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 Siria, novembre 2012 - Un gruppo di ribelli siriani ha “arrestato” un giornalista libanese ad Aleppo perché la sua “presenza come giornalista non era desiderata nei territori controllati dai ribelli”. Fidaa Itani, che lavora per la Lebanese Broadcasting Corporation (LBCI) e per diversi altri media, viaggiava nella città di Aleppo sotto la protezione di un gruppo ribelle, quando è stato arrestato e consegnato ad un altro gruppo di ribelli che controlla una cittadina situata a circa 30 chilometri dal porto assediato (nella foto, Fidaa Itani)






RT.com, 28 ottobre 2012 (trad.ossin)


I ribelli siriani hanno “arrestato” un giornalista libanese per “incompatibilità” giornalistica
RT


Nel fervore della lotta, un gruppo di ribelli siriani ha “arrestato” un giornalista libanese ad Aleppo perché la sua “presenza come giornalista non era desiderata nei territori controllati dai ribelli”


Fidaa Itani, che lavora per la Lebanese Broadcasting Corporation (LBCI) e per diversi altri media, viaggiava nella città di Aleppo sotto la protezione di un gruppo ribelle, quando è stato arrestato e consegnato ad un altro gruppo di ribelli che controlla una cittadina situata a circa 30 chilometri dal porto assediato.


I ribelli hanno dichiarato nella loro pagina Facebook che considerano il lavoro di Itani come incompatibile con il percorso della rivoluzione siriana e dei ribelli siriani”.


Hanno promesso di liberare “rapidamente” il reporter, che è attualmente prigioniero dei ribelli, appena avranno acquisito i documenti e le informazioni necessarie.


Itani è stato fermato avendo suscitato dei sospetti in quanto aveva scattato foto e girato video di  “numerose operazioni” nella secondo città più grande della Siria. Sembra inoltre che il contenuto dei suoi articoli non corrisponda agli auspici dei ribelli per il modo in cui egli ha fornito informazioni sul sollevamento popolare contro il regime di Bachar Al-Assad.


“I video e gli articoli non hanno fornito la prova di una complicità di Itani con le parti che sono contro la rivoluzione, ma la sua presenza in qualità di giornalista non è desiderata nei territori controllati dai ribelli”, ha dichiarato il gruppo.  


L’emittente LBCI e i membri del Parlamento libanese sono in contatto col gruppo e il suo leader Abu Ibrahim. Sperano che Itani possa essere liberato in un giorno o due.


Abu Ibrahim e il gruppo ribelle Azaz hanno già sequestrato dei residenti libanesi. In maggio hanno anche sequestrato dodici pellegrini libanesi che tornavano dall’Iran passando per la Siria. Solo due di essi sono stati rilasciati.


I ribelli hanno utilizzato l’espressione “detenzione” in riferimento al sequestro del giornalista, ma di fatto sequestrandolo essi hanno commesso un “atto criminale”, ha detto Manuel Ochsenreiter, redattore capo del magazine politico mensile tedesco Zuerst, a RT.


“Si tratta di un incidente inquietante ma non nuovo”, ha aggiunto. “Non è il primo giornalista ad essere sequestrato in Siria. Numerosi giornalisti sono stati uccisi in Siria dai ribelli e dai gruppi vicini a Al-Qaida. Ricordate i giornalisti della televisione siriana, Syrian News TV, che sono stati uccisi a fine giugno quando l’edificio della televisione è stato attaccato”.


Il governo siriano al contrario consente ai giornalisti di scrivere articoli che contrastano con la linea ufficiale, ha aggiunto Ochsenreiter, che si è recato anche lui a Damasco durante il conflitto.


“Ero a Damasco e tutto quello che posso dire è che c’erano molti giornalisti i cui articoli non erano affatto teneri con la linea ufficiale del governo siriano e non sono stati arrestati, né sequestrati, erano liberi di lavorare nel paese”, ha detto. “Vedete dunque che i giornalisti vengono trattati in modo assai diverso a seconda con chi hanno a che fare i Siria e così il rischio varia enormemente”.


Itani è stato sequestrato qualche ora dopo l’uscita di un video nel quale il leader di Al-Qaida, Ayman al-Zawari, invitava i mussulmani a sequestrare li occidentali per utilizzarli come moneta di scambio per ottenere la liberazione dei loro membri tenuti prigionieri nel mondo. Nel suo ultimo video postato sul net, al-Zawari incita gli islamisti a sostenere “al meglio” i ribelli siriani.


Non è il primo reporter straniero del quale si lamenta la sparizione in questo paese arabo dall’inizio della guerra civile nel marzo 2011. Un reporter ucraino, Anhar Kochneva, è stato rapito diverse settimane fa e non è stato ancora liberato. In totale, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti, tre reporter internazionali sono calcolati come spariti in Siria e più di 20 sono stati uccisi. Il conflitto ha provocato più di 20.000 morti in Siria.



 Per consultare l’originale :
http://rt.com/news/lebanese-reporter-syria-rebels-395/