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National Justice, 5 aprile 2020 (trad.ossin)
 
La Crociata anti-cinese della Finanza Internazionale
Eric Striker
 
 
C'è una forte corrente anti-cinese promossa dai circoli di destra e da alcuni neoliberisti, oggi favorita dall'epidemia di coronavirus
 
George Soros
 
Queste forze stanno cercando di reindirizzare le vere critiche alla globalizzazione (deindustrializzazione, proprietà intellettuale rubata e deficit commerciali) e di utilizzarle a sostegno delle operazioni di cambio di regime, e forse anche di guerra, contro la Cina, nell’interesse finanziario di alcuni oligarchi statunitensi. Questa operazione assomiglia al modo in cui si è tentato di deviare il sentimento anti-immigrazione trasformandolo in ostilità verso l’islam, allo scopo di promuovere gli interessi israeliani in Europa e le guerre neo-conservatrici negli Stati Uniti.
 
Per quanto la politica dei dazi del governo Trump miri alla difesa dell’interesse nazionale, essa non riesce però a risolvere tutti quei problemi interni che consentono alla Cina di continuare ad avere la meglio, e ciò a causa del controllo plutocratico dei capitalisti statunitensi sul governo degli Stati Uniti.
 
L'élite statunitense è divisa sulla Cina. Da un lato, c'è un'ala che si sta indebolendo costantemente e che vorrebbe continuare il rapporto degli Stati Uniti con la superpotenza asiatica, nella speranza di mantenere un piede nella porta e di liberalizzarla gradualmente.
 
Dall'altra parte, ci sono figure come George Soros, Peter Thiel e il criminale miliardario Guo Wengui, svergognato ed esiliato, che considerano il sistema pseudo-nazionalsocialista cinese troppo resistente di fronte ai tentativi di sovversione liberale come quelli che contribuirono a sconfiggere l’Unione Sovietica.
 
Soros, Thiel, Trump o Wengui non sono certamente interessati a combattere la globalizzazione, ma solo a distruggere ciò che percepiscono come un ostacolo ai loro piani. Soros declina il suo personalissimo interesse finanziario (contrastato dallo Stato cinese) nella lingua dei "diritti umani", familiare alla sinistra liberale. Thiel ha utilizzato una serie di personalità della destra "alternativa" e falsi populisti per cercare di costruire una narrazione di scontro di civiltà, e persino implicitamente razziale, per sostenere i suoi interessi commerciali in India e negli Stati Uniti. L'arma di Wengui è stata Steve Bannon, che ha fatto appello a chiunque lo consideri un profeta neo-con, recuperando uno sciocco discorso sul "liberare" il popolo cinese, anche se noi Statunitensi non abbiamo alcuna libertà.
 
Anti-Cina? Sì. Pro USA? No
 
È facile confondere il discorso dei falchi anticinesi con un sincero patriottismo. Nonostante Donald Trump avesse promesso di riportare a casa l'industria statunitense, le attuali politiche della sua amministrazione negli ultimi anni non hanno raggiunto questo obiettivo.
 
Il messaggio internazionale del governo cinese, secondo cui la sua economia pianificata assicura uno sviluppo superiore rispetto al capitalismo liberale, appare evidentemente vero. Questo è un problema per la plutocrazia statunitense, che dice invece ai propri cittadini e a quelli di altre nazioni che sono il libero scambio e la liberalizzazione ad essere essenziali per la prosperità.
 
Invece di copiare ciò che funziona nel modello economico cinese (nazionalizzare l'industria, regole strette contro l'influenza straniera, ecc.), il capitale statunitense e l'amministrazione Trump hanno lavorato per farsi amico il Primo Ministro indiano Narendra Modi, che è un fautore delle privatizzazioni che indeboliscono e deregolano lo Stato, una strategia definita da questo falso nazionalista con lo slogan: "governo minimo, massima governance".
 
In Asia, la prosperità economica e la crescita stabile sono più convincenti della potenza militare, e le élite statunitense hanno iniziato a fare aperture verso l'India nella speranza di creare un contrappeso alla Cina.
 
L'anno scorso, il Forum strategico e di partenariato USA-India ha annunciato che 200 produttori statunitensi erano interessati a spostare le loro catene di approvvigionamento dalla Cina all'India, non agli USA. Il grande ostacolo sembra essere costituito dalle infrastrutture di bassa qualità dell'India, e dalla mancanza di un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti.
 
