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 Crisi siriana, settembre 2013 - Nei giorni scorsi è apparsa sul quotidiano francese Le Figaro una intervista al Presidente siriano Bachar el Assad. In uno stile fermo e pacato, il Presidente ha esposto il suo punto di vista, pervenendo anche all'ovvia conclusione che, se Francia attaccherà militarmente la Siria, sarà considerata un nemico. La stampa francee, che oramai vive solo di manipolazione, ha denunciato istericamente le "minacce" di Assad, come se l'attacco militare che Hollande prepara non fosse niente (nella foto, il Presidente Assad) 








Le Figaro, 2 settembre 2013 (trad. ossin)


L’inviato speciale de Le Figaro, Georges Malbrunot ha intervistato il presidente siriano Bachar el Assad


Difendo l’indipendenza e la dignità della Siria contro

fondamentalisti e terroristi



di Georges Malbrunot



Le Figaro:
Può dimostrare che il suo esercito non ha utilizzato armi chimiche il 21 agosto nei sobborghi di Damasco durante gli attacchi che hanno provocato la morte di 1000 persone, come la accusano di aver fatto Barack Obama e François Hollande?


Bachar el-Assad:
Chi accusa ha l’onere di fornire le prove. Noi abbiamo sfidato gli Stati Uniti e la Francia a fornire anche una sola prova. I signori Obama e Hollande non ne sono stati capaci, nemmeno di fronte ai loro popoli. Eppure le politiche estere si decidono in nome dei popoli e dei loro interessi.
Se vogliamo poi parlare della logica di questa accusa, se sia o meno ragionevole, le rivolgo io una domanda: noi combattiamo da due anni e posso dire che la nostra situazione sul campo è oggi assai migliore di quella dell’anno scorso, per esempio. Come può accadere che un esercito, in un qualunque Stato, possa ricorrere ad armi di distruzione di massa, proprio mentre sta vincendo con le armi convenzionali? Per essere precisi. Io non voglio nemmeno affrontare il tema se l’esercito siriano possieda o meno simili armi. Non è questa la questione. Ma mettiamo le possieda e che abbia deciso di utilizzarle: è mai possibile che lo faccia nell’area dove sono posizionati i propri uomini? Dov’è la logica in tutto questo?
E poi: le pare possibile che si siano utilizzate armi di distruzione di massa nei sobborghi della capitale senza uccidere decine di migliaia di persone, dal momento che questi gas nocivi sono trasportati dal vento?


D: anche dei soldati dell’esercito regolare sono stati colpiti da queste armi?


Assad:
Sì, nella regione di al Baharieh, alla periferia di Damasco. Gli ispettori dell’ONU li hanno incontrati in ospedale.

D: Qualcuno ipotizza che, senza dubbio l’esercito ha collezionato diversi successi, ma che lei vorrebbe anche, alla fine dei conti, farla finita definitivamente con questa opposizione che colleziona vittorie in altri settori.


Assad:
Ripeto ancora una volta che le zone di cui si parla sono assai popolose. Utilizzarvi delle armi di distruzione di massa significherebbe provocare decine di migliaia di morti. Tutte le accuse si fondano sulle allegazioni dei terroristi e su delle immagini video arbitrarie che sono state diffuse in internet.


D: Gli Statunitensi dicono di avere captato un colloquio telefonico tra un dirigente siriano e un elemento dell’esercito, nel corso del quale il primo dava al secondo l’ordine di utilizzare queste armi


Assad:
Se gli Statunitensi, i Francesi o gli Inglesi disponessero di una sola prova, l’avrebbero resa pubblica fin dal primo giorno. Io non voglio parlare delle voci, né delle ipotesi. Io  mi attengo ai fatti. Se quanto dicono è vero, ce ne diano la prova.


D: Sarebbe possibile che qualche dirigente, o qualche capo dell’esercito siriano, abbia preso questa decisione senza il suo avallo?


Assad:
Ripeto ancora una volta… noi non abbiamo mai detto di possedere simili armi. La sua domanda insinua cose che io non ho mai detto, e che come Stato non abbiamo mai né confermato né negato… ma normalmente, nei paesi che possiedono simili armi, la decisione è centralizzata.


