AFP – 27 dicembre 2010


Un nuovo caso di suicidio a Sidi Bouzid

Tunisi – Secondo fonti concordanti, un giovane tunisino si è suicidato domenica nella regione di Sidi Bouzid, nel centro-ovest della Tunisia, dove si registrano manifestazioni di carattere sociale a causa della disoccupazione


Lofti Guadri, 34 anni, si è gettato in un pozzo nella zona di Gdéra, a cinque chilometri da Sidi Bouzid, secondo quanto hanno dichiarato a AFP un sindacalista e un membro della famiglia. Devono ancora essere accertati i motivi del suicidio.
Secondo il sindacalista Mongi Rnimi, la situazione sociale difficile di Lofti Guadri, un universitario disoccupato da cinque anni, l’avrebbe spinto a darsi la morte.
Secondo un amico di famiglia, Belgacem Guadri, “la vittima soffriva di problemi psichici, ragione per la quale aveva interrotto gli studi da qualche anno”. Ha precisato che la vittima avrebbe dovuto cominciare a lavorare a inizio gennaio.
Il 22 dicembre, un giovane di 24 anni si era già suicidato nella regione di Sidi Bouzid. Si era fulminato coi cavi dell’alta tensione dopo essersi arrampicato su un pilone, gridando che non voleva “più miseria, più disoccupazione”, secondo Ali Zari, un dirigente sindacale.
Senza confermare la tesi del suicidio, il governo aveva annunciato un “decesso in loco” di un giovane.
Questi incidenti sono cominciati dopo il tentativo di suicidio, il 17 dicembre, di un Tunisino di 26 anni, venditore abusivo di frutta e legumi, cui la polizia municipale aveva sequestrato la mercanzia. Disperato, il giovane si era cosparso di benzina per immolarsi col fuoco.
Manifestazioni di protesta e solidarietà con gli abitanti di Sidi Bouzid, città agricola con un elevato tasso di disoccupazione, si sono svolte durante il week-end in diverse regioni della Tunisia (Menzel Bouzayane, Regueb, Souk Jedid, Ben Guerdane, Kairouan, Mednine, Sfax e Bizerte), secondo alcuni sindacalisti.
Venerdì degli scontri violenti hanno opposto manifestanti e forze di polizia nella regione di Sidi Bouzid (centro-ovest tunisino), con un bilancio di un morto e dei feriti.




El Watan – 31 dicembre 2010


Tunisia, rivolta o rivoluzione?
di Mehdia Belkadi
 

Due settimane dopo l’avvio del movimento di protesta generale in Tunisia, la popolazione non si è rassegnata. Ieri si sono registrati in diverse regioni scontri tra manifestanti e polizia e vi sono stati degli arresti


Ieri dei manifestanti hanno tentato di riunirsi a Bab Djezira (Tunisi), intorno alle 13, ma il sit-in è stato vietato. Secondo alcuni testimoni oculari, la polizia ha bloccato tutti gli ingressi nella piazza e qualche manifestante che era riuscito a passare si è trovato di fronte a 300 poliziotti in divisa e un centinaio in borghese. Gli stessi manifestanti hanno tentato di partecipare, intorno a mezzogiorno, ad un altro sit-in, quello dell’Associazione tunisina delle donne democratiche. Se non si registrano gravi incidenti nella capitale, a Djerba e Djendouba le manifestazioni sarebbero state gravemente represse dalle forze dell’ordine. Secondo le medesime fonti, la polizia avrebbe violentemente attaccato i manifestanti a Djbeniana, provocando diversi feriti, tra cui un membro del comitato regionale dei diplomati che chiedono lavoro, Saber Ben Moubarak, colpito alla testa. Nella stessa regione vi sarebbero stati alcuni arresti, mentre un giovane è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco a Menzel Bouziane, dove la rivolta è stata violentemente soffocata.


Tutto è cominciato a Sidi Bouzid
Diversi sindacalisti hanno manifestato a Sidi Bouzid per esigere la liberazione di tutti i militanti arrestati, mentre gli avvocati manifestavano a Sousse. Mohammed Bouaziz, giovane diplomato senza impiego, aveva tentato, il 17 dicembre scorso, di immolarsi col fuoco davanti al governatorato di Sidi Bouzid, per protestare contro il sequestro delle sue mercanzie da parte delle autorità. L’incidente ha provocato nella regione proteste che sono degenerate in violenti scontri tra la polizia e i manifestanti che hanno provocato un morto e diversi feriti in una settimana. In seguito un ampio movimento di protesta sociale ha coinvolto tutte le città del paese e, alle rivendicazioni economiche, si sono aggiunte quelle politiche.
Di fronte all’ampiezza del movimento di protesta in Tunisia, il presidente Zine El Abidine Ben Ali ha rimosso, ieri, il governatore della regione di Sidi Bouzid, oltre a quelli di Menzel Bouziane e di Zaghwane, secondo quanto si è appreso da fonti ufficiali. Questo siluramento segue un rimpasto ministeriale che ha toccato i Ministeri della Comunicazione, del Commercio e dell’Artigianato, oltre a quello degli Affari religiosi. E’ stato inoltre annunciato un piano per un milione di dinari per sostenere lo sviluppo.