Secondo quanto riportato dalla stampa indù di due mesi fa, l'amministrazione Trump ha avviato colloqui con il governo Modi per sviluppare un nuovo accordo di libero scambio che produrrà $ 500 miliardi di scambi tra Stati Uniti e India. Alla fine dei conti, il risultato finale sarà che il disavanzo commerciale economicamente disastroso degli Stati Uniti verso la Cina sarà semplicemente spostato a beneficio dell'India.
 
Modi desidera trasformare l'India in un vero e proprio satellite degli Stati Uniti. Le massicce privatizzazioni, seguite alla caduta dell'Unione Sovietica, non hanno migliorato significativamente la vita media degli Indiani, e la sua nazione è instabile e inefficiente. La Belt and Road Initiative minaccia di diffondere il modello di sviluppo corporativo cinese in tutte le nazioni che gli oligarchi indiani considerano come rivali o sudditi: Pakistan, Myanmar, Bangladesh, Nepal, ecc.
 
La Belt and Road Initiative è anche una minaccia esistenziale per la finanza ebraica internazionale. Nazioni di Asia, Africa, Russia ed Europa hanno sottoscritto o manifestato interesse per la BRI a causa della sua esclusiva attenzione all’economia reale, e alla crescita indotta dalle realizzazione di infrastrutture keynesiane, al contrario dei modelli neoliberali che impongono il primato delle "attività" finanziarie e la vendita dei paesi alle società internazionali.
 
L'India ha rifiutato di aderire al BRI, ma le nazioni circostanti sono tutte a bordo. In caso di successo, la Belt and Road Initiative creerà un contrappeso all'alta finanza di Manhattan, e quindi un potenziale partner economico per le nazioni che non accettano di buon grado i valori ebraici cosmopoliti ed edonisti che Washington pretende che i suoi sudditi adottino in nome della "democrazia".
 
Donald Trump sta cercando di evitare la possibile liberazione di queste nazioni dall'influenza culturale ed economica di Wall Street, creando la rete Blue Dot o la strategia US Free e Open Indo-Pacific (FOIP), cui finora hanno aderito solo Australia, Giappone, India e USA.
 
Non c'è dubbio che questo patto imporrà maggiori aiuti esteri e deficit commerciali, nulla dunque che possa avvantaggiare finanziariamente il popolo statunitense. In realtà avremmo bisogno di una politica industriale nazionale, che cercasse di rovesciare le riforme neoliberiste che hanno trasformato la nostra economia in un caso di eccesso finanziario. Invece, ci viene proposto di combattere una guerra per salvare un modello economico sempre più inefficace e screditato, che assicura benefici solo a pochi.
 
George Soros: The Open Society contro la Cina
 
L'ebreo internazionale George Soros ha fatto gran parte della sua fortuna facendo crollare la Banca d'Inghilterra e causando la crisi finanziaria asiatica. La maggior parte dei paesi occidentali lo temono per il suo potere economico, che usa passivamente attraverso attacchi speculativi, o direttamente quando finanzia colpi di Stato privati contro i governi che lo sfidano, noti col nome di "rivoluzioni di colore".
 
La Cina, uno dei pochi Stati al mondo abbastanza forte da mettere a morte dei criminali miliardari, ha minacciato direttamente George Soros di gravi ripercussioni legali quando il finanziere ha visto l'economia cinese in calo e ha iniziato ad attaccare il renminbi e il dollaro di Hong Kong. Secondo il South China Morning Post, è stato "rispedito via". In precedenza, l'Open Society Foundation di Soros aveva aiutato a organizzare le proteste di Piazza Tiananmen del 1989, ma venne pesantemente infiltrata da agenti cinesi e poi scacciata dal paese.
 
Per Soros, l'Open Society (ispirata agli scritti del globalista ebreo Karl Popper) è uno strumento importante che la finanza internazionale può utilizzare per controllare le nazioni di tutto il mondo. Il reticolo globale delle “fondazioni” di Soros promuove l'incoerenza razziale, il cosmopolitismo, l'immigrazione, l'omosessualità, il femminismo e altri valori che minano l'ordine sociale e indeboliscono la sovranità nazionale o le maggioranze etniche, in modo da renderle vulnerabili alle sue mosse finanziarie aggressive. Qualsiasi identità collettiva, per Soros, è una minaccia alla visione liberale-ebraica, e quindi alla sua egemonia.
 
Da quando la Cina ha respinto Soros, quest’ultimo ha costantemente operato per minarne gli interessi in tutto il mondo.
 
