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Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), 17 febbraio 2017 (trad. ossin)
 
Corea del Nord: piccoli omicidi in famiglia
Alain Rodier
 
Il 13 febbraio 2017, nell’aeroporto internazionale di Sepang (Kuala Lumpur), in Malesia, mentre era in partenza per Macao, Kim Jong-nam, fratello del presidente nord coreano Kim Jong-un, che viaggiava sotto la falsa identità di Kim Chol, è stato aggredito da almeno due donne poi datesi alla fuga. Si è precipitato verso l’ufficio turistico per chiedere aiuto, ma è crollato a terra prima di arrivare. Immediatamente condotto all’infermeria dell’aeroporto, è stato poi trasportato in ambulanza verso un ospedale ma è deceduto durante il trasporto. Sarà l’inchiesta a chiarire le cause della morte, ma è probabile che abbia assunto un prodotto tossico o per inalazione o per iniezione, forse in entrambi i modi. E’ stata disposta una autopsia, nonostante le proteste dell’ambasciata della Corea del Nord.
 
Kim Jong-nam
 
Due donne sospettate sono state arrestate separatamente, il 15 e il 16 febbraio. La prima era in possesso di un passaporto vietnamita col nome di Doan Thi Huong, nata il 31 maggio 1988 a Nam Din. La seconda di carte di identità indonesiane col nome di Siti Aishal, di 25 anni. Le autorità cercano anche di rintracciare diversi «testimoni».
 
Il «generale stella del mattino»
 
Kim Jong-nam era il primogenito, ma adulterino, del presidente King Jong-il e di una famosa attrice nord-coreana degli anni 1970/1980 (Song Hye-rim). E’ nato il 10 maggio 1971 a Pyongyang, in Corea del Nord. Fin dall’età di dieci anni, è stato mandato in Svizzera a studiare all’Ecole internationale di Ginevra. Poi avrebbe seguito degli studi universitari a Ginevra e Mosca. Appassionato giocatore d’azzardo, aveva la reputazione di persona dissoluta, aveva almeno due mogli e un’amante ufficiale e almeno sei figli...
 
Sembrava tuttavia destinato ad una brillante carriera, essendo stato nominato ad un posto importante del Ministero per la Sicurezza nel 1996. Pare sia stato anche autore di una purga che avrebbe provocato decine di vittime. Contemporaneamente, appassionato di informatica, sarebbe stato incaricato di curare il programma statale di sviluppo delle nuove tecnologie dell’informazione in Corea del Nord. Gli era stato allora attribuito il soprannome di «generale stella del mattino».
 
L'incidente che ha bloccato la sua carriera
 
A Maggio 2001, venne arrestato in Giappone, proveniente da Singapore con delle carte di identità domenicane, mentre tentava di andare in visita, in compagnia di due donne e di uno dei suoi figli di 4 anni, al parco di attrazione Disneyland di Tokyo. Una delle donne era la sua segretaria e l’altra la babysitter. Venne espulso in Cina e poi in Corea del Nord. Suo padre, che si accingeva ad effettuare una visita ufficiale a Pechino, fu costretto ad annullarla perché l’incidente lo metteva in imbarazzo. Gliene vorrà per tutta la vita, in quanto cose del genere sono considerate come un vero affronto nella cultura asiatica. E tuttavia non era la prima volta che Kim Jong-nam si recava clandestinamente in Giappone, dove andava regolarmente in incognito fin dal 1995, ufficialmente per aggiornarsi in materia di nuove tecnologie e perfezionare il suo giapponese. Inoltre, come il padre, egli amava gli spettacoli e i film e non poteva soddisfare questa sua passione nell’austera Corea del Nord. Le cattive lingue sostengono anche che egli fosse un habitué dei bordelli giapponesi.
 
L’episodio del 2001 sarà fatale al suo avvenire politico, giacché Kim Jong-il decise di emarginarlo. Dal 2001 al 2002, Kim Jong-nam soggiornerà a Mosca restando vicino alla madre malate (morirà nell’estate del 2002), poi si recherà in Cina. In semi-esilio in questo paese dalla fine del 2002, sarebbe vissuto tra Macao e Pechino protetto dai servizi segreti cinesi, che vedevano in lui una carta da giocare nel caso in cui...
Il padre Kim Jong-il morì il 17 dicembre 2011. Kim Jong-nam andò a Pyongyang per rendergli un ultimo omaggio in presenza della sua famiglia, ma ripartì prima ancora dei funerali, giacché la sua presenza veniva ritenuta indesiderabile. Il fratellastro Kim Jong-un assunse il potere il 24 dicembre 2011.
 
Una minaccia non nuova
 
Nonostante Kim Jong-nam abbia pubblicamente affermato nel 2009 di non avere alcuna pretesa di governo in Corea del Nord, pure si sentiva minacciato. Sarebbe effettivamente stato vittima di diversi tentativi di omicidio mentre suo padre era ancora in vita, tra cui uno nel 2009 e un altro nel 2010, a Macao. Le autorità sud coreane hanno confermato la circostanza dopo avere aperto una inchiesta nel 2012 nei confronti di un Nord Coreano armato che aveva confessato la sua partecipazione all’ultimo tentativo. Se ne può dedurre che era la dinastia della famiglia presidenziale a consideralo un pericolo potenziale a causa dell’appoggio discreto garantito della Cina a questo rampollo smarrito.
 
Dopo la nomina a presidente, Kim Jong-un si è impegnato nella sistematica eliminazione di tutto quanto poteva rappresentare una minaccia per lui. In particolare ha fatto giustiziare lo zio Jang Song-taek (cognato di Kim Jong-il) il 12 dicembre 2013. Questi, che aveva assicurato la transizione dopo la morte di Kim Jong-il, veniva considerato dal giovane leader come un pericolo per la sua supremazia. Da quel momento, la sorte di Kim Jong-nam sembrava segnata più o meno a lungo termine. Pechino non ha peraltro fatto molto per proteggerlo, giacché viaggiava senza particolari protezioni.
 
Resta un mistero: chi finanziava il suo tenore di vita? Sembra che il regime nord coreano gli abbia tagliato i viveri nel 2012. E’ possibile che Pechino abbia provveduto alle sue esigenze, ma sembra che questo «aiuto» fosse molto inferiore ai suoi bisogni, giacché Kim Jong-nam avrebbe lasciato parecchi debiti non pagati in alcuni alberghi di lusso estremo-orientali.
 
Kim Jong-un viene a ricordare al mondo intero chi comanda in Corea del Nord. Ma questo triste episodio è di portata minore rispetto allo sforzo gigantesco che il regime chiede ai suoi ingegneri per promuovere una forza nucleare credibile. Se c’è un tema sul quale gli Statunitensi hanno ragione è il timore che fa pesare questo paese sulla stabilità regionale a medio e lungo termine.