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ProfileInchiesta, agosto 2015 - Allora, chi voleva intimidire Washington – i Giapponesi oramai demoralizzati o il suo futuro avversario nella guerra fredda, vale a dire l’Unione Sovietica? (nella foto, il fungo atomico)

 

 

Russia Insider, 7 agosto 2015 (trad. ossin)


Cinque domande per capire la verità sugli attacchi terroristi contro Hiroshima e Nagasaki


L’attacco nucleare non ha niente a che vedere con la sconfitta del Giappone, che era già pronto ad arrendersi dopo la disfatta catastrofica dell’esercito di Tokyo, forte di un milione di uomini, contro i Sovietici in Manciuria.

Gli Stati Uniti intendevano spaventare l’Unione Sovietica e, con la bomba, volevano scongiurare una spartizione del Giappone come quella della Germania.

Massacrare 200.000 civili innocenti colpendo obiettivi non militari per realizzare questo obiettivo sembrava un compromesso interessante a Truman e ai suoi consiglieri

Ecco finalmente la verità



Per una eccellente esposizione, leggere Oliver Stone, “La Storia nascosta degli Stati Uniti”. Il giornalaccio neocon The Daily Beast lo ha stroncato, prova definitiva che diceva la verità.

Sessanta anni fa, le bombe atomiche chiamate Little Boy e Fat Man sono state sganciate su Hiroshima e Nagasaki. A Hiroshima circa 90.000 persone sono rimaste immediatamente uccise; altre 40.000 ferite, un gran numero di esse sono morte in seguito, dopo una prolungata agonia provocata dalla contaminazione radioattiva. Tre giorni dopo, un nuovo attacco atomico sulla città di Nagasaki ha ucciso circa 37.000 persone e ne ha ferito 43.000.

In definitiva le due bombe hanno ucciso circa 200.000 civili giapponesi.

Era veramente necessario questo incubo? E’ stato veramente l’attacco nucleare a costringere il Giappone alla resa? Si tratta di un argomento troppo delicato perché negli Stati Uniti si autorizzi un dibattito pubblico sul tema, e questo conferisce il diritto al resto del mondo di porre a Washington qualche domanda scomoda.

 

Cina del nord, agosto 1945. Soldati giapponesi consegnano le armi ai Sovietici


1° domanda

Gli Stati Uniti hanno sganciato due bombe nucleari sul Giappone, una terza, secondo il brigadiere-generale Leslie Groves, direttore del Progetto Manhattan, avrebbe potuto essere pronta per il 17 o il 18 agosto, ed una quarta per settembre 1945.

L’esercito statunitense non ha mai interrotto gli esercizi di addestramento in vista dell’operazione Downfall – l’invasione terrestre delle isole giapponese (prevedendo dunque una continuazione della guerra, non la capitolazione del Giappone, ndt).

Quante città giapponesi sarebbero state distrutte dagli Statunitensi se, nel corso di 12 giorni dal 9 al 20 agosto 1945, in Manciuria, l’Unione Sovietica non avesse annientato l’armata del Kwantung, il più grande corpo d’armata dell’esercito giapponese, forte di più di un milione di soldati, e così forzato la capitolazione dell’imperatore Hirohito?


2° domanda

Nell’agosto 1945, l’US Air Force aveva terrorizzato le città giapponesi usando bombe convenzionali per diversi mesi. Le conseguenze di questi bombardamenti non sono state meno calamitose di quelli su Dresda e Amburgo, in Germania.

Non restava molto ancora in piedi di Tokio, e questo già molto prima degli attacchi su Hiroshima e Nagasaki. Se l’intento era quello di distruggere dei bersagli tattici (e Hiroshima era uno dei più grandi centri di approvvigionamento dell’esercito e della marina giapponese), non si sarebbero potuto utilizzare armi convenzionali come a Tokyo?

Il fatto che Nagasaki non fosse il bersaglio originario della bomba Fat Man (l’aereo si è prima diretto verso Kokura, ma a causa della nebbia non ha potuto sganciare la bomba e così ha ripiegato su Nagasaki), significa che i bombardamenti nucleari del Giappone avevano un obiettivo puramente terrorista.

In origine, gli obiettivi selezionati erano Niigata (una base militare e un centro industriale), Yokohama (un centro industriale). Kokura (il più grande arsenale e magazzino) e Kyoto (anch’essa un centro industriale). La città di Tokio è stata eliminata dalla lista della morte a causa del suo valore storico, grazie all’intercessione di alcuni generali statunitensi che la frequentavano prima della guerra.