Alla conferenza di Davos del 2019, Soros ha definito la Cina come "l'avversario più pericoloso per la società aperta".
 
Lo scorso febbraio, Soros ha scritto un editoriale per chiedere ai governi europei di boicottare un vertice previsto per questo settembre con il leader cinese Xi Jinping. In particolare, il famigerato odiatore di Trump ha elogiato la posizione aggressiva dell'amministrazione statunitense nei confronti della Cina e ha avvertito le nazioni europee che i valori anti-liberali della Cina costituiscono una minaccia per l'ideologia della "società aperta" dei sindacati europei. Le nazioni che Soros ha preso di mira, come la Polonia, hanno mostrato interesse per la Belt and Road Initiative, e il Regno Unito ha espresso l’intenzione di approfondire i legami con la Cina per compensare la potenziale perdita dei mercati di esportazione in Europa dopo Brexit.
 
Steve Bannon e Soros sono improbabili alleati, ma entrambi hanno sostenuto le proteste artificiali di Hong Kong, che non interessavano minimamente ai cittadini statunitensi. La Cina ha anche reso impossibile la "cooperazione globale" nel sanzionare e distruggere la Russia, l'Iran o altri nemici percepiti del liberalismo. Le sanzioni della massima pressione intese a far morire di fame il popolo iraniano sono state vanificate dagli investimenti e dagli aiuti cinesi. In Venezuela, quando la CIA ha sabotato le reti elettriche del Paese nel tentativo di rovesciare Nicolas Maduro, i Cinesi si sono immediatamente offerti di ripararle.
 
Il mancato rispetto da parte della Cina e della Russia delle direttive di Washington e New York ha in generale decretato il fallimento del "regime change" come politica estera di default, riducendo significativamente il sogno di Soros di un nuovo ordine mondiale senza razze e senza confini. L'alleanza cinese-russa ha ampiamente neutralizzato il dominio militare statunitense nell'Asia-Pacifico e nuovi blocchi di vario grado di resistenza si sono rafforzati (gruppo Wisegrad, blocchi anti-sionisti in Medio Oriente, ecc.).
 
Questa sarebbe un'opportunità per tracciare un nuovo percorso di politica estera nel quale capitalizzare la nostra posizione geostrategica sicura e pensare ai nostri affari, concentrandoci sullo sviluppo del nostro paese, ma Washington e gli scagnozzi ebrei come Soros semplicemente non possono accettarlo.
 
Steve Bannon: "populista" a noleggio
 
Un'altra figura impegnata nella maldestra agitazione contro la Cina è Steve Bannon, un nazionalista civico un tempo interessante che fu licenziato dalla Casa Bianca da Trump e Jared Kushner e ora sembra essere un lobbista specializzato a tempo pieno.
 
La crociata anti-cinese di Bannon è finanziata dal criminale cinese esiliato Guo Wengui, che nel 2014 si rifugiò negli USA per sfuggire alla Giustizia del suo paese che lo perseguiva per fatti di corruzione e frode, ma anche per stupro e rapimento. Wengui è caduto sotto i colpi del Partito comunista cinese, dopo che Xi Jinping ha iniziato una campagna anticorruzione nel 2012.
 
Inizialmente, Donald Trump ha annunciato che avrebbe estradato il miliardario fuggitivo in Cina, ma poi ha cambiato idea all'ultimo minuto. Ora Wengui sta usando la sua ricchezza cercando di mobilitare professionisti conservatori di Washington per suscitare un interesse popolare e politico al rovesciamento del governo cinese.
 
Di recente, Bannon ha tentato di fare aperture alla sinistra “anti-woke”, che cerca alternative al liberalismo di sinistra. Nel Red Scare podcast, Bannon ha sprecato l’occasione di fare da ponte tra i populisti di destra e di sinistra, concentrandosi quasi esclusivamente sulla promozione di punti di discussione neoconservatori e sull’obiettivo di "liberare il popolo cinese", promuovendo teorie della cospirazione infondate come l'idea che il coronavirus sia un'arma cinese geneticamente modificata. Quest'ultima teoria è stata inventata da un gruppo di propaganda finanziato dal Wengui, G News.
 
Intervistato sull’assistenza sanitaria, Bannon si è schierato contro un sistema sanitario nazionale per tutti, anche se l'idea è piaciuta alla maggior parte degli elettori del GOP (Partito Repubblicano). Quando Bannon ha definito gli etno-nazionalisti e i nazionalisti bianchi come "pagliacci", uno dei conduttori del podcast gli ha chiesto perché, allora, sostiene Israele, e lui ha risposto leccando il culo agli ebrei, in modo disperato e senza logica.
 
