Figli tolti ai boss, una punizione di classe
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Analisi, febbraio 2017 - Nessuno riuscirà a convincermi che la decisione del Tribunale per i minorenni, di sottrarre i figli ai genitori “delinquenti”, risponda davvero agli interessi dei bambini
Corriere del Mezzogiorno, 19 febbraio 2017
Figli tolti ai boss, una punizione di classe
Nicola Quatrano
Nessuno riuscirà a convincermi che la decisione del Tribunale per i minorenni, di sottrarre i figli ai genitori “delinquenti”, risponda davvero agli interessi dei bambini
Il caso è certamente controverso, se solo si pensi che, tra i minori dai 3 ai 14 anni interessati dal provvedimento, figurano anche quelli trovati dai Carabinieri in gennaio a confezionare dosi di droga nell’abitazione di famiglia al Pallonetto. E non c’è dubbio che crescere in un ambiente criminale può generare criminalità, ma è anche vero – come ha ricordato sensatamente Isaia Sales su Il Mattino – che pure la deprivazione degli affetti familiari può provocare il medesimo risultato. Senza contare che non è affatto certo che interesse del bambino sia quello di diventare uno “spostato” onesto, piuttosto che un delinquente psichicamente equilibrato.
E poi c’è il modo: il blitz alle 6 di mattina, i piccoli svegliati bruscamente dagli uomini in divisa, vestiti in fretta e furia e portati via in lacrime… le grida dei parenti, il terrore, la confusione… Potranno mai dimenticare o farsene una ragione?
Mi sembra chiaro che, al di là delle sicure buone intenzioni, questi allontanamenti abbiano un oggettivo carattere punitivo. Lo sanno bene i familiari, lo chiarisce il loro urlare increduli: “Ma perché non ve la prendete con gli adulti? Chi ha sbagliato deve pagare, ma i bambini no! I bambini dovete lasciarli stare”. Ed è vero: più che aiuto o sostegno, qui c’è aria di sanzione. E nemmeno del reato, ma piuttosto del contesto, della famiglia in cui si è nati, perché a nessuno è mai venuto in mente di togliere i bambini ai genitori di altre classi sociali che, per esempio, evadono il fisco e magari se ne vantano in famiglia, o di rapire all’alba il figlio che il furbetto del cartellino aveva portato a spasso durante le ore di ufficio. Eppure questi comportamenti costituiscono “trasgressione continua delle più elementari regole civili” e, 90/100, i minori cresciuti in simili contesti diventeranno a loro volta furbetti ed evasori fiscali.
Ma nel mirino non sembra esserci il reato in sé, piuttosto la criminalità della plebe (che certamente si accompagna ad ulteriori manifestazioni di degrado sociale e familiare) e l’iniziativa del Tribunale per i minorenni costituisce, io credo, un’ulteriore drammatica escalation di quella “guerra” alla criminalità che già infiniti addusse lutti agli Achei. Un’ulteriore manifestazione di quella logica militare che considera chi delinque (qualcuno, non tutti) un “nemico” da annientare, fornendo peraltro un alibi straordinario alle spietate riduzioni di una spesa sociale che sarebbe dovuta servire a ridurre il danno, se non ad evitarlo del tutto.
Siamo proprio sicuri che questo allontanamento dei bambini non finisca col rassomigliare alla demolizione delle case, cui l’autorità di occupazione israeliana fa ampio ricorso nei confronti dei Palestinesi sospettati di atti sanguinari? Una punizione barbara (e illegale) che colpisce anche familiari e vicini innocenti e che persegue evidenti scopi dissuasivi. O magari all’infame pratica dei generali golpisti argentini che si appropriavano dei figli degli oppositori morti sotto tortura, o sterminati con il Piano Condor, regalandoli a brave famiglie patriottiche che non riuscivano ad averne di loro? In fondo si trattava di una misura a protezione dei bambini, per evitare che diventassero comunisti!
Eppure, e non solo a Napoli, la “guerra” alla criminalità si è già dimostrata ampiamente fallimentare, non fosse altro perché gli arresti di massa non sono riusciti a chiudere una sola piazza di spaccio, e hanno invece allargato a dismisura l’area della illegalità, favorendo il reclutamento di tanti giovanissimi nei posti lasciati vuoti dagli arrestati. Ma c’è qualcosa di peggio, e volesse il cielo che mi sbagli !
Temo che questa logica sia capace di innestare altre pericolosissime reazioni, nella misura in cui essa ha già contribuito a selezionare una nuova criminalità, non solo più violenta ma anche rabbiosa, “antagonista” (una novità in una città in cui la camorra è stata sempre uno strumento di “governo”). I giovani, respinti e stigmatizzati, hanno trovato una identità alternativa nei modelli resi virali dai media sociali, quelli delle gang sudamericane della droga, per intenderci, delle banlieue di Parigi, e perfino dei fanatici del jihad. Comune punto denominatore: l’avversione verso la società che li respinge, e la violenza naturalmente, l’unico strumento a loro disposizione per contare ed emergere nel gioco della visibilità mediatica.
Sarebbe urgente interrogarsi su quanto l’allontanamento dei bambini, una misura vissuta come odiosa e discriminatoria da chi la subisce, possa accrescere questa rabbia e questo “antagonismo”, fino a conseguenze imprevedibili, ma potenzialmente terrificanti… In fondo è Napoli la patria di Masaniello.