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ProfileCrisi siriana, 23 settembre 2018 - La crisi di Daesh comporta il ricorso al reclutamento di ragazzi giovanissimi, perfino bambini (nella foto, un'immagine di bambini in procinto di ammazzare dei prigionieri)   

 

Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), settembre 2018 (trad.ossin)
 
Evoluzione di Daesh
Alain Rodier
 
In un messaggio del 22 agosto scorso, trasmesso via Telegram e diffuso in occasione della festa dell’Aïd Al-Adha – che segna la fine del Ramadan -, Abou Bakr Al-Bagdadi ha sciorinato un discorso di 56 minuti, il più lungo che abbia mai tenuto. I riferimenti contenuti ad avvenimenti recenti consentono di datare la registrazione alla metà di agosto. Per esempio, ha esaltato l’attentato del 23 luglio a Toronto (Canada) già rivendicato da Daesh. Da notare che il « califfo » Al-Baghdadi pronuncia un discorso all’anno, l’ultimo è risalente al 28 settembre 2017. 
 
Bambini di Daesh abbattono prigionieri
 
Questo intervento mediatico è stato effettuato mentre Daesh faceva una brutale riapparizione nelle province di Diyala, Salahedineet Kirkouk, in Iraq, e di Raqqa, in Siria, con operazioni sanguinarie del tipo Hit and Run (mordi e fuggi). Infatti l’organizzazione terrorista ha perso approssimativamente il 97% del territorio che controllava all’epoca del suo apogeo nel 2015. Tuttavia stime condivise dall’ONU e dal Pentagono calcolano che il movimento potrebbe ancora contare su circa 30 000 combattenti, ripartiti tra l’Iraq e la Siria. Anche le wilaya (province estere) dell’Estremo Oriente, del Sahel, dell’Egitto, dell’Afghanistan e della Nigeria si sono mostrate particolarmente attive negli ultimi mesi. 
 
Insomma Daesh non è battuta come hanno annunciato molti responsabili politici – tra cui Vladimir Putin nel dicembre 2017 – e ha interamente completato la sua trasformazione da « califfato visibile » a ribellione clandestina. Lo smembramento dell’organizzazione terrorista in diverse frazioni dopo la sparizione del sedicente « califfato visibile », auspicata dagli Occidentali, non si è purtroppo prodotta. Ciò si deve al fatto che l’ideologia salafita-jihadista è sempre viva e seducente.
 
Analisi del discorso
 
Nel suo discorso – disseminato di riferimenti religiosi, che lo rendono difficile da comprendere dai comuni mortali [1] – Al-Baghdadi ripercorre la storia del movimento: nato da una piccola milizia – lo Stato Islamico dell’Iraq – Daesh è diventata un’immensa rete di movimenti islamisti radicali ostili agli USA.
 
Invita anche i suoi partigiani a tenersi uniti e proseguire la Guerra Santa. Chiede in particolare agli attivisti residenti nei paesi occidentali di realizzare attacchi isolati utilizzando tutti i mezzi possibili, dalla bomba al coltello. Esalta perfino questo tipo di azione, affermando che un solo attacco in Occidente vale quanto un migliaio in Medio Oriente [2]. Da notare che simili appelli venivano in precedenza dal portavoce di Daesh. Provenendo oggi dal « califfo » in persona, hanno più probabilità di trovare eco tra i simpatizzanti della causa salafita. 
 
Al-Baghdadi descrive poi il governo USA come indebolito dai venti anni di guerra contro i jihadisti. Giunge ad affermare che gli Stati Uniti si trovano nello stato di maggiore debolezza della loro storia contemporanea, non riuscendo a contenere l’influenza iraniana, russa e nord coreana. Cita puntualmente le tensioni tra Washington e Ankara a causa dell’arresto in Turchia del pastore Andrew Brunson[3], le sanzioni statunitensi contro la Turchia che ne sono scaturite e il rifiuto di Erdoğan di aderire alle misure di ritorsione decretate contro l’Iran. 
 
Sembra molto più ottimista di quanto non apparisse nel suo discorso precedente (2017), quando tuonava contro le disfunzioni interne di Daesh e le inesorabili perdite di territori. 
 
Il « califfo » di Daesh sostiene che le terre di jihad si vanno accrescendo progressivamente. Fa riferimento a Abou Moussab Al-Zarkaoui, considerato come il fondatore dell’organizzazione nel 2006. Gli attribuisce doti profetiche perché, all’epoca, pur non essendo i jihadisti ancora attivi in Siria, cionondimeno egli aveva evocato la « battaglia di Dabiq » dove, secondo la tradizione islamica, dovrà avvenire la « battaglia finale » tra i musulmani e gli eserciti dei Crociati. Questo argomento è quanto meno specioso giacché, se Daesh ha davvero momentaneamente conquistato Dabiq il 14 agosto 2014, ne è stata scacciata il 16 ottobre 2016. La citazione di Al-Zarkaoui ha dunque un valore puramente teorico.
 
