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Mondoweiss, 15 dicembre 2022 (trad.ossin)
 
Il 2022 è stato un anno record di violenza dei coloni israeliani contro i Palestinesi
Yumna Patel
 
La violenza dei coloni israeliani contro i Palestinesi ha registrato un’impennata nel 2022. Secondo i Palestinesi questa tendenza assai inquietante si aggraverà, dopo l’ingresso dell’ultra destra fascistizzante nel governo israeliano
 
Le forze di sicurezza israeliane spalleggiano i coloni ebrei in visita alla tomba di Othniel Ben Kenaz nell’area H1 (controllata dall’Autorità palestinese) contro i residenti palestinesi, nella città occupata di Hebron, in Cisgiordania, il 19 novembre 2022 (Foto: Mamoun Wazwaz/Immagini Apa)
 
La violenza era indescrivibile. Qualcosa di mai visto prima. 
 
E’ quanto gli abitanti palestinesi di Hebron hanno raccontato a Mondoweiss pochi giorni dopo che i coloni israeliani si «scatenassero» nella loro città a metà novembre. 
 
«Era come un mare di coloni, e tutti avevano l’odio negli occhi», ha raccontato a Mondoweiss Bader al-Tamimi, commerciante locale e impiegato comunale, fermo all’ingresso della sua bottega di souvenir nella città vecchia di Hebron. 
 
«Erano a centinaia, se non migliaia, con ancora più soldati che li proteggevano, e hanno cominciato ad attaccare tutto quello che è palestinese – persone e beni», ha dichiarato Al-Tamimi. 
 
Al-Tamimi raccontava i fatti di sabato 19 novembre, quando decine di migliaia di coloni israeliani venuti da tutta la Cisgiordania occupata si sono concentrati a Hebron per il corteo annuale lungo tutta la città, in onore della lettura della Torah nel libro della Genesi, dove si dice che Abramo ha acquistato un appezzamento di terreno a Hebron per seppellirvi sua moglie, conosciuto come «Shabbat Chayei Sarah»
 
Le forze di sicurezza israeliane spalleggiano i coloni ebrei in visita alla tomba di Othniel Ben Kenaz nell’area H1 (controllata dall’Autorità palestinese) contro i residenti palestinesi, nella città occupata di Hebron, in Cisgiordania, il 19 novembre 2022 (Foto: Mamoun Wazwaz/Immagini Apa)
 
Il corteo annuale attira generalmente i coloni religiosi più fanatici, che approfittano dell’occasione per sferrare attacchi contro i Palestinesi residenti. 
 
Quest’anno però è stato diverso. 
 
«Sono usciti da questo cancello, proprio qui», ha detto al-Tamimi, indicando una grande porta di acciaio accanto ad una torre militare blindata ricoperta di bandiere israeliane. Questa porta, che si trova proprio di fronte al magazzino di al-Tamimi, è uno degli ingressi alla parte della città controllata da Israele, dove centinaia di coloni israeliani estremisti vivono nelle case che prima erano dei Palestinesi, e che sono oramai colonie esclusivamente ebraiche. 
 
Bader al-Tamimi davanti al suo magazzino nella città vecchia di Hebron, nella Cisgiordania occupata – Foto: Akram al-Waara/Mondoweiss
 
«Hanno immediatamente cominciato a gettarci addosso tutto quello che avevano nelle mani e ad attaccare i nostri negozi. Hanno tentato di distruggere tutto e di aggredirci», ha proseguito al-Tamimi, riferendosi a se stesso e al commerciante vicino, che avevano sfidato gli ordini dell’esercito israeliano di tenere chiusi tutti i negozi palestinesi del settore per tutto il week-end. 
 
«Quando abbiamo tentato di difenderci, i soldati che erano con loro ci hanno picchiato», ha detto mostrando un livido sul braccio che gli avrebbe procurato un soldato israeliano picchiandolo con il calcio del fucile. 
 
