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The saker, 14 febbraio 2017 (trad. ossin)
 
I neocon e lo «Stato profondo» hanno evirato la presidenza Trump, il ragazzo è fottuto!
The saker
 
Meno di un mese fa, ho denunziato l’esistenza di una rivoluzione colorata in corso negli Stati Uniti. Il primo indizio era la sedicente «inchiesta» che CIA, FBI, NSA e altri avevano avviato contro il candidato del presidente Trump al posto di consigliere per la sicurezza, il generale Flynn. Stasera il complotto per sbarazzarsi di Flynn alla fine l’ha spuntata e il generale Flynn è stato costretto a presentare le sue dimissioni. Trump le accettate
 
Il generale Michael T. Flynn
 
Adesso sgombriamo immediatamente il campo: Flynn non era affatto un santo o un uomo assolutamente saggio che avrebbe salvato da solo il mondo. Non lo era per niente. Però Flynn era semplicemente una pietra miliare della politica di sicurezza nazionale. Per una ragione: Flynn ha osato l’impensabile, ha osato dichiarare che l’ampollosa comunità dei servizi di informazione statunitensi doveva essere riformata. Flynn ha quindi tentato di riportare la CIA e lo stato maggiore sotto il controllo del presidente, attraverso il Consiglio nazionale per la sicurezza. In altri termini, Flynn ha tentato di opporsi al potere e all’autorità assoluta della CIA e del Pentagono e di porli sotto il controllo della Casa Bianca. Flynn voleva anche collaborare con la Russia. Non perché la amasse, l’idea di un direttore della DIA (Defense Intelligence Agency) fan di Putin è ridicola, ma Flynn è una persona razionale, comprende che la Russia non costituisce una minaccia per gli Stati Uniti o l’Europa e che la Russia e l’Ovest condividono interessi comuni E questo è un altro delitto di opinione assolutamente imperdonabile a Washington DC.
 
Lo «Stato profondo», controllato dai neocon, ha costretto Flynn a dimettersi col pretesto idiota che aveva avuto una conversazione telefonica con l’ambasciatore russo su una linea aperta, non posta in sicurezza e chiaramente intercettata.
 
E Trump ha accettato queste dimissioni.
 
Da quando Trump è arrivato alla Casa Bianca, ha subito colpi su colpi da parte dei media neocon-sionisti, del Congresso, di tutte le «star» di Hollywood, stupidi doppiamente bigotti, benpensanti e pulitini, e anche dei politici europei. E Trump ha incassato ogni colpo senza mai rispondere. Non si è mai sentito il suo famoso «Lei è licenziato!». Ma io nutrivo ancora delle speranze. Volevo sperare. Sentivo che sperare era il mio dovere.
 
Ma adesso Trump ci ha traditi tutti.
 
Vi ricordate che Obama ha mostrato il suo vero volto quando ha ipocritamente denunciato il suo amico e pastore, il reverendo Jeremiah Wright Jr? Oggi Trump ha mostrato il suo vero volto. Invece di respingere le dimissioni di Flynn, e di licenziare coloro che hanno osato inventare queste accuse ridicole contro di lui, Trump ne ha accettato le dimissioni. Non è solo una manifestazione di abietta debolezza, è anche un tradimento straordinariamente stupido e auto-distruttivo, perché adesso Trump sarà solo, completamente solo, di fronte a dei personaggi come Mattis e Pence – fanatici della Guerra Fredda, ideologi infetti fino al midollo, gente che vuole la guerra e, semplicemente, non si preoccupa della realtà.
 
Lo ripeto, Flynn non era il mio idolo. Ma era, alla fine dei conti, l’idolo di Trump. E Trump lo ha tradito.
 
Le conseguenze di tutto questo saranno immense. Per una ragione: Trump oramai è chiaramente distrutto. E’ bastata qualche settimana allo «Stato profondo» per castrare Trump e costringerlo al inchinarsi di fronte al potere costituito. Quelli che avrebbero voluto sostenerlo capiscono adesso che lui non è disposto a sostenere loro e si allontaneranno. I neocon si sentiranno ringalluzziti per essere riusciti ad eliminare il loro peggior nemico, e premeranno ancora di più, raddoppiando la posta ancora e ancora.
 