D: Ma l’ha detto Jihad Makdissi!


Assad:
No, a suo tempo disse: “se anche possedessimo simili armi, noi non le utilizzeremo mai”. Il fatto di possederle o meno è un affare puramente siriano e riguarda solo noi.


L’uomo forte è quello che impedisce la guerra, non quello che la fa

D: Il presidente Obama ha rinviato l’attacco militare contro il suo paese. Come spiega questa decisione?


Assad: Qualcuno considera questo temporeggiare del presidente Obama come una prova di debolezza… altri hanno visto in lui il capo forte di una grande potenza, perché ha minacciato di scatenare la guerra contro la Siria. Quanto a noi, noi pensiamo che l’uomo forte sia quello che impedisce la guerra, non chi la infiamma…
L’uomo potente è quello che sa riconoscere i suoi errori. Se Obama fosse forte, avrebbe pubblicamente detto: ‘Noi non abbiamo prove sull’uso di armi chimiche da parte dello Stato siriano’. Avrebbe pubblicamente detto: ‘L’unica strada è quella della inchiesta dell’ONU, quindi rimettiamo tutto al Consiglio di Sicurezza’. Ma a mio avviso egli è debole, perché ha subito le pressioni interne e minacciato di scatenare una guerra. E’ la mia opinione. Ripeto che considero forte colui che impedisce la guerra, non quello che la scatena o l’attizza.


D:
Cosa direbbe ai membri del Congresso USA che devono votare a favore o contro l’attacco?


Assad:
Chiunque sia chiamato a prendere una simile decisione, deve prima porsi una domanda evidente: che vantaggi hanno portato le guerre agli Stati uniti e all’Europa? Cosa ha guadagnato il mondo dalla guerra contro la Libia? Che cosa ha guadagnato dall’aiuto fornito al terrorismo in Libia? Che cosa ha guadagnato dalla guerra in Iraq? Cosa guadagnerà dal rafforzamento del terrorismo in Siria?
Il compito di ciascun membro del Congresso è di servire gli interessi del proprio paese. Deve agire in funzione degli interessi del suo paese. Dove sarebbe l’interesse degli Stati uniti nella crescita del disordine e dell’estremismo in Medio oriente? Dove sarebbe il loro interesse nel proseguire quello che George Bush ha iniziato, vale a dire diffondere le guerre nel mondo…
Se ragioneranno in modo logico e in funzione dell’interesse del loro paese, non troveranno alcun interesse in una simile guerra. Ma lei sa che molte volte le posizioni politiche non sono ispirate dal buon senso..



Bachar el Assad con la moglie Asma


D.
Come intende rispondere all’attacco, qualora vi fosse?


Assad:
Sta parlando del barile di polvere da sparo che è il Medio oriente. Il fuoco gli si sta avvicinando pericolosamente. Non bisogna parlare solo della risposta siriana, ma di quello che potrebbe accadere dopo il primo attacco…
Chi elabora oggi piani di guerra può risponderle solo di quanto accadrà nel primo momento, vale a dire di quello che egli stesso intende fare. Ma dopo…  nessuno può sapere cosa succederà. Nessuno avrà più il controllo della situazione quando il barile esploderà… Nessuno può prevedere quello che alla fine succederà. L’unica cosa certa, è che si diffonderanno il caos, la guerra l’estremismo e le sue ripercussioni.


D: C’è il pericolo di una guerra regionale?


Assad:
Certo, è il primo rischio. Il problema non riguarda solo la Siria, ma tutta la regione che è strettamente integrata sul piano sociale, politico e militare. E’ normale dunque che le sfide siano regionali e non solo siriane.


D:
Per esempio, Israele sarebbe uno dei vostri obiettivi?


Assad:
lei non può certo aspettarsi che io le riveli quale sarà la nostra risposta. Non sarebbe logico annunciare i nostri piani ma, come ho appena detto, giacché gli attori sono numerosi, parlare di uno solo minimizzerebbe l’importanza di quanto accadrà.