«Invece di fermare i coloni, i soldati hanno attaccato noi e hanno consentito che i coloni proseguissero il saccheggio».
 
Profanare una moschea, vandalizzare negozi, aggredire i Palestinesi
 
Dopo essere passati davanti alla boutique di al-Tamimi, centinaia di coloni hanno attraversato la città vecchia di Hebron, attraverso i mercati di abiti e legumi che si trovano al centro, spingendosi verso il quartiere di Bab al-Zawiya, che sarebbe teoricamente sotto il controllo dell’Autorità palestinese. 
 
 
Traduzione: I Palestinesi di Hebron sono stati vittime di molteplici attacchi la settimana scorsa. L’esercito israeliano non li ha fermati e ha assistito ai pogrom.
 
 
Mentre la gran parte dei Palestinesi della zona aveva chiuso i battenti, quel giorno, lungo la strada principale del mercato, in virtù di un ordine militare che imponeva loro di farlo, alcuni commercianti sono rimasti aperti. Ahmad al-Awawdeh, 52 anni, proprietario di un piccolo negozio di abbigliamento, era tra questi. 
 
«Verso le 13 i coloni sono arrivati qui e subito sono cominciati gli attacchi», ha dichiarato al-Awawdeh a Mondoweiss. «Hanno buttato tutti i vestiti a terra ed hanno cominciato a distruggere tutto quello che potevano ».
 
Contemporaneamente, un gruppo di coloni ha lanciato pietre contro la moschea che si trova a fianco del negozio di al-Awawdeh, frantumando il vetro della porta di ingresso, mentre altri coloni vandalizzavano i vicini chioschi di legumi. 
 
I resti dei vetri infranti della porta della moschea locale, attaccata dai coloni israeliani – Foto : Akram al-Waara/Mondoweiss
 
«Hanno tentato di entrare nella moschea, ma io e qualche giovane accorso a difendere il mio negozio siamo corsi a difendere la moschea», ha aggiunto. «L’attacco è durato più di un’ora. I soldati sono rimasti là tutto il tempo, ma non hanno fatto niente per fermare i coloni».
 
Per contro, dice al-Awawdeh, i soldati hanno attaccato i Palestinesi del quartiere che tentavano di difendere le persone e i beni. 
 
 
Traduzione: Oggi migliaia di coloni ebrei, scortati e protetti dalle forze israeliane, hanno fatto un provocatorio corteo lungo i quartieri palestinesi di Hebron, Tal Rumeida e Bab Al-Zawiya, ed hanno attaccato i Palestinesi e i loro beni.
 
 
Quando i coloni hanno terminato di vandalizzare la boutique di Al-Awawdeh e i chioschi di legumi vicini, hanno proseguito la loro parata nel resto della città, provocando danni ad altri commerci e case.
 
Il vicino di Al-Awawdeh, Bilal Abu Rmeileh, proprietario di una macelleria proprio dall’altro lato della strada, ha raccontato a Mondoweiss che, sebbene i Palestinesi di Hebron – particolarmente quelli che vivono e lavorano nella città vecchia – siano «abituati» agli attacchi dei coloni e dei soldati, l’aggressione di cui sono stati testimoni sabato era «di un livello assolutamente diverso».
 
«Cercavano di fare in questo quartiere quello che hanno fatto in via Shuhada», ha spiegato Abu Rmeileh, 50 anni, riferendosi alla via più tristemente famosa della città vecchia, un tempo vivace centro della vita di Hebron… ma oggi chiusa a tutti i Palestinesi e riservata ai soli coloni ebrei
 
Immagini di apartheid – Un cancello che separa l’ingresso della via al-Shuhada, ormai riservata ai soli ebrei, dal lato palestinese della città vecchia di Hebron – Foto : Akram al-Waara/Mondoweiss
 
«Ha cominciato prima l’esercito, poi sono arrivati i coloni e si sono impossessati delle case, poi le aggressioni sono aumentate, e orami non ci sono quasi più Palestinesi nel centro della nostra città», ha ricordato Abu Rmeileh. 
 
