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Conferenza internazionale a Algeri

Si è aperta oggi ad Algeri la conferenza internazionale "Il diritto dei popoli alla resistenza: il caso del popolo saharawi".
E non a caso nella capitale della Repubblica democratica e popolare d'Algeria, che è il paese che più di ogni altro è sempre stato in prima linea nella difesa del diritto all'autodeterminazione del popolo saharawi. Ancora in questi giorni, proprio l'Algeria ha sollevato la questione della violazione dei diritti umani in Sahara Occidentale, nel corso del dibattito della 15° sessione dell'Alto Consiglio dei diritti dell'uomo dell'ONU (HCDH), i cui lavori si svolgono a Ginevra dal 13 settembre al 1 ottobre 2010. Iniziativa senz'altro apprezzabile, ma che fa un po' a pugni con la notizia incredibile della richiesta di 3 anni di prigione, formulata da un Pubblico Ministero algerino, contro due operai sorpresi a bere dell'acqua in periodo di ramadan e arrestati per questo. In fondo non esiste solo il diritto all'autodeterminazione dei popoli, ma anche quello di ciascun essere umano ad autodeterminarsi nelle scelte religiose e di vita.

La Conferenza è organizzata dal Comité National Algérien de solidarité avec le peuple saharawi (C.N.A.S.P.S.) e vede la partecipazione di delegazioni e personalità di molti paesi (Francia, Spagna, Italia, Cile, Nicaragua, Sud Afica, Mauritania, Nigeria e molti altri).
Ma, soprattutto registra la presenza di decine e decine di saharawi venuti dai territori occupati dal Marocco, militanti noti e meno noti, tutti disciplinatamente seduti ad ascoltare i conferenzieri e ad applaudire ogni riferimento alla "eroica lotta del popolo saharawi".
I lavori sono stati introdotti dal coordinatore della conferenza, Said Ayachi, componente del C.N.A.S.P.S. e sono proseguiti con le relazioni: quella di Luciano Ardesi, del Comitato italiano di solidarietà col popolo saharawi, dal titolo "Il diritto dei popoli all'autodeterminazione". Quella di Debbeche Smail, dal titolo: "I diritti alla libertà e alla dignità: il diritto alla resistenza", quella di Maya Sahli, "L'Europa e la necessità del rispetto dei diritti umani", e infine quella di Abba El Hassein Salek, "Lo spirito di resistenza, dimensione della continuità degli Stati e dell'autenticità dei popoli".

Molti e autorevoli gli intervenuti. Ricordiamo solo Cesar Vega Masis, in rappresentanza del Fronte Sandinista nigaraguense, e inviato speciale di Daniel Ortega, che ha esaltato "l'eroica lotta del popolo saharawi, alla quale i movimenti di liberazione di tutto il mondo devono manifestare la loro solidarietà". Erwin Lanc, ex ministro degli affari esteri austriaco ("L'Austria continuerà a sostenere gli sforzi dell'ONU per giungere ad una soluzione della questione del Sahara Occidentale. Bisogna fare il referendum di autodeterminazione"), Hassan Djounia, professore di diritto internazionale all'Università del Libano.
Di grande interesse è stata la testimonianza di Esegbuyota Okiti, militare nigeriano, ex capo della direzione del personale (CMPO) della Minurso, la missione dell'ONU in Sahara Occidentale.
Nel periodo in cui ha abitato a Laayoune, tra il 2004 e il 2005, è stato testimone diretto di episodi di  brutalità delle forze di occupazione marocchine nei confronti dei Saharawi. "In tutte le strade vi erano poliziotti e soldati marocchini che fermavano a caso i giovani saharawi per controllare i documenti...L'8 marzo 2005, le donne saharawi hanno fatto un sit-in davanti all'hotel Nagjir, dove io alloggiavo. Immediatamente sono arrivati i poliziotti marocchini e hanno preso a manganellate le donne indifese. Nonostante il brutale attacco, le donne resistevano. Io mi sentivo impotente ed è per questo che ritengo che il mandato della Minurso debba essere allargato in modo da comprendere anche il controllo del rispetto dei diritti umani in Sahara Occidentale.... Un altro espisodio del quale sono stato testimone, sempre dall'hotel Nagjir nel maggio 2005, è stato quando ho visto dei giovani saharawi che protestavano pacificamente con delle bandiere, fino al sopraggiungere di altri giovani marocchini con le loro bandiere. A questo punto i due gruppi si sono scontrati e i poliziotti marocchini hanno caricato solo i saharawi".

Molto importante l'intervento di Stephen Zunes, professore statunitense vicino agli ambienti dell'amministrazione democratica e autore (con Jacob Mundi) del libro "Western Sahara" (introduzione del senatore George McGovern, già candidato democratico alla presidenza USA). Ha detto senza mezzi termini che "l'occupazione marocchina del Sahara Occidentale è illegale e contraria al diritto internazionale". E si è proclamato fortemente contrario all'ipotesi di autonomia proposta dal Marocco: "Accettare il piano di autonomia marocchina significherebbe accettare per la prima volta dal dopoguerra l'ampliamento dei confini di un paese attraverso l'uso della forza". Ha lamentato che il Marocco sfrutta la lotta al terrorismo per trovare appoggi per il mantenimento dell'occupazione e ha concluso: "La lotta pacifica del popolo saharawi merita di essere sostenuta. L'esempio deve essere quello di Timor Est. L'Onu deve porre fine all'occupazione marocchina e il diritto internazionale deve essere applicato. Se non si difende il fondamentale diritto all'autodeterminazione, come potranno essere tutelati gli altri diritti? Se non si riesce nemmeno a far rispettare le risoluzioni ONU, come si potrà far rispettare il diritto internazionale?"