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Ancora rinviata la sentenza contro i sette militanti saharawi
Nicola Quatrano

Casablanca, 28 gennaio 2011 - Era attesa per oggi la decisione del Tribunale di prima istanza di Ain Seba'a (Casablanca) contro i sette militanti saharawi Brahim Dahane, Ahmed Nassiri, Ali Salem Tamek, Lachgare Degia, Yahdih Ettarrouzi, Rachid Sghavar, Saleh Lebaihidi. Ma, a sorpresa, il collegio di giudici ha annunciato che essa sarà pronunciata il prossimo 11 febbraio 2011.
I sette militanti saharawi sono accusati di "attentato alla sicurezza interna del Marocco", per la sola ragione di avere fatto propaganda contro il regime di occupazione marocchino in Sahara Occidentale.
Ossin ha seguito tutto lo svolgimento del processo. Di seguito ripubblichiamo il rapporto sull'ultima udienza.



Il comunicato degli osservatori al processo di Casablanca:

 

Ieri, 14 gennaio 2011, alle ore 14:00, e fino ad oggi 15 gennaio, alle ore 2:30 del mattino, dinanzi il tribunale di prima istanza di Ain Seba’a (Casablanca) si è tenuta la quinta e ultima udienza del processo a carico dei sette militanti saharawi Brahim Dahane, Ahmed Nassiri, Ali Salem Tamek, Lachgare Degia, Yahdih Ettarrouzi, Rachid Sghavar, Saleh Lebaihidi, i primi tre ancora detenuti dal giorno 8 ottobre 2009. Era presente, come osservatore internazionale, Francesco Marco de Martino (avvocato a Napoli), coadiuvato da  Fahti Najah (interprete di lingua araba).

Erano altresì presenti: Matthew Lehrfeld (Consolato Generale USA di Casablanca), Dagmar Schmidt Tartagli (Ambasciata Svizzera in Marocco), nonché osservatori svedesi e di altri paesi e, per la stampa, fra gli altri, il corrispondente algerino dell’agenzia APS, Lounis Bahet.


Il processo è stato interamente trattato, attraverso l’esame degli imputati detenuti, la discussione delle parti civili, la discussione degli avvocati marocchini degli imputati. Il Procuratore ha chiesto la pena massima di cinque anni di reclusione per tutti gli imputati. Il tribunale ha annunciato la pubblicazione del proprio verdetto per il prossimo 28 gennaio 2011.

L’udienza, che si è protratta dalle ore 14:30 del 14 gennaio fino alle 2:30 del mattino del 15 è stata caratterizzata dal consueto clima di intimidazione verso gli osservatori internazionali (così come in tutte le precedenti udienze), con atti ostili nei loro confronti che sono giunti fino al furto del quaderno dove l’avv. de Martino aveva annotato i suoi appunti.

Gli avvocati saharawi della difesa, Abd El Aziz NWIDI, Mohamed BOUKHALED, Mohamed Elhabib ERGUIBI, Razaid LAHMAD, Abd Ellah SHALLOUK, Mohamed Fadel LEILI, hanno boicottato il procedimento a causa dell’assenza delle condizioni minime che caratterizzano un processo equo, in particolare come conseguenza delle aggressive manifestazioni politiche che si sono svolte contro gli imputati all’interno del Tribunale e della stessa aula d’udienza e dopo gli assalti verbali e fisiche contro imputati, avvocati della difesa e osservatori internazionali.

La difesa degli imputati è stata comunque assicurata dalla coraggiosa presenza di quattro avvocati marocchini, tra cui, Mustapha Errachidi, Mohamed Sadkod, Masoidi Mohamed Sabbar.


Nel corso dell’odierna udienza gli osservatori hanno potuto constatare:


1) Davanti al Tribunale vi erano gruppi di manifestanti e numerosi striscioni che inneggiavano alla “marocchinità del Sahara”. All’ingresso del Tribunale, all’osservatore italiano ed al suo interprete di lingua araba, nonché ai rappresentanti diplomatici, è stato impedito l’ingresso nel Tribunale, e contemporaneamente sono stati pressati da una folla di donne inneggianti all’integrità marocchina ed alla fedeltà verso il re, tanto da costringere la rappresentate dell’ambasciata della Confederazione svizzera a trovare riparo fisico dietro le transenne.
Finalmente, alle 14 e 10 circa, è stato consentito l’ingresso al Tribunale attraverso un unico varco destinato agli osservatori, ai diplomatici ed ai giornalisti, così come al “pubblico”, senz’alcuna disciplina da parte della polizia, tanto da trasformare il passaggio in uno stretto e pressante imbuto.
Le procedure di ingresso all’interno dell’aula, diversamente dalla scorsa data d’udienza, sono state molto concitate. Agli osservatori sono stati ritirati telefoni cellulari e alcuni di essi sono stati perquisiti. Per contro, al solito, è stato permesso l’ingresso di altri soggetti muniti di vistose macchine fotografiche, nonché di bandiere marocchine e di immagini del Re e addirittura, nonostante la presenza in udienza dell’affissione dei divieti di utilizzo di cellulare, tutti i presenti ne facevano tranquillamente uso sotto gli occhi della polizia.