Quando Bannon ha tentato di tornare su quanto siano oppressi i Cinesi, un altro ospite ha detto che gli Statunitensi, oppressi altrettanto duramente dalla nostra stessa plutocrazia, non se ne fregano un cazzo, e che oramai queste sono solo frasi fatte, appartenenti ad un'utopia liberale che non esiste più.
 
Parte della retorica di Bannon sull'impatto che ha la Cina sull'economia statunitense è vera. Ma i legami di Bannon suggeriscono ch’egli potrebbe semplicemente favorire il passaggio dalla dipendenza dalla Cina alla quella dalle catene di approvvigionamento indiane, il che è ancora più assurdo in quanto le infrastrutture dell'India sono orribili.
 
Ci sono indizi che dimostrano che proprio questo sia il ruolo di Bannon in qualità di copresidente della "Coalizione repubblicano-indù", un gruppo di difesa vicino al governo Modi.
 
Naturalmente, la coalizione indù di Bannon sostiene la richiesta di Trump di un sistema di immigrazione "basato sul merito", che sarebbe il programma H1-B ed è favorevole ad accordare la cittadinanza a i possessori di H1-B. Questo programma sarebbe visto come un terribile tradimento da parte della base di Trump e potrebbe impoverire gli operai tecnologici statunitensi, con aumento della disoccupazione, quindi è improbabile che venga attuato fino a dopo le elezioni del 2020.
 
Il tutto si sta trasformando in una cinica strategia per sostituire la Cina con l'India come nuovo destinatario del deficit commerciale, piuttosto che riportare a casa le nostre industrie. Sia Trump che Bannon hanno un disperato bisogno di trucchetti per trasformare la rabbia per il fallimento della globalizzazione in uno sciovinismo anti-cinese semplicistico e impotente, finalizzato a servire gli interessi commerciali e le lobby che li sostengono, ma non certo a mettere gli Stati Uniti al primo posto.
 
Peter Thiel: il miliardario che è stato tenuto fuori dalla Cina
 
Peter Thiel è di gran lunga il più influente nel tentativo di mobilitare i dissidenti e di arruolarli nella crociata anti-cinese.
 
È vicino a figure come il sionista Yoram Hazony, Mencius Moldbug, Eric Weinstein (che gestisce la società di investimento di Thiel, Thiel Capital), Bannon, il falco cinese e il finto populista Josh Hawley (che ha ricevuto $ 500.000 da Thiel) e lo stesso Donald Trump.
 
Al raduno israeliano di Hazony, "National Conservatism" del 2019, in cui è stata presentata una forma liberal di nazionalismo fasullo come alternativa all'etno-nazionalismo (nei paesi bianchi, non in Israele), Thiel ha tenuto un discorso attaccando la Silicon Valley per la sua collaborazione con il governo cinese. Thiel ha ragione su questo punto specifico, ma perché Google è una proprietà privata e non è statale come Huawei? L’unica soluzione che propugna è di indagare sulla compagnia piena di spie cinesi.
 
Thiel, che ora si autodefinisce "nazionalista statunitense" ed è noto per aver avuto contatti con alcune figure della "alt-right" che attualmente si stanno caratterizzando per posizioni anticinesi, ha legami loschi con i governi stranieri che spiano impunemente gli Stati Uniti Stati. Il suo patriottismo si dimostra fasullo se solo si guardi al suo investimento in Carbyne, una società di spionaggio israeliana che si ritiene sia controllata dall'Unità 8200 dell'esercito israeliano. Thiel, insieme a Jeffrey Epstein ed Erik Prince, erano tutti coinvolti nel losco progetto.
 
Molti "ex" funzionari dell'Unità 8200 sono presenti tra i CEO delle società della Silicon Valley. L'insolente e aggressivo spionaggio israeliano contro gli Stati Uniti si è visto recentemente in una storia rapidamente dimenticata, allorquando nel 2019 l’intelligence israeliana ha installato dispositivi per spiare le conversazioni telefoniche private di Donald Trump e di altre personalità di Washington. Incredibilmente, gli Stati Uniti non hanno né risposto, né affrontato lo scandalo.
 
L'animosità specifica di Thiel nei confronti della Cina è sia ideologica sia una questione di interesse personale finanziario. Mentre in passato ha rivolto molti accurati elogi alla Cina, ha anche fatto previsioni che non si sono avverate.
 