Il ragazzo è fottuto, lo Stato profondo ha vinto.
 
Da oggi Trump diventerà il proverbiale shabbes goy (i gentili utilizzati dalle famiglie ebree osservanti per svolgere le attività loro interdette il sabato, ndt), il tizio errante della lobbie israeliana. Hassan Nasrallah aveva ragione quando lo ha definito un «imbecille».
 
I Cinesi e gli Iraniani ridono senza nasconderlo. I Russi non rideranno – saranno educati, sorrideranno e cercheranno di vedere se qualche politica sensata potrà ancora essere salvata da questo disastro. Alcune, forse. Ma qualsiasi sogno di un partenariato tra la Russia e gli Stati Uniti stasera è morto.
 
I leader dell’Unione Europea certamente festeggeranno. Trump non è mai stato il terrificante babau che temevano. Ha dimostrato di essere uno zerbino – va benissimo per l’UE.
 
Dove ci lascia tutto questo – a noi, i milioni di «deplorevoli» anonimi che fanno del loro meglio per resistere all’imperialismo, alla guerra, alla violenza e all’ingiustizia?
 
Penso che facciamo bene a sperare, perché solo questo ci resta – la speranza. Non delle aspettative, solo speranze. Ma adesso abbiamo obiettivamente pochissime ragioni di speranze. La «palude» di Washington ha trionfato. Possiamo trovare un conforto relativo solo in due fatti indiscutibili:
 
     Hillary sarebbe stata molto peggiore di qualsiasi versione della presidenza Trump.
    Per avere ragione di Trump, lo Stato profondo USA ha dovuto indebolire enormemente sia gli Stati Uniti che l’Impero anglo-sionista. Proprio come le purghe di Erdogan hanno distrutto l’esercito turco, la «rivoluzione colorata» anti-Trump ha inflitto danni terribili alla reputazione, all’autorevolezza e perfino alla credibilità degli Stati Uniti.
 
Il primo fatto è evidente, mi si permetta di chiarire il secondo. Nella loro rabbia astiosa contro Trump e il popolo statunitense – il “paniere” dei “deplorevoli” –, i neocon hanno dovuto mostrare il loro vero volto. Non accettando il risultato delle elezioni, con le manifestazioni violente, con la demonizzazione di Trump, i neocon hanno evidenziato due elementi cruciali: per prima cosa, che la democrazia statunitense è una sinistra barzelletta e che loro, i neocon, costituiscono un regime di occupazione che governa contro la volontà del popolo statunitense. In altri termini, esattamente come Israele, gli Stati Uniti non hanno più legittimità. E siccome, esattamente come Israele, gli Stati Uniti sono incapaci di far paura ai loro nemici, essi sono fondamentalmente nudi, privi di legittimità, senza potere di coercizione. Quindi sì, i neocon hanno vinto. Ma la loro vittoria ha eliminato l’ultima speranza per gli Stati Uniti di evitare il crollo.
 
Trump, nonostante tutti i difetti, metteva al primo posto gli Stati Uniti come nazione, invece dell’Impero globale. Egli era anche perfettamente consapevole che «ancora lo stesso» non era una opzione praticabile. Voleva una politica tagliata sulle attuali capacità degli Stati Uniti. Adesso che Flynn è stato liquidato e che i neocon hanno ripreso il controllo di tutto – tutto è finito. Torneremo ad una ideologia che non fa i conti con la realtà.
 
Trump avrebbe probabilmente reso gli USA, diciamo, non «grandi di nuovo», ma almeno più forti, una potenza mondiale importante in grado di negoziare e usare la propria influenza per ottenere dagli altri il migliore accordo possibile. Adesso è finita. Messo alle corde Trump, la Russia e la Cina torneranno dritti dritti alle posizioni di prima: una resistenza ferma, sostenuta da una volontà e una capacità di affrontare e vincere gli Stati Uniti a tutti i livelli.
 
Io sono certo che nessuno oggi al Cremlino stia festeggiando. Putin, Lavrov e gli altri capiscono benissimo che cosa è successo. E’ come se Khodorkovsky avesse avuto la meglio su Putin nel 2003. Infatti devo rendere onore agli analisti russi che, da settimane, hanno paragonato Trump a Janukovyc, che pure era stato eletto da una maggioranza popolare ma poi non è riuscito a mostrare la determinazione necessaria a bloccare la «rivoluzione colorata» lanciata contro di lui. Ma se Trump è il nuovo Janukovyc, gli Stati Uniti diventeranno la prossima Ucraina?
 