3° domanda

E’ occorso parecchio tempo all’imperatore Hirohito e al suo gabinetto di guerra per ottenere una affidabile valutazione dell’ampiezza della catastrofe e prendere una decisione politica fondata sulla novità del primo bombardamento atomico. Tokyo è stata informata dell’uso di queste armi di distruzione di massa, sconosciute fino ad allora, grazie ad alcune trasmissioni radio statunitensi. L’imperatore era molto più preoccupato per l’avanzata dell’Unione Sovietica in Estremo Oriente.

L’imperatore era già pronto ad arrendersi nel maggio 1945, ma non incondizionatamente come avevano fatto i Tedeschi. Voleva una capitolazione onorevole che preservasse il suo regime e il suo esercito. Il suo atout nel negoziato politico era l’armata del Kwantung, ancora forte.

Era questa, e non i mitici centinaia di migliaia di piloti kamikaze, a costituire la principale minaccia per gli alleati.

Se l’armata del Kwantung non avesse subito una schiacciante disfatta in Cina, il Giappone avrebbe potuto resistere ancora qualche mese. Ma gli Alleati avrebbero dovuto realizzare delle operazioni congiunte nella Cina continentale, cosa per la quale gli Stati Uniti non erano p
ronti.

L’entrata in guerra dell’URSS contro il Giappone il 9 agosto 1945 ebbe un impatto decisivo sulla decisione del Giappone di capitolare. Quello stesso giorno, il Primo Ministro giapponese, Kantaro Suzuki (nella foto a destra), dichiarò nel corso della riunione del Supremo Consiglio Militare:

 

"L'entrata in guerra stamattina dell’Unione Sovietica ci colloca in una posizione di assoluta impotenza e rende impossibile la prosecuzione della guerra" (Richard Hart, La décolonisation, p.313)

Quattro giorni dopo, quando la sorte dell’armata del Kwantung era quasi segnata, l’imperatore Hirohito decise di arrendersi. Allora cos’è che ha influenzato di più questa decisione – il rapporti terrorizzati dei suoi comandanti militari in Manciuria o una trasmissione radiofonica statunitense?

4° domanda

Né il presidente Truman, né l’esercito statunitense, né il resto del mondo hanno capito immediatamente le conseguenze del bombardamento atomico. Ovviamente gli scienziati che avevano creato la bomba erano in grado di immaginarne teoricamente gli effetti.

Ma gli aspetti pratici dell’uso delle armi nucleari, oltre ai principi di base di utilizzazione, sono stati elaborati solo dopo avere veduto l’impatto del bombardamento di Hiroshima e Nagasaki. Solo allora si è capito il meccanismo di propagazione dell’urto atomico: l’accecamento, il calore, l’irradiamento, e il ruolo giocato dalla geografia e dal meteo.

 


 

Gli effetti delle radiazioni sono stati studiati anni dopo, osservando gli Hibakusha – le oltre 200.00 persone sopravvissute alle conseguenze delle radiazioni. E’ dunque possibile che gli Stati Uniti abbiano semplicemente voluto sperimentare la bomba sulla popolazione civile del suo nemico durante la guerra, solo per fare avanzare le conoscenze scientifiche?
 

5° domanda

Non vi sono vere ragioni di credere che, se la guerra fosse continuata con l’uso di armi convenzionali, essa avrebbe provocato il numero catastrofico di vittime previste dallo Stato Maggiore Generale USA e dal presidente Truman.

E’ stato solo su due isole – Saipan e Okinawa – che i Giapponesi hanno opposto la resistenza più feroce e fanatica. Certamente gli spaventosi suicidi kamikaze costituivano un serio problema per gli ammiragli USA. Tuttavia la rapida sconfitta dell’armata del Kwantung, oltre alle operazioni anfibie dei Sovietici in Corea e nelle isole Kouriles (sbarchi non molto dissimili da quelli effettuati nel corso dell’offensiva statunitense, ma meglio organizzati) hanno dimostrato che il famoso “morale giapponese” era a pezzi.

Allora, chi voleva intimidire Washington – i Giapponesi oramai demoralizzati o il suo futuro avversario nella guerra fredda, vale a dire l’Unione Sovietica?