Al-Baghdadi evoca l’avvio della « riconquista » che si avvia in Iraq. Allude anche alle tribù sunnite che hanno aiutato gli Statunitensi, nel 2007, a impadronirsi della provincia di Al-Anbar in questi termini : « un proiettile per ogni Statunitense, nove per ogni apostata ». Questo discorso sottintende che attualmente egli considera una priorità il « nemico interno », incoraggiando i sunniti a liberarsi dei capi considerati « traditori » che si sono arresi alle autorità irachene e siriane. Prevede di svuotare progressivamente le fazioni sunnite filo governative, attraverso un’accorta combinazione di assassini mirati e reclutamenti. Sottolinea anche la forte dipendenza delle unità sunnite dall’aviazione USA, senza la quale non potrebbero rivaleggiare con Daesh.
 
All’estero, fa appello ai Sauditi perché si ribellino ai « miscredenti Saud », che aiutano militarmente i « Crociati e i Curdi », finanziando le Forze Democratiche Siriane (FDS) con 100 milioni di dollari. Invita anche i Giordani a ribellarsi, rivendicando le azioni terroriste di Salt e Fuhais del 10 e 11 agosto 2018.
 
I giovani avanguardia della Guerra Santa 
 
Sul terreno, la situazione mostra che Daesh è oramai costretta a fare appello ad attivisti sempre più giovani e, talvolta, perfino a dei bambini. Vengono chiamati i « leoncini del califfato » in vecchi filmati di propaganda del « califfato » che li mostrano mentre si addestrano e, talvolta, anche mentre assassinano dei prigionieri. Tuttavia l’slam rigorista predicato dagli ideologi del movimento vieta formalmente ai bambini prepuberi di partecipare ad azioni di guerra. E’ vero anche che, da lungo tempo, Boko Haram, che si è allineato a Daesh, non solo spedisce dei bambini a morire, ma anche – ed è ancora più haram (vietato) – delle ragazze che si fanno esplodere in mezzo ai mercati o in altri luoghi di assembramento. Bisogna tuttavia precisare che Boko Haram è solo « tollerato » dalla dirigenza di Daesh, che accetta il suo sincretismo e lo colloca tra l’islam radicale e le tradizioni ancestrali africane.
 
Il ringiovanimento degli attivisti si vede non solo sul teatro siro-iracheno, ma anche nelle wilaya estere, come in Cecenia dove tre adolescenti di meno di 17 anni e un bambino di 11 anni sono stati filmati mentre prestavano giuramento ad Al-Baghdadi prima di intraprendere un attacco suicida il 13 agosto 2018 a Grozny : un attacco con autobomba e due con coltelli. Anche nel luglio di quest’anno, l’« agenzia di stampa » Amaq mostrava cinque giovani adolescenti presunti autori, il 29 dello stesso mese, dell’assassinio di ciclisti in Tagikistan, investiti con un’auto e dopo pugnalati.
 
Conclusioni
 
Dal luglio 2016, circolano molti video di propaganda che mostrano giovani maschi che giurano fedeltà a Al-Baghdadi e minacciano più particolarmente l’Europa e la Russia. Due insegnamenti devono essere tratti da questa situazione. Il primo è che Daesh incontra difficoltà nel reclutamento, che la costringono a fare di tutt’erba un fascio : bambini e talvolta vecchi e/o handicappati. Ciò costituisce indubbiamente un segno di debolezza incoraggiante, che dimostra come l’impegno nella lotta anti Daesh non sia stato vano. Tuttavia il secondo insegnamento è più inquietante perché comporta che dei giovanissimi arruolati potrebbero eventualmente compiere azioni terroriste in Occidente, e particolarmente in Europa.
 
 
Note:
 
[1] Questo ricorda i lunghi comunicati dei movimenti terroristi di estrema sinistra negli anni 1970. Erano disseminati di citazioni ideologiche che li rendevano totalmente indigesti e illeggibili, salvo che per gli adepti della « Causa » rivoluzionaria.
 
[2] E’ certo che, sul piano psicologico, non ha torto. Le vittime della guerra santa nei paesi musulmani non interessano il pubblico occidentale e le popolazioni locali fanno professione di fatalismo. Le vittime del terrorismo in Occidente provocano localmente scalpore e, in Medio Oriente, suscitano l’entusiasmo anche di chi non è simpatizzante di Daesh, ma ritiene che se la siano meritata.
 
[3] Accusato dalla magistratura turca di « terrorismo » per i suoi ipotizzati rapporti con la rete Gülen. In realtà Erdoğan vorrebbe poter scambiare il pastore con Gülen, che vive negli Stati Uniti.