Mentre Abu Rmeileh e al-Awawdeh continuavano a lamentarsi, si è avvicinato un altro giovane proprietario di un chiosco di legumi nei dintorni. 
 
«La gente degli altri quartieri adesso ha paura di venire qui, e il nostro commercio viene penalizzato», ha spiegato Mohammed al-Aymareh, 27 anni, a Mondoweiss. «Riusciamo per lo più a coprire a mala pena le spese. È questo che vogliono», ha detto riferendosi all’esercito e ai coloni israeliani che hanno assunto il controllo di intere aree di Hebron. 
 
«Vogliono rendere la vita impossibile qui, in modo che alla fine noi ce ne andiamo e loro posso impossessarsi anche di questa zona».
 
Anno record di violenza da parte dei coloni
 
La violenza a Hebron è durata per tutto il week-end, con nuovi attacchi ed aggressioni ogni giorno da giovedì a domenica. I Palestinesi che hanno parlato con Mondoweiss di questi attacchi li hanno paragonati a quanto accaduto nella città di Huwwara, nella regione di Nablus, un mese prima, quando bande di coloni armati hanno attaccato i Palestinesi e i loro beni per quattro giorni consecutivi, sotto gli occhi dell’esercito. 
 
Gli incidenti di Hebron e di Huwwara non sono isolati, ma si inquadrano in una più ampia tendenza alla violenza dei coloni della Cisgiordania occupata, che sta aumentando non solo in frequenza, ma anche in brutalità. 
 
Al 21 novembre, l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari nei Territori palestinesi occupati aveva registrato 660 attacchi di coloni contro i Palestinesi dall'inizio dell'anno. 
 
Gli attacchi consistono in lanci di pietre contro veicoli palestinesi, aggressioni fisiche dei Palestinesi, atti vandalici contro veicoli e abitazioni e distruzioni di terre agricole e colture dei Palestinesi. 
 
I numeri del 2022, che non comprendono ancora gli attacchi delle ultime tre settimane, segnano un forte aumento rispetto agli anni precedenti registrati da OCHA, con l'ONG francese Première Urgence Internationale che ha riferito di 1.049 attacchi commessi da coloni contro palestinesi nella Cisgiordania occupata tra gennaio e settembre 2022.
 
Il gruppo ha notato che i numeri del 2022 hanno segnato un aumento del 170% rispetto al 2017, con una media settimanale di 27 attacchi. 
 
Mentre il numero di attacchi dei coloni è aumentato vertiginosamente da ottobre, i gruppi per i diritti dei palestinesi hanno allertato la comunità internazionale sull'aumento della violenza dei coloni dall'aprile di quest'anno, in particolare sulla preoccupante tendenza di tali attacchi contro i Palestinesi che diventano letali. 
 
I coloni israeliani, che sono oramai in Cisgiordania oltre 680.000, distribuiti in 300 insediamenti e avamposti illegali, sono stati a lungo incoraggiati a portare armi da fuoco e spesso hanno rivolto quelle armi contro i Palestinesi, a volte uccidendoli.  
 
Nel 2022 Mondoweiss ha registrato almeno quattro episodi di palestinesi uccisi o sospettati di essere stati uccisi da coloni israeliani. 
 
Questi incidenti includono due speronamenti di auto, un accoltellamento e una sparatoria. L'ultimo caso è quello del sedicenne Amjad Abu Alia, che è stato colpito e ucciso durante gli scontri nel suo villaggio di al-Mughayyir, fuori Ramallah, tra coloni israeliani, soldati e giovani palestinesi locali.
 
Secondo le testimonianze oculari raccontate a Mondoweiss, e corroborate da testimonianze simili raccolte da Defence for Children International Palestine (DCIP), Abu Alia è stato colpito alla schiena mentre cercava di sfuggire ai coloni e ai soldati israeliani che sparavano sui manifestanti. 
 
