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Moon of Alabama, 2 setembre 2019 (trad.ossin)
 
I Black Bloc di Hong Kong fanno una campagna di sabotaggio per spingere il Congresso USA a punire la Cina
Moon of Alabama
 
Associated Press fa del suo meglio per dare una cattiva immagine della polizia di Hong Kong, raccontando un incidente, ma isolandolo dal suo contesto:
 
" Sabato, a tarda notte, un video trasmesso da un’emittente televisiva di Hong Kong, la TVB, mostrava dei poliziotti sul binario della stazione Metro Prince Edward che minacciavano coi manganelli i passeggeri che si accalcavano all’estremità di un vagone proteggendosi dietro gli ombrelli. Il video mostra spruzzi di gas lacrimogeno attraverso una porta aperta, contro un gruppo seduto a terra, mentre un uomo tiene le braccia alzate.
 
Gli agenti di polizia, in un briefing lunedì, hanno respinto le accuse di aver "pestato" dei normali cittadini senza averne prima controllato l’identità. Hanno detto di avere preso di mira specificamente quelli che ritenevano essere dei rivoltosi, compresi quelli che si erano cambiati d’abito liberandosi della tenuta nera dei manifestanti, ed hanno arrestato 63 persone sospettate di assembramento illegale e di possesso di esplosivi e di armi offensive. "
 
L’incidente descritto qui sopra si è effettivamente verificato. Ma questa era solo l’ultima parte di una vicenda più ampia di quella raccontata dalla Associated Press. Ecco come tutto è cominciato:
 
" La violenza a Prince Edward Station è cominciata con una disputa tra alcuni manifestanti e degli uomini più anziani che li insultavano. Uno di essi ha minacciato i manifestanti con un martello, questi ultimi hanno reagito lanciando bottiglie di acqua e ombrelli, poi hanno usato gli estintori del vagone. In seguito, la metro ha interrotto il servizio in molte zone di Hong Kong. Tre stazioni sono rimaste chiuse anche domenica ".
 
 
Circa trenta persone, vestite di nero e proviste di caschi e maschere antigas, sono entrate in un treno per recarsi dove intendevano promuovere uno dei loro abituali flash mob. Gli altri passeggeri non hanno nascosto il loro disappunto. Alcuni hanno fatto delle osservazioni che i giovani in nero non hanno apprezzato.
 
Quando questi ultimi sono discesi dal treno, la disputa è proseguita. Le persone vestite di nero hanno reagito in modo molto aggressivo. Hanno impedito che il treno ripartisse, bloccando le porte. Hanno lanciato oggetti contro i passeggeri di mezza età e hanno cercato di colpirli con ombrelli e bastoni. Alcuni hanno fatto irruzione nel treno, hanno colpito alcuni passeggeri e sono stati nuovamente respinti. La cosa è andata avanti per dieci minuti. Alla fine, qualcuno di quelli vestiti di nero ha afferrato un estintore e ha spruzzato all’interno del vagone. I passeggeri hanno allora tentato di uscire e sono seguiti altri incidenti.
 
Il video completo della scena, che si è protratta per dieci minuti, si può vedere qui.
 
E’ stato questo incidente che ha convinto il MTR, l’esercente del servizio pubblico di trasporti, a fermare la circolazione in questa stazione ed a chiamare la polizia. Quando la polizia antisommossa ha fatto ingresso nella stazione, ha incontrato subito una forte resistenza:
 
" Il treno è poi partito e i manifestanti hanno usato gli ombrelli come schermo per cambiarsi d’abito, prima di attraversare il binario e salire su un treno diretto al centro. Prima che il treno partisse, sono arrivati i Raptors (forze d’élite della polizia di Hong Kong, ndt), poco prima delle 23.
 
I manifestanti hanno affrontato la polizia con ombrelli e oggetti contundenti, mentre gli agenti hanno risposto con lacrimogeni e manganelli.
 
Quando i Raptors si sono allontanati, il treno è stato fermato alla stazione di Yau Ma Tei e tutti i passeggeri sono stati invitati a uscire. La polizia ha individuato e arrestato sette persone, e sequestrato due sacchi pieni di fionde e palline di metallo sulla piattaforma ".
 
Ecco un video mal tagliato dei fatti (scorrere verso il basso).
 
