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Non ci inchineremo a questo re del Marocco


L’attivista Aminatour Haidar, che sta portando avanti uno sciopero della fame, deve avere giustizia. Questa non si avrà implorando il penoso monarca marocchino


Una donna proveniente dal Sahara Occidentale, Aminatou Haidar, è stesa a terra nell’aeroporto di Lanzarote, mentre fa lo sciopero della fame ed è prossima alla morte. Ad Aminatou non è stato consentito di rientrare nel suo paese perché si è rifiutata di scrivere ‘Marocchina’ al momento della compilazione dei documenti per la partenza all’aeroporto. Le è stato pertanto negato di tornare a casa dai suoi figli a El Ayoun, città sotto il controllo del Marocco. La Corte internazionale di giustizia ha dichiarato che gli abitanti del Sahara Occidentale hanno diritto all’auto-determinazione. Il paese, invece,  è occupato illegalmente dal Marocco. Ad Aminatou è stato ritirato il passaporto ed è stata arbitrariamente imbarcata su un aereo per la Spagna.
Ci è stato chiesto di dare la nostra adesione ad una lettera firmata da molti scrittori, artisti, politici e sindacalisti ed indirizzata al re di Spagna, spronandolo a fare da intermediario col re del Marocco Mohammed VI, per poter salvare la vita di Aminatou. Seppur rispettiamo la buona volontà di tutti e ardentemente desideriamo che si eviti questa tragedia sperando dal profondo del cuore che ciò avvenga, crediamo comunque che tale richiesta non è abbastanza. Tuttavia questa iniziativa mette in luce un dato essenziale: il re Mohammed è il vero detentore del potere in Marocco. In pratica, la lettera chiede al re di Spagna di intercedere presso il re del Marocco, per fare un ‘favore’ a tutti noi, e risolvere questa situazione.
È tempo per più chiarezza e meno indiscussa deferenza. Secondo la rivista Forbes, Mohammed VI ha un patrimonio di due miliardi di dollari ed è considerato l’ottavo monarca più ricco al mondo. Secondo il sito Wikipedia, Mohammed e la sua famiglia godono di ampi interessi commerciali in settori quali: miniere, industria alimentare, vendite e servizi finanziari. Inoltre, il budget quotidiano operativo del palazzo reale è astronomico. Indipendentemente dall’enorme fortuna personale del re e dalla sua grande influenza sulle istituzioni politiche del paese, il Marocco è uno stato che ha firmato trattati internazionali giuridicamente vincolanti. Tuttavia Mohammed VI, ignorando tali accordi, i diritti umani e la Corte internazionale di giustizia, agisce come un despota medioevale.
La politica estera di Mohammed VI è rude e puzza tremendamente. La risposta a qualsiasi critica è quella di minacciare la Spagna facendo arrivare in Europa un numero indefinito di poveri cittadini marocchini disperati, o nella peggiore delle ipotesi, di interrompere la collaborazione in materia di terrorismo. In altre parole, chiudendo un occhio sui fondamentalisti islamici.
Il re è un ipocrita. Nel giugno del 2000 ha ricevuto dalla George Washington University una laurea honoris causa “per la promozione della democrazia in Marocco”. Dovrebbe essere privato di questo titolo. In un discorso del 4 novembre ha affermato che “uno o è un patriota o un traditore”, condannando pertanto tutti coloro che non intendono accettare la sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale e puntando sulla repressione di qualsiasi resistenza pacifica.
Secondo le richieste ufficiali di Mohammed VI, ritenute condizioni essenziali per la restituzione del passaporto ad Aminatour Haidar, l’attivista deve chiedere scusa al re per la sua audacia nel descrivere la sua terra non come Marocco ma come Sahara Occidentale. Questo viene chiesto ad una donna che è stata torturata e fatta scomparire per quattro anni in un campo segreto di detenzione. E’ stata bendata, imbavagliata, picchiata, soggetta a scosse elettriche e minacciata di stupro. Se Mohammed VI avesse un briciolo di umanità, implorerebbe il suo perdono.
La grande tragedia è rappresentata dal fatto che, mentre molte parti del mondo musulmano e del continente africano sono immerse nella violenza e nel sangue, Aminatou Haidar sta, in mezzo a tutto ciò, come una fragile creatura impegnata in una resistenza non violenta.
Noi speriamo che un’altra lettera firmata da tutti i cittadini del mondo (compreso il primo ministro spagnolo Zapatero) venga presentata a Mohammed VI prima che Haidar muoia, in cui si chieda al re e al suo governo di rispettare il diritto internazionale e di unirsi al mondo civile.
Nell’immaginarci questo piccolo uomo nel suo grande palazzo, che dovrebbe semplicemente fare una telefonata affinchè ad Aminatou sia restituito il passaporto e le sia consentito di tornare dai suoi due figli oramai disperati, ci ritornano alla mente le immagini degli antichi imperatori romani che col pollice decidevano il destino dei prigionieri. Mentre Mohammed VI può sentirsi potente nella sua lussuosa dimora, se avesse un pizzico di immaginazione ed un senso della storia, capirebbe che, se lasciasse morire Haidar, il suo spirito trasparente di resistenza pacifica rimpicciolirà la sua crudeltà non-curante ovunque andrà per il resto della sua vita. Se c’è una giustizia, egli sarà trattato come fu trattato George Bush da colui che gli lanciò una scarpa, diverrà un Reale Non Grato al mondo civile. Noi non imploriamo favori tirati fuori privatamente da due re. Come essere umani noi esigiamo giustizia.

Paul Laverty - Ken Loach