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Unz Review, 10 giugno 2021 (trad.ossin)
 
Cambia il governo israeliano, ma alcune cose restano uguali
Philip Giraldi
 
Cambia il governo in Israele, e il Primo Ministro della linea dura Benjamin Netanyahu viene sostituito dal nazionalista estremista Naftali Bennett. Bennett ha talvolta dato una mano perché fosse negato il diritto di voto ai cittadini israeliani non ebrei, ed a proseguire la pulizia etnica di tutti i non ebrei della Palestina storica, uccidendoli se necessario. Egli è un fiero oppositore di qualsiasi ipotesi di creare uno Stato palestinese, e definisce usualmente i manifestanti palestinesi come terroristi, manifestando la propria convinzione che dovrebbero essere fucilati a vista. Si è anche vantato di aver sparato ai Palestinesi durante il servizio militare, dicendo a un certo punto: "Ho già ucciso molti Arabi nella mia vita, e questo non costituisce alcun problema per me". È stato pesantemente coinvolto nell'"Operazione Grapes of Wrath" in Libano negli anni '80, dove la sua unità di commando ha ucciso numerosi civili, e si compiace di raccontare la sua partecipazione ai crimini di guerra israeliani
 
Il nuovo Primo Ministro israeliano, Naftali Bennett
 
Tutto ciò significa che non sarà in alcun modo alleviato il brutale regno del terrore di Netanyahu che ha prevalso in Cisgiordania, a Gaza e anche nella stessa Gerusalemme. Semmai, si intensificherà la pressione sugli Arabi per costringerli ad andarsene. Vi sono già prove che il cessate il fuoco negoziato di recente sia stato poco più di una pausa per mitigare la pressione internazionale, e che la pulizia etnica della Palestina proseguirà. La polizia israeliana e le unità dell'esercito hanno già arrestato centinaia di Arabi, molti dei quali cittadini israeliani, non perché abbiano infranto qualcuna delle “regole” imposte dal governo Netanyahu, ma come misura preventiva per identificarli e poterli più facilmente rinchiudere quando comincerà il prossimo round. Dall'inizio dei disordini ad aprile, sono stati segnalati 1.800 arresti, ma i numeri sono probabilmente molto più alti. Si stima che il 25% dei detenuti siano bambini e l'85% dei bambini arrestati riferisce di aver subito abusi fisici. Inoltre, almeno 26 Palestinesi sono stati uccisi durante la resistenza. Si dice che la polizia, irritata per essere ridicolizzata dai Palestinesi in protesta, stia "regolando i conti" e "chiudendo la partita”, spesso ricorrendo a brutali pestaggi durante gli arresti, come punizione collettiva per spezzare la resistenza araba.
 
La polizia israeliana è stata attiva anche all'interno e intorno alla moschea di al-Aqsa, dove ha negato ai musulmani l'accesso al luogo sacro, mentre promuoveva visite turistiche di ebrei israeliani. Questa è una chiara violazione delle regole stabilite per l'accesso alla moschea, e trasmette il forte segnale ai Palestinesi che il resto deve ancora venire e che vi è un chiaro progetto di espellerli, a qualsiasi costo, dalla Grande Israele.
 
Il direttore del Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele (ADALAH), Hassan Jabareen, ha osservato di recente come le violenze dell'ultimo mese siano state deliberatamente provocate da Israele per favorire la campagna elettorale di Netanyahu, attraverso una "massiccia campagna di arresti annunciata dalla polizia israeliana... una guerra militarizzata contro i cittadini palestinesi di Israele. Si tratta di una guerra contro i manifestanti palestinesi, gli attivisti politici e i bambini, che utilizza rilevanti forze di polizia israeliane per fare irruzione nelle case dei cittadini palestinesi”.
 
Gli Israeliani, che sono dotati di senso dell'umorismo, hanno chiamato la prima fase degli arresti di massa "Operazione Legge e Ordine". Gli stessi raid sono stati effettuati all'interno dello stesso Israele e in Cisgiordania. I Palestinesi con cittadinanza israeliana godono di quelli che sono stati definiti "diritti di seconda classe" nel sistema giudiziario del paese. Sebbene Israele affermi che i suoi cittadini arabi - circa il 20% della popolazione – hanno parità di diritti con gli Ebrei, perfino il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti filo-israeliano ha ripetutamente accusato Israele di praticare "discriminazione istituzionale e sociale" nei confronti dei suoi cittadini arabi.
 
Di conseguenza, i Palestinesi arrestati vengono accusati, incriminati e, in alcuni casi, detenuti a tempo indeterminato in virtù dello Stato di emergenza proclamato e della legislazione antiterrorismo. Un'accusa frequente è quella di "istigazione", che richiede poco o nulla in termini di prove. Molti dei Palestinesi arrestati vengono poi rilasciati dopo il pagamento di esorbitanti cauzioni, in media circa 1.000 dollari. Secondo quanto riferito, un attivista palestinese ha pagato 7.400 dollari per essere liberato.
 
