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ProfileIntervento, 24 novembre 2019 - Abbiamo appreso ieri che Roger Hallam, co-fondatore di Extinction Rebellion ("XR") si è scusato dopo che i suoi commenti sull'Olocausto avevano suscitato indignazione...    

 

Gilad Atzmon, 24 novembre 2019 (trad.ossin)
 
La sinistra viene da Gerusalemme
Gilad Atzmon
 
Abbiamo appreso ieri che Roger Hallam, co-fondatore di Extinction Rebellion ("XR") si è scusato dopo che i suoi commenti sull'Olocausto avevano suscitato indignazione
 
 
Ero curioso di scoprire che cosa avesse detto Hallam, che aveva provocato una simile indignazione. Il politico verde tedesco Volker Beck ha accusato il sig. Hallam su Twitter di "aver portato discredito al movimento per il clima". Il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha affermato che il genocidio nazista è stato "unicamente disumano" (può il ministro degli esteri tedesco fornire un elenco di quelli che considera genocidi "umani"?). Ullstein, l'editore tedesco di Hallam ha annunciato di aver interrotto la pubblicazione del libro di Hallam sui cambiamenti climatici, e che si dissociava dai suoi commenti.
 
A giudicare dalla gamma di tali reazioni istrioniche, ho immaginato che Hallam avesse infranto ogni regola. Che avesse magari elogiato Hitler o forse giustificato o addirittura negato l'Olocausto, o tutte queste cose insieme. Pare però che non abbia detto niente del genere. In un'intervista a Die Zeit, Hallam ha detto che l'Olocausto era "solo un'altra porcheria della storia dell’umanità”. “Il fatto”, ha detto, "è che milioni di persone sono state uccise in circostanze feroci e in modo sistematico nel corso della storia". Ha concluso osservando che diversi genocidi si sono ripetuti negli ultimi 500 anni e che, "in effetti, si potrebbe dire che è come un evento normale".
 
Almeno a prima vista, sono affermazioni corrette. Hallam non ha negato né diminuito le sofferenze di nessuno. Al contrario, ha espresso un disgusto universale per tutte le forme di oppressione e odio.
 
Qual è dunque il crimine di Hallam? Apparentemente, ha parlato con accenti autentici ed etici, ignorando che questa forma di discorso è oramai estinta nei circoli di "sinistra" e progressisti contemporanei.
 
Annemarie Botzki di XR ha twittato: "Prendiamo le distanze dai commenti banalizzanti e relativizzanti di Roger Hallam sull'Olocausto". Hallam viene accusato di "banalizzare" e "relativizzare" l'olocausto, semplicemente perché evidenzia il fatto, chiaro e innegabile, che la storia ha visto più di una distruzione sistematica di un popolo da parte di un altro. 
 
Agli studi storici è utile un approccio comparativo. La nostra comprensione accademica del passato si allarga quando analizziamo, per esempio, l'equivalenza tra la pulizia etnica in Kosovo e la Nakba palestinese del 1948. La nostra comprensione del sionismo cresce quando approfondiamo i parallelismi tra le aspirazioni nazionalsocialiste dei primi sionisti laburisti e quelle del nazionalsocialismo tedesco emerse in seguito. Eppure, nell'ambito della religione dell'Olocausto, un simile approccio comparativo accademico è considerato l'eresia suprema. Comparare l’Holodomor, la guerra boera, i crimini di Stalin, le atrocità globali dei Neocon o i crimini di guerra israeliani all’Olocausto viene da taluno considerato blasfemo, in quanto "relativizza" ciò che "deve" estendersi oltre la storia e la ragione, vale a dire "l'Olocausto".
 
Per le istituzioni ebraiche dell’Olocausto: "Relativizzazione", "Banalizzazione" e "Generalizzazione" sono i "peggiori crimini", giacché esse pretendono di cristallizzare l'Olocausto come capitolo unico della storia umana. Queste istituzioni tentano di impedire l'utilizzazione di un linguaggio "specifico dell'olocausto" a eventi che non sono collegati ad esso o alla sofferenza ebraica in generale.
 
