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 Siria, maggio 2012 - Una testimonianza su quanto accade in Siria dal Centro Cattolico di informazioni Vox Clamantis. Uno degli effetti della destabilizzazione del paese, voluta dai paesi del Golfo e dall'Occidente, è la messa in pericolo della pacifica convivenza tra mussulmani e cristiani, con l'avvio di persecuzioni anti-cristiane, fomentate dagli slogan confessionali trasmessi dai canali satellitari del Qatar e dell'Arabia Saudita (nella foto, il monastero di Saydnaya)







Le Grand Soir, 12 maggio 2012 (trad.Ossin)



Siria: una esperienza vissuta dell’attuale situazione della sicurezza
Centro Cattolico di Informazione Vox Clamantis


I cristiani di Qara sono abitanti di origine. Sono 500 su una popolazione di 25.000 sunniti. Nonostante siano una minoranza, sono molto rispettati ed hanno sempre vissuto in una buona intesa coi loro fratelli mussulmani, tenuto conto che molte famiglie mussulmane discendono da famiglie cristiane che si sono convertite all’islam ai tempi dei Mameluchi.


Dopo la caduta di Baba Amr e di altri quartieri della città di Homs e della sua provincia, famiglie intere di confessione sunnita si sono recate a Qara dove i rivoluzionari li hanno accolti nei locali pubblici, palestre, moschee o centri culturali o luoghi privati. L’Egumeno del Monastero di San Giacomo l’Interciso ha fatto visita a queste famiglie e ne ha censito più di 600, delle quali almeno un terzo conta dei combattenti dell’”Esercito Libero della Siria”.


La presenza di queste famiglie “combattenti” ha rapidamente trasformato la pacifica vita quotidiana del villaggio di Qara. Si sono registrati dei furterelli, ma anche dei sequestri a scopo di estorsione: metodo che si va diffondendo dappertutto in Siria per rinsanguare le casse vuote della rivoluzione o per riempire le tasche di ex contrabbandieri che non possono più continuare il loro commercio illecito a causa della vigilanza dell’esercito regolare siriano. Questo è quanto accade nei villaggi vicini a Qalamun, dove noi ci troviamo: Yabrud, Nebek, Deir Attieh. Bande armate sequestrano i cittadini e reclamano un riscatto per la loro liberazione. Sono i leader della locale opposizione che fanno da mediatori tra i rapitori e i parenti delle vittime. I riscatti vanno da uno a diversi milioni di lire (tra 20.000 e 40.000 dollari) per i cristiani e diverse centinaia di migliaia di lire per i mussulmani (da 1.000 a 5.000 dollari). I rapitori appartengono a tribù bellicose dei villaggi di Flitta, Baqaa, Maaret Yabrud o Yabrud. Sovente scoppiano risse armate tra loro per la spartizione del bottino o per stabilire una supremazia.


Abbiamo dunque rilevato la presenza di persone straniere dai modi equivoci a Qara. Delle auto dai cristalli fumé e senza targa circolano di notte e di giorno. I capi dell’opposizione sono diventati più autoritari. Si mostrano oramai armati ed hanno recentemente ricevuto delle uniformi nuove fiammanti dell’Esercito Libero della Siria. Fanno il bello e il cattivo tempo.  Ordinano lo sciopero, il coprifuoco o la partecipazione alle manifestazioni. Guai a chi non collabora. Essi possono decidere di giustiziare questo o quel “collaboratore”, come è accaduto con un colonnello sunnita che è stato abbattuto a freddo e del quale sono stati vietati i funerali. Dicono di essere là per “proteggere la popolazione civile dagli Shabbiha, vale a dire dalle forze dell’ordine”. In realtà essi creano un vuoto di sicurezza che lascia spazio libero ai banditi e ai terroristi.


