Stampa

Beirut, giugno 2010 - Si è aperto a Beirut, in Libano, il 5° Forum della stampa araba indipendente, dopo una commemorazione del giornalista Samir Kassir, ucciso cinque anni fa


(L'hotel Monroe di Beirut)




L'Orient-Le Jour, 7 giugno 2010

Apertura del IV Forum della stampa araba indipendente
di Marine Loyen

"La vostra determinazione a difendere la stampa libera è lodevole", questo il saluto di Virginie Jouan, direttrice della WAN-IFRA, all'apertura del IV Forum annuale della stampa araba indipendente, davanti a una platea di giornalisti venuti soprattutto dal mondo arabo. Dopo che, sempre a Beirut, il 2 giugno si era commemorato il 5° anniversario dell'assassinio dell'editorialista di An-Nahar, Samir Kassir, i giornalisti si sono riuniti ieri e oggi all'hotel Monroe per discutere della possibilità per i media arabi di svolgere la loro missione in assoluta indipendenza.

Le aggressioni della "soft-censorship"
E' questo il metodo che sembra prevalere nel mondo arabo per mettere il bavaglio alla stampa che si ritiene parli troppo forte. Moderati dal direttore giuridico di Media Legal Defense Initiative, Aboubakr Jamai (giornalista, fondatore de Le journal Hebdomadaire marocchino, recentemente chiuso),  Samir Jubran (ex redattore capo di al-Masdar in Yemen), Nidal Mansour (direttore esecutivo del Centro di difesa delle libertà dei giornalisti in Giordania) e Yousef Ahmad (consulente dell'Indice della censura e membro dell'IFEX in Tunisia) hanno parlato dei metodi subdoli, utilizzati nei rispettivi paesi, per ostacolare il lavoro dei giornalisti. Metodi peraltro difficili da combattere dal momento che si fanno scudo di esigenze autentiche: sicurezza nazionale, prevenzione della diffamazione, ecc, ma che di fatto sono una forma di persecuzione giudiziaria nei confronti dei media. "Si tratta di restrizioni legislative coerenti, ma che di fatto sono strumentalizzate", ha spiegato Samir Jubran. Aboubakr Jamai ha raccontato come il suo settimanale sia stato sottoposto a ciò che assomiglia a un censura economica, quando le agenzie pubblicitarie, conniventi col governo, hanno cessato di lavorare con lui. La pubblicazione traeva quasi il 40% dei suoi introiti dalla pubblicità. Oggi è condannata.
Durante il dibattito si è accennato alla possibilità che i governi occidentali fracciano pressione sui paesi coinvolti. Ma queste forme di censura sono troppo tenui, troppo sottili perché una potenza straniera possa intervenire. "La maggior parte dei paesi occidentali appoggia i nostri governi", ha aggiunto Aboubakr Jamai. Egli nutre piuttosto speranze nella società civile e ha ricordato ai giornalisti una massima della professione: "La nostra sola arma è la trasparenza".
E' stato al giornalista Kamel Labidi che è spettato il compito di rendere omaggio a Samir Kassir. Ha invitato le autorità responsabili a condurre una seria indagine diretta a identificare i colpevoli. Dei criminali che ha definito "cani randagi".

L'informazione, parente povera di Internet
In internet ci si vuole soprattutto divertire, secondo quanto emerge da uno studio realizzato da Jad Melki, professore assistente di giornalismo all'Università americana. I contenuti del suo lavoro fanno giustizia di una serie di pregiudizi sull'uso di Internet. Mentre si è esaltato questo media partecipativo, che avrebbe dovuto consentire a ognuno di esprimersi liberamente, deve constatarsi oggi che gli internauti sono più consumatori di contenuti che creatori. Il giornalista palestinese Daoud Kuttab, fondatore di AmmanNet, in Giordania, ha constatato che anche questi media, che si ritenevano esenti da censura, non sfuggono alla repressione. Ha portato ad esempio i casi dei blogger arrestati per le loro prese di posizione. "Dal Golfo all'oceano, il mondo arabo è molto repressivo per quanto riguarda Internet", ha detto.

Iniziative per avvicinare i giovani alla stampa
I giovani non leggono i giornali, deve essere dunque la stampa ad avvicinarsi ad essi. Questo è stato l'impegno finale di diverse organizzazioni rappresentate al Forum. Mildrade Cherfils, coordinatrice del programma "Giovani lettori" della Wan-IFRA ha spiegato come la sua organizzazione tenta di fare dei giornali un nuovo supporto pedagogico lavorando nelle scuole.