2) Nell’aula di udienza vi erano un centinaio di persone. Gli osservatori sono stati invitati da un addetto a sedersi in una fila arretrata. L’affollamento dell’aula e la presenza di diversi avvocati in piedi davanti al banco dei giudici (alcuni dei quali non impegnati nel processo) hanno impedito, ancora una volta, agli osservatori di seguire visivamente e acusticamente quanto accadeva nella prima parte del processo.


3) Tra il pubblico non vi era nessun saharawi, ed erano anche assenti gli imputati a piede libero. Da notizie apprese dagli avvocati della difesa, essi, come per la scorsa udienza, avevano rinunciato a presenziare a causa delle aggressioni subite nel corso delle prime due udienze.


4) L’osservatore italiano è stato fatto oggetto di intimidazioni, al punto che durante una pausa processuale gli è stato rubato il block notes sotto gli occhi di un nutrito gruppo di poliziotti in divisa presente nell’aula di udienza (va sottolineato che il furto è punito dall’art.505 del codice penale marocchino con una pena da uno a cinque anni di reclusione).   


5) Gli avvocati che difendono gli imputati hanno potuto prendere la parola, per procedere alla loro discussione, solo a partire dalle dieci di sera; mentre tutto lo spazio occupato dalle parti civili (ammesse nella scorsa udienza nel numero di dieci), nonché l’interrogatorio degli imputati detenuti da parte del presidente del collegio, ha impegnato tutte le ore precedenti.


6) Il presidente del collegio ha omesso di svolgere qualsiasi compito di polizia e disciplina  dell’udienza consentendo alle numerose parti civili di trattenersi a lungo su temi politici, e non giuridico-processuali, determinando in tal modo un clamoroso quanto insolito orario di chiusura dell’udienza alle ore 2:30 del mattino.
Ha consentito a tutti nel pubblico di alzarsi in piedi ripetutamente e di utilizzare il telefono cellulare in udienza, salvo imporre al solo osservatore italiano di non parlare con il giornalista algerino.

7) Al contempo la polizia, che non ha individuato gli autori del furto del block notes, si è però prodigata nell’imporre all’interprete di lingua araba dell’osservatore italiano l’assoluto silenzio, ostacolando la traduzione a quest’ultimo di quanto accadeva in udienza.


8) Alcuni degli stessi avvocati che si sono distinti nel corso delle precedenti udienze per una presenza violenta e aggressiva nei confronti degli imputati, dei loro difensori e degli osservatori internazionali, sono comparsi nella presente udienza come difensori di parte civile, in rappresentanza di numerose associazioni, quali l’”Association des marocains du monde”, il “Mouvement international pour soutenir le parachévement de l’intègrité territoriale du Royaume du Maroc”, il “Conseil préfectoral de Casablanca”, e più volte, la polizia in divisa ed il “pubblico” hanno abbracciato e salutato calorosamente questi ultimi, prima e dopo la loro discussione.

9) L’interrogatorio condotto dal presidente e dalle parti civili nei confronti degli imputati ha avuto come unico tema quello dell’attività e delle convinzioni politiche di questi ultimi.


In conclusione l’osservatore rileva che l’udienza odierna è stata caratterizzata:

 

- Dal perdurare delle intimidazioni nei confronti degli imputati, dei loro difensori, degli osservatori internazionali e dei loro assistenti, culminato nel furto del quaderno degli appunti di udienza dell’osservatore italiano, sotto gli occhi di numerosi appartenenti alle forze dell’ordine.


- Dall’assenza degli imputati a piede libero, di tutti i loro familiari e di gran parte dei loro difensori, come conseguenza delle aggressioni fisiche denunciate nel corso delle precedenti udienze.


-  Da una conduzione dell’udienza non imparziale da parte del presidente del collegio giudicante.


Inoltre, dall’ascolto delle contestazioni e dai contenuti degli interrogatori degli imputati, risulta che il processo ha come oggetto solo l’attività e le convinzioni politiche di questi ultimi.


Date queste premesse (e, a prescindere da ogni altra questione), l’osservatore internazionale ribadisce per l’ennesima volta che il processo non si stia svolgendo secondo i canoni universalmente riconosciuti per un “processo equo”.

 

Casablanca, 14 e 15 gennaio 2011

 

Francesco Marco de Martino