Samidoun, 6 gennaio 2016 (trad. ossin)
 
 
Solidali con lo sciopero della fame dei prigionieri palestinesi
 
Cinquanta prigionieri palestinesi detenuti nella prigione di Nafha hanno cominciato uno sciopero collettivo della fame, per protestare contro il maltrattamenti, i frequenti trasferimenti e le pessime condizioni detentive; da martedì sera (5 gennaio) rifiutano il pasto. In questo modo, essi si aggiungono agli altri 6 prigionieri palestinesi ed arabi, già in sciopero individuale della fame, per protestare contro la loro detenzione illegittima
 
 
Mohammed Al-Qeeq, un giornalista di 33 anni originario di Dura, è attualmente in sciopero della fame da 40 giorni e, secondo i medici, la sua vita è in pericolo. Trattenuto in detenzione amministrativa, senza conoscere le accuse e senza processo, Al-Qeeq ha cominciato lo sciopero della fame il 25 novembre 2015. Si trova attualmente in stato di detenzione nell’ospedale Afula e pretende di essere liberato, il suo avvocato ha dichiarato che egli rifiuta le medicine e talvolta anche l’acqua.
 
Attualmente vi sono 5 prigionieri palestinesi in sciopero della fame nelle prigioni israeliane (Rapporto di Reham Alhelsi di “Une voix de Palestine”
 
1. Mohammed Al-Qeeq: 33 anni, originario di Dura, vicino ad Hebron occupata, in sciopero delle fame dal 25 novembre 2015 per protestare contro la sua detenzione amministrativa. E’ stato arrestato il 21 novembre 2015 ed attualmente si trova in stato di detenzione all’ospedale Afula. Al-Qeeq ha studiato giornalismo all’università di Birzeit e ottenuto un master in Studi Arabi contemporanei, lavora come giornalista per l’emittente di informazioni Al-Majd. Era già stato in precedenza arrestato tre volte: nel 2003 e nel 2004, quando venne condannato a 13 mesi di prigione, e nel 2008, quando venne condannato a 16 mesi. E’ sposato e ha due figli.
 
Mohammed Al Qeeq
 
2. Shaidi Mtawi’: 28 anni originario di Hebron occupata, detenuto in cella di isolamento nella prigione di Megiddo. E’ (il 6 gennaio 2016, ndt) al 23° giorno di sciopero della fame e chiede di essere tolto dall’isolamento e trasferito in una prigione del sud. E’ detenuto dal 14 novembre 2015, e viene accusato dalle autorità di occupazione di partecipazione ad una operazione della resistenza e di avere sparato contro i coloni sionisti, uccidendone due.
 
3. Hassan Shokah: 27 anni, originario di Betlemme occupata, è detenuto in cella di isolamento nella prigione di Megiddo; è al suo 33° giorno di sciopero della fame e chiede di essere tolto dall’isolamento e trasferito in una prigione del sud. E’, dal 16.9.2015, in detenzione amministrativa senza conoscere le accuse e senza processo.
 
4. Issa Abbasi: 30 anni, originario di Gerusalemme occupata, è al 17° giorno di sciopero della fame per protestare contro il divieto di visitare sua madre Alia Abbasi, anch’ella detenuta nella prigione di Hasharon. E’ sposato e padre di due bambini. E’ stato arrestato dalle forze israeliane di occupazione il 30.5.2010 e condannato a 10 anni di prigione.
 
5. Abed Abdel Muti Abed: 52 anni, originario del campo di rifugiati di Jabalya a Gaza, è al 7° giorno di sciopero della fame, per protestare contro la deliberata trascuratezza nell’assistenza medica, da parte dell’amministrazione penitenziaria israeliana, nei confronti suoi e dei prigionieri palestinesi in generale. E’ in cella di isolamento da 3 mesi; è in prigione dal 14.8.2002 ed è stato condannato a 20 anni di prigione.
 
C’è anche un prigioniero politico giordano, Abdullah Abu Jaber, che è in sciopero della fame dall’8.11.2011. Vuole essere trasferito in Giordania per scontarvi la sua pena. Gli restano da fare altri cinque anni di prigione. Ha interrotto lo sciopero della fame al 47° giorno, dopo che i servizi segreti dell’occupante israeliano gli avevano promesso il trasferimento, ma, siccome poi non hanno mantenuto la promessa, lo ha ricominciato il 31.12.2015. E’ stato condannato a 20 anni di prigione il 29.12.2000.
 
Anche lo studente universitario Mohammed Najdi è all’11°è giorno di sciopero della fame nella prigione dei servizi segreti di Tulkarem. Era stato prelevato dalle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese 59 giorni prima
 
 
Fate qualcosa per aiutare i prigionieri in sciopero della fame
 
1. Manifestate davanti alle ambasciate e i consolati israeliani del vostro paese. Portate cartelloni e volantini sulla detenzione amministrativa e lo sciopero della fame dei prigionieri palestinesi. Diffondete ovunque questa importante informazione. Organizzate riunioni o dibattiti su questa questione o aggiungetela al programma del vostro prossimo incontro sulla Palestina e la giustizia sociale. Per favore, scriveteci a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. per tenerci informati delle vostre iniziative. Noi le faremo conoscere ai prigionieri.
2. Contattate i responsabili politici del vostro paese – i membri del Parlamento o del Congresso o del ministero/dipartimento degli affari esteri o di Stato – e chiedete loro di tagliare gli aiuti a Israele e di interrompere le relazioni con questo paese che pratica l’apartheid, il colonialismo e commette numerose violazioni dei diritti dei Palestinesi, ivi compresa la pratica sistematica della detenzione amministrativa. Chiedete loro di fare pressione su Israele perché liberi i prigionieri in sciopero della fame e metta fine alla detenzione amministrativa.
3. Boicottate, Disinvestite e Sanzionate. Chiedete conto a Israele delle sue violazioni del diritto internazionale. Non comprate i prodotti israeliani, e fate campagne per porre fine agli investimenti nelle imprese che approfittano dell’occupazione. G4S, una società mondiale che si occupa di sicurezza, è molto impegnata nella fornitura di servizi alle prigioni israeliane dove sono rinchiusi i prigionieri politici palestinesi – c’è un appello mondiale per boicottarla. I prigionieri politici palestinesi hanno chiesto di fare soprattutto pressione su G4S. Per saperne di più sul movimento BDS: bdsmovement.net
 
Ndt: Tutti i riferimenti alla durata degli scioperi della fame sono datati al 6 gennaio 2016
 
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