D: Cosa direbbe alla Giordania dove si stanno addestrando uomini armati. Nel caso in cui gli estremisti guadagnassero posizioni, quale sarebbe a suo avviso il pericolo che minaccia la Giordania?


Assad:
Non è nostra politica esportare i nostri problemi ai paesi vicini. Noi abbiamo a che fare con migliaia di terroristi già venuti dalla Giordania e li colpiamo all’interno stesso della Siria… la Giordania, per altro, ha già annunciato che non servirà da base per alcuna operazione militare contro la Siria.
Ma se noi non riusciremo a vincere il terrorismo in Siria, esso si trasferirà automaticamente agli altri paesi. L’estremismo e il caos si estenderanno ancora di più.


Non credo che Erdogan sia cosciente di quello che fa 

D: Lei mette dunque in guardia la Giordania e la Turchia?


Assad: Lo abbiamo già detto tante volte, e abbiamo loro inviato messaggi diretti e indiretti. Io penso che la Giordania ne sia cosciente, malgrado le pressioni che si esercitano su di essa perché si presti ad essere un corridoio di passaggio per il terrorismo. Quanto a Erdogan, io non credo per nulla che egli sia cosciente di quello che fa…
L’importante oggi per la Siria è di vincere il terrorismo sul suo territorio.


D: Quale sarà la reazione dei suoi alleati… Hezbollah e Iran, in caso di attacco contro la Siria? Lei conta sul loro aiuto?


Assad:
Io non voglio parlare al posto loro. Però le loro dichiarazioni sono chiare. Giacché noi abbiamo detto che il problema è regionale, nessuno potrebbe dissociare gli interessi della Siria da quelli dell’Iran, né gli interessi della Siria, dell’Iran e di Hezbollah da quelli degli altri paesi che ci sostengono.
Oggi la stabilità della regione dipende dalla situazione siriana. La Russia ne è cosciente, così essa non difende il presidente o lo Stato siriano, ma la stabilità nella regione…  perché questo avrà degli effetti anche sulla Russia . Guardare le cose dal solo punto di vista della coalizione tra la Siria e l’Iran sarebbe superficiale e limitato. La questione è assai più grande.


D: La Russia le ha dato assicurazioni che manterrà dei contatti con gli USA per attenuare l’attacco?


Assad:
Non credo che ci si possa fidare degli Stati Uniti. Nessuno Stato al mondo può garantire a chiunque che gli USA impegneranno o meno un’azione contro questo o quel paese. Dunque noi non cerchiamo simili assicurazioni… Gli Usa dicono una cosa al mattino e la contraddicono completamente la sera…  Finché gli Stati Uniti continueranno ad ignorare l’ONU, nessuno potrà fornirci assicurazioni.


D: Come può essere fermata la guerra e la crisi che dura da due anni e mezzo in Siria? Lei ha proposto un governo di unità nazionale, la comunità internazionale ha proposto Ginevra 2… Come si può fermare il bagno di sangue?


Assad:
Parlare di soluzione all’inizio della crisi era totalmente diverso dal parlarne adesso… Io ho detto fin dall’inizio he la soluzione doveva passare per il dialogo… Il dialogo produce ipotesi di soluzioni e idee che possono attuarsi attraverso misure politiche.
Oggi la situazione è diversa. Noi combattiamo i terroristi. L’80-90% di quelli che combattiamo appartiene ad Al Qaida. Questi non sono interessati né alle riforme, né alla politica, né alle leggi. Il solo modo di fronteggiarli è liquidarli. Solo dopo potremo parlare di misure politiche. Per rispondere quindi alla sua domanda, la soluzione oggi consiste nel fermare il flusso di terroristi verso la Siria, la fornitura di armi e si sostegni finanziari ai terroristi…


D: Chi fornisce loro questo sostegno?


Assad:
L’Arabia saudita in primo luogo, la Turchia, la Giordania (attraverso il passaggio sul suo territorio di miliziani diretti in Siria), la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti.


D: Lei ha le prove che la Francia armi i terroristi?
 
