Countdr Punch, 1° gennaio 2014 (trad. ossin)


Il tentativo di mettere a tacere Dieudonné M'Bala, la 
bestia nera dell'establishment francese

Diana Johnstone



I politici e i media a larga diffusione hanno cominciato il nuovo anno con un proponimento condiviso per il 2014: chiudere definitivamente la bocca a un comico franco-africano troppo popolare tra i giovani


Tra Natale e San Silvestro, non si è parlato che del presidente della repubblica, François Hollande, che durante una visita in Arabia Saudita per (enormi) affari commerciali, ha dichiarato che il governo deve trovare il modo di proibire gli spettacoli dell'umorista Diuedonné M'Bala M'Bala, come ha invitato a fare il ministro francese dell'interno, Manuel Valls.


Il leader del partito conservatore d'opposizione UMP, Jean-François Copé, ha fatto immediatamente eco dichiarando un "sostegno totale" al progetto di ridurre al silenzio l'incontrollabile comico.


In mezzo a questo coro mediatico unanime, il settimanale Le Nouvel Observateur ha scritto in un editoriale che Dieudonné è "già morto", eliminato, finito. La redazione discuteva apertamente della tattica migliore tra il farlo arrestare per "incitamento all'odio razziale", l'annullamento dei suoi spettacoli in nome di potenziali "minacce di turbamento dell'ordine pubblico", o l'esercitare pressioni minacciando i comuni di ridurre le sovvenzioni per la cultura per quelli che lo autorizzassero a dare spettacoli. L'obiettivo di Manuel Valls, il capo della polizia nazionale, è chiaro, ma il governo va a tentoni quanto al metodo.


Il cliché sprezzante che viene costantemente ripetuto è che "Dieudonné non fa ridere più nessuno".

In realtà è vero il contrario. Ed è qui il problema. Nella sua recente tournée nelle città francesi, dei video mostrano ampie sale gremite di gente che si piega dal ridere davanti al loro umorista preferito. Ha reso popolare un gesto semplice che si chiama la "quenelle", ed esso viene imitato dai giovani in tutta la Francia. il suo significato è semplice e evidente: siamo stufi.

 


Un recente spettacolo di Dieudonné

Per inventare un pretesto per distruggere Dieudonné, la più importante organizzazione ebraica, il CRIF (Conseil Représentatif des Institutions Juives de France, equivalente francese della statunitense AIPAC) e la LICRA (Ligue Internationale contre le racisme er l'antisémitisme), che godono di privilegi particolari nella legislazione francese (in particolare del diritto di costituirsi parte civile, ndt), hanno tirato fuori una storia stravagante per poter definire Dieudonné e quelli che lo seguono come "nazisti". La "quenelle" è solo, di tutta evidenza, un gesto grossolano che significa pressappoco "nel tuo culo", con una mano posta sulla parte alta dell'altro braccio puntato verso il basso per misurare la lunghezza della "quenelle". Ma per il CRIF e la LICRA la "quenelle" è un "saluto nazista all'incontrario" (Non si è mai abbastanza "vigili" quando si cerca un Hitler nascosto). Come ha fatto notare qualcuno, un "saluto nazista all'incontrario" può essere considerato altrettanto bene come anti-nazista. Se ancora il gesto avesse qualche cosa a che vedere con Hitler. Cosa che non è in tutta evidenza.


Ma il mondo dei media riprende questa affermazione, segnalando per lo meno che "alcuni considerano la quenelle come un saluto nazista all'incontrario". Poco importa se quelli che fanno questo gesto non hanno alcun dubbio su quello che vuole invece dire: In culo al sistema!
Ma fino a che punto CRIF e LICRA partecipano anch'esse al "sistema"?


La Francia ha un gran bisogno di ridere
L'industria manifatturiera francese sta sparendo, con le fabbriche che chiudono una dopo l'altra. Cresce la pressione fiscale sui cittadini a basso reddito, per salvare le banche e l'euro. La disillusione nei confronti dell'unione Europea è sempre più forte.

Le regole dell'UE impediscono ogni seria azione diretta a migliorare lo stato dell'economia francese. In tutto questo, i politici di destra e di sinistra continuano coi loro discorsi vuoti, infiorettati di citazioni sui "diritti dell'uomo" - usate in gran parte come pretesto per fare la guerra in Medio oriente o per diatribe contro la Russia e la Cina. La percentuale di opinioni positive sul presidente Hollande è precipitata al 15%. Comunque la gente continua a votare ma come risultato ottiene sempre le stesse politiche, quelle decise dall'Unione Europea.


Perché allora la classe dirigente concentra le sue vendette "sull'umorista più talentuoso della sua generazione" (come riconoscono i suoi colleghi, perfino quando lo criticano).