Non si tratta di un incidente isolato. Persone vestite di nero hanno strappato i cestini della spazzatura dal muro, gettandoli sui binari. Hanno fracassato alcuni sportelli di assistenza ai viaggiatori, vandalizzato porte di ingresso del metro e picchiato passeggeri che non apprezzavano il loro modo di comportarsi. Tutto questo non si è verificato in una sola stazione del metro, ma nel quadro di un tentativo sistematico di interrompere l’intero servizio:
 
" La MTR Corporation ha successivamente diffuso una dichiarazione di ferma condanna verso gli atti di vandalismo nelle stazioni. Ha dichiarato che un certo numero di stazioni, tra cui Tung Chung, Tsing Yi, Lam Tin, Kwun Tong, Diamond Hill, Lok Fu, Tsuen Wan, Lai King, Sha Tin, Sha Tin Wai, Siu Hong e Tin Shui Wai, sono state prese di mira domenica, con telecamere a circuito chiuso, distributori di biglietti e altre istallazioni danneggiate.
 
Sabato, i manifestanti hanno gravemente danneggiato 32 stazioni ".
 
E’ evidente che l’intenzione non è quella di protestare, ma di portare avanti una campagna di sabotaggio ben pianificata e coordinata contro l’indispensabile sistema di trasporto pubblico della città. Il sabotaggio delle infrastrutture è una vecchia tattica della CIA per «mettere in difficoltà e demoralizzare gli amministratori e la polizia nemica».
 
Il che mi porta ad un articolo di Lambert Strether pubblicato in Naked Capitalism e intitolato:
 
Tattiche intelligenti «gettano olio sul fuoco» delle proteste di Hong Kong (e non «burattinai nascosti»).
 
Strether afferma che non ci sono forze esterne che manovrano le proteste a Hong Kong :
 
" L’articolo espone una tesi semplice: Gli abitanti di Hong Kong hanno una notevole esperienza di manifestazioni e non c’è bisogno di ricorrere a entità invisibili ("burattinai nascosti") per spiegare quanto accade. Per esempio, non era necessario che i manifestanti del 2019 a Hong Kong ricevessero consigli dalla CIA sulle tattiche da usare; le loro tattiche sono spesso disponibili, alla portata di tutti, in internet; altre tattiche fanno perno sulla cultura, i fatti e le situazioni specifiche di Hong Kong, che sono note e possono essere adattate da persone creative (come sono chiaramente i manifestanti) ".
 
Non tenendo conto delle prove circa una interferenza degli Stati Uniti, si può davvero giungere a simili conclusioni.
 
Un commentatore dell’articolo di Strether nota giustamente che non è questione di scegliere l’una o l’altra spiegazione:
 
" Sono sinceramente perplesso, e devo dire preoccupato, per il modo in cui la questione viene qui impostata. Non deve necessariamente porsi il dilemma che *o* (1) le proteste sono del tutto spontanee e autentiche; *o* (2) le proteste sono per lo più frutto della manipolazione da parte della CIA di stupidotti peraltro ignoranti (molti di loro sembrano esserlo !). E’ una falsa alternativa. Nessuno dei critici della narrativa mainstream su Hong Kong che conosco prende acriticamente posizione per la (2). E’ una posizione da uomo di paglia, che si applica ai più autorevoli “scettici”.
 
Al contrario, l’argomento di questi scettici in cui mi sono più di sovente imbattuto (compresi certi commentatori di qui) è che, sebbene le proteste fossero autentiche e riguardassero problemi reali che preoccupano i manifestanti, c’è stato anche il tentativo da parte di agenti occidentali di manipolare questa situazione. Ciò includeva il supporto di leader e gruppi strategicamente importanti e, ovviamente, il controllo della narrativa dei media occidentali. Ci sono foto e storie, pubblicate anche dalla stampa mainstream, di funzionari statunitensi e rappresentanti di ONG occidentali che si incontrano con queste persone. I politici statunitensi se ne vantano ".
 
(Esistono davvero due gruppi di manifestanti e spero di scriverne presto in un altro articolo).
 
Affermare che gli USA non siano fortemente coinvolti nei fatti di Hong Kong è assurdo. Non è certo un caso se Joshua Wong, il mestatore di Hong Kong patrocinato dagli Stati Uniti, ha pubblicato nel New York Times un appello al Congresso USA contro la Cina:
 
" I legislatori statunitensi dovrebbero votare un progetto di legge, lo Human Rights and Democracy Act, che attribuisca al presidente degli Stati Uniti il potere di sanzionare i responsabili cinesi che si ingeriscono negli affari interni di Hong Kong. La legge dovrebbe anche permettere agli Stati Uniti di revocare il trattamento economico speciale di cui beneficia Hong Kong, come entità separata dal continente.
 
