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Prigione per i leaders del movimento sociale. Denuncia dei difensori

Tunisia, 12 dicembre 2008 - AFP


Sei dirigenti del movimento di protesta sociale nella regione mineraria di Gafsa (350 Km da Tunisi) sono stati condannati a 10 anni di prigione dal Tribunale di prima istanza di questa città del sud-ovest tunisino, all’esito di un processo severamente criticato dalla difesa.

Il Tribunale ha pronunciato il verdetto nel corso della notte, dopo un’udienza movimentata. Il processo era contro trentotto tunisini, per i disordini che hanno provocato l’intervento dell’esercito,  dopo l’uccisione a colpi di arma da fuoco di un  manifestante, il 6 giugno a Redeyef, principale teatro delle manifestazioni sociali contro la disoccupazione.

Il Tribunale, secondo quanto riferito da una fonte giudiziaria a Tunisi, avrebbe “disposto la scarcerazione di 5 imputati e condannato gli altri a pene che vanno dai due anni di detenzione con la sospensione condizionale della pena, fino a dieci anni”.

Gli imputati sono stati ritenuti colpevoli – secondo al medesima fonte - di “accordo criminale nei confronti di persone e cose e di ribellione armata commessa da più di dieci persone, nel corso della quale è stata esercitata violenza contro funzionari nell’esercizio delle loro funzioni”.

E’ stato loro contestato di aver “diretto manifestazioni contro l’ordine pubblico, durante le quali sono state lanciate pietre e bottiglie molotov contro le forze dell’ordine”.

Secondo quanto comunicato dal collegio di difesa, il portavoce del movimento Adnane Hajji e cinque coimputati si sono beccati la pena massima, mentre Mohieddine Cherbib, coordinatore di un comitato di sostegno agli abitanti di Gafsa in Francia, è stato condannato in contumacia a due anni di prigione.

Gli avvocati raggiunti telefonicamente a Gafsa hanno riferito che anche l’oppositore Fahem Boukaddous, corrispondente del canale dissidente Al-Hiwar che trasmette dall’Italia, è stato condannato, anche lui in contumacia, a sei anni di detenzione.

Alcuni avvocati hanno denunciato che il processo è stato una “parodia di giustizia”. Me Moktar Trifi, presidente della Ligue de défense des droits de l’Homme ha dichiarato all’AFP: “E’ uno scandalo, gli imputati non sono stati ascoltati e gli avvocati non hanno potuto discutere, il verdetto è stato pronunciato clandestinamente in una sala piena di poliziotti”.

Secondo un altro avvocato, Me Chokri Belaid, “gli imputati sono stati maltrattati e cacciati dall’aula, l’udienza è stata interrotta a lungo prima di un verdetto pronunciato a sorpresa e irregolarmente in piena notte”.

L’udienza è stata segnata da un incidente tra il presidente del Tribunale e la difesa che pretendeva una decisione sulle sue eccezioni preliminari tendenti ad ottenere che fossero ascoltati testimoni e periti medici, in relazione alle denuncie di tortura sporte da alcuni imputati.

Secondo la fonte giudiziaria, “taluni avvocati della difesa hanno manifestato disprezzo per la procedura (…) opponendosi al normale svolgimento del processo”.

Sempre secondo la fonte giudiziaria, essi avrebbero invitato i loro clienti “a non rendere interrogatorio, limitandosi a presentare formali richieste di rinvio e richieste di audizione di testimoni”.

La fonte ha aggiunto che “il tribunale ha dovuto quindi rinviare la causa in camera di consiglio” prima di pronunciare il verdetto, ed ha ricordato che la legge permette agli imputati di proporre appello contro la condanna.

Il processo si è aperto il 4 dicembre ed è stato seguito giovedì da decine di avvocati e osservatori, tra cui due avvocati e due sindacalisti francesi.

Il movimento di protesta è stato protagonista, nel corso di diversi mesi,  di manifestazioni sporadiche nella regione mineraria di Gafsa, contro la disoccupazione, gli aumenti del costo della vita, la corruzione ed il nepotismo.

Tutto è scoppiato nel gennaio 2008 a causa di un concorso truccato per l’assunzione alla Compagnie des phosphates de Gafsa (CPG), primo datore di lavoro in una regione con un elevatissimo tasso di disoccupazione. 





Dagli appunti dell’avvocato Anwar Kousri – 11 dicembre 2008


Il presidente della Chambre criminelle di Gafsa, alla riapertura del processo contro i dirigenti sindacalisti del movimento pacifico del bacino minerario di Gafsa, viola i diritti della difesa:

- Rifiuta di convocare i testimoni della difesa.
- Rifiuta di contestare agli imputati gli elementi a carico raccolti dalla polizia e posti a fondamento delle accuse.
- Rifiuta di disporre una perizia medica per verificare le accuse di tortura formulate dagli imputati.