La risposta in breve è probabilmente che la popolarità crescente di Dieudonné tra i giovani evidenzia un allargamento dello scarto tra generazioni. Dieudonné fa ridere a spese di tutto l'establishment politico. E questo produce un torrente di ingiurie e iniziative tese a vietare i suoi spettacoli, a rovinarlo finanziariamente e perfino a farlo arrestare. Gli attacchi verbali creano un clima propizio alle aggressioni fisiche. Qualche giorno fa il suo assistente Jacky Sigaux è stato aggredito fisicamente in pieno giorno da diversi uomini mascherati davanti alla sede comunale del 19° arrondissement - giusto di fronte al parco Buttes Chaumont. Ha denunciato i fatti alla polizia.

Ma quale protezione può sperare da parte di un governo il cui ministro dell'interno Manuel Valls - capo della polizia - ha promesso che troverà il modo di mettere a tacere Dieudonné?


Questa vicenda è importante ma è praticamente certo che non sarà trattata correttamente dai media fuori dalla Francia - esattamente come non è trattata correttamente nella stampa francese che è la fonte di quasi tutto quello che, sulla Francia, si stampa all'estero. I problemi legati alla traduzione, qualche malinteso e alcune falsità aggiungono confusione a confusione.


Perché lo odiano?
Dieudonné M'Bala M'Bala è nato nella banlieue parigina 48 anni fa. Sua madre era una bianca originaria della Bretagna, suo padre un Africano originario del Camerun. Ciò che avrebbe dovuto fare di lui il bambino-modello del "multiculturalismo" che l'ideologia dominante di sinistra afferma di promuovere. E nel corso della prima parte della sua carriera, in duo con l'amico ebreo Elie Semoun, era esattamente questo: faceva campagne contro il razzismo, concentrando i suoi attacchi nei confronti del Fronte Nazionale, giungendo perfino a presentarsi alle elezioni municipali contro un candidato del Fronte nazionale a Dreux, un quartiere dormitorio a circa 90 km a ovest di Parigi, dove risiede. Come i migliori comici, Dieudonné ha sempre avuto di mira argomenti di attualità, con un impegno e una dignità poco comuni nella professione.  La carriera andava bene, prendeva parte a dei film, veniva invitato alla televisione e lavorava orami da solo. Ottimo osservatore, eccelle nella imitazione assai sottile dei diversi tipi di personalità e di gruppi etnici, dagli Africani ai Cinesi.


Dieci anni fa, il 1° dicembre 2003, invitato in una trasmissione televisiva su argomenti di attualità, dal titolo "On ne peut pas plaire à tout le monde" (Non si può piacere a tutti), un nome davvero appropriato, Dieudonné si è presentato in scena sommariamente travestito in "convertito al sionismo estremista", suggerendo agli altri di "unirsi all'asse del bene israelo-statunitense". Tale messa in discussione relativamente moderata "dell'asse del male" di Geroge W. Bush era del tutto coerente con lo spirito del tempo. La scenetta si chiudeva con un breve saluto "Isra-heil". Si era lontani dal Dieudonné degli esordi, ma il popolare umorista venne comunque accolto con entusiasmo dagli altri comici, mentre il pubblico presente alla trasmissione gli riservava una standing ovation. Si era nel primo anno dell'attacco statunitense contro l'Iraq, cui la Francia aveva rifiutato di associarsi, cosa che aveva portato Washington a ribattezzare quelle che da loro si chiamano "french fries" (patatine fritte, belghe in verità) in "freedom fries".


Poi sono cominciate ad arrivare le proteste, soprattutto a proposito del gesto finale nel quale si vedeva una collocazione sullo stesso piano di Israele e della Germania nazista.


"Antisemitismo!", si cominciò a gridare, benché il bersaglio dello sketch fosse Israele (e gli Stati uniti e i loro alleati in Medio Oriente). Si moltiplicarono gli appelli per vietare i suoi spettacoli, incriminarlo, distruggerne la carriera. Dieudonné ha cercato di spiegare che il suo sketch non se la prendeva con gli Ebrei in quanto tali ma, a differenza di tanti prima di lui, non ha presentato alcuna scusa per una offesa che non riteneva di aver commesso. Perché non ha mai ricevuto proteste da parte degli Africani che ha preso in giro? O dai Mussulmani? o dai Cinesi? Perché una sola comunità ha reagito con tanta rabbia?


E' cominciato allora un decennio di escalation. La LICRA a avviato una lunga serie di azioni giudiziarie contro di lui ("Incitamento all'odio razziale"), perdendole all'inizio, ma senza mollare la presa. Invece di cedere, dopo ogni attacco Dieudonné si è spinto sempre oltre nella sua critica al "sionismo". Nello stesso tempo veniva gradualmente escluso dagli studi televisivi e trattato come un paria dai media più importanti. E' stata solo la recente divulgazione in internet di immagini che mostrano i giovani fare il gesto della "quenelle" che ha spinto l'establishment a ritenere che un attacco frontale sarebbe più efficace che tentare di ignorarlo.


Lo