Nello stesso momento in cui Abu Alia è stato colpito, un colono israeliano a circa 70 metri (220 piedi) di distanza è stato registrato mentre si riparava dietro una barriera di pietra, si inginocchiava e sparava proiettili veri contro i manifestanti palestinesi. 
 
A quel tempo, l'esercito israeliano non si è assunto alcuna responsabilità per la sua uccisione, né ha rilasciato alcuna dichiarazione in merito alle accuse secondo cui il colpo mortale potrebbe essere stato esploso da un colono. 
 
L'uccisione di Abu Alia è avvenuta tre anni dopo che un altro palestinese di al-Mughayyir, Hamdi Na'san, era stato ucciso da una folla di coloni dell'avamposto illegale di Adei Ad – lo stesso avamposto da cui provenivano i coloni che avevano attaccato il villaggio il giorno in cui Abu Ali è stato ucciso. 
 
"Questo è qualcosa che continua ad accadere", ha detto a Mondoweiss l'attivista locale Maher Naasan il giorno dopo l'uccisione di Abu Ali. "Tutto questo fa parte del programma dei coloni che cercano di cacciarci".
 
Collusioni tra coloni e Stato occupante
 
Nella maggior parte dei casi di violenza dei coloni documentati da Mondoweiss nel 2022, i Palestinesi hanno segnalato la presenza delle forze o delle autorità israeliane al momento dell'attacco. Nella maggior parte dei casi, i soldati non hanno fatto nulla per impedire che gli attacchi avvenissero o, addirittura, hanno attivamente spalleggiato i coloni, rivolgendo le loro armi contro le vittime palestinesi piuttosto che contro gli aggressori israeliani, come è avvenuto a Huwwara, Hebron e al. -Mughayir.
 
Alla fine di ottobre, nel bel mezzo della raccolta annuale delle olive, un periodo propizio agli attacchi dei coloni contro gli agricoltori palestinesi e i loro raccolti, le forze israeliane sono state chiamate sul posto dopo che un gruppo di coloni aveva lanciato un attacco contro i Palestinesi che raccoglievano le loro olive alla periferia di Jibiya, a nord di Ramallah. 
 
Mentre i contadini e le loro famiglie raccoglievano le olive, un gruppo di coloni armati nella valle, alla periferia del villaggio, ha molestato i contadini e ha tentato di impedire loro di raccogliere le olive. Le molestie sono avvenute sotto gli occhi dei soldati israeliani.
 
Allo stesso tempo, un certo numero di coloni mascherati si sono staccati dal gruppo e sono saliti in un'altra zona del villaggio, dove hanno lanciato pietre contro le auto di diversi giornalisti, attivisti e residenti locali, rompendo parabrezza e finestre.
 
Un Palestinese constata i danni causati ai veicoli da un attacco di coloni nel villaggio di Jibiya, a nord-ovest di Ramallah, nella Cisgiordania occupata. (Akram al-waara/Mondoweiss)
 
Pochi istanti dopo l'attacco, Mondowiess ha parlato con Jihan Abu Zeyada, che era in lacrime seduta sotto il suo ulivo accanto all'auto della sua famiglia che era stata appena distrutta. 
 
“Questo colono ha creato questo avamposto qualche anno fa. Da allora ci ha creato problemi, portando nella zona altri coloni che ci attaccano e ci molestano ogni volta che andiamo nella nostra terra", ha detto, riferendosi a Zvi Bar Yosef, un colono israeliano che ha creato l'avamposto illegale chiamato "Zvi's Farm” nel 2019 e da allora ha terrorizzato i Palestinesi della zona. 
 
“Avevo paura che ci sparassero, puntavano le armi contro mio marito e mio figlio. Le mie gambe hanno ceduto e non riuscivo più a sopportare la paura”, ha detto Jihan.
 
Coloni armati molestano i contadini palestinesi, impedendo loro di raggiungere le loro terre nei pressi di Jibiya, a nord-ovest di Ramallah (Akram al-Waara/Mondoweiss)
 
"I coloni diventano ogni giorno sempre più violenti e non c'è nessuno che ci protegga", ha continuato. “I soldati non fanno nulla per aiutarci. Stanno lavorando con i coloni per cacciarci”.
 
