AFRIQUE ASIE 28 settembre 2007 (traduzione per ossin di Mariola Qesaraku)
Intervista Co-Organizzatore, con la famiglia Sankara, della carovana “ Memorie di braci e futuro, Tom Sank 2007”, il drammaturgo Koulsy Lamko spiega come gli ideali di emancipazione di Thomas Sankara siano più che mai d’attualità.
“Con lui, non strisceremo come vermi!”
Discorsi (Opinioni) raccolti da Corinne Mancel
Giustizia sociale. Dignità. Libertà. Niente è più desolante che vedere queste espressioni subire l’obbrobrio generalizzato di ciò che oggi globalizza il nostro mondo su dei valori opposti. E da vent’anni che in Africa un uomo é stato assassinato per aver creduto troppo in queste parole, ed ancora peggio, per aver tentato di metterle in pratica. L’esperienza di Thomas Sankara a capo del Burkina Faso (1984-1987) fu troppo breve perché riuscisse a realizzare i suoi obiettivi. Ci furono successi, ci furono anche fallimenti, in particolare nell'organizzazione delle istituzioni, che i suoi avversari analizzarono immediatamente come derive autocratiche. Come ogni rivoluzionario abbattuto mentre era nel pieno della popolarità, gli si è inventato un destino ineluttabile di tiranno, alla Sèkou Tourè, se anime giuste non fossero intervenuti per salvare il popolo da tale pericolo.
Un punto di riferimento
L’Africa, - alla quale Sankara aveva ridato il suo orgoglio d’essere, e la convinzione che un futuro diverso dal sottosviluppo era possibile - e più in generale i progressisti del mondo non vi hanno creduto. Certamente il tempo è passato, e la denigrazione sistematica di ogni esperienza rivoluzionaria attenua le memorie. Ciò non toglie che: da vent’anni, ogni 15 ottobre, data dell’assassinio di Sankara, decine di associazioni celebrano la memoria di colui che portò un speranza immensa ai dannati della terra. Per unire le energie e le iniziative in questo ventesimo anniversario, l’uomo di lettere e di teatro ed universitario del Ciad Koulsy Lamko dell’associazione KuljaamaOpcion in Messico, e la famiglia Sankara hanno avuto l’idea di organizzare il progetto folle di un caravan di artisti e di intellettuali che percorrono tre continenti, per portare le idee di Thomas Sankara e creare intorno ad essi una dinamica di scambi e di riflessione tra i popoli.
Nessun attaccamento al passato in questo tentativo intitolato “Memorie di braci e futuro, Tom Sank 2007”. Si tratta di “seguire il percorso che lui ha tracciato e di mettersi all’altezza degli ideali d’emancipazione che lui difendeva, indirizzando la riflessione alla continuazione ed all’approfondimento della sua opera”. Questo si legge nella presentazione del progetto. Quest'ultimo è diventato realtà. Dall’8 settembre, il Caravan parte dal Messico e dovrebbe arrivare a Ouagadougou, in Burkina Faso, il 15 Ottobre: Si presenta in numerose città con un obiettivo: “Osare di inventare il futuro”, come amava ripetere Sankara. Che sia, di nuovo, largamente ascoltato.
Si conosce realmente Sankara oggi in Messico, ma anche in Francia ed in Africa?
C’è stata una cappa di silenzio, a volte intenzionale, su Thomas Sankara. In Francia, il suo desiderio di reale indipendenza, la sua parola che disturbava, i suoi metodi di gestione politica che erano in rottura con gli interessi della Francia in Africa lo hanno reso un personaggio da mettere nell’angolo, anche dopo la sua morte. Sankara non appare alla lettera S nel dizionario Larousse, dove si trovano quasi tutti coloro che hanno segnato il mondo con le loro idee - buone o cattive. Ciò non toglie che, negli ambienti associativi e di militantismo progressista francese, Sankara sia adulato e il suo ideale rispettato. È il precursore del movimento altermondialista che si sviluppa oggi di fronte ai tentativi eccessivamente spudorati di neoliberalismo.
Sankara in Messico è conosciuto negli ambienti della stampa progressista. In occasione della Caravan, numerose televisioni e radio gli hanno dedicato l’omaggio di un programma. È anche il caso delle università: il centro di studi africani di Scienze Politiche dell’Università nazionale autonoma del Messico, l’Istituto nazionale d’Antropologia, l’Università autonoma della Città di Messico hanno voluto dedicare una riflessione attorno al suo pensiero politico. Queste manifestazioni fanno scoprire a qualsiasi tipo di pubblico Sankara, tanto che la stampa messicana lo chiama ormai “El Che negro” (“il Che nero”).
In Africa, Sankara è rimasto la speranza assassinata per la nostra generazione. Le giovani generazioni lo conoscono per ciò che ne raccontano i più anziani, attraverso le produzioni artistiche, il Club Sankara o i partiti sankaristi di molti paesi africani.
Il Caravan non "Mitizza" un uomo ed il suo pensiero?
Al contrario, tenta di portare alla luce le cose non dette, le zone d'ombra e di rompere il velo di silenzio. L’affare Sankara, se è conosciuta negli ambienti della giustizia, non lo è dal grande pubblico. Numerosi avvocati ne parleranno a cuore aperto sul Caravan. Con il Caravan si tratta non di creare un mito mummificato, ma ricordare che la storia dei popoli ha prodotto un punto di riferimento al quale possiamo rivolgerci ancora oggi.
