Teheran Times, 22 novembre 2020 (trad.ossin)
 
57 anni fa, l’assassinio di John F. Kennedy
Intervista a Laurent Guyenot
 
Laurent Guyenot, coautore di un nuovo documentario sul ruolo di Israele negli omicidi di John e Robert Kennedy, dice al Tehran Times che il "vero Stato profondo statunitense" è Israele, che ha avuto un ruolo cruciale negli assassinii dei fratelli Kennedy
 
"Ci sono infatti negli Stati Uniti, come nella maggior parte delle democrazie, centri di potere occulti, totalmente immuni da responsabilità democratiche, in grado di orientare la politica estera e militare del Paese utilizzando vari strumenti, come la corruzione, la propaganda, il ricatto, ed altri ancora più criminali. Ma il più influente di questi centri di potere non è "statunitense" nel senso stretto del termine: il vero Deep State statunitense, se vogliamo, è Israele ", osserva Guyenot, autore di JFK-9/11: 50 Years of Deep State .
 
Guyenot, autore e antropologo francese, afferma: “Israele si è insediato come un parassita in tutte le strutture di potere USA. Ed è proprio Israele che, secondo me, è dietro gli omicidi seriali dei fratelli Kennedy "
 
La drammatica foto del momento in cui il presidente viene colpito
 
Ecco il testo dell'intervista:
 
D: Oggi, 22 novembre 2020, è il 57 ° anniversario dell'assassinio del presidente John F. Kennedy. Hai diretto un documentario francese sugli omicidi di John Kennedy e di suo fratello Robert, che ora è disponibile in inglese. Puoi dirci per prima cosa come è iniziata la tua ricerca?
 
R: La mia visione del mondo si è capovolta, nel 2011, quando ho capito che l'evento fondante del 21 ° secolo, l'attacco terrorista dell'11 settembre, era solo una grande bugia progettata per scatenare una nuova guerra mondiale. Volevo capire i retroscena di questa operazione e ho studiato quella che chiamo la "storia profonda" degli Stati Uniti, che è fondamentalmente la storia delle bugie di Stato, degli attacchi sotto falsa bandiera e di altre cospirazioni. E chiunque scavi in quella storia si imbatte nell’assassinio di JFK. È stato un vero punto di svolta nella storia degli Stati Uniti, anche se poche persone lo hanno capito. In qualche modo, il 22 novembre 1963, furono gli Stati Uniti ad essere assassinati a Dallas, e un demone satanico si impossessò del cadavere, e ora vaga per la terra, seminando inganno e terrore ovunque.
 
D: Qual è il ruolo del Deep State nell'assassinio del presidente Kennedy?
 
R: Ho usato l’espressione "Deep State" nel mio libro “JFK-9/11”, pubblicato sette anni fa. Ma adesso non mi soddisfa più. La perpetuazione della menzogna ufficiale per più di 50 anni dimostra che coloro che hanno assassinato Kennedy esercitano un grande potere occulto. Importante è scoprire l'identità dgli uomini che lo detengono. La frase 'Deep State' è un po' come l'inconscio freudiano: è un'espressione volutamente vaga, che non rivela nulla. In realtà è ingannevole perché evoca una sorta di livello nazionale di comando. Ma lo "Stato profondo" che ha ucciso Kennedy, o che ha orchestrato gli attacchi sotto falsa bandiera dell'11 settembre, non è un potere "nazionale", è una potenza straniera.    
 
Esistono infatti negli Stati Uniti, come nella maggior parte delle democrazie, centri di potere occulti, totalmente immuni da responsabilità democratiche, in grado di orientare la politica estera e militare del paese utilizzando vari strumenti, come la corruzione, la propaganda, il ricatto ed altri ancora più criminali, ma il più influente di questi centri di potere non è "statunitense" nel senso stretto del termine: il vero Deep State statunitense, se vogliamo, è Israele. Israele si è insediato come un parassita in tutte le strutture di potere statunitense. Ed è proprio Israele che, a mio avviso, sta dietro agli omicidi in serie dei fratelli Kennedy.
 
D: Le indagini del governo degli Stati Uniti hanno concluso che Lee Harvey Oswald era l'unico assassino del presidente Kennedy. Cosa puoi dirci di lui?
 
R: Lee Harvey Oswald è un personaggio dalle mille sfaccettature. In un certo senso, possiamo parlare di tre Oswald, e tutti sono falsi. Al momento del suo arresto, nel pomeriggio del 22 novembre 1963, venne presentato al mondo come un marxista che aveva rinunciato alla cittadinanza USA dopo aver disertato in URSS, che era poi tornato negli Stati Uniti, dove si era impegnato in una campagna a favore del regime di Fidel Castro. Questo è il primo Oswald. Il messaggio sottostante era che l'assassinio di Kennedy era stato ordinato da Castro o dai sovietici. Tuttavia, il nuovo presidente Lyndon Johnson ha fatto cadere questa immagine evocando lo spettro di una guerra nucleare e imposto, in accordo con il direttore dell'FBI Edgar Hoover, la teoria alternativa che Oswald fosse un "pazzo solitario". Questo è il secondo Oswald. Ma la ricerca storica ha dimostrato che Oswald non era un comunista, ma un agente sotto copertura dei servizi segreti statunitensi. 
 
