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Le Grand Soir, 22 dicembre 2013 (trad. ossin)



Israele : continua la segregazione dei Palestinesi

Ahmad Tibi (*)


Il nuovo ambasciatore di Israele negli Stati Uniti, Ron Dermer, in occasione della presentazione delle credenziali a inizio mese, ha inviato un messaggio politico, offrendo al Presidente Obama  dei gemelli fabbricati nella colonia selvaggia Cité de David, che è stata violentemente e illegalmente imposta alla comunità palestinese di Silwan, nella parte occupata di Gerusalemme est.


La nomina di Dermer da parte del Primo Ministro Benjamin Netanyahu è stata una scelta arrogante e non diplomatica. La posizione di Dermer sulla soluzione dei due Stati è nota: egli è contrario. E ogni pubblica correzione di tiro a questo riguardo è di ordine puramente cosmetico.


Netanyahu dice di sostenere la soluzione dei due Stati. Tuttavia, dopo la prima visita di Netanyahu a Washington per incontrare Obama, Dermer l’ha definita “una soluzione infantile di un problema complesso”. Perché irritare Washington, nominando un avversario della soluzione dei due Stati come rappresentante degli interessi israeliani negli Stati Uniti?


Io credo che sia stato perché, in fondo, Netanyahu non ha interesse ad una simile soluzione e sa di essere sostenuto dai Repubblicani a Washington – e anche da molti Democratici. I Repubblicani di destra si schiereranno dalla parte del Primo Ministro conservatore israeliano piuttosto che col loro presidente, e un numero incredibile di Democratici anche.

Ai primi del mese, il senatore “liberal” Chuck Schumer (Democratico dello Stato di New York) ha detto di ritenere che il Segretario di Stato John Kerry aveva commesso un “errore” affermando che l’insistente difesa delle colonie da parte di Israele faceva pensare che non fosse sincera nel suo desiderio di pace.


Dermer è capace di seminare zizzania a Washington se Obama dovesse esercitare troppa pressione su Israele, in quanto la posta in gioco per Washington non è la giustizia e la libertà per i Palestinesi, ma spesso un malinteso assolutismo biblico che si preoccupa poco dei Palestinesi cristiani e per niente di quelli mussulmani.


Come cittadino palestinese di Israele e membro eletto della Knesset (Parlamento israeliano, ndt), non ho altrettanta predisposizione a far finta di non vedere, contrariamente a quello che fanno molti membri del Congresso USA. Io vedo regolarmente i partigiani di Netanyahu eletti alla Knesset tentare di far votare delle leggi apertamente segregazioniste contro i miei concittadini palestinesi. Vi sono infatti più di 50 leggi che ufficializzano la discriminazione contro di noi, e altre sono in preparazione.


I politici statunitensi che si dicono contenti che gli Stati Uniti siano usciti dall’epoca della segregazione, voltano spesso lo sguardo di fronte alle discriminazioni interne in Israele. Quanto alle azioni israeliane nei territori occupati della Cisgiordania e di Gerusalemme est, solo raramente i politici statunitensi alzano la voce. La libertà e i diritti dei Palestinesi sono, al massimo, solo vagamente invocati en passant.


Che la discriminazione contro un altro popolo sia una pratica inaccettabile nel 21° secolo sembra raramente sfiorare la mente di questa estrema destra che attualmente governa Israele. L’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, originario della Florida, sembra determinato a ripristinare la segregazione che vigeva nel suo Stato natale all’epoca della sua nascita – o quanto meno questa diseguaglianza legalizzata attuale che la vicenda Trayvon Martin (1)  ha rivelato in modo terrificante, nella quale molti genitori palestinesi possono del tutto riconoscere il sistema giudiziario israeliano e la sua discriminazione rampante contro i Palestinesi. Dermer assume le sue funzioni non pensando agli interessi dei cittadini israeliani, ma a quelli della maggioranza ebraica dei cittadini israeliani. Peggio ancora, a quelli della minoranza costituita dai coloni israeliani che portano avanti un progetto espansionista nei territori palestinesi occupati.


Un ambasciatore israeliano negli Stati Uniti dovrebbe essere alla testa della lotta contro la discriminazione e un difensore della diversità. Ma il Sionismo è la promozione di un gruppo particolare, quello degli ebrei e dei cittadini ebrei di Israele, e una ideologia in conflitto con i progressi in materia razziale realizzati nel corso degli ultimi 50 anni in paesi come gli Stati Uniti. Qui in Israele noi siamo ancora prigionieri di una realtà segregazionista.


Sì, io sono un eletto della Knesset, ma troppo spesso la hasbara (2) israeliana vede l’elezione di Palestinesi alla Knesset come un perizoma democratico – una foglia di fico che consente loro di affermare: “Vedete, noi siamo democratici”. Ma non bastano le elezioni per fare una democrazia. La protezione delle minoranze e dei loro diritti è cruciale e, in questo ambito, Israele ha pietosamente fallito.


Eppure Israele non potrà per sempre limitare i diritti dei Palestinesi in Israele e nei territori occupati. E prima o poi i Palestinesi aderiranno alla soluzione dei due Stati. Persone come Dermer e Netanyahu resteranno sorpresi dalla rapidità con la quale la lotta palestinese non sarà più per uno Stato palestinese indipendente, ma si convertirà in una lotta per l’uguaglianza dei diritti tra fiume e mare. I politici israeliani e statunitensi dovranno allora scegliere tra l’uguaglianza dei diritti per tutti o il favoritismo e diritti superiori accordati agli Ebrei. Se faranno la scelta di uno Stato ebraico e di una giustizia a due velocità, dovranno allora spiegare perché un simile sistema sarebbe accettabile in Israele ma respinto negli Stati Uniti. 


(*) deputato al Parlamento israeliano



(1) Trayvon Martin è il giovane afro-americano di 17 anni, ucciso da George Zimmerman, latino-americano di 28 anni, coordinatore della sorveglianza di un immobile residenziale. Quest’ultimo lo ha ucciso, avendo giudicato il giovane Trayvon Martin sospetto ed essendosi convinto che stesse per commettere dei reati, e ciò solo perché si trattava di un afro-americano   


(2) Hasbara  (הסברה) è una parola ebraica che significa letteralmente “spiegazione” o “chiarimento”. Essa è usata da Israele e dai gruppi filo-israeliani, per designare le operazioni di comunicazione che puntano a difendere il punto di vista e la politica dello Stato di Israele presso l’opinione pubblica internazionale