Assad: Le posizioni politiche della Francia, la sua provocazione che mette in esecuzione le politiche di altri paesi come il Qatar, per noi ne sono la prova.


D: Lei sarebbe pronto, signor Presidente, a invitare i leader dell’opposizione a venire in Siria, a incontrarsi con loro e fornire loro le indispensabili garanzie e a dire: sediamoci e discutiamo per trovare insieme una soluzione?


Assad:
Lo scorso gennaio noi abbiamo lanciato una iniziativa che prevedeva tutto quanto lei ha detto e anche di più. Però l’opposizione di cui lei parla è stata fabbricata all’estero. E’ made in Francia, Qatar… non certo made in Siria. Deve quindi per forza obbedire agli ordini di chi l’ha fabbricata. Non è stato permesso agli esponenti di questa opposizione di rispondere favorevolmente al nostro appello per una soluzione politica. Peraltro essi non dispongono di alcuna base popolare. Nonostante ciò noi li abbiamo invitati, ma essi non hanno risposto.


D: Ma alcuni non hanno risposto perché temono per la loro vita. Temono di essere imprigionati come fu nel caso di Abdelaziz el Khayer. Lei può fornire loro delle garanzie?


Assad:
Noi abbiamo dato tutte le garanzie, io stesso ho formulato i punti politici e anche le garanzie per chiunque venga in Siria per il dialogo. Ma loro non sono venuti o non è stato permesso loro di venire. Dire che essi temono di essere uccisi o arrestati, noi non abbiamo ucciso o arrestato nessuno dell’opposizione. Si trovano in Siria, gli amici e i colleghi di Abdelaziz el Khayer… lei potrà incontrarli proprio qui, in Siria. Perché aggredire o arrestare qualcuno e lasciare liberi gli altri? Dove sarebbe la logica? E’ insensato.


L'Occidente combatte il terrorismo e contemporanemente lo sostiene in Siria

D: Come spiega l’attuale posizione della Francia nei confronti della Siria? Lei è venuto più volte in Francia…


Assad:
Non era una relazione di amicizia… Era un tentativo da parte della Francia di influenzare la politica siriana, e ciò a richiesta degli Stati uniti. Era una cosa poco chiara per noi. Perfino la virata positiva nei confronti della Siria del 2008, è stata fatta sotto l’influenza del Qatar… per dirla tutta, la politica della Francia nei confronti della Siria dipende totalmente dal Qatar e dagli Stati uniti.


D: Il Parlamento francese ne discuterà mercoledì. Attualmente vi è un gran dibattito in Francia. Qualcuno pensa che Hollande si sia spinto troppo in là su questa vicenda. Cosa direbbe oggi ai parlamentari francesi prima che si riuniscano e votino?


Assad:
Qualche giorno fa il ministro francese degli affari esteri avrebbe dichiarato: la partecipazione della Francia dipende dal Congresso USA. Non c’è dunque molto da aspettarsi dalla decisione del Parlamento francese. Io chiedo a lei a chi deve rispondere il governo francese: al Parlamento francese o al Congresso USA? 
Dal 2003, dopo l’invasione dell’Iraq, la Francia ha deciso di rinunciare alla sua indipendenza ed è diventata subalterna alla politica statunitense. E’ stato vero per Chirac dopo la guerra, ma anche per Sarkozy, e oggi per Hollande.
Il problema è capire se la seduta del Parlamento francese significherà che i Francesi ritroveranno una indipendenza di decisione. Io direi oggi ai Parlamentari: ognuno decida in funzione degli interessi della Francia. I rappresentanti del popolo francese sosterranno l’estremismo e il terrorismo? Si porranno al fianco di coloro che hanno perpetrato l’attacco dell’11 settembre a New York, o l’attentato della metropolitana in Spagna? I deputati del popolo francese si porranno al fianco di coloro che hanno ucciso  gli innocenti in Francia? Come possono perseguire gente come Mohammad Marah in Francia e sostenerli in Siria? Come può la Francia combattere il terrorismo in Mali e rafforzarlo in Siria? La Francia diventerà un esempio della politica dei due pesi e delle due misure promossa dagli Stati Uniti?
Come i parlamentari francesi potranno convincere i concittadini che la Francia è uno Stato laico, e nello stesso tempo sostenere altrove l’estremismo e il confessionalismo; uno Stato che invita alla democrazia ma i cui alleati principali sono Stati medioevali come l’Arabia Saudita. Io dico ai parlamentari francesi: tornate ai principi della Rivoluzione francese, di cui tutto il mondo è orgoglioso: Libertà, Uguaglianza, Fratellanza.


