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L’Expression – 16 settembre 2010


Parigi complica la missione di Christofer Ross
di Mohamed Touati

Christian Cambon, senatore del gruppo UMP, ha reiterato il sostegno della Francia al progetto marocchino di autonomia per il Sahara Occidentale


Da parte sua, il quotidiano USA The New York Times, in una cronaca di Nicholas D. Kristof, ha affermato che il Marocco occupa illegalmente il Sahara Occidentale e saccheggia le sue risorse naturali. Il giornalista paragona l’occupazione marocchina del Sahara occidentale all’occupazione israeliana delle terre palestinesi. Una posizione in netto contrasto con quella della delegazione guidata dal senatore francese del partito dell’Union pour un mouvement populaire (UMP).
Infatti, alla testa di una decina di senatori per una visita di due giorni (dal 15 al 17 settembre) nei territori occupati, l’eletto di Val de Marne al Palazzo del Luxembourg ha dichiarato, nel corso di una intervista alla MAP, l’agenzia di stampa ufficiale del regno, che l’obiettivo del viaggio consisteva nel “riaffermare il sostegno della Francia al progetto di autonomia marocchino per il Sahara”. Ha poi aggiunto che questa visita “permetterà di meglio comprendere la proposta marocchina di autonomia e darà l’occasione ai senatori di riaffermare il sostegno ufficiale della Francia a questa iniziativa accolta dalla comunità internazionale come seria e credibile”, secondo quanto riportato dalla stampa marocchina. Questa sortita mediatica tende a complicare ancora di più la missione del rappresentante personale del segretario generale delle Nazioni Unite. Infatti, in una lettera indirizzata, nel mese di giungo, ai principali paesi (Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Spagna e Francia) che seguono da vicino la questione del Sahara occidentale, Christofer Ross ha ribadito che lo “status quo è inaccettabile a lungo termine”, mettendo in particolare l’accento sull’intransigenza di cui danno prova le autorità marocchine che prendono in considerazione solo la loro proposta di larga autonomia.
Parigi ha voluto creare una breccia per costringere Christofer Ross a gettare la spugna? La scelta fatta da Ban Ki-moon quando ha scelto il diplomatico USA per avviare il referendum di autodeterminazione che permetterà al popolo saharawi di pronunciarsi liberamente sul suo avvenire, sostituendo Peter Van Walsum, non è stata ben vista da Rabat. Al contrario del Fronte Polisario che aveva accolto con sollievo la sua nomina, dopo avere chiesto l’allontanamento del diplomatico olandese che aveva malauguratamente dichiarato che l’indipendenza del Sahara occidentale era “irrealista”. Un tesi che il governo francese (cha appoggia apertamente la posizione marocchina) sembra voler dissotterrare. “La Francia, come d’altronde il Consiglio di sicurezza, giudica interessante la proposta marocchina che merita di essere discussa”, aveva insinuato il capo della diplomazia francese, Bernard Kouchner, in una intervista tendenziosa al settimanale Jeune Afrique nel marzo del 2009. Una dichiarazione che è stata ripresa dal Primo ministro francese durante la conferenza stampa che ha chiuso i lavori della 10° Riunione di alto livello franco-marocchina, a Parigi nel luglio scorso. “Questa proposta di autonomia costituisce la base più pertinente per uscire dall’impasse. La Francia incoraggia i negoziati sulla proposta marocchina…” aveva riaffermato François Fillon. La Francia, che è impegolata come mai nella vicenda delle espulsioni dei Rom e che continua a fare orecchi da mercanti alle condanne europee ed internazionali, non ascolterà certamente neppure il grido dei prigionieri politici saharawi imprigionati dal mese di ottobre, dopo il rientro da una visita nei campi dei rifugiati saharawi di Tindouf. “Chiediamo a Sua Eccellenza di intervenire sul governo marocchino perché ci venga garantito, senza altri ritardi, un processo equo in presenza di osservatori internazionali o ci si restituisca la libertà insieme a tutti i difensori saharawi dei diritti dell’uomo ed a tutti i prigionieri di opinione marocchini”, hanno scritto i militanti saharawi detenuti nella prigione di Salé da quasi un anno senza processo, in una lettera indirizzata al Presidente del Parlamento Europeo.
I senatori francesi presenti sul territorio marocchino ascolteranno il loro appello? Certamente no. La capitale francese si preoccupa di altre cose e non del rispetto dei diritti umani.