Inventare il futuro
Detto ciò, io credo che tutti i popoli hanno bisogno di miti fondanti. La "Virgen di Guadalupe", per esempio, è il legame che unisce i Messicani. In Africa, i nostri "becchini" si sono accaniti a distruggere la memoria dei nostri grandi uomini perchè non diventino miti politici: Lulumba e stato annientato con l’acido, la tesi di Cheick Anta Diop appena riconosciute dalle università, ect. Sul piano storico, noi abbiamo imparato a demonizzare oppure a minimizzare le loro azioni. Non resta altro che leggere quello che si scrive su Samory.
Una ragione per cui l'Africa rimane divisa è l'assenza di miti fondatonti, di quel legame che poteva servire da base e da vincolo, quella figura che interpella e riporta all'integrità, alla dignità, al senso dell’onore e della libertà. Senza miti, noi "lecchiamo i piedi" . I miti non si mummificano se non quando la loro verità é anacronistica. Che Guevara è eterno. Lui incarna la rivoluzione internazionalista. Il mito di Cristo è eterno. Il personaggio di Gesù personifica l'amore per il prossimo, e dura da più di 2000 anni! Sankara incarna la probità e il desiderio non negoziabile di libertà e di giustizia. Egli ha reso possibile l'utopia facendone una realtà fino alla sua morte. Egli non sarà mai un mito mummificato perché la libertà e la giustizia rimangono delle aspirazioni viscerali dell'essere umano.
Il contributo, teorico e pratico, di Sankara nel 2007?
E un tema di dibattito che mi è difficile da affrontare in poche righe. Si potrebbe semplicemnte chiedere alle donne del Burkina Faso che siedono oggi in Parlamento cosa ne pensano. Molte tra loro si sono abituate a prendere la parola pubblicamente durante la rivoluzione sankarista. Oggi in Africa, se è difficile ingannare la gente sulla gestione politica e sulle relazioni con l'occidente, ciò è dovuto per grande parte all'opera euristica di Thomas Sankara. Il debito del terzo mondo, la necessità dell'unità africana di riformare le istituzioni, la ricerca dell'autosufficienza alimentare… Sankara era, nella mia lingua, << bir ki mbo >>, quel miscuglio di guerriero, di profeta, di messia che traccia come una cometa una curva incantatoria nella notte fonda degli oppressi. Arrivato ahimé troppo presto nella sua epoca, ha lasciato tuttavia prevedere il futuro. Noi non strisceremmo se avessimo leader come lui.
Il Caravan, e dopo che facciamo?
Il Caravan è un momento di dovere, di memoria. L'Africa deve ricordarsi, e non cadere nell'amnesia. Cos’è un popolo senza storia? Cos’è la storia di un popolo senza eroi, senza miti? Ricordarsi è più che mai necessario, ora che i nostri affossatori ci invitano a dimenticare che siamo stati a lungo schiavi, colonizzati, che siamo neocolonizzati e sfruttati nel nostro spirito, nelle nostre carni e nella carne delle nostre terre. Riascoltate il discorso di Sarkozy a Dakar il luglio scorso, se non siete convinti… Dopo? Speriamo che i più giovani scopriranno questo “osare di inventare il futuro” che ha caratterizzato la vita di Sankara, e che iniziative sorgano. Che, soprattutto, sia possibile dirsi: “Tutto quello che sorge dall’immaginazione dell’uomo è realizzabile da parte dell'uomo”, che c'è un genio creatore in ciascuno di noi che occorre ascoltare e mettere in pratica, e che i sogni sono possibili per uscire dall’ afro- pessimismo ambientale.
La Caravana di Tom Sank 2007 è…
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Ventidue artisti, tecnici, conferenzieri, che percorrono sette paesi (Messico, Francia, Svizzera, Italia, Senegal, Mali, Burkina-Faso) ed una ventina di città che accolgono i carovanieri, durante quaranta giorni. Arrivo a Ouagadougou, il 15 ottobre
• Una opera teatrale: Sankara e Mitterrand (testo J. Giocattolo, messa in scena J. - L. Martinelli creazione teatro dei Amandiers di Nanterre); un concerto: Bir Ki Mbo; uno oratorio: Vedremo bene (testo del capo indiana Seattle, messa in scena J. Lambert-Wild e B. Lambert, creazione teatro del granito di Belfort); un'esposizione: Di Yako a Kô; uno spettacolo teatro-jazz: L’Indomabile (testo K. Lamko e discorso di T. Sankara); conferenze dove tutti i politici, autori, artisti, cittadini esterni al caravan possono intervenire.
• Uno spazio di sostegno alla campagna del collettivo giuridico internazionale giustizia per Sankara (CIJS), che conduce da dieci anni una lotta perché verità sia fatta sulla morte di Thomas Sankara, sempre ufficialmente deceduto “di morte naturale”. Avvocati del CIJS partecipano al caravan per animare dibattiti e tavole rotonde.
• Un congresso internazionale, “osare inventare”, dal 22 al 26 ottobre in Messico.
• Nove partner sui tre continenti.