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Massacro a Laayoune

Da giorni l’agenzia di stampa ufficiale MAP si affannava a dire che l’accampamento della Dignità di Gmeil Izik (e le altre manifestazioni in corso in tutto il Sud del Marocco, oltre che nei territori occupati del Sahara Occidentale) erano una “legittima” manifestazione di protesta sociale, cui le pubbliche autorità stavano preoccupandosi di dare risposte adeguate e soddisfacenti. “Legittima”, perché non aveva niente a che vedere (secondo le fonti ufficiali) con rivendicazioni di carattere politico (leggi: con la rivendicazione della indipendenza).

Quello del Governo marocchino era un tentativo di stemperare la reale valenza “politica” di queste manifestazioni ed impedire che esse potessero essere utilizzate, nel corso dei negoziati in corso sotto l’egida dell’ONU, per quello che realmente sono: la dimostrazione della presenza di una forte opposizione alla occupazione marocchina nel Sahara occidentale, di una mancata normalizzazione del territorio sotto la “pax marocchina”.

Davano fastidio, queste manifestazioni, anche per la coincidenza con le celebrazioni del trentacinquesimo anniversario della “Marcia verde”, la pagliacciata populista con la quale il non rimpianto re Hassan II aveva tentato di occultare la realtà dell’occupazione militare del territorio del Sahara Occidentale.

E poi il numero dei manifestanti andava via via crescendo, assumendo dimensioni davvero di massa. Seppure è impossibile fornire cifre precise, il numero di 20.000 appare tutt’altro che esagerato.

Infine la situazione, nel campo, si stava radicalizzando. Se l’iniziale protesta aveva davvero una valenza principalmente di carattere economico-sociale, i sentimenti indipendentisti si stavano col tempo consolidando e propagandosi anche tra le persone meno politicizzate.

Insomma si è creata una situazione intollerabile per il governo marocchino. Così questa mattina all’alba centinaia di appartenenti alle Forze Ausiliarie hanno preso d’assalto il campo, evacuandolo e dandolo alle fiamme. La ridicola versione ufficiale è che l’intervento si è reso necessario per “liberare le persone anziane, le donne e i bambini plagiati da un gruppo di personaggi pregiudicati e ricercati per delitti comuni”.(MAP, 8 novembre 2010, ore 17.45)
Abbiamo tradotto “plagiati”, ma l’espressione francese utilizzata è “se trouvant sous l’emprise”, vale a dire: soggetti all’influenza.

Naturalmente la versione ufficiale è che l’obiettivo dell’operazione era quella di arrestare pacificamente i “pregiudicati” e che, tuttavia, le forze dell’ordine si sono viste impedire l’accesso al campo da una reazione violenta che è ricorsa anche a bottiglie incendiarie e bombole di gas.

Di qui l’ineluttabilità della repressione che ha provocato, stando a quanto riferito dalla MAP, 4 feriti tra i civili, due morti tra le forze dell’ordine, 70 feriti sempre tra le forze dell’ordine (di cui 4 in gravi condizioni).
E 65 arresti per resistenza.

Le persone che siamo riuscite a raggiungere telefonicamente ci parlano invece di un massacro. Nel campo vi sarebbero stati dei morti tra la popolazione civile, di uno dei quali si conosce anche il nome, Mahmoud Gargar Babba, di 34 anni. D’altra parte è del tutto inverosimile che nel corso di scontri vi possano essere state tante vittime da una parte (l’esercito marocchino) e quasi nessuno dall’altra, tanto più che, tra le due forze in campo, una solo era dotata di armi da fuoco, l’esercito.

Ma la repressione non si è fermata qui. Alla notizia della distruzione del campo, manifestazioni imponenti sono scoppiate nella città di Laayoune, e anche qui vi è stato un intervento brutale delle forze di occupazione. L'agenzia MAP nega che vi siano state vittime, ma le persone che abbiamo contatto telefonicamente ci parlano di diversi morti, forse 12 e, comunque, dai video che immediatamente sono stati postati su Youtube, si può vedere il volto di una città in preda al disordine, con carcasse di automobili date alle fiamme, gente infuriata e fumo che si leva in varie parti.

L’ineffabile agenzia MAP ha parlato di alcune manifestazioni in Laayoune di cittadini che rivendicano la marocchinità del Sahara. Secondo quanto ci viene riferito dalle persone che abbiamo contattato, invece, si tratterebbe di squadracce che, con l’appoggio dell’esercito, penetrano nelle case saharawi, saccheggiano tutto e, addirittura compiono atti di violenza sessuale.

La situazione resta tesissima e nessuno può davvero immaginare che cosa succederà. Quello che è certo è che nessuno può affermare in buona fede oggi che il Marocco sia un paese che “fa dei progressi sulla strada della democrazia”. La repressione sanguinosa in corso in queste ore nelle vie di Laayoune era stata preparata dalla cacciata di Al Jazeera dal Marocco, una testimone scomoda che andava eliminata prima del delitto.

Segnaliamo alcuni video, postati su Youtube:

1)    L’accampamento raso al suolo

2)    La polizia marocchina ha usato armi chimiche


3)    Resistenza saharawi 1

4)    Resistenza saharawi 2


5)    L’assalto al campo

6)    Avenida Smara

7)    Manifestazioni di strada