Nonostante le dichiarazioni tranquillizzanti dei leader della opposizione locale, abbiamo dovuto più di una volta fronteggiare dei tentativi di rubare i nostri raccolti, di fare entrare abusivamente delle greggi nelle recinzioni per approfittare dei nostri pascoli. Ogni volta la risposta dei contravventori era: “Le cose sono cambiate”, che vuole dire: “Le forze dell’ordine non vi potranno venire in soccorso, noi possiamo fare impunemente quello che vogliamo”. Molte esortazioni sono state necessarie per dissuaderli dai loro propositi. Ma un giorno è arrivata la vendetta, senz’altro provocata dalla stizza. Il nostro campo di pioppi è stato completamente saccheggiato. Una mattina questi grandi e begli alberi giacevano a terra orribilmente tagliati. Qualche mese dopo la stessa sorte è stata riservata  a decine di alberi della riserva naturale della quale ci occupiamo insieme al Ministero dell’Agricoltura. La giustificazione fornita dall’opposizione è stata: “il popolo ce l’ha con voi perché avete piantato alberi dove i pastori portavano le greggi a pascolare. Ebbene, la piana circostante conta milioni di ettari che sono liberi per tutti.


Noi non abbiamo detto niente, pensando: Anche altri soffrono come noi”.


Tuttavia il disordine ha raggiunto il colmo solo oggi. Appena ripresi dall’orribile attentato del 10 maggio 2012 costato la vita a decine di cittadini e che ha provocato centinaia di feriti (nostro fratello Jean Baudoin che si era recato quello stesso giorno all’aeroporto si trovava sul luogo del dramma qualche minuto prima e l’autobus della scuola greco-cattolica vi è passato qualche minuto più tardi), ecco che ci è giunta la grave notizia dell’aggressione ai danni del caro Padre Georges Louis, curato celibe della nostra parrocchia greco-cattolica di San Michele, nel centro storico di Qara.


All’alba dell’11 maggio due uomini armati a volto coperto sono entrati nella canonica dove dormiva Padre Georges Louis. Lo hanno minacciato con le pistole e hanno preteso le chiavi per ispezionare i luoghi. Temendo che volessero introdursi in chiesa, il padre ha tentato di parlamentare amabilmente. Quelli lo hanno legato ordinandogli di consegnare le chiavi. Di fronte alla sua esitazione, uno lo ha colpito alla testa con una bottiglia di vetro che si è rotta provocandogli una larga ferita che ha cominciato a sanguinare abbondantemente. Uno di loro ha sghignazzato: “Ti abbiamo impresso una croce in testa”, la lesione era infatti cruciforme. Il Padre ha cercato di farlo ragionare, ottenendo però solo un terribile pugno che gli ha spezzato un dente. Dopo aver rubato la cassa della chiesa, il computer e il cellulare del prete, i banditi lo hanno costretto con disprezzo a entrare nel bagno dove lo hanno legato al wc. Gli hanno chiuso la bocca con un adesivo. Hanno cercato di strangolarlo con un cavo ma, richiamati da un segnale, si sono ritirati prima di completare l’opera. Il Padre ci ha messo più di due ore a liberarsi. Le mani ancora legate, ha potuto chiamare uno dei parrocchiani per essere soccorso. Lo hanno condotto tutto sanguinante dal chirurgo: la ferita ha avuto bisogno di cinque punti di sutura.


Un simile incidente sarebbe stato impensabile qualche mese prima. Gli slogan confessionali delle televisioni satellitari del Qatar e dell’Arabia Saudita hanno finito per rendere i cristiani – fino ad allora rispettati in virtù della legge di protezione delle minoranze – un obiettivo facile. Povera Siria. Nascono gruppuscoli un po’ dappertutto. Sanno che, nell’attuale congiuntura, i loro atti resteranno impuniti.


Dopo che la notizia si è diffusa, il villaggio si è riunito intorno al suo curato. I dignitari religiosi e civili, cristiani e mussulmani, hanno disapprovato fermamente l’aggressione. I leader dell’opposizione sono attesi domani in Municipio per una riunione con l’egumeno del monastero. Bisogna evitare tensioni confessionali.


Sua Beatitudine Gregorio III, Patriarca greco melchita di Antiochia e di tutto l’Oriente, ci ha telefonato per esprimerci la sua profonda tristezza e solidarietà paterna. Dopo i criminali attentati della vigilia che hanno colpito Damasco e provocato 70 morti e 400 feriti, Sua Beatitudine, già scosso, si è molto commosso informandosi sui dettagli dell’aggressione subita da Padre Georges Louis.

