AfriqueAsie, 16 giugno 2017 (trad. ossin)
 
Un generale israeliano racconta come il Marocco ha aiutato Israele a vincere la guerra del 1967 (in cambio dell’assassinio di Ben Barka) 
Mohammed Jaabouk
 
Si succedono le rivelazioni di ex generali israeliani sui legami (torbidi) tra il Marocco e il loro paese. Questa volta è Shlomo Gazit, ex capo dei Servizi di informazione militare, a tornare sull’aiuto fornito dal re Hassan II (padre dell’attuale sovrano, ndt) al Mossad, in occasione del summit della Lega araba, tenuto a Casablanca nel settembre 1965
 
Hassan II, re del Marocco
 
 
Dopo Meit Amir, capo del Mossad tra il 1963 e il 1968, adesso c’è un altro alto dirigente dei Servizi di Informazione israeliani che ricorda l’aiuto fornito loro da Hassan II.
 
Il generale Shlomo Gazit afferma, in una dichiarazione rilasciata al quotidiano Yedioth Ahronoth, che l’aiuto del monarca marocchino è stato determinante per l’esercito israeliano durante la Guerra dei sei giorni, dal 5 al 10 giugno 1967.
 
Nella sua testimonianza, l’ex capo dei servizi di informazione militare sottolinea che il Regno del Marocco ha dato agli Israeliani la possibilità di ascoltare in diretta tutti i lavori del summit della Lega Araba del 1965, tenuto dal 13 al 18 settembre a Casablanca, summit dedicato esclusivamente all’analisi delle condizioni e dei preparativi degli eserciti arabi, nella prospettiva di un nuovo conflitto con Israele. La riunione era riservata ai soli capi di Stato, ai capi dei servizi di informazione e ai generali degli eserciti.
 
Il generale Shlomo Gazit
 
Casablanca ha contribuito alla vittoria di Israele nella guerra dei sei giorni
 
Grazie a queste informazioni, Tel-Aviv poté avere contezza della situazione di debolezza degli eserciti dei suoi «vicini». «Il summit della Lega Araba, non solo ha reso chiaro che i paesi arabi erano divisi – importanti dispute sono scoppiate, per esempio, tra il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser e il re Hussein di Giordania – ma anche che i paesi arabi non erano preparati alla guerra», racconta Shlomo Gazit.
 
Due anni dopo questa operazione, definita dal capo del Mossad dell’epoca come «una delle glorie supreme dei servizi di informazione israeliani», il Primo Ministro Levi Eshkol (21 giugno 1963-26 febbraio 1969) diede ordine all’aviazione di bombardare gli aeroporti egiziani e giordani. Un’operazione coronata da successo per la parte israeliana; quasi tutti gli aerei da caccia egiziani furono distrutti. Questi rapidi raid prepararono anche il terreno ai corpi dei blindati, permettendo loro di occupare in un solo colpo la Striscia di Gaza, il Sinai, il Golan e Gerusalemme est.
 
L’aiuto del Marocco, di cui parla il generale Shlomo Gazit, non fu senza contropartite. Un mese dopo il summit della Lega Araba a Casablanca, agenti del Mossad furono coinvolti nel rapimento di Mehdi Ben Barka. Utilizzando una "antenna" del Mossad in territorio francese, gli agenti israeliani hanno seguito gli spostamenti dell’oppositore di Hassan II per cinque anni, con la benedizione di Charles de Gaulle (il corpo del dirigente internazionalista marocchino non è stato mai più trovato, ndt).
 
Furono proprio gli spioni israeliani che, da un lato, organizzarono la trappola in cui fu preso Ben Barka con il progetto di un film storico; dall’altro facilitarono l’entrata in Francia agli agenti dei Servizi Segreti marocchini, procurando loro falsi passaporti. L’aiuto israeliano al Marocco in questo omicidio venne autorizzato dal Primo Ministro Levi Eshkol e dal capo del Mossad, Meit Amir.
 
 
 
 
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