Stampa










L’Orient Le Jour – 15 febbraio 2011

Dopo l’Egitto, la contestazione giunge in Yemen, Iran, Bahrein e Iraq

A Sanaa i partigiani di Saleh attaccano i manifestanti a colpi di bastone; incidenti a Teheran per il primo movimento di opposizione da un anno; un manifestante ucciso nel corso di scontri con la polizia nei pressi di Manama (Bahrein)…
Molti paesi del Medio Oriente sono stati teatro ieri di manifestazioni contro i regimi al potere, sulla scia di quelle che hanno provocato, in Egitto, le dimissioni del presidente Hosni Moubarak. Ci sono state manifestazioni in Yemen, in Iran, in Bahrein e in Iraq. In Yemen molte persone sono rimaste ferite nel corso delle manifestazioni. Nella capitale, Sanaa, migliaia di studenti e avvocati hanno gridato: “Dopo Moubarak, Ali”, riferendosi al presidente Ali Abdallah Saleh, al potere da 32 anni.  I manifestanti hanno tentato di marciare sulla piazza Tahrir (Liberazione) – che ha lo stesso nome di quella del Cairo – ma le forze di sicurezza hanno montato dei reticolati per impedirlo. Centinaia di militanti del Congresso Popolare Generale (CPG, partito al potere) hanno allora attaccato i manifestanti a colpi di bastoni e pietre, secondo un corrispondente dell’AFP. Qualche manifestante è rimasto leggermente ferito. Il corrispondente della BBC in arabo, Abdallah Ghorab, col viso insanguinato, ha dichiarato di essere stato picchiato “da uomini del partito al potere”. La manifestazione era organizzata da studenti e da esponenti della società civile. L’opposizione parlamentare, che ha deciso di riprendere il dialogo col regime, non si è associata.
A Taez, a sud della capitale, diverse migliaia di persone hanno reclamato un cambiamento di regime, e otto persone sono rimaste ferite quando la polizia ha disperso la manifestazione, secondo quanto riferito da alcuni testimoni.
In Iran l’opposizione riformatrice è riuscita a organizzare la sua prima manifestazione antigovernativa dopo un anno a Teheran, nonostante i moniti delle autorità che avevano vietato tutti gli assembramenti e approntato un imponente servizio di sicurezza. Mentre all’inizio queste manifestazioni si sono svolte in modo silenzioso, a un certo punto alcuni hanno cominciato a gridare slogan antigovernativi, come “morte al dittatore” o “Ya Hossein, Mir Hossein” (allusione al leader dell’opposizione Mir Hossein Moussavi) e hanno dato fuoco a cumuli di spazzatura, secondo quanto riferito da testimonianze riportate sui siti di opposizione e raccolte dall’AFP. Incidenti sono scoppiati in molti punti di Teheran tra le migliaia di manifestanti e le forze dell’ordine che hanno fatto uso di gas lacrimogeni. “Molte centinaia di persone” sarebbero state arrestate, secondo il sito Kaleme.com di M. Moussavi, che cita “testimonianze non confermate”. Una persona è rimasta uccisa e molte altre ferite da colpi d’arma da fuoco durante le manifestazioni, ha riportato l’agenzia di stampa FARS.
Commentando queste informazioni, la segretaria di Stato USA Hillary Clinton ha affermato ieri che gli Stati Uniti sostengono le rivendicazioni dei manifestanti iraniani, esortando Teheran a seguire l’esempio egiziano, “aprendo” il suo sistema politico.
Nello stesso tempo, a Barhein, qualche centinaio di persone hanno sfidato il divieto di manifestare in diversi villaggi sciiti, dove gli scontri hanno provocato almeno un morto, secondo i testimoni. Più di venti persone sono rimaste inoltre ferite, tra cui una gravemente, durante scontri scoppiati nei villaggi sciiti che si trovano nei pressi della capitale Manama. Nel villaggio di Nuwaidrat la polizia è ricorsa ai gas lacrimogeni e a pallottole di gomma per disperdere i manifestanti che reclamavano la liberazione dei detenuti sciiti. “Erano 2.000 seduti sulla strada a reclamare le loro rivendicazioni, quando la polizia ha cominciato a sparare”, ha detto alla Reuters Kamel, che non ha voluto rivelare il suo nome.
Il clima era del tutto diverso a Manama, dove dei sostenitori del governo hanno suonato i clacson delle auto e sventolato bandiere del Bahrein per celebrare il decimo anniversario della Costituzione.
In Iraq la manifestazione doveva essere romantica, in occasione di San Valentino: qualche centinaio di giovani si è riunito, con delle rose e dei palloni rossi, nel centro di Bagdad per esprimere “amore verso il loro paese” e criticare la cupidigia dei dirigenti. Il Primo ministro iracheno Nouri al-Maliki ha affermato che le richieste dei manifestanti erano “legittime” e che avrebbe operato perché i ministri le soddisfino.