Flynn era davvero la pietra miliare della politica estera che ci si attendeva da Trump. Vi era una possibilità vera che potesse richiamare all’ordine le agenzie a tre lettere, immense, gonfiate e potentissime, per concentrare la potenza statunitense contro i veri nemici dell’Occidente: i wahhabiti. Dimessosi Flynn, tutto questo edificio concettuale è crollato. Ci rimarranno quelli come Mattis e le sue dichiarazioni anti-iraniane. Clown capaci di impressionare solo altri clown.
 
La vittoria dei neocon è un evento di immensa importanza e sarà probabilmente completamente deformato dai media ufficiali. Ironia della storia, i seguaci di Trump cercheranno di minimizzarne la portata. Ma la verità è che, salvo un improbabile miracolo dell’ultimo minuto, è finita per Trump e le speranze di milioni di persone negli Stati Uniti e nel mondo, che si illudevano che i neocon potessero essere cacciati dal potere a mezzo di una pacifica elezione. E’ oramai chiaro che questo non è possibile.
 
Vedo nuvole scurissime all’orizzonte.
 
 
 
The saker, 14 febbraio 2017 (trad. Ossin)
 
Il colpo anti-Flynn dello «Stato profondo»…
… per essere il più precisi possibile
The saker
 
D’accordo, credo che moltissimi commentatori abbiano mal compreso la natura di che cosa è in gioco attualmente. Quindi stavolta, invece di scrivere un’analisi, cercherò di spiegarlo fissando dei «punti» e così, spero, riuscirò a esporre meglio la mia opinione. Ecco qua:
 
    IL PROBLEMA NON E’ FLYNN. Permettetemi di ripeterlo ancora: IL PROBLEMA NON E’ FLYNN! Per piacere, non venite a dirmi che Flynn aveva torto sull’Iran, l’islam o la Cina. Io sono d’accordo. Ma
 