El Watan – 2 gennaio 2011


La situazione ristagna in Tunisia
di Mokrane Ait Ouarabi  


La situazione sembra complicarsi in Tunisia. E manifestazioni sono proseguite durante il week-end in diversi villaggi della regione di Sidi Bouzid


La morte di un manifestante, Chawki Hidri, 43 anni, venerdì mattina, a causa delle ferite per colpi d’arma da fuoco riportate nel corso dei violenti scontri del 24 dicembre a Menzel Bouzayane, una località a 60 km da Sidi Bouzid, ha provocato una nuova ondata di shock e attizzato la rabbia della popolazione che è tornata in piazza per protestare contro la repressione. Manifestazioni di solidarietà con la popolazione di questa regione si sono svolte durante il week-end anche a Tunisi e in altre città del paese. Manifestazioni violentemente represse, soprattutto a Grombalia, Sousse, Monastir, Mahdia, Gafsa e Jendouba.
Venerdì la polizia ha malmenato degli avvocati a Tunisi e in altre città, mentre tentavano di manifestare la loro solidarietà alla popolazione di Sidi Bouzid. Gli avvocati avevano accolto l’appello del Consiglio dell’Ordine a segnalare il loro appoggio al movimento di protesta sociale della popolazione di Sidi Bouzid, portando dei bracciali rossi davanti a tutti i Tribunali tunisini. Secondo un comunicato firmato dal presidente del consiglio dell’ordine, Abderrazak Kilani, “molti avvocati sono stati picchiati, malmenati e insultati” dai poliziotti. “Ad alcuni di loro è stata strappata la toga e le loro fasce sono state strappate dai poliziotti dislocati in gran numero davanti ai tribunali e perfino nelle sale d’udienza”, si aggiunge nel comunicato. Il Consiglio dell’ordine denuncia un “uso senza precedenti” della forza ed aggressioni selvagge miranti a far tacere gli avvocati.
Da noi contattato ieri, Jalal Zoghlami, militante per i diritti umani, prevede il peggio per i prossimi giorni: “La situazione rischia di aggravarsi. La protesta sociale cresce sempre di più. La gente è stufa e non sembra aver paura della macchina repressiva messa in campo dal regime di Ben Ali. Il movimento di contestazione proseguirà fino a quando non verranno messe in campo delle azioni concrete a favore delle popolazioni povere”. Secondo M. Zoghlami, il rimpasto del governo che è stato fatto sull’onda delle manifestazioni sociali non è servito a depotenziare la situazione sociale che è esplosiva, con una disoccupazione endemica e un senso di abbandono generalizzato.


Nessuna risposta concreta
“Il discorso del presidente Ben Ali, attesissimo, non ha portato niente di concreto. La popolazione non ha più paura e non vuole più subire”, aggiunge. Questo militante per i diritti umani ritiene che “il punto di forza del movimento di protesta è che esso è animato soprattutto da giovani provenienti dalle regioni sfavorite”. Questi giovani, consumati dalla disoccupazione e dalla miseria sociale, non hanno niente da perdere. Al contrario, stanno facendo tremare il regime di Ben Ali, al potere da 23 anni. M. Zoghlami ritiene che il regime tunisino si sia fondato sulla paura. Secondo lui, si tratta di un “regime poliziesco che governa attraverso la corruzione e la repressione”. Questo vento di contestazione è cominciato nella regione di Sidi Bouzid il 17 dicembre 2010 e poi si è esteso nelle altre regioni. All’origine della rivolta, il tentativo di suicidio di un giovane diplomato di 26 anni, venditore ambulante di frutta e legumi, cui era stata sequestrata la mercanzia e che era stato umiliato dalla polizia municipale. Il clima resta teso, come conferma M. Zoghlami, a Sidi Bouzid come a Tunisi, che rischia di diventare teatro di scontri nei prossimi giorni

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