La teoria del complotto più diffusa è che si voleva gettarne la colpa su Castro, e innescare una rappresaglia degli Stati Uniti contro Cuba, ma che Johnson ha contrastato questo piano. Questa è, ad esempio, la teoria di James Douglass in “The Unspeakable”. Ho dimostrato che questa teoria non resiste all'evidenza del profondo coinvolgimento di Johnson nella cospirazione. La mia teoria è che la panoplia comunista di Oswald fosse intesa non a iniziare una guerra contro Cuba, e quindi contro l'URSS, ma piuttosto a dotare Johnson di un argomento per intimidire tutti i funzionari e le istituzioni, e ottenere che l'indagine fosse chiusa rapidamente, per paura che il coinvolgimento di Cuba innescasse una guerra nucleare globale "che potrebbe uccidere 40 milioni di Statunitensi", come continuava a ripetere Johnson. Con la minaccia di una guerra nucleare, la maggioranza degli Statunitensi, sebbene sentisse di essere ingannata, accettò la fasulla versione ufficiale, ritenendo che fosse per il suo bene. 
 
In ogni caso, il ruolo di Oswald nella trama è accessorio, dal momento che era "solo un buffone", come ha dichiarato una volta ai giornalisti. Con molta probabilità, non ha nemmeno sparato al presidente. Nel film amatoriale di Abraham Zapruder, che ha ripreso l'assassinio, si vede un movimento della testa di Kennedy che dimostra come il proiettile fatale lo abbia colpito in faccia, il che esclude Oswald, che si trovava dietro la limousine presidenziale.
 
Dato che Oswald è stato a sua volta assassinato due giorni dopo il suo arresto, la prima cosa da fare per risolvere il caso è seguire le tracce dell'uomo che ha "zittito" Oswald, per evitare un processo che avrebbe potuto portare alla verità. Stranamente, tuttavia, l'assassino di Oswald ha ricevuto pochissima attenzione. Anche il suo vero nome è sconosciuto al grande pubblico. È conosciuto come Jack Ruby, ma il suo vero nome era Jacob Rubenstein, ed era legato alla malavita ebraica. Il suo mentore era il gangster Mickey Cohen, il successore del padrino di Murder Incorporated, Benjamin Siegelbaum, noto come Bugsy. Lo stesso Cohen era in contatto con Menachem Begin e pesantemente coinvolto nel traffico di armi per conto dell'Irgun, l'organizzazione terroristica israeliana, come egli stesso vanta nelle sue memorie.
 
D: Hai detto che la comunità ebraica di Dallas è stata profondamente coinvolta nell'organizzazione della visita del presidente a Dallas e nell'imboscata di Dealey Plaza. 
 
R: In effetti, il viaggio di Kennedy a Dallas è stato sponsorizzato da un'organizzazione chiamata Dallas Citizens Council, un gruppo dominato da uomini d'affari ebrei - una sorta di facciata per la sezione locale di B'nai B'rith. Il comitato di benvenuto di Kennedy a Dallas era presieduto da Sam Bloom, un membro di spicco della comunità ebraica texana, il cui nome è stato trovato nella rubrica degli indirizzi di Jack Ruby. È stato Bloom a intervenire presso il dipartimento di polizia di Dallas per consentire alla stampa di filmare il trasferimento di Oswald, il che ha dato a Ruby l'opportunità di sparargli a morte.
 
D: La tua conclusione è che Israele ha orchestrato l'uccisione di Kennedy. Per quale motivo? 
 
R: Sto seguendo le orme del defunto Michael Collins Piper, che è stato il primo ad attribuire alle reti israeliane l'assassinio di John Kennedy, nel suo libro “Final Judgment: The Missing Link in the JFK Assassination Conspiracy”. Per capire le motivazioni di Israele, Piper si è basato su diversi studi che hanno rivelato che Kennedy era determinato a impedire lo sviluppo di armi nucleari in Israele. Il disarmo nucleare globale era il progetto più caro a Kennedy. Dopo la crisi missilistica cubana, aveva avviato un promettente dialogo con il premier sovietico Nikita Krusciov su questo tema. Così, quando la CIA lo informò del programma nucleare portato avanti dagli Israeliani nel loro laboratorio di Dimona, si impegnò in un braccio di ferro con David Ben-Gurion, che era sia primo ministro che ministro della difesa di Israele. Ben-Gurion era convinto che, cercando di impedire a Israele di acquisire la bomba, Kennedy stesse mettendo in pericolo la sopravvivenza stessa dello Stato ebraico, a cui aveva dedicato tutta la sua vita.
 
Dimona è stata certamente la ragione principale di Israele per eliminare Kennedy e sostituirlo con Johnson. Ma ce n'erano altre. I fratelli Kennedy disposero l’avvio di una procedura per ridurre l'influenza del Consiglio sionista statunitense, da parte del Foreign Agents Registration Act del 1938. Nell'ottobre 1963, il procuratore generale Robert Kennedy diede all'AZC un preavviso di 72 ore per registrarsi come "agente estero". Dopo l'assassinio di John Kennedy, l'AZC si sottrasse a questa procedura e la sua divisione di lobbying, l'American Israel Public Affairs Committee (o AIPAC), divenne la lobby più potente degli Stati Uniti e uno strumento indispensabile per la corruzione e l'intimidazione dei funzionari statunitensi e per il controllo della politica estera USA. Un terzo motivo probabile per il colpo di stato di Dallas era il sostegno di Kennedy alla causa palestinese e la sua simpatia per il presidente egiziano Abdel Nasser. Ancora il 20 novembre 1963, il rappresentante di Kennedy alle Nazioni Unite aveva chiesto l'attuazione della Risoluzione 194 e il ritorno degli 800.000 profughi palestinesi, provocando forti proteste nei circoli israeliani. Dopo la morte di Kennedy, la politica estera USA nell'Asia occidentale fu di nuovo radicalmente invertita, senza che il pubblico statunitense se ne accorgesse. Johnson tagliò gli aiuti economici all'Egitto e aumentò gli aiuti militari a Israele fino a 92 milioni nel 1966, più del totale di tutti gli anni precedenti messi insieme. 
 
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