Quando l'Unione Sovietica agonizzava al suo collasso, Milton Friedman affermò che la Cina doveva liberalizzare completamente o crollare insieme ai Russi. Per quanto i Cinesi abbiano incoraggiato l'iniziativa privata in alcuni settori, in definitiva però in termini generali hanno raddoppiato la quota di economia pianificata. Quando Trump lamenta che è "ingiusto" che lo Stato cinese controlli il valore della sua valuta, i Cinesi lo ignorano, poiché sanno che per ora il governo degli Stati Uniti non è abbastanza forte da fare quello che serve per frenare gli egoisti capitalisti statunitensi che investono in Cina.
 
I progressi dell'intelligenza artificiale consentono di tappare i buchi delle tradizionali economie pianificate a livello centrale, qualcosa che i libertari come Thiel non amano (da notare che la sua denuncia su Google e la Cina riguardava un programma di intelligenza artificiale su cui stavano lavorando insieme). Non sono solo i lavoratori a poter essere sostituiti dall'automazione e dall'IA, ma anche i pianificatori economici privati, vale a dire i capitalisti.
 
Le previsioni di Thiel in Zero to One sulla Cina, come quella che i prezzi delle risorse da importare la renderebbero incapace di raggiungere gli standard di vita occidentali, non si sono avverate. Il salario mensile medio dei lavoratori cinesi nelle principali città è attualmente alla pari con paesi europei come la Croazia e, a differenza dell'occidente stagnante, hanno avuto il vento in poppa fino alla pandemia.
 
Thiel si è lamentato in diverse occasioni delle numerose barriere che il governo cinese pone agli investitori stranieri, che è invece manifestazione di buon senso per qualsiasi paese interessato a difendere la propria sovranità. Ciò ha reso difficili le strategie di investimento contro-intuitive e ispirate agli scacchi di Thiel, e lo sta facendo arrabbiare perché il governo cinese non sta permettendo agli interessi capitalisti esteri di partecipare pienamente alla sua crescente prosperità.
 
Sembra che di recente i libertari e i neo liberal si siano finalmente resi conto, dopo decenni di diniego, che la Cina rimane un paese nazionalista e socialista che ha fatto balenare la prospettiva di accedere al suo enorme mercato solo per eccitare il capitale occidentale che doveva fornire la spinta iniziale necessaria alla crescita cinese. Le visioni del mondo dei pezzi grossi come Soros e Thiel saranno messe a dura prova se la Cina in ascesa sorpasserà gli USA in declino in termini di qualità della vita.
 
Sul fronte economico, come Bannon, Thiel sembra avere interesse a riavvicinare gli Stati Uniti all’India. Il ridicolo spettacolo di “Howdy Modi”, quando Trump e Modi si sono incontrati, è stato sponsorizzato sia da Walmart, desideroso di entrare nel mercato indiano, sia da OYO Homes & Hotels, una start-up indiana che Thiel finanzia e sostiene personalmente.
 
Sul fronte del 5G, il governo di Trump ha sembrato puntare su di un'alternativa "di libero mercato" a Huawei, ma è stato inutile. La compagnia di Thiel, Rivada, sta cercando di arricchirsi con un'idea per combattere il potenziale di "spionaggio cinese" attraverso una svendita del Dipartimento della Difesa che gli darebbe "accesso aperto" alle sue onde radio, ma i piani di privatizzazione come questo hanno storicamente sempre fallito.
 
Trump sembra contraddire se stesso e i suoi portavoce. Trump ora sta pianificando una campagna per nazionalizzare il 5G, che è la vera opzione patriottica.
 
Tutto sommato, è importante fare una distinzione tra una diagnosi accurata dei sintomi derivanti dal nostro rapporto con la Cina e il problema reale. Spostare le fabbriche dalla Cina al Vietnam, all'India o a Taiwan lascerà il popolo statunitense altrettanto povero e senza lavoro. Sprecare energie appresso ai conservatori nella loro crociata idiota per cambiare il modo in cui i cinesi vivono in Cina non fornirà alcun vantaggio al lavoratore bianco. Il liberalismo statunitense sta collassando perché è un sistema innaturale e disfunzionale.
 
Bisognerebbe piuttosto focalizzarsi su questioni come la legittimità del potere monetario che ci governa e chiederci se davvero ci avvantaggia. La risposta è negativa, ed è per questo che vorrebbero che ci occupassimo della Cina, piuttosto che di loro.
 
 
Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura