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Le blog de Gilles Munier, 22 ottobre 2011


Massacro programmato della famiglia Gheddafi : fanno paura, sanno troppo
Gilles Munier


Il 20 ottobre un ministro del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) ha dichiarato che Seif al-Islam Gheddafi era stato ferito e ricoverato in ospedale. L’attacco del suo convoglio che lasciava Sirte é stato confermato da Mahmoud Djebril, n. 2 del CNT, insieme alla notizia della morte del colonnello Gheddafi e di uno degli altri figli, Muatassim.

Oggi si sa, anche attraverso video, che la Guida libica e Muatassim sono stati catturati vivi e sono stati uccisi: il primo, ferito, finito sul posto; il secondo assassinato nel suo luogo di detenzione.

Tutto lascia temere che Seif al-Islam – e Abdallah al-Senussi, ex capo dei servizi segreti che si trovava, sembra, nel convoglio – saranno assassinati anch’essi nel corso di un “interrogatorio spinto”. Giacché le notizie che provengono dalla Libia sono contraddittorie, basterà dire che sono morti durante la cattura o a causa delle ferite riportate.

Il CNT e la NATO vogliono evitare un processo davanti alla Corte Penale Internazionale (CPI) e le rivelazioni che potrebbero essere fatte sulle complicità dei capi di stato occidentali con la Libia, oltre che sulle turpitudini degli ex responsabili libici che hanno poi riempito i ranghi dei ribelli. La NATO aveva già reso un servizio a questi ultimi distruggendo, nel giugno scorso, la sede dell’ufficio anti-corruzione a Tripoli dove si trovavano i dossier compromettenti che li riguardavano.

Il 16 ottobre, ad Algeri, William Hague, ministro inglese degli affari esteri, ha dichiarato che il governo algerino “deve cooperare con le autorità libiche consegnando ad esse tutte le persone che si trovano in questo paese”. Nel linguaggio diplomatico ciò vuol dire: consegnare i rifugiati politici al CNT. La prima ad essere nel mirino è Aicha Gheddafi, nonostante che essa non sia ad oggi ricercata né dall’Interpol né dalla CPI. L’Algeria l’ha accolta, insieme ad Hannibal e Mohamed, due dei suoi fratelli, per ragioni umanitarie. Incinta, Aicha aveva partorito attraversando la frontiera tra i due paesi. L’appello alla resistenza che ha lanciato, il 23 settembre, sul canale TV Al-Rai, impedisce alle nuove autorità libiche di dormire e contraddice i piani della NATO.