D: Se la Francia interviene militarmente, saranno colpiti gli interessi nazionali francesi in Siria o nella regione?


Assad:
Ciò dipende dalle ripercussioni della guerra. Ma la Francia certamente perderà i suoi interessi. Vi è una specie di disprezzo nei confronti della politica francese, questo è diventato chiaro e si riflette direttamente sugli interessi. Avrà ripercussioni, negative ovviamente, sugli interessi della Francia. Anche perché i paesi importanti della regione si stanno cominciando a volgere verso est, e non più verso l’Europa come prima. Una alternativa e possibile, come il reciproco rispetto tra noi e questi paesi.


D: Dunque lei invita alla ragione e alla saggezza?


Assad:
Alla ragione e alla morale.


D: Intende candidarsi il prossimo anno alle elezioni presidenziali?


Assad:
Dipende dalla volontà del popolo siriano. Se il popolo lo vorrà, lo farò senz’altro. Al momento non disponiamo di sondaggi di opinione, ma disponiamo di altri indici. Quello principale è che, quando voi combattete contro terroristi venuti da più di 80 paesi e che sono sostenuti all’Occidente e dal alcuni Stati arabi, se anche il popolo non vi vuole, non potete reggere. Siccome la Siria ha resistito per due anni e mezzo, ecco un indice importante del sostegno popolare.


D: In questa crisi, signor Presidente, fino a che punto è pronto a combattere?


Assad:
Non siamo noi ad avere scelto di combattere.  Noi abbiamo una sola alternativa: combattere e difendere il nostro paese contro il terrorismo o capitolare. La storia della nostra regione non mostra esempi di nostra capitolazione. In questa regione ci sono state sempre guerre. E non ha mai capitolato, e non capitolerà mai.


D: Dunque lei è pronto a sacrificare la sua vita per la Siria?


Assad:
Quando la questione è patriottica, tutti si battono, e tutti si sacrificano per la patria… Nessuna differenza tra cittadini e presidente… non è un fatto personale. A che serve restare in vita se la patria muore?


D: Di quali responsabilità si fa carico, signor Presidente; tutti gli errori commessi e tutto quello che ha fatto il suo esercito e le forze di sicurezza? Pensa che siano stati commessi degli errori?


Assad:
Ogni essere umano rischia di sbagliare. Chi non sbaglia non è un essere umano, o è uno che non fa niente. Io sono un essere umano e agisco… Ma quando si vuole valutare un qualsiasi errore, non bisogna prenderne le distanze. La valutazione si deve fare dopo e non durante. Occorre vedere quali sono le conseguenze. Al momento siamo in piena guerra. Quando sarà finita, potremo valutare i risultati e allora potremo dire dove abbiamo avuto ragione e dove ci siamo sbagliati.


D: E’ sicuro di vincere?


Assad:
La storia della nostra regione ci dice che quando i popoli si difendono, alla fine vincono. Questa guerra non è quella del presidente, né quella dello Stato. E’ la guerra di tutta la patria, e noi vinceremo.


D: Però il suo esercito ha perso alcune regioni a nord, a est e a sud… Pensa che recupererete queste zone?


Assad:
Il nostro problema non è di avere il territorio sotto il nostro controllo o sotto quello dei gruppi armati. Non c’è luogo dove l’esercito non sia riuscito a penetrare quando ha deciso di farlo. Il vero problema risiede nella flusso di terroristi che continuano a giungere attraverso le frontiere. E nei cambiamenti che i terroristi hanno introdotto sul piano sociale nelle zone in cui sono penetrati.