Abeer al-Khateeb, un attivista del gruppo Faza'a  che accompagna i contadini durante la raccolta delle olive per proteggerli dalla violenza dei coloni e dei militari, ha parlato con Mondoweiss nei pressi di una clinica nella vicina città di Birzeit, dove uno dei membri del gruppo di volontari era in cura per una ferita subita durante l'attacco dei coloni a Jibiya. 
 
Asciugandosi il sudore dalla fronte, al-Khateeb è stato diretto: "Le cose stanno peggiorando, sempre di più".
 
“Faccio questo lavoro da anni. Ogni anno i coloni attaccano durante la raccolta delle olive, ma quest'anno è stato diverso da qualsiasi cosa avessimo mai visto. Stanno diventando più aggressivi, sono più incoraggiati. È chiaro che sentono di poter fare qualsiasi cosa e farla franca", ha detto. 
 
Solo una settimana prima dell'attacco a Jibiya, al-Khateeb e altri attivisti di Faza'a hanno accompagnato i contadini nei loro uliveti nel villaggio di Kisan, nella zona di Betlemme, dove un folto gruppo di coloni li ha attaccati e ha pestato una vecchia attivista israeliana filo-palestinese di 70 anni, aggredendola con bastoni e picchiandola con sassi, lasciandola con le costole rotte e un polmone perforato. 
 
"I coloni sono in grado di fare quello che fanno perché agiscono nella totale impunità in Cisgiordania", ha detto al-Khateeb. “Nella maggior parte dei casi, quando veniamo attaccati in queste situazioni, i soldati sono presenti o ci attaccano insieme ai coloni!” ha detto indignata. 
 
“I coloni e lo stato di occupazione israeliano sono la stessa cosa. Lavorano insieme, mano nella mano, per cacciare i Palestinesi dalla terra, è così semplice”, ha detto. "Quando non c'è nessuno che ritenga i coloni responsabili dei loro crimini, è naturale che le cose continuino a peggiorare".
 
I gruppi per i diritti umani hanno documentato a lungo questa politica di "collusione tra coloni e Stato occupante" nel territorio palestinese occupato, dove "invece di intraprendere azioni preventive, le autorità israeliane aiutano e favoriscono i coloni nel danneggiare i Palestinesi e nell'impadronirsi della loro terra", ha detto il gruppo israeliano per i diritti umani B'Tselem.
 
I soldati israeliani arrivano per proteggere un gruppo di coloni che molestano e attaccano i Palestinesi durante la raccolta delle olive nel villaggio di Jibiya, nell’area di Ramallah (Akram al-waara/Mondoweiss) 

Nei rari casi in cui venga aperta un’indagine sulla violenza dei coloni contro i Palestinesi, essa viene per lo più sempre archiviata. Yesh Din, un gruppo israeliano per i diritti umani che documenta gli episodi di violenza dei coloni in Cisgiordania, riferisce che il 92% delle indagini sui crimini ideologici contro i Palestinesi vengono archiviate senza che sia stato depositato alcun atto d'accusa.
 
Nei casi più sinistri, sono i Palestinesi che si sono difesi ad essere indagati, arrestati e processati dinanzi ad un tribunale militare, mentre i coloni che hanno iniziato l'attacco sono lasciati liberi. 
 
A metà settembre di quest'anno, coloni israeliani armati di bastoni, mazze da baseball e pistole hanno attaccato un Palestinese, Hafez Huraini, mentre stava lavorando la sua terra nel villaggio di at-Tuwani, nelle colline a sud di Hebron in Cisgiordania. 
 
Huraini ha reagito, ferendo uno dei coloni. L'esercito israeliano è stato chiamato a intervenire e, nonostante i molteplici testimoni oculari e le prove video che mostrano che erano stati i coloni ad attaccare, ha arrestato Huraini, cui durante l’attacco avevano rotto entrambe le mani, e lo ha tenuto prigioniero per diversi giorni con l'accusa di tentato omicidio. 
 
