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The saker, 10 maggio 2017 (trad. ossin)

 

La storia della conquista degli USA da parte dei neocon (2/4)

Paul Fitzgerald e Elizabeth Gould

 

Parte seconda - Come i neocon premono per la guerra falsificando i fatti

 
 

Una vignetta del 1898 raffigura gli editori Joseph Pulitzer e William Randolph Hearst vestiti come personaggi della vignetta del giorno, una satira del ruolo dei loro giornali nel fomentare l’opinione pubblica verso la guerra – di Leon Barritt (Wikimedia)
 
La maggior parte degli Statunitensi estranei ai circoli politici di Washington non sa nulla del Team B, da dove venga o cosa abbia fatto, né sa che le sue radici affondano nella Quarta Internazionale, l’ala trotskista dell’Internazionale Comunista. Lawrence J. Korb, ricercatore del Center for American Progress (Centro per il progresso americano) e segretario aggiunto alla Difesa dal 1981 al 1985, attribuì al Team B il fallimento dell’intelligence rappresentato dall’11 settembre, e così scrisse sul Los Angeles Times in un articolo del 2004:
 
"Le origini del problema risalgono al 6 maggio 1976, quando l’allora direttore della CIA George H.W. Bush creò il primo Team B (…). Il concetto di una “analisi competitiva” dei dati fatta da una squadra alternativa fu contrastata da William Colby, predecessore di Bush alla guida della CIA e professionista di carriera (…). Per quanto il resoconto del Team B contenesse pochi dati fattuali, ricevette un’accoglienza entusiastica da parte di gruppi conservatori come il Committee on the Present Danger [Comitato sul Pericolo Attuale]. Però il resoconto si rivelò essere grossolanamente inaccurato (…). Il Team B aveva ragione su una cosa: le stime della CIA erano sbagliate. Ma erano sbagliate nella direzione opposta".
 
Korb spiegò poi che, nel 1978, una Commissione del Senato sull’Intelligence aveva concluso che “la selezione dei membri del Team B aveva prodotto una composizione errata di prospettive e valutazioni politiche. Ed un’analisi del 1989 concluse che la minaccia sovietica era stata “fondamentalmente sovrastimata” nei rapporti annuali della CIA. Eppure il fallimento del Team B nel 1976 non scoraggiò i falchi dal contrastare i giudizi della CIA nei successivi tre decenni.
 
Ora da tempo dimenticate, le origini del “problema” del Team B in realtà risalgono alle opinioni politiche radicali e ai pregiudizi di James Burnham, al suo sodalizio con il rivoluzionario comunista Lev Trotskij e la creazione di potenti gruppi ad hoc della classe dirigente orientale: il Comitato sul Pericolo Attuale e il Consiglio per la Sicurezza Americana. Fin dagli esordi della Guerra Fredda, alla fine degli anni 1940, una strana coalizione di ex-trotskisti radicali e associazioni economiche di destra aveva esercitato forti pressioni per aumentare i budget militari, acquisire sistemi d’arma avanzati e intraprendere un’azione aggressiva contro il comunismo sovietico. Il Vietnam avrebbe dovuto dimostrare la brillantezza delle loro teorie, ma come ha scritto Fred Kaplan nel Wizards of Armageddon a pagina 336: “Il Vietnam ha svelato il lato oscuro di quasi tutti, all’interno della macchina della sicurezza nazionale statunitense. Ed ha fatto venire alla luce qualcosa di squallido e inquietante anche sull’attività degli intellettuali della difesa. Ha rivelato che la nozione di forza alla base di tutte le loro formulazioni e scenari era un’astrazione, praticamente inutile come guida per l’azione”. Kaplan conclude: “La disillusione per alcuni divenne pressoché totale”. Il Vietnam rappresentò molto più di una sconfitta strategica per gli intellettuali della difesa americana; rappresentò un fallimento concettuale nella cinquantennale battaglia per contenere il comunismo di stampo sovietico, ma per la Team B, quella disillusione rappresentò l’opportunità di una vita.
 
