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Gaza, 17 gennaio 2009 -  A meno che, in fondo in fondo, non la si approvi questa macelleria. Forse davvero siamo tornati al tempo in cui si massacravano i “selvaggi” e la cosa non scandalizzava nessuno.











Una gran voglia di parlare d’altro


di Nicola Quatrano


Perché è così che si fa: si prende l’orrore infinito del genocidio palestinese e lo si mette sullo stesso piano di una bandiera data alle fiamme, come se il corpo di un bambino bruciato fosse la stessa cosa della stoffa di una bandiera.


Hanno una gran voglia di parlare d’altro i giornalisti italiani, gli editorialisti, i politici… di fronte al massacro criminale che il governo israeliano sta compiendo nella striscia di Gaza. Un bisogno vitale di spostare il discorso, di distogliere lo sguardo dalle scene raccapriccianti della strage,  di occuparsi di altro, di trovare altri oggetti di commento.
E non è la pietà, non è il disgusto per il sangue a fiumi, per i bambini uccisi e mutilati, per un genocidio commesso impunemente davanti alle telecamere di tutto il mondo. La ragione del loro imbarazzo non sta nella rabbia impotente che ciascuno di noi prova di fronte ad un orrore infinito contro il quale non si può far nulla… Loro non sono impotenti: i nostri editorialisti, i nostri giornalisti superpagati, i nostri politici non sono dei “senza voce” come noi, loro hanno “lingue allenate a battere il tamburo”, hanno “voci potenti adatte per il vaffanculo”.
Il loro silenzio, il loro parlar d’altro, l’insofferenza per quelle immagini crude e parlanti hanno un’altra ragione. E’ perché quei filmati, quelle foto raccapriccianti e disgustose dimostrano da sole, senza necessità di commento, che a Gaza è in atto un’operazione criminale i cui torti stanno da una sola parte e tutte le ragioni dall’altra.
Guardando quelle immagini, risulta chiaro e indiscutibile che il governo israeliano ha deciso di risolvere problemi e contraddizioni, semplicemente schiacciando (forse annientando) quel popolo, la cui esistenza è di disturbo alla realizzazione del sogno sionista di costruire uno stato ebraico su una terra che appartiene da 2000 anni ai palestinesi.
Sono immagini che non consentono interpretazioni alternative, sono cifre (oltre 300 bambini massacrati) che non ammettono dibattito. E’ per questo che bisogna parlar d’altro.

Così oggi, per i nostri politici e giornalisti, “indecente” non è il massacro di bambini, non la vicenda orrenda del medico Ezeldin Abu el Aish, che ha visto, mentre era al telefono con un’emittente israeliana, atterrargli in casa una bomba che ha ammazzato tutte e cinque le sue figlie.
Nei commenti della nostra grande stampa, oggi “indecente” è piuttosto la “faziosità” del programma su Gaza realizzato da “Annozero”, l’unica trasmissione del servizio pubblico che abbia mostrato quelle immagini e dato quelle cifre nel loro indiscutibile significato. E la sua “faziosità” sta appunto nell’aver trasmesso quelle immagini nude e crude, senza condirle magari con un commentino sul fatto che in qualche parte d’Europa un cretino abbia chiamato “sporco ebreo” qualcuno.
Perché è così che si fa: si prende l’orrore infinito del genocidio palestinese e lo si mette sullo stesso piano di una bandiera data alle fiamme, come se il corpo di un bambino bruciato fosse la stessa cosa della stoffa di una bandiera.
E il Corriere della Sera di ieri, che pure titolava sul bombardamento israeliano della sede ONU e dava notizia delle bombe al fosforo e delle altre armi proibite “sperimentate”dall’esercito israeliano, ospitava poi un editoriale di prima pagina, che stigmatizzava… il rinvio della commemorazione pubblica dell’Olocausto da parte del Dipartimento degli Interni del governo catalano, decisa dopo l’aggressione a Gaza, e il fatto che due scemi abbiano scandito slogan antiebraici nel corso di una manifestazione in Olanda. Uno stupefacente ribaltamento della realtà e delle proporzioni, che giunge a considerare questi episodi (e non il massacro realizzato col complice silenzio dei governi e della stampa europea) come “due brutte pagine nella storia dell’Europa contemporanea”, addirittura “una tragica e devastante deriva illiberale e anti-democratica nei nostri stessi Paesi”.

A meno che, in fondo in fondo, non la si approvi questa macelleria. E questo spiegherebbe tutto, anche la incredibile manifestazione di sostegno al criminale governo israeliano organizzata qualche giorno fa davanti al Parlamento da… parlamentari e giornalisti. Forse davvero siamo tornati al tempo in cui si massacravano i “selvaggi” e la cosa non scandalizzava nessuno.
Bisogna ancora però mettere a punto un apparato ideologico adeguato, che consenta di guardarne le immagini senza provare orrore. I conquistadores spagnoli potevano contare sulla certezza che gli indios delle Americhe erano esseri senza anima, lo aveva stabilito qualche Concilio di allora (l’equivalente della nostra stampa “libera” di oggi). Si è tentato di fare lo stesso dicendo che i Palestinesi sono “terroristi”, o almeno complici, visto che hanno democraticamente eletto Hamas.
Però non basta: gli esseri umani di tutto il mondo (salvo i governi e gli editorialisti) non possono guardare le immagini della strage in corso senza fremere di orrore e senza disperarsi. Un buon segno, nonostante tutto.