Da notare che i coloni ebrei armati che hanno provocato gli scontri del mese scorso, distruggendo case palestinesi e altre proprietà, non sono stati identificati né arrestati dalle autorità israeliane. L'attivista Remi Kanazi osserva come "l'apartheid in Israele si manifesta anche in questo modo: i manifestanti ebrei gridano 'Morte agli arabi' e brutalizzano i Palestinesi nei loro quartieri, e i poliziotti non fanno nulla, poi quegli stessi poliziotti effettuano arresti massicci di cittadini palestinesi due settimane dopo".
 
Nei Territori occupati, altri Palestinesi, che sono cittadini dell'Autorità Palestinese o che hanno documenti delle Nazioni Unite, non godono di alcun diritto secondo la legge israeliana e possono essere arrestati a volontà e, in molti casi, a tempo indeterminato, senza poter contattare un avvocato o i familiari. La maggior parte di loro non stava facendo nulla di illegale, nemmeno secondo la legge israeliana, quando è stata arrestata. Era solo colpevole di essere Palestinese.
 
Per dare un esempio di come funziona il processo, illustreremo il caso della persecuzione subita dal noto attivista palestinese Iyad Burnat, già in precedenza arrestato all'età di 17 anni e tenuto due anni in carcere per aver lanciato pietre contro i soldati israeliani. Egli vive a Bil'in, in Cisgiordania, e i suoi due figli sono stati prelevati dalla loro casa nel corso delle recenti invasioni notturne da parte delle forze di sicurezza israeliane. Abdul Khaliq, 21 anni, è stato portato via il 17 maggio e Mohammed, 19 anni, il 24 maggio. Sono attualmente detenuti nel centro di detenzione di Almasqubia a Gerusalemme ed è stato loro negato qualsiasi contatto, sia coi genitori che con un legale. Le autorità israeliane non hanno fornito alcuna spiegazione sul motivo per cui sono stati arrestati.
 
Per fare un altro esempio recente della brutalità della polizia israeliana, al-Jazeera ha dettagliatamente raccontato come il tredicenne Mohammed Saadi sia stato arrestato, bendato, picchiato e minacciato con una pistola alla testa da cinque poliziotti che lavoravano sotto copertura nella sua città natale di Umm al-Fahem. Saadi era tra le migliaia di persone che si erano radunate per il corteo funebre di Mohammed Kiwan, un ragazzo di 17 anni che era stato colpito e ucciso dalla polizia israeliana una settimana prima.
 
Gli attivisti palestinesi sostengono che la repressione israeliana si è rivelata controproducente. La maggior parte dei Palestinesi ora ha capito che gli Israeliani intendono sterminarli. Un osservatore nota che “La barriera della paura è stata infranta. Le forze israeliane affrontano un popolo che non ha più nulla da perdere. I giovani di Gerusalemme sanno di non avere alcun futuro, a causa di fattori socioeconomici che sono il risultato, o sono stati aggravati dalle politiche di occupazione. Essi stanno difendendo il loro diritto ad esistere, le loro case e la loro patria e, se non fosse stato per la loro resistenza, i coloni ebrei avrebbero preso il controllo di molti luoghi a Gerusalemme”.
 
Ovviamente l'amministrazione di Joe Biden non farà nulla, anche se il governo israeliano dovesse arrestare e torturare 100.000 Arabi, ma c'è un sentimento crescente anche nel Congresso e nei media controllati dai sionisti che "quello che è sbagliato non va bene". La deputata Betty McCollum ha presentato due volte un disegno di legge, che sta languendo in una commissione congressuale, che chiede agli Stati Uniti di bloccare gli aiuti a Israele che potrebbero essere utilizzati per arrestare, picchiare e imprigionare i bambini. Il suo progetto di legge, Promoting Human Rights for Palestinian Children Living Under Israeli Military Occupation Act H.R. 2407, riprende una disposizione della legge sull'assistenza straniera nota come "Leahy Law", includendo Israele nel novero dei paesi per i quali è vietato finanziare la detenzione militare di bambini.
 
McCollum sostiene che, dal 2000, circa 10.000 bambini palestinesi sono stati arrestati e detenuti dalle forze di sicurezza israeliane e incriminati dal sistema giudiziario militare israeliano. Questi bambini, di età compresa tra gli 11 e i 15 anni, sono stati talvolta torturati ricorrendo a soffocamenti, percosse e interrogatori coercitivi. A settembre 2020, si stimava vi fossero 157 bambini nelle carceri israeliane, un numero che è sicuramente aumentato drammaticamente a causa dell'attuale giro di vite da parte della polizia e dell'esercito. Anche se il presidente della Camera Nancy Pelosi bloccherà sicuramente qualsiasi tentativo di far approvare il disegno di legge McCollum, dobbiamo comunque rendere onore alla deputata per quello che sta cercando di fare, e sperare che un giorno il governo degli Stati Uniti agirà finalmente con onore e opererà per assicurare libertà e giustizia ai Palestinesi che soffrono da tempo.
 
 
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