Nell’occasione il nostro Patriarca ha dichiarato che “il dramma nella nostra amatissima Siria è la dissoluzione della società, il banditismo e l’assoluta mancanza di sicurezza. Questa è la sensazione della stragrande maggioranza dei cittadini siriani, che non sanno più dove sia un luogo sicuro per rifugiarvisi. La violenza cieca e selvaggia colpisce ovunque. Gli elementi che costituiscono un pericolo per tutti – ma specialmente per i cristiani e le altre minoranze – sono il caos insidioso, l’opposizione incontrollabile e super armata e il banditismo. Sono tutti elementi che indeboliscono lo Stato e creano una situazione di paura, perfino di terrore e di una condizione psicologica gravissima nella nostra popolazione. Ci troviamo continuamente nella totale insicurezza. Oggi in Siria non si tratta più di uno scontro governo-opposizione. C’è un terzo elemento: è il banditismo che prolifera e approfitta della situazione, che si nasconde dietro l’opposizione e che sfrutta l’assenza dell’esercito e di osservatori delle Nazioni Unite”.


Commentando la menzione della Croce fatta dai malfattori, Sua Beatitudine ha affermato: “Per dirla francamente, io non ho paura dei mussulmani, non ho paura dell’islamismo, non ho paura del salafismo. Io posso trovare un accordo con tutti perché so con chi ho a che fare. Ma di fronte al banditismo resto completamente disarmato e senza alcuna difesa”.


Abbiamo confidato al Patriarca che le forze dell’ordine, contattate dai dignitari mussulmani e cristiani del villaggio, hanno esitato a venire a Qara in quanto, come ogni venerdì, c’era una manifestazione davanti alla grande moschea che si trova a pochi metri dalla parrocchia e che questa opposizione è diretta da uomini armati. Le forze dell’ordine non sono volute venire per evitare che, affrontando i miliziani, si potesse provocare uno spargimento di sangue tra la popolazione civile.


Sua Beatitudine ha risposto: “Finché il governo c’è, esso deve governare: è una norma del diritto internazionale. Non si può impedire a un governo di governare. Non si può impedire a un governo di proteggere i cittadini. E il governo non deve abdicare a questo compito. La rivoluzione, ponendo l’opposizione contro il governo, ha paralizzato quest’ultimo. Si direbbe che non c’è più governo. Il governo siriano è impedito e cacciato via a causa della politica internazionale, a causa delle continue accuse che gli vengono rivolte senza prove di perpetrare massacri e di bombardare i civili, laddove atti barbari posti in essere dalla opposizione passano sotto silenzio. E’ per questo che la gente chiede aiuto. C’è un governo, un governo legittimo che deve governare. Bisogna aiutare il governo. Se questo governo un giorno cadrà, non ci sarà più niente da fare. In quale vuoto cadremo senza una alternativa valida? Disgraziatamente constatiamo una volontà internazionale che mira ad esacerbare le differenze ed a provocare conflitti in Siria. Armando e appoggiando in vari modi delle forze incontrollabili, si spinge il paese verso una maggiore violenza, un terrorismo più forte, un maggiore bagno di sangue. Io mi rivolgo alla comunità internazionale: salvate la Siria. Salvate la esemplare convivenza tra mussulmani e cristiani. Per coloro che la considerano preziosa io grido: salvate la presenza cristiana in Siria. I drammatici avvenimenti spingono i cristiani all’esodo per paura del caos e del banditismo.


Sua Beatitudine ha terminato con una preghiera: Damasco, la più antica capitale del mondo ha accolto Saul il persecutore. Tra le sue mura Saul è diventato Paolo, apostolo delle nazioni. Damasco è il luogo dell’incontro col perseguitato. Con l’aiuto del cielo, di Colui che è resuscitato tra i morti e che è per sempre solidale con la nostra disperazione. Damasco può tornare ad essere il luogo della conversione, della trasformazione interiore e della grande conciliazione. Signore guarda dal cielo e vedi e agisci con misericordia, tu che sei amico degli uomini”.


Questi avvenimenti devono far riflettere tutte le persone di buona volontà: un paese è stato destabilizzato da insorti che accettano di ospitare tra loro banditi e terroristi. Essi instaurano uno stato di non diritto le cui conseguenze sono disastrose e drammatiche per la popolazione civile. Come restare a braccia conserte?


Centro Cattolico d’informazione Vox Clamantis

Diocesi greco-cattolica di Homs

Qara, Provincia di Damasco, Siria 11 maggio 2012