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Atlantico, 28 ottobre 2019 (trad.ossin)
 
La morte di Al-Baghdadi
Alain Rodier
 
Donald Trump ha ufficialmente annunciato la morte del capo dello Stato Islamico, Abou Bakr al-Baghdadi, in un discorso tenuto domenica. Baghdadi si trovava, nel racconto di Donald Trump, in un tunnel scavato per proteggersi coi suoi tre figli. Avrebbe attivato una cintura esplosiva nel corso dell’operazione
 
Ibrahim Awad Ibrahim al-Badri alias Abou Du'a
 
Atlantico.fr : Donald Trump ha annunciato che Abou Bakr al-Baghdadi, capo dello Stato Islamico, è stato ucciso durante un raid statunitense nella città di Idlib, nel nord-est della Siria. La morte del leader islamista cambierà qualcosa nella regione? Che differenza farà, al di là della propaganda di Trump?
 
Alain Rodier : In primo luogo, voglio mantenermi prudente. Nel momento in cui scriviamo, le informazioni in nostro possesso sono solo di provenienza statunitense. Non credo tanto ad una "bugia politica" finalizzata a qualche obiettivo più o meno confessabile, ma ad un errore di identificazione sempre possibile. La certezza della morte del "Califfo Ibrahim", come al-Baghdadi (dal suo vero nome Ibrahim Awad Ibrahim al-Badri alias Abou Du'a) si faceva chiamare, la avremo solo quando Daesh lo proclamerà "martire", che è la conclusione suprema cui aspirano tutti i salafiti-jihadisti. Questo potrà accadere nei prossimi giorni, ma si potrà forse dover attendere ancora molto. Ci sono voluti due anni per apprendere ufficialmente la morte del mullah Omar, la più alta autorità religiosa dei Telebani afghani e maître à penser di Al-Qaeda "canale storico"...
 
Ma se questa notizia trovasse conferma come sembra probabile, cambierà qualcosa nella regione? Forse, perché questo significherebbe allora che al-Baghdadi si teneva nascosto nella regione di Idlib che è controllata dal Hayat Tahrir al-Cham (HTC) e dai movimenti dipendenti da Al Qaeda "canale storico". Inoltre, al-Baghdadi si nascondeva in una base del movimento Huras al-Din (affiliato a Al Qaeda "canale storico") situata nel villaggio di Baricha, a qualche chilometro dalla frontiera turca.  In passato, Daesh aveva certamente realizzato operazioni a sud della provincia di Idlib, ma esse erano cessate da mesi. Non è possibile che si trovasse in quei luoghi all’insaputa degli attivisti locali e si pone quindi la questione: quali rapporti Daesh ha intrattenuto ultimamente con queste formazioni che aveva in precedenza energicamente combattuto per anni (con la notevole e nota eccezione del Sahel, dove gli emiri locali si intendono almeno tra di loro)? Dovrà esserci un qualche regolamento di conti tra questi movimenti, e attendiamo una dichiarazione di Joulani, l'emiro del HTC, perché chiarisca la sua posizione. Detto ciò, Daesh potrebbe certamente essersi infiltrata in altri movimenti piegando la taqqiya (l'arte della dissimulazione) a suo vantaggio, in attesa di tornare in seguito alla ribalta.
 
Corre voce che la maggior parte degli attivisti di Idlib si sia rallegrata per la morte di Al-Baghdadi – considerato un “bandito" – deplorando solo che sia stato eliminato da infedeli. Non è certo, però, che sia questo il sentimento prevalente, perché al-Baghdadi conserva un’influenza ideologica importante tra gli jihadisti, che vedono in lui l’eroe che ha sfidato il mondo intero – e soprattutto gli Occidentali – per difendere la sua visione dell’Islam. Inoltre, le parole oltraggiose usate dal presidente Trump nei suoi confronti rischiano di provocare il risultato opposto a quello che si voleva raggiungere: impaurire i suoi seguaci. Al contrario, adesso saranno folli di rabbia!  
 
Questa operazione è una giustificazione per il suo ritiro dalla Siria?
 
Stando alle dichiarazioni del presidente Trump, questa operazione è stata programmata una quindicina di giorni fa, dopo cinque mesi di ricerche. Il ritiro delle forze USA dal Rojava siriano è stata decisa alla fine del 2018. Non ci sarebbe quindi una relazione di causa ad effetto. Ciò detto, certamente utilizzerà la morte di al-Baghdadi per affermare che il "job is done" e che le forze USA possono ritirarsi, sia pure con una piccola sfumatura, continua a dire di voler proteggere le risorse petrolifere della regione di Deir ez-Zor nella parte sud-est del Rojava. Decisamente le sue reazioni sono sempre quelle di un uomo d’affari...
 