==>>IL PROBLEMA NON E’ FLYNN!<<==
 
    E’ UNA QUESTIONE DI POTERE. Chi comanda? Chi è il numero uno? Chi è il Caïd? Il presidente o lo «Stato profondo»? E’ di questo che si tratta – di mostrare a tutti chi è che comanda.
    FLYNN ERA UN SIMBOLO. Era il simbolo più visibile dell’idea che si potesse prosciugare la palude di Washington, che è soprattutto composta – checché se ne pensi – dalle agenzie a tre lettere e dal Pentagono. Flynn era la persona che ha osato sfidare la polizia del pensiero, comportandosi amichevolmente coi Russi. Flynn era l’uomo che voleva rimettere la CIA e lo stato maggiore generale sotto il controllo della Casa Bianca. E Flynn era il ragazzo che aveva contatti con il SOCOM (Special Operations Command) e il JSOC (Joint Special Operations Command). Flynn doveva essere abbattuto.
    FLYNN ERA ANCHE UNA PIETRA MILIARE. Nel bene o nel male, è del tutto evidente che Flynn era il cervello di tutta la politica estera di Trump. In certi campi, Flynn era super (la Russia), in altri era OK (il terrorismo takfir), in altri era ridicolo (la Cina) e in altri ancora era orribile (l’Iran). Ma non è questo quello che conta. Sentite quello che dice Kucinich: non si tratta di Trump o di Flynn, ma è un colpo di Stato contro la presidenza, fomentato dallo «Stato profondo» statunitense. Adesso che Flynn si è dimesso, non esiste più una «politica estera di Trump».
    FLYNN E’ ANCHE UN PEZZO DEL DOMINO. D’accordo, questo è cruciale, prestate attenzione su questo. Putin è stato spesso criticato per avere protetto i suoi amici, anche se colpevoli di atti reprensibili. Adesso consentitemi di rivolgervi una semplice domanda: preferireste mettere la vostra mano sul fuoco per Trump o per Putin? Se Trump fosse stato una persona leale, avrebbe potuto convocare Pence e Flynn nella sala ovale, dire a Flynn di chiedere scusa e a Pence di tacere. Ma non ha fatto nulla del genere. Accettando le «dimissioni» di Flynn, Trump ha dimostrato di non proteggere quelli che si espongono per lui. Questo avrà certamente un effetto domino, adesso che tutti lo hanno capito: Trump è debole, i neocon lo tengono per le palle, e Trump vi pianterà in asso quando le cose andranno male.
    LA CADUTA DI FLYNN E’ UN MESSAGGIO.  Un messaggio rivolto a tutti quelli che odiano Trump e quello che Trump rappresenta. E il messaggio è semplice: noi abbiamo ripreso il controllo e la festa continua! Ora che Trump è stato umiliato e spezzato, ora che ha perso il suo umico alleato potente – con un QI alto – alla Casa Bianca, i neocon e lo Stato profondo fiuteranno il sangue, raddoppieranno la posta e ricominceranno i loro attacchi con accresciuta intensità. La prossima vittima sacrificale altamente simbolica potrà essere l’odiatissimo Steve Bannon. Il risultato è semplice: è aperta la caccia contro i «criminali di opinione» anti-Stato profondo.
    IN FIN DEI CONTI, SI TRATTA DEL CARATTERE DI TRUMP. Era la grande incognita, no? Nessuno davvero poteva immaginare che tipo di presidente sarebbe stato Trump. Tutti, compreso me, si sono divertiti a dissertare sul suo ego, la mancanza di esperienza politica, il fatto che non dovesse niente a nessuno, che era un businessman, un pragmatico di buon senso. Ebbene, ancora non sappiamo che tipo di presidente sarà Trump, ma temo che oggi siamo in grado di sapere che tipo di presidente NON sarà: NON prosciugherà la palude, NON privilegerà gli interessi nazionali statunitensi rispetto all’Impero anglo-sionista, NON costruirà uno storico partenariato con la Russia e NON ricaccerà i neocon nelle cantine da cui sono usciti rampanti 24 anni fa. Che Trump manchi di cervello, di spina dorsale o di palle, ognuno può pensarla come gli pare, ma è adesso dolorosamente chiaro che ha molto più in comune con Janukovyc che con Putin.
 
Come ho già detto, è fottuto. Non a causa delle opinioni di Flynn sull’Iran o l’islam. Ma perché Trump ha ceduto. È stato schiacciato e tutto quello che resta adesso è una penosa agonia che durerà 4 anni. Sempre se i neocon non lo destituiscano, giusto per sguazzare nella loro arroganza e nel loro super-ego.
 
Francamente il mio cuore è con tutti coloro che avevano sinceramente sperato che Trump sarebbe stato l’uomo che avrebbe liberato gli Stati Uniti dai neocon e restituito il potere a un «sacco di deplorevoli», rispetto alle tante minoranze e agli interessi particolari. Alcuni si consoleranno con una quantità di «Ve l’avevo detto», ma avranno torto. Sperare il meglio era la cosa buona da farsi. Quelli che hanno votato per Trump hanno fatto l’unica cosa che potevano per impedire ad Hillary di occupare la Casa Bianca. Era la buona decisione, hanno fatto la cosa giusta, sia dal punto di vista morale che pragmatico.
 
Ma adesso dobbiamo raccogliere il coraggio e accettare la realtà di quanto è accaduto. Minimizzare le conseguenze di questo colpo dello Stato profondo non avrebbe alcun senso, né morale né pragmatico. E la realtà è la seguente:
 
E’ bastato meno di un mese ai neocon e allo Stato profondo per ribaltare i risultati dell’elezione presidenziale.
 
Adesso Trump dichiara di «attendere che la Russia restituisca la Crimea».
 
Il ragazzo è fottuto – (ri) benvenuti nella guerra tra la Russia e l’Impero.
 
 
 
PS: Un’ultima cosa. Lo stesso Trump è sempre ovviamente stato il candidato di una parte dello Stato profondo statunitense. Non è venuto fuori dal niente, ex nihilo, e lo stesso è per Flynn. Accade che due fazioni dello Stato profondo si scontrino. Le élite statunitensi sono divise per un momento. Ma siccome Trump dispone oramai dell’autorità legale e quelli che tentano una rivoluzione colorata non ce l’hanno, vedo in corso una lotta dello Stato profondo contro la presidenza.