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Politis.fr, 31 gennaio 2015 (trad. ossin)


Madrid: la scommessa vinta di Podemos

Michel Soudais


Portando almeno 100.000 persone alla manifestazione “per il cambiamento”, il partito anti-liberista ha dato una dimostrazione di forza all’inizio di un anno elettorale


Al grido di “Sì, è possibile”, 100.000 spagnoli, secondo la polizia, 300.000 per gli organizzatori, hanno espresso, oggi 31 gennaio nelle strade di Madrid, la loro volontà di cambiare la politica in Spagna, in un anno elettorale, dopo la vittoria di Syriza in Grecia. La manifestazione era organizzata dal partito anti liberista Podemos. “Il vento del cambiamento ha cominciato a soffiare in Europa”, ha dichiarato Pablo Iglesias, il leader del partito, davanti ad una folla compatta, ammassata nella piazza di Puerta del Sol, nel centro di Madrid, sventolando bandiere greche e repubblicane della sinistra spagnola.






In precedenza i manifestanti, cui si era aggiunto anche Jean-Luc Melenchon (il leader della sinistra radicale francese, ndt), avevano sfilato a partire dalla piazza di Cibeles, a meno di due chilometri, dove erano confluiti in decine di migliaia, per una “grande manifestazione per il cambiamento”, nel centro storico della capitale. La folla ha ascoltato con entusiasmo Pablo Iglesiais, 36 anni, e la sua giovane squadra, scandendo ripetutamente, il pugno destro levato in alto, “Sì se puede, sì se puede!”

Podemos, che significa come Syriza “possiamo”, denuncia l’alta finanza, l’austerità e l’establishment accusato di corruzione, la “casta” che avrebbe lasciato il popolo in una situazione di “umiliazione e impoverimento”. “Tic tac, tic tac, è l’ora di cambiare”, si poteva leggere sugli striscioni dei manifestanti che scendevano dai bus venuti dai quattro angoli della Spagna sotto un freddo sole invernale. In Spagna, “i privilegiati hanno rotto il patto di coesistenza”, ha gridato Inigo Errejon, 31 anni, il numero 2 di Podemos. “Noi siamo qui per celebrare il fatto che, nel 2015, il popolo riconquisterà la sua sovranità”.

Nelle strade dove il 15 maggio 2011 era nato il “movimento degli indignati” contro l’austerità che ha sconvolto la Spagna per 3 anni, Podemos aveva annunciato da diverse settimane l’intenzione di fare di questa manifestazione una dimostrazione di forza all’inizio di un anno elettorale. A maggio vi saranno le elezioni municipali e regionali, e in novembre le elezioni legislative spagnole, due scrutini ai quali Podemos presenterà propri candidati. Il partito, fondato giusto un anno fa, si è rivelato una sorpresa nel maggio 2014, ottenendo 1,2 milioni di voti, e cinque deputati, alle elezioni europee. In seguito la sua salita nei sondaggi è stata folgorante, superando regolarmente il Partito socialista e, talvolta, perfino i conservatori del Partito Popolare al potere. La vittoria elettorale, di giusto sei giorni fa, del partito di sinistra Syriza, i cui leader hanno costantemente fatto campagna al fianco di quelli di Podemos, ha accresciuto la possibilità che Podemos vinca le elezioni.

Nati nei due paesi europei che hanno subito più duramente la crisi, con ancor più di un quinto della loro popolazione attiva disoccupata, Podemos e Syriza condividono il medesimo rifiuto della Troika. Invitano a mettere fine all’impero della finanza internazionale che, secondo loro dimentica il fattore umano, e a porre la questione di una ristrutturazione del debito. “Il problema è un modello di paese che ha impiegato la Stato contro la società”, e “la minoranza (che) ingrassa i suoi conti in banca, mentre la minoranza vedeva i suoi svanire”, ha detto Pablo Iglesias, coda di cavallo e camicia bianca. “Qui è la corruzione”.






 

Discorsi, cui il capo del governo conservatore, Martino Rajoy, ha replicato da Barcellona: “Io non accetto questa idea di una Spagna nera che alcuni vogliono dipingere””, ha dichiarato, auspicando che il radicalismo “tanto di moda” in Spagna, non duri a lungo. Ma dopo tre anni di una crisi devastatrice, molti sono gli Spagnoli che sperano in un cambiamento radicale. Se pure in Spagna vi è stato un avvio di ripresa nel 2014, in 1,79 milioni di famiglie nessuno trova lavoro. E i partiti tradizionali sono scossi da scandali di corruzione che infangano anche i sindacati, celebrità, fino alla figlia del re Juan Carlos, che ha abdicato nel giugno scorso in favore del figlio Felipe VI.