Nondimeno, militarmente, si tratta di un bel successo, cui sono seguite altre neutralizzazioni di responsabili di Daesh nel nord-ovest della Siria, come quella di Abou Al-Hassan Al-Muhajir, il portavoce del movimento ucciso in un attacco aereo nei pressi di Jarabulus (provincia di Aleppo) il 27 ottobre. Il suo celebre predecessore, Abou Mohamed Al-Adnani, era stato ucciso alla fine del 2016.
 
Donald Trump ha ringraziato e si è felicitato con la Russia, la Turchia, l’Iraq e i Curdi – tra gli altri – per il loro aiuto. Si tratta di una strategia di apertura?
 
Sul piano tecnico è normale. Per quanto sappiamo dell’operazione, otto elicotteri (Chinook, Blackhawk?) con a bordo uomini del 1° Special Forces Operationnal Detachment-Delta sarebbero decollati dall’Iraq (altre fonti parlano della Giordania, ma in questo caso avrebbe dovuto ringraziare Amman), hanno poi seguito una rotta a bassissima altitudine lungo la frontiera turco-siriana, una parte della quale è controllata dai Russi e da forze del governo siriano. Il volo di andata (come quello di ritorno) è durato circa un’ora e trenta. Il Presidente Trump l’ha ripetuto varie volte: erano questi voli a rappresentare il rischio maggiore, perché avrebbe potuto capitare che qualche apparecchio venisse abbattuto da qualche inopportuno tiro suolo-aria. E’ per questo motivo che gli Iracheni, i Curdi dell’Iraq del Nord e del Rojava, i Russi, i Turchi e le forze governative siriane sarebbero stati messi al corrente dei voli, senza rivelarne l’obiettivo finale – Mosca ha smentito, ma si tratta verosimilmente di una furbizia politica -. Ha dunque ringraziato questi paesi per avere "guardato altrove". Sembra che vi sia stato ugualmente qualche sparo di armi leggere, ma si tratterebbe di iniziative individuali di gente che "non ama gli elicotteri". Sembra peraltro che la risposta aria-suolo sia stata energica...
 
Inoltre, Bagdad afferma che sono stati i suoi servizi di informazione a fornire la localizzazione del bersaglio, per merito di un gruppo che aveva il compito specifico di braccare al-Baghdadi da più di un anno. Anche i Curdi... Ne sapremo di più quando uscirà un libro (e poi un film) nella tradizione di Zero Dark Thirty. I servizi avrebbero interrogato una delle moglie di al-Baghdadi, quella di un suo parente, e intercettato le comunicazioni di uno dei due (entrambi deceduti) che stavano con lui e in questo modo avrebbero scoperto quale era la via di fuga.
 
Ma questi ringraziamenti all’Iraq, alla Russia e alla Turchia – e in misura molto minore a Damasco – costituiscono anche un segno di apertura diplomatica o semi-ufficiale. Da notare che l’Iran non è stato menzionato, ma è vero che i pasdaran e le milizie iraniane non sono presenti nelle zone di operazione di questo raid. Non era dunque necessario avvertire Teheran, che rimane "l’uomo nero" per Washington.
 
Le conseguenze di questa operazione rischiano di essere limitate. Al-Baghdadi sarà sostituito, certamente da un uomo meno famoso di lui. In settembre si era molto parlato dell’ex ufficiale dell’esercito iracheno Abdullah Qardach alias Hajji Abdullah al-Afari che sarebbe il capo del comitato religioso del movimento. Chiunque sarà, dovrà comunque impegnarsi a continuare a unificare le wilayat sparse per il mondo, e la cosa non sarà facile perché rischiamo di scoppiare guerre intestine. Da parte loro, gli adepti isolati (i lupi solitari) vorranno vendicare la morte del Califfo con atti spettacolari, e conviene quindi restare molto vigili. In Francia, i prefetti hanno ricevuto istruzioni in questo senso.
 
Infine, Al-Qaeda "canale storico" potrebbe cercare di approfittare dell’occasione per recuperare i "perduti" che si erano uniti a Daesh quando era vittoriosa. Al-Zawahiri è ancora vivo e anche ricercato dagli USA che hanno posto su di lui una taglia di 25 milioni, come per al-Baghdadi ! Giacché la rivalità tra le due organizzazioni dipendeva soprattutto dal fatto che Zawahiri non poteva sopportare l’ambizioso al-Baghdadi, e che quest’ultimo si rifiutava di considerarlo come suo capo, è possibile che questi contrasti di natura personale col tempo si appianino e che Daech venga assorbita da Al-Qaeda "canale storico".
 
La guerra contro gli islamisti radicali che vogliono un ritorno all’Islam delle origini (che si sarebbe progressivamente pervertito col tempo), di cui fanno parte i salafiti-jihadisti, è dunque lungi dall’essere terminata, giacché la Storia insegna che è estremamente difficile – se non impossibile – lottare contro un’ideologia. Essa può disgregarsi solo dall’interno.
 
 
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