In tal modo egli viola diverse disposizioni degli articoli 13 bis e 143 del codice di procedura penale, non vuole sentir parlare che degli elementi a carico, cosa che rafforza il carattere iniquo del processo.

Attualmente sono presenti un centinaio di avvocati.

Vi sono stati degli incidenti tra il presidente e gli imputati e i loro avvocati, così:

- gli imputati hanno rifiutato di rendere interrogatorio, cosa che è loro diritto, prima che il presidente si impegni a rispettare il loro diritto a presentare i mezzi di difesa, consentiti dalla legge, che i loro avvocati riterranno utile avanzare.
- Gli avvocati sono intervenuti a più riprese per invitare il tribunale a rispettare la legge.

Dopo questi interventi, il Presidente si è ritirato in camera di consiglio.


Attualmente (ore 14.00)

Non si sa quale decisione assumerà per quel che concerne la prosecuzione del processo.
All’apertura dell’udienza, gli imputati hanno cantato l’inno nazionale “houmet et houma”.

Si sono fatte le 16,30

Il Presidente ha sospeso l’udienza intorno a mezzogiorno e mezzo. Quattro ore di attesta per gli imputati, i loro familiari e gli avvocati, prima della ripresa dell’udienza!! Non è normale


Sono le 18.00

E non c’è ancora niente di nuovo!! L’udienza non è ancora ripresa! Ma vi sono segnali che potrebbe essere accaduto qualcosa di grave. Dei testimoni oculari hanno riferito agli avvocati che gli imputati sono stati trasferiti dalle camera di sicurezza del tribunale alle loro prigioni.

Gli agenti di polizia hanno chiesto ai familiari dei detenuti di lasciare la sala d’udienza e andare via dal tribunale. Ma loro hanno rifiutato, col sostegno degli avvocati.

Gli avvocati attendono la ripresa dell’udienza, ma il tribunale non c’è!! E non ha fornito alcuna indicazione sullo svolgimento del processo!!

Sono le 19,15

L’edificio del tribunale è ora circondato dalla polizia. Gli avvocati pensano che il tribunale stia per leggere il verdetto!! Senza pronunciarsi sulle richieste della difesa, senza interrogare gli imputati e senza le arringhe degli avvocati!!  Se questo dovesse succedere, sarebbe gravissimo.
Notizia provenienti da Redaief parlano dell’invasione della città da parte di esercito e polizia!!

22.15: Il processo mascherata continua a Gafsa

Informazioni concordanti appena giunte indicano che il verdetto sta per essere pronunciato in violazione flagrante dei diritti di difesa. Sarebbe una fuga in avanti inaccettabile. Coloro che hanno preso questa decisione iniqua e l’hanno eseguita saranno a loro volta giudicati dalle vittime e dalla storia. Non vi sfuggiranno. E’ la legge del genere umano. Ognuno sarà responsabile delle sue azioni.

Verso le 22.00 hanno fatto rientrare gli imputati in una sala di udienza strapiena di poliziotti. I sindacalisti detenuti erano circondati da diversi cordoni di agenti di polizia, a tal punto da essere invisibili per i loro avvocati. Poi il Tribunale è entrato ed ha cominciato a leggere il verdetto. Ma gli avvocati hanno cominciato a protestare energicamente, alzando la voce, in modo tale da sovrastare la voce del giudice. Allora il presidente si è alzato insieme ai giudici a latere ed è uscito dall’aula senza terminare la lettura. Poi i poliziotti hanno fatto uscire gli imputati dall’aula. Adesso non si sa se la sentenza venga considerata come pronunciata o se il tribunale ritornerà per completare la lettura del dispositivo!! Gli avvocati e le famiglie restano in aula attendendo il seguito.

23.32: la mascherata è finita con pesanti pene!!

La sentenza non è stata pronunciata in modo legale.
Il rappresentante del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Gafsa ha appreso dai membri del tribunale, cui si era rivolto per informazioni, che il processo è finito ed ha ricevuto copia del dispositivo.
Secondo le prime informazioni, sono state pronunciate pene pesanti contro i capi sindacalisti:
- 10 anni di prigione per Adnène Hajji, Taieb Ben Othman, Béchir Laabidi, Adel Jayar, Tarak Hlaymi, tutti i stato di arresto,
- 12 anni di prigione per Fahem Boukaddous ed il giornalista latitante;
- 10 anni di prigione per Hassen ben Abdallah e Maher Fajraoui, latitanti;
- 4 anni di prigione per una dozzina di imputati in stato di arresto;
- 2 anni di prigione per Mohieddine Cherbib, presidente della FTCR, non citato, considerato latitante, in Francia dove risiede!!

Sono diventati pazzi