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 Inchiesta, marzo 2013 - Un'altra testimonianza del silenzio complice di papa Francesco 1° sugli orrori della dittatura argentina: la denuncia di Myriam Bregman, avvocata e difensore dei diritti umani. La soria di Jorge Bergoglio è quella di un sacerdote che, nel suo francescanesimo gesuitico,  più che vicino ai poveri è stato vicino ai torturatori e alla dittatura... Fratello torturatore, Sorella dittatura, appunto...  (nell'immagine di lato, George Grosz, 1919 "Non c'è salsa migliore del sangue", l'assassinio dei comunisti Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht)





Fratello torturatore, Sorella dittatura

Un'altra testimonianza del silenzio complice di papa Francesco 1° sugli orrori della dittatura argentina: la denuncia di Myriam Bregman, avvocata e difensore dei diritti umani. La soria di Jorge Bergoglio è quella di un sacerdote che, nel suo francescanesimo gesuitico,  più che vicino ai poveri è stato vicino ai torturatori e alla dittatura... Fratello torturatore, Sorella dittatura, appunto... 





www.ccr4.org, 17 marzo 2013 (ad. Ossin)



Un nuovo papa pienamente in linea con la politica reazionaria della Chiesa cattolica
“Bergoglio è corresponsabile del silenzio complice della Chiesa nei confronti della dittatura genocida”
Flora Carpentier


L’annuncio, dato mercoledì 13 marzo, dell’elezione del papa argentino Jorge Bergoglio ha suscitato molte reazioni. La Presidente Cristina Kirchner, le cui relazioni con Bergoglio sono state tese nel passato, soprattutto durante l’approvazione della legge sui matrimoni gay, gli ha indirizzato le proprie felicitazioni, augurandogli “una missione pastorale fruttuosa”. Si recherà a Roma lunedì per incontrarlo e per assistere alla messa di incoronazione prevista per martedì. Nondimeno, nello scacchiere politico argentino, sono soprattutto i settori dell’opposizione padronale che escono rafforzati da questa elezione e se ne sono rallegrati, in sintonia con il sentimento di orgoglio nazionale che ha animato la folla cattolica riunita davanti alla cattedrale di Buenos Aires per festeggiare l’avvenimento. In questo contesto, molti militanti hanno manifestato la propria indignazione: “Il papa complice!” Perché dietro l’immagine di un papa umile e vicino ai poveri che la Chiesa si affanna a rappresentare, si nasconde un passato pesante per colui che fu l’arcivescovo di Buenos Aires: la sua complicità con la dittatura genocidaria degli anni ’70, la più sanguinosa della storia argentina; quella stessa che torturò e fece sparire più di 30.000 tra militanti operai e delle organizzazioni di sinistra, agli ordini del generale Videla e dell’ammiraglio Massera, saliti al potere con il colpo di stato militare del marzo 1976. Non bisogna nemmeno dimenticare che, prima di essere nominato responsabile della Compagnia di Gesù, Bergoglio ha militato nella Guardia di Ferro, organizzazione della destra peronista, cui aveva chiesto che Massera ottenesse una laurea honoris causa dell’Università di Salvador nel 1976


La Chiesa cattolica, fedele complice della dittatura militare argentina
Da diversi anni, i nostri compagni del PTS (Partito dei lavoratori socialisti) (1) lottano per denunciare e far condannare non solo i torturatori, ma anche tutti coloro che hanno collaborato con la dittatura attraverso la delazione o il silenzio complice. Sul banco degli accusati si ritrovano, insieme, padroni di fabbrica, che si sono serviti della dittatura per salvaguardare i loro interessi contro le lotte operaie sempre più forti dalla fide degli anni ‘60, e dirigenti ecclesiastici come Bergoglio. Quest’ultimo è stato interrogato da Myriam Bregman, avvocata per i Ditti dell’uomo (CeProDH) (2) e militante del PTS, nel corso di due processi: quello dell’ESMA (2010), La Scuola Superiore per allievi sottufficiali della Marina Militare di triste memoria, il più grande centro illegale di detenzione e di tortura della dittatura, e quello dei “bambini rubati” degli oppositori politici (2011), che erano sequestrati e adottati con false identità, mentre i loro genitori venivano mandati alla tortura e poi assassinati.

Ai “voli della morte”, operazione che consisteva nello gettare gli oppositori politici ancora vivi nell’oceano perché non ne restasse alcuna traccia, hanno partecipato anche alcuni preti, come volontari, per dare l’assoluzione ai boia e benedire le vittime prima dell’esecuzione. Si sono anche felicitati coi torturatori per avere contribuito alla lotta contro il comunismo, dando ai suoi fautori “una morte cristiana per il bene della Patria”. Qualche dirigente ecclesiastico è stato condannato per la sua complicità criminale con la dittatura militare, come il prete Cristian Von Wernich che nel 2007 ha avuto l’ergastolo per aver partecipato a numerosi sequestri, casi di tortura e omicidi nella provincia di Buenos Aires, dove era cappellano della polizia.