Se il Congresso degli Stati Uniti approvasse questo progetto di legge, manderebbe un messaggio fermo sia agli alleati silenziosi di Hong Kong che al dittatore cinese. Il tempo stringe a Hong Kong. Oggi è in gioco il nostro futuro ".
 
La strategia dell’amministrazione Trump nei confronti del nuovo super cattivo Cina è quella di una divorzio generalizzato tra Occidente e questo paese. Le violente manifestazioni a Hong Kong sono evidentemente uno strumento per poterla attuare.
 
L’amministrazione Trump e i manifestanti sperano che l’esercito cinese intervenga creando una nuova situazione tipo Tienanmen :
 
" Una parte della frustrazione dei manifestanti – e io ho letto più volte LIHKG.com, il forum on line dei giovani scontenti – viene proprio dal mancato intervento delle truppe di Pechino. Nonostante tutti gli sforzi e l’apparente spirito di abnegazione, molti di essi preferirebbero trovarsi di fronte le truppe cinesi invece della Polizia di Hong Kong giacché quest’ultima, per quanto giudicata cattiva o illegittima da alcuni, si ritiene da parte degli osservatori stranieri che stia facendo solo il suo lavoro. Al contrario, la presenza di truppe cinesi in città, in qualsiasi attività venissero impiegate, provocherebbe immediatamente una condanna mondiale, co ciò legittimando e glorificando il movimento di resistenza.
 
Ebbene, se vi chiedete perché il governo centrale non ha inviato truppe, la risposta è che la pensa esattamente come i manifestanti ".
 
Tienanmen fu, come oggi sappiamo, un tentativo di rivoluzione colorata diretto dalla CIA, realizzato in un contesto di proteste generalizzate, nel quale era direttamente coinvolto il teorico del regime change statunitense, Gene Sharp. L’incidente, più volte raccontato in modo errato, nel quale alcuni soldati sono stati linciati e dei manifestanti uccisi, ha provocato l’applicazione di sanzioni occidentali contro la Cina.
 
Pechino non cadrà nella stessa trappola per la seconda volta.
 
L’editoriale di Joshua Wong dimostra che l’obiettivo è stato ridimensionato. Le manifestazioni violente e l’inevitabile reazione della polizia dovrebbero adesso spingere il Congresso a riconoscere al Tesoro la possibilità di sanzionare i funzionari cinesi che si ingeriscono negli affari di una città cinese ( !).
 
Immaginate le possibilità !
 
Nota a margine:
 
Naked Capitalism fornisce una raccolta quotidiana di link che mette insieme cose assai interessanti e importanti. Fino al 2 agosto, questa rivista quotidiana edita da Lambert Strether, spesso comprendeva anche link degli articoli di Moon of Alabama.
 
Il 2 agosto, ho scritto un commento sul sito questa banalità che, sia detto en passant, era stata postata dallo stesso Lambert Strether :
 
" Sulla questione se le proteste di Hong Kong siano una "rivoluzione di colore" sponsorizzata dagli Stati Uniti, un lettore di Naked Capitalism, MsExPat, ha gettato questo sul tavolo:
 
"L’argomento che si tratti di ingerenza straniera è una parola d’ordine di Pechino. Tutti qui sanno che è una corbelleria. Ridicolo..." "
 
Io ho commentato:
 
" La corbelleria è quella che scrive MsExPat.
 
La vicenda di Hong Kong è chiaramente una "rivoluzione di colore" promossa dagli Stati Uniti, proprio come ilo movimento degli ombrelli del 2014. ... "
 
MsExPat ha risposto:
 
" Il finanziamento da parte della National Endowment for Democracy è una vecchia notizia, costantemente presentata dai troll filo cinesi come la pistola fumante. Ma la NED finanzia i partiti della vecchia scuola pan-democratica, non il Fronte indipendente per i diritti dell’uomo, che l’unica grande organizzazione ad essere presente nelle manifestazioni fin dal primo giorno... "
 
E’ buffo che si affermi che il Fronte per i diritti dell’uomo sia «indipendente», dal momento che è composto in gran parte proprio da quei «partiti pan-democratici della vecchia scuola» sponsorizzati dagli Stati Uniti, e che il suo ex presidente, Ching Yin Johnson Yeung, è attualmente un dipendente ben pagato della National Endowment for Democracy statunitense.
 
Comunque sia, il mio commento ha avuto delle conseguenze. Dal 2 agosto, nessun link di Moon of Alabama è stato più pubblicato nella rivista Naked Capitalism. Mi aspettavo maggiore apertura mentale da parte di un sito altre volte di spirito aperto.