Gli Intellettuali Trotskisti diventano prima gli Intellettuali di New York e poi gli Intellettuali della Difesa
 
Elaborato da un gruppo di ex intellettuali trotskisti allevati al proprio interno, l’approccio del Team B ha rappresentato un cambiamento radicale nella burocrazia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, trasformandola in un nuovo tipo di culto elitario. Negli anni ’60, i numeri e le statistiche di Robert McNamara giustificarono decisioni politiche cattive, e da quel momento in poi le agende personali e i rancori etnici avrebbero trasformato la politica estera statunitense in una crociata ideologica. Oggi, quelli che dirigono quella crociata combattono disperatamente per mantenere il controllo, ma solo decrittando l’evoluzione di questo “doppio governo” segreto si può capire l’inesorabile deriva degli USA post-Vietnam verso il dispotismo nel corso degli ultimi 40 anni.
 
Radicato in quello che può essere solo descritto come il pensiero di una setta, l’esperimento del Team B ha demolito quello che era rimasto dell’obiettività professionale della CIA pre-Vietnam, politicizzandola. All’inizio del decennio, l’Ufficio per la Ricerca Strategica della CIA (OSR) subì le pressioni di Nixon e Kissinger perché alterasse le sue analisi per giustificare una maggiore spesa per la difesa, ma l’attenzione ideologica del Team B e i trucchi dei partiti esagerarono la minaccia in un modo tale che il processo non poté più tornare alla normalità.
 
La campagna venne guidata dalla cabala Neoconservatrice russofoba che comprendeva Paul Wolfowitz, Richard Pipes, Richard Perle e una manciata di vecchi estremisti anti-sovietici come Paul Nitze e il Generale Danny Graham. Iniziò con un articolo del 1974 sul Wall Street Journal del famoso stratega nucleare ed ex trotskista Albert Wohlstetter, che denunciava la presunta vulnerabilità nucleare degli USA. Terminò due anni dopo con un massacro rituale alla CIA, la qual cosa segnalò che l’analisi ideologica e non basata sui fatti aveva ottenuto il controllo esclusivo sulla burocrazia della sicurezza.
 
L’ideologia indicata come neoconservatorismo può vantare molti padrini se non madrine. La reputazione di Roberta Wohlstetter come importante combattente della Guerra Fredda nella Corporazione RAND era pari a quella del marito. Le famigerate feste della coppia nella loro casa di Santa Monica erano una sorta di rito di iniziazione per la classe in ascesa degli “intellettuali della difesa”. Ma il titolo di padre fondatore potrebbe essere più adeguatamente attribuito a James Burnham, un convertito proveniente dal cerchio interno del rivoluzionario comunista Lev Trotskij. I suoi libri del 1941, The Managerial Revolution e del 1943, The Machiavellians: Defenders of Freedom, guardavano con favore ai governi antidemocratici dell’epoca nella Germania nazista e nell’Italia fascista, mentre col libro Lenin’s Heir del 1945 spostò la sua ammirazione, anche se solo in maniera sottilmente ironica, da Trotskij a Stalin.
 
George Orwell criticò la visione elitaria cinica di Burnham nel suo saggio del 1946 Second Thoughts on James Burnham, scrivendo: "Quello che Burnham si preoccupa principalmente di dimostrare [nei “The Machiavellians”] è che una società democratica non è mai esistita e, per quanto possiamo vedere, non esisterà mai. La società è oligarchica per natura e il potere dell’oligarchia poggia sempre sulla forza e la frode… Il potere può a volte essere conquistato e mantenuto senza violenza, ma mai senza frode".
 
Si dice che Orwell abbia modellato il suo romanzo 1984 sulla visione di Burnham dello stato totalitario futuro che lui descriveva come “un nuovo tipo di società, né capitalista né socialista, e probabilmente basata sulla schiavitù”.
 
Studioso inglese formato a Princeton e Oxford (uno dei suo professori al Balliol College fu J.R.R. Tolkien), Burnham era scrittore e insegnante nel dipartimento di filosofia alla New York University, giusto in tempo per vedere il crollo di Wall Street del 1929. Anche se inizialmente disinteressato alla politica e ostile al Marxismo, dal 1931 Burnham si radicalizzò a causa della Grande Depressione e passò al Marxismo assieme al collega insegnante di filosofia della NYU Sidney Hook.
 