Il generale Videla mentre riceve la comunione

Ma ancora oggi, la grande maggioranza dei protagonisti della dittatura, esecutori e complici, restano impuniti, come il nuovo papa Bergoglio, del quale Myriam Bregman ha denunciato “la partecipazione al silenzio complice della Chiesa con la dittatura genocidaria”. Infatti una minuziosa inchiesta del giornalista argentino Horacio Verbitsky (3) ha ampiamente dimostrato il ruolo giocato dalla Chiesa durante la dittatura militare dal 1976 al 1983, rivelando che alcuni preti considerati “rossi”, a cagione del loro impegno tra la popolazione povera delle bidonville, della loro vicinanza alle idee della Teologia della Liberazione o di relazioni intrecciate con organizzazioni della sinistra, hanno anch’essi subito la tortura, consegnati dai loro superiori nelle mani dei militari. Nel quartiere povero dove Bergoglio officiava all’epoca, vi erano due gesuiti che lavoravano sotto la sua autorità, Orlando Yorio e Francisco Jalics, che sono stati rapiti e poi torturati per cinque mesi, prima di essere rilasciati. Cinque mesi durante i quali Bergoglio ha serbato il silenzio sulla loro sparizione, dopo essere stato proprio lui a chiedere loro di non celebrare più messa nella bidonville, cosa che i Gesuiti avevano rifiutato.
Durante un processo, celebrato qualche anno prima della sua morte nel 2000, Orlando Yorio testimoniò contro Bergoglio: “Sono certo che è stato proprio lui a fornire una lista coi nostri nomi ai militari (…) Eravamo demonizzati, criticati dalla nostra stessa istituzione e accusati di nuocere all’ordine sociale”.


Quanto poi allo svolgimento delle udienze dei processi più recenti, Myriam Bregman racconta che “contrariamente all’immagine di persona umile che oggi gli viene attribuita, Bergoglio non ha esitato a servirsi dei suoi privilegi di arcivescovo, rifiutando di comparire come chiunque altro davanti al Tribunale e costringendo tutti noi a recarci alla Sacrestia della Cattedrale di Buenos Aires per interrogarlo. Nel corso della sua testimonianza ha fornito solo risposte vaghe, che contraddicevano le dichiarazioni dei testimoni sentiti in precedenza. Ha tentato di difendere sul piano formale il proprio atteggiamento durante il rapimento dei due Gesuiti da parte dei militari, affermando di averne informato i suoi superiori. Ha anche fatto delle affermazioni gravi, come il fatto che due o tre giorni dopo il rapimento egli venne informato che i due presti si trovavano all’ESMA. Una cosa che ancora oggi molte Madri di Plaza de Mayo ignorano a proposito dei loro figli, nonostante le tante ricerche. Come mai lui ne era stato informato?
Ha anche rivelato di essersi intrattenuto con Videla e Massera (entrambi a capo della Giunta militare nel 1976), ma molto più tardi. Ha anche riconosciuto che, quando Jalics e Yorio furono liberati, lo informarono che vi erano ancora altre persone sequestrate all’ESMA, e nonostante ciò egli non ha fatto niente”. Myriam Bregman conclude: “Ci siamo resi conto che non aveva alcun desiderio di collaborare per la ricerca della verità”.
A noi basta questo per comprendere che l’immagine di “papa dei poveri” che la Chiesa ha appioppato al suo nuovo pontefice è soltanto una facciata. Alle denunce dell’estrema sinistra e degli avvocati delle vittime della Giunta militare, la stampa argentina si è premurata di rispondere negando in blocco ogni complicità di Bergoglio con la dittatura, facendo passare le denunce come calunnie anticlericali senza fondamento.


Gli atteggiamenti della Chiesa continuano a mietere vittime
In Argentina, la Chiesa non è stata solo complice e parte in causa del genocidio; essa si è anche battuta con le unghie e con i denti in questi ultimi decenni, come d’altronde continua a fare su scala planetaria, contro i diritti democratici più elementari, come il diritto al divorzio e all’aborto. Nonostante la crescente pressione dell’opinione pubblica, l’interruzione volontaria di gravidanza non è ancora stata legalizzata in Argentina, ciò che equivale e criminalizzare tutte le donne che sono state costrette a porre termine alla loro gravidanza nell’illegalità ogni anno. Una vera ipocrisia se si considerino le deplorevoli condizioni di accesso alla contraccezione, e se si consideri che la Chiesa si oppone altrettanto fermamente all’educazione sessuale nelle scuole pubbliche in Argentina. La Chiesa, che ha grande influenza sui governi e ha gande peso nel frenare ogni progresso in questo campo, è da questo punto di vista pienamente responsabile della morte di centinaia di donne che ogni anno muoiono di aborto clandestino solo sul territorio argentino.


