rivelato MintPress News all'inizio di quest'anno, Peter Benenson, co-fondatore dell'organizzazione, era un anticomunista dichiarato con legami profondi col Ministero per gli affari esteri e coloniali britannico, che sosteneva il regime di apartheid del Sudafrica su richiesta del governo del Regno Unito.
 
Un altro co-fondatore di Amnesty International, Luis Kutner era un elemento prezioso dello FBI che fu collegato all'assassinio da parte del governo statunitense del leader delle Pantere Nere, Fred Hampton. Kutner ha poi fondato un’associazione chiamata "Amici dello FBI", la cui mission era di combattere le critiche contro il bureau.
 
Se qualcuno fosse sorpreso per la risposta di Human Rights Watch alla crisi in Bolivia, l’approvazione del colpo di Stato appoggiato dagli Stati Uniti contro un presidente socialista eletto democraticamente non costituisce, per questa organizzazione, né un'aberrazione, né un errore.
 
HRW sta solo perseguendo la propria mission di rafforzare l'egemonia degli Stati Uniti, contrastando tutti gli avversari di sinistra nel "cortile" americano.
 
 
(*) Alan MacLeod è accademico e giornalista. Lavora per Mintpress News e collabora a Fairness and Accuracy in Reporting ( FAIR ). È autore di “Bad News From Venezuela: Twenty Years of Fake News and Misreporting”.
 
 
 
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