Burnham trovò brillante l’uso del “materialismo dialettico”, nella Storia della Rivoluzione Russa di Trotskij, per capire l’interazione tra l’uomo e le forze storiche. La sua analisi del lavoro di Trotskij favorì la conoscenza tra i due uomini e cominciò allora, per Burnham, un’odissea attraverso la sinistra comunista statunitense, una strana saga che, in ultima analisi, trasformò Burnham nell’agente della sua distruzione.
 
Fondatore dell’Armata Rossa e marxista convinto, Trotskij aveva dedicato la sua vita a diffondere in tutto il mondo la rivoluzione comunista. Stalin si opponeva al punto di vista di Trotskij, considerandolo troppo ambizioso, e la lotta per il potere che fece seguito alla morte di Lenin fece a pezzi il partito. Per loro stessa natura, i Trotskisti erano esperti in lotte intestine, in infiltrazione e in sabotaggio. Burnham si divertiva nel suo ruolo di intellettuale trotskista e nelle discussioni senza fine sul principio fondamentale del Comunismo (il materialismo dialettico), che era la base ideologica della crociata di Trotskij. Il Manifesto del Partito Comunista aveva approvato la tattica di sovvertire i più grandi partiti politici populisti (entrismo) e, a seguito dell’espulsione di Trotskij dal partito Comunista nel novembre 1927, i suoi seguaci sfruttarono la cosa. L’esempio più noto di entrismo fu la cosiddetta “Svolta Francese” quando, nel 1934, i Trotskisti francesi si infiltrarono nel più grande Partito Socialista Francese, la SFIO, con l’intenzione di arruolare al loro seguito i membri più militanti.
 
Quello stesso anno i seguaci statunitensi di Trotskij, nella Lega Comunista d’America, il CLA, fecero anche loro una Svolta Francese con obiettivo statunitense, il Partito dei Lavoratori, la AWP, una mossa che elevò il James Burnham della AWP al ruolo di tenente e capo consigliere di Trotskij.
 
Burnham apprezzava la tenacia dei Bolscevichi e disprezzava la debolezza dei liberali. Secondo il suo biografo Daniel Kelly, “Fu orgoglioso della sua visione estremista del mondo, in opposizione alla filosofia fondata su sogni e illusioni.” Gli piacevano le tattiche di infiltrazione e di sovvertimento applicate agli altri partiti di sinistra e, nel 1935, “si impegnò senza risparmio nella Svolta Francese” di un altro e ben più grande Partito Socialista, lo SP, con ventimila iscritti. I Trotskisti intendevano “catturare l’ala sinistra e la gioventù del partito, la sezione Giovani della Lega Socialista (YPSL),” scrive Kelly e “volevano trasformare i convertiti in nuovi alleati quando avrebbero lasciato il partito”.
 
Burnham rimase un “intellettuale trotskista” dal 1934 al 1940. Ma anche se militò per sei anni nel partito, si è detto di lui che in realtà non vi appartenne mai e, all’inizio del nuovo decennio, rinunciò completamente a Trotskij e anche alla “filosofia del materialismo dialettico marxista”. Riassunse i suoi sentimenti in una lettera di dimissioni il 21 Maggio del 1940. “Delle convinzioni più importanti, che voi associate con il Movimento Marxista, sia nelle sue varianti riformiste, Leniniste, Staliniste o Trotskiste, non ne accetto praticamente nessuna nella sua forma tradizionale. Considero queste credenze come false, desuete o prive di senso; o, nel migliore dei casi, solo in una forma così limitata, e modificata da non essere più correttamente considerata marxista”.
 
Nel 1976 Burnham scrisse a un leggendario agente segreto, che il biografo Kelly descrive come “Brian Crozier, analista politico britannico”, dicendogli che non aveva mai digerito il materialismo dialettico o l’ideologia del Marxismo, ma che occorreva essere pragmatici ai tempi dell’ascesa di Hitler e della Grande Depressione.
 
Ma, dato il ruolo influente che Burnham avrebbe avuto nel creare la nuova classe rivoluzionaria dei neoconservatori e il loro ruolo centrale nell’utilizzo delle tattiche di Trotskij usate mediante le lobby per impedire qualsiasi rapporto con l’Unione Sovietica, è difficile credere che il legame di Burnham con la Quarta Internazionale di Trotskij sia stato solo un esercizio intellettuale di pragmatismo.
 
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