Huraini è stato successivamente rilasciato su cauzione di quasi 3.000 dollari dopo 10 estenuanti giorni di interrogatorio e molteplici udienze. Secondo i media israeliani, la polizia israeliana ha impiegato più di una settimana per interrogare i coloni israeliani coinvolti nell'attacco. 
 
Nessuno dei coloni, che erano stati precedentemente interrogati perché sospettati di aver partecipato ad altri attacchi contro Palestinesi nell'area, è stato formalmente accusato, arrestato o multato per l'attacco a Huraini. 
 
Dagli insediamenti al governo
 
Nel mezzo di questa ondata di attacchi dei coloni nell'autunno di quest'anno, un gruppo di estremisti di destra israeliani si è impegnato a fare eleggere l'attuale governo israeliano nelle quinte elezioni parlamentari che Israele ha visto in soli quattro anni. 
 
Il 1° novembre, alla luce dei sondaggi, è apparso chiaro che l'ala destra aveva aiutato l'ex primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a tornare al potere, e lo ha fatto basandosi in gran parte su una piattaforma di suprematismo ebraico e razzismo anti-palestinese, guidata da due deputati che erano già stati condannati per istigazione al razzismo e sostegno ad un'organizzazione terroristica. 
 
Il partito ultranazionalista del Sionismo Religioso, guidato da Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, è emerso come il terzo più grande partito nel nuovo governo israeliano, garantendo ai due deputati, che hanno una sordida storia di militanza fascista e antipalestinese, un potere di influenza mai raggiunto in precedenza. 
 
Ben-Gvir è un seguace del defunto ultranazionalista e razzista Meir Kahane, la cui organizzazione è stata bandita in Israele e designata come gruppo terroristico dagli Stati Uniti. Per anni Ben-Gvir ha mostrato con orgoglio una foto dell'assassino israelo-statunitense Baruch Goldstein, che massacrò 29 Palestinesi nella moschea Ibrahimi di Hebron nel 1994. 
 
Sia Ben-Gvir, che vive in un insediamento illegale nel cuore di Hebron, sia Goldstein erano sostenitori del partito Kach di Kahane. Ben-Gvir ha fatto notizia a ottobre quando è stato filmato mentre estraeva una pistola nel quartiere palestinese di Sheikh Jarrah chiedendo che tutti i Palestinesi che lanciavano pietre venissero fucilati. 
 
A un giovane Ben-Gvir è stata negata la leva obbligatoria nell'esercito israeliano a causa delle sue opinioni politiche estremiste.
 
 
Traduzione: Ho passato il pomeriggio a bere il tè con questo gentile negoziante di Hebron nel 2018
Ecco Itamar Ben-Gvir (in bianco) che guida i coloni in una rivolta contro di lui e vandalizza il suo negozio
Ben-Gvir è stato nominato ministro della sicurezza nazionale nel prossimo governo israeliano
 
 
Il partner politico di Ben-Gvir, Bezalel Smotrich, anch'egli cresciuto e attualmente residente in un insediamento della Cisgiordania, è stato chiaro nei suoi sentimenti razzisti e anti-palestinesi, che non ha nascosto l'anno scorso quando ha chiesto la pulizia etnica dei Palestinesi dinanzi al Parlamento israeliano, la Knesset. 
 
"Sei qui per sbaglio, è un errore che Ben-Gurion non abbia finito il lavoro e non ti abbia buttato fuori nel 1948", ha detto Smotrich ai parlamentari palestinesi mentre parlava durante un dibattito parlamentare. 
 
Nelle ultime settimane, il primo ministro entrante Benjamin Netanyahu si è avvicinato alla formazione del governo più di destra nella storia di Israele, con Ben-Gvir e Smotrich che sperano di occupare posti di grande influenza come il ministero della Difesa e il ministero della sicurezza nazionale. 
 