Andrea D’Atri, compagna del PTS e fondatrice di Pan y Rosas, organizzazione di difesa dei diritti delle donne e del movimento LGBT, ha denunciato anche la lotta accanita fatta da Bergoglio contro i matrimoni gay, prima della loro legalizzazione in Argentina nel 2010. In proposito il cardinale aveva dichiarato in una lettera ai monasteri di Buenos Aires: “In questo si rivela tutta la malvagità del demonio, per la quale il peccato è entrato nel mondo, e che tenta subdolamente di distruggere la volontà di Dio: un uomo e una donna che hanno ricevuto il mandato di crescere, di moltiplicarsi e di dominare la terra (…). Non si tratta si semplice lotta politica: è la pretesa di distruggere il piano di dio”. Parole medievali che pongono fine a qualsiasi illusione di una eventuale “modernizzazione” della Chiesa cattolica.


Bergoglio, una scelta geopolitica strategica per una Chiesa in crisi
Sono molti quelli che si sono fatti sedurre dall’immagine di questo nuovo papa sedicente aperto al mondo e ai poveri, che ha assunto il nome di Francesco in onore a Francesco d’Assisi (che i cattolici riconoscono come il santo dei poveri) e che ha dichiarato al momento dell’elezione: “Vorrei una Chiesa povera per i poveri”. La stampa francese ha molto rilanciato queste speranze di una riconversione della Chiesa nella direzione di una maggiore semplicità, valorizzando il carattere sedicente ascetico del nuovo papa. L’Humanité, che abbiamo conosciuto più anticlericale, è in sintonia: “La priorità ai poveri, che sembra avere segnato il percorso del nuovo papa, solleva speranze in molti cattolici e non solo (…) E’ perciò che, in senso assolutamente laico, pur estranei a ogni “ordine morale”, siamo interessati alla parola della Chiesa e alle azioni dei credenti. Parliamo di fraternità”.


L’istituzione sacra sarebbe pronta a accettare la stessa cura di austerità che subiscono le masse di molti paesi in preda alla crisi capitalista? Non facciamoci ingannare da questa mascherata. L’immagine di povertà che vorrebbe trasmettere il nuovo papa non è innocente e si iscrive nel contesto più generale di una crisi dell’istituzione (4), che ha perduto negli ultimi anni migliaia di fedeli, soprattutto in America Latina dove si stima che la popolazione cattolica sia diminuita di un quarto, in gran parte a profitto delle chiese evangeliche e di ogni sorta di sette. L’elezione di un papa non europeo, cosa mai accaduta in quasi un millennio, non è garanzia di una volontà di modernità o di semplicità, ma corrisponde a una necessità per la Chiesa di stoppare l’emorragia cattolica che la colpisce in un continente finora acquisito alla propria influenza morale e spirituale, Essa serve anche per avere un papa “del Sud”, disposto a giocare il medesimo ruolo contro-rivoluzionario giocato da Wojtyla (Giovanni Paolo II) tra la fine degli anni 1970 e l’inizio degli anni 1980. Peraltro, come sottolinea il vaticanista Vittorio Messori, Bergoglio ha, oltre al suo profilo latino-americano, in più il fatto di essere figlio di italiani e di conoscere la lingua del Vaticano. E’ allora apparso come l’uomo giusto, colui che potrà affrontare le molte difficoltà della Chiesa Cattolica: e dio sa se, tra gli scandali di pedofilia, le frodi bancarie e le divisioni interne, non avrà molto da fare!


Articolo in originale:
http://www.ccr4.org/Bergoglio-a-participe-au-silence-complice-de-l-Eglise-avec-la-dictature-genocidaire



Note:

(1) 
www.pts.org.ar

(2) 
www.ceprodh.org.ar

(3) H. Verbitsky ha pubblicato i risultati delle sue ricerche in un libro pubblicato nel 2005 “El Silencio: de Paulo VI a Bergoglio, les relaciones secretas de la Iglesia con la ESMA” (Il Silenzio: da Paolo VI a Bergoglio, le relazioni segrete della Chiesa con la ESMA)

(4) Leggere in proposito: “L’Eglise Catholique n’échappe pas à la crise. Quand un pape prend sa retraite anticipée », di D. Dalai e F. Carpentier, 27/02/2013,
www.ccr4.org/Quand-un-pape-prend-sa-retraite-anticipee