D: Il suo ex amico Moratinos mi ha detto qualche giorno fa: che cosa sta succedendo a Bachar el Assad? Come può commettere simili atti di violenza nel suo stesso paese?


Assad:
Sarebbe meglio porsi la questione di come la Francia abbia permesso di uccidere dei terroristi che hanno terrorizzato i cittadini francesi, di come ha risposto l’Inghilterra ai disordini dell’anni scorso, del perché si è fatto ricorso all’esercito a Los Angeles negli anni 1990. Perché è permesso agli altri paesi di lottare contro il terrorismo, mentre non è permesso in Siria? Perché non è permesso che Mohamad Marah stia in Francia per assassinare, mentre è permesso ai terroristi di stare in Siria per assassinare?


D: Dall’inizio della crisi, come è cambiata la sua vita di leader politico? Dopo 2 anni e mezzo di crisi, alcuni dicono che lei è rimasto solo


Assad:
Le ho già risposto. Se l’Occidente era contro di me, e anche il mio popolo, e io fossi rimasto solo, come avrei potuto guidare il paese? E’ illogico. Io continuo grazie al sostegno del popolo e alla forza dello Stato. Malauguratamente, quando ci si guarda dall’Occidente, non si vedono le cose in modo realistico.


D: Diversi giornalisti francesi sono trattenuti in Siria. Ha notizie di loro? E’ il governo a trattenerli?


Assad:
 Trattenuti da noi?

- Sono stati presi in ostaggio a nord

Assad: Se sono ostaggi dei terroristi, è ai terroristi che occorre chiedere notizie di loro. Se invece è lo Stato che arresta qualcuno che magari ha fatto ingresso nel paese in modo irregolare, sarà giudicato secondo legge. Non sarà nascosto in una prigione, sarà giudicato secondo le leggi siriane e tutti lo sapranno.


Se ci attaccherà, la Francia sarà nostra nemica

D: Vorrebbe che si giungesse ad una collaborazione con la Francia in materia di sicurezza, come è stato nel passato?


Assad:
Ogni tipo di cooperazione, sia essa in materia di sicurezza, militare o anche economica, presuppone un accordo politico. Non si può avere una collaborazione in materia di sicurezza con chiunque, quando gli interessi politici sono contrapposti.


D: Quando è morto suo padre e lei si è recato in Francia, il presidente Chirac l’ha ricevuta… la sua immagine da allora è cambiata completamente…


Assad:
Si tratta di capire piuttosto se la realtà delle persone cambia. L’immagine viene modificata dai media a modo loro. La mia realtà non è mutata. Io appartengo al popolo siriano. Difendo i suoi interessi. Io sono indipendente, non sottomesso a pressioni estere. Io collaboro con gli altri, in modo da salvaguardare gli interessi del mio paese.
Avevano male inteso queste cose. Pensavano che un giovane presidente fosse qualcuno a cui si può dettare il programma di cosa debba o non debba fare. Pensavano che, avendo studiato in occidente, avessi perso la mia autentica cultura… E’ una maniera ingenua e superficiale di vedere le cose. Io non sono mai cambiato. Ma all’inizio mi hanno visto con occhi diversi. Essi devono accettare l’immagine del siriano attaccato all’indipendenza del proprio paese.


D: La Francia è diventato un paese nemico della Siria?

Assad: Chiunque contribuisca al rafforzamento finanziario e militare dei terroristi è nemico del popolo siriano. Chiunque contribuisca a uccidere un soldato arabo siriano è nemico della Siria. Chiunque operi contro gli interessi della Siria e dei suoi cittadini è un nemico.
Io non parlo del popolo, perché vedo che il governo francese va contro gli interessi e la volontà del suo popolo. Bisogna distinguere tra popolo nemico e Stato nemico. Il popolo francese non è nemico, ma la politica del suo Stato è ostile al popolo siriano.


D: Dunque lo Stato francese è oggi un nemico della Siria?


Assad:
Nella misura in cui la politica dello Stato francese è ostile al popolo siriano, questo Stato sarà suo nemico. Questa ostilità resterà fin quando lo Stato francese non cambierà la sua politica.