Ci imbattiamo così in due elementi fondamentali che sono al cuore della “religione dell'Olocausto”. Uno è, ovviamente, il primato della sofferenza ebraica. L'altro è il tentativo orwelliano di dominare la lingua, la terminologia, il vocabolario e le espressioni limitando l'uso di determinate parole, in modo che queste siano ad esclusivo servizio di cause identitarie ebraiche.
 
Il grande pensatore israeliano Yeshayahu Leibowitz notò già negli anni '70 che l'Olocausto si stava trasformando, da evento storico, a religione dogmatica. Fu lui a coniare il concetto di "religione dell'Olocausto". Leibowitz percepì che, sebbene gli ebrei credano in molte cose diverse tra di loro: ebraismo, bolscevismo, diritti umani, sionismo e antisionismo, tutti gli ebrei, però, credono nell'olocausto. Un decennio più tardi, nel 1987, il filosofo israeliano Adi Ophir approfondì questo mutamento nella coscienza e nell'identità ebraiche. Nel suo articolo intitolato “Santificare l'Olocausto: un trattato anti-teologico”, Ophir ammise che "una coscienza religiosa costruita attorno all'Olocausto può diventare il nucleo centrale di una nuova religione".
 
Ofir elencò i quattro comandamenti della nuova religione:
 
1. "Non avrai altro olocausto". 
 
2. "Non avrai altro Dio all’infuori di esso". 
 
3. "Non pronunciarne il nome invano." 
 
4. "Ricorda il giorno dell'Olocausto per santificarlo, in memoria della distruzione degli ebrei d'Europa". 
 
I comandamenti di Ophir illuminano questi due elementi centrali giudeocentrici della religione dell'Olocausto. Il primato della sofferenza ebraica (1, 2 e 4) e le rigorose restrizioni della lingua (1,2 e 3).  
 
Le intuizioni di Orwell sull'autoritarismo di sinistra, che hanno fatto del suo “1984” un capolavoro profetico, insieme ai pensieri di Ofir, ci forniscono il quadro intellettuale per comprendere sia l'atteggiamento ebraico, che quello della sinistra verso l'Olocausto. La sinistra che, almeno in passato, aveva cercato di unirci nel nome di un ethos universale, è ora in prima linea nella battaglia contro ognuno dei suoi valori fondamentali: l'etica, l'universale (uguaglianza) e, soprattutto, la libertà.
 
È da notare che non un solo politico o pensatore della Sinistra ha difeso Hallam e la sua espressione di genuina visione umanistica e universalista. E’ tragico ma non sorprende. Si può facilmente spiegare ricorrendo ai concetti di "Atene" e "Gerusalemme". Se Atene è la culla della filosofia e Gerusalemme è la casa della Torah e di Mitzvoth, allora Atene ci insegna come pensare, mentre Gerusalemme produce una serie di direttive come, ad esempio, cosa "non dire". La mobilitazione della sinistra, nata da un istinto ateniese che era sia dialettico che universale, si è generalmente ridotta a un insieme di "comandamenti" di Gerusalemme, che sono senza alcuna relazione con la verità, l’autenticità o la natura umana. 
 
È questo modo autoritario di Gerusalemme che è la quintessenza della politica della sinistra contemporanea, e spiega perché il Labour Party di Corbyn abbia espulso i suoi migliori militanti a causa di un discorso di verità. Perché Corbyn stesso non ha mai difeso Ken Livingstone e altri che dicevano la verità? Questo fallimento sistematico della politica di sinistra potrebbe spiegare perché la rivoluzione promessa non si è mai materializzata. Spiega anche perché Hallam è stato pugnalato alle spalle dai suoi compagni per aver detto la verità.
 
La verità viene da Atene, ma la sinistra viene da Gerusalemme.
 
 
 
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