Secondo un rapporto Reuters del 13 dicembre, un disegno di legge sottoposto all'esame parlamentare preliminare potrebbe potenzialmente concedere a Smotrich la carica di ministro della Difesa, conferendo di fatto a lui e al partito del Sionismo religioso il pieno controllo sugli insediamenti in Cisgiordania, mentre il posto di ministro della sicurezza nazionale concederebbe a Ben-Gvir piena autorità sulla polizia israeliana. 
 
Il disegno di legge mira a modificare i regolamenti di polizia per consentire a Ben-Gvir, nella sua veste di ministro della sicurezza nazionale, di consolidare il controllo sul capo della polizia e sulle indagini di polizia, il che potrebbe avere importanti conseguenze negative sul già deplorevole tasso di indagini di polizia sugli attacchi dei coloni contro i Palestinesi in Cisgiordania. 
 
Lo stesso Ben-Gvir è stato condannato per istigazione all’odio contro i Palestinesi e, in passato, ha fornito assistenza legale a estremisti ebrei accusati di aver commesso attacchi contro i Palestinesi. 
 
Mentre i politici israeliani di centrosinistra hanno espresso preoccupazione per la concessione ai leader del sionismo religioso del controllo su tali posizioni nel governo israeliano, Netanyahu, che ha il suo ben documentato passato di razzismo antipalestinese e politiche a favore degli insediamenti, si è impegnato a “governare nell’interesse di tutti gli Israeliani”.
 
Netanyahu non ha fatto menzione dei milioni di Palestinesi che vivono sotto il dominio militare israeliano nei territori occupati, che non hanno avuto voce in capitolo sull'esito delle elezioni israeliane. Ma i Palestinesi in Cisgiordania dicono che già adesso si stanno facendo sentire gli effetti della presenza al governo di personaggi come Ben-Gvir e Smotrich.
 
"Possiamo sentire che l'esercito a Hebron è molto di destra, e pro-Ben-Gvir e il suo partito, e pro-Likud", ha detto a Mondoweiss Issa Amro, un attivista palestinese a Hebron, in piedi vicino al checkpoint fortemente militarizzato che separa le Aree H1 e H2 di Hebron. 
 
“Negli ultimi mesi, prima e dopo le elezioni, abbiamo potuto sentire che i soldati e i coloni stavano diventando più aggressivi contro di noi e più arbitrari nelle loro decisioni di trattenerci ai posti di blocco, chiudere le strade, impedirci di documentare le loro violazioni, eccetera." Ha detto.
 
Amro è stato molestato e aggredito dallo stesso Ben-Gvir a Hebron diverse volte nel corso degli anni.
 
“Gli attacchi a cui abbiamo assistito durante il fine settimana sono avvenuti dopo una manifestazione che celebrava la vittoria di Ben Gvir e del suo partito”, ha detto Amro, riferendosi alle folle di coloni che hanno attaccato la città nel fine settimana del 19 novembre. “L'atmosfera qui per il coloni e soldati è di festa perché i leader di questi partiti sono coloni di Hebron”.
 
Nel bel mezzo della parata e degli attacchi dei coloni quel fine settimana di novembre, Amro ha affrontato uno dei soldati israeliani che era presente mentre i coloni molestavano gli astanti palestinesi e lanciavano pietre contro le case palestinesi nella Città Vecchia. 
 
La risposta del soldato, filmata da Amro, spiega tutto ciò che occorre sapere su cosa riserva il futuro ai Palestinesi come lui a Hebron e nel resto della Cisgiordania. 
 
“Gli ho chiesto 'Perché lo fai?' e lui ha risposto dicendo: 'Zitto. Io sono la legge'”, ha raccontato Amro. 
 
"Ben-Gvir sistemerà questo posto, lo riporterà all'ordine", ha detto il soldato ad Amro. Quando Amro ha chiesto al soldato cosa intendesse, ha risposto dicendo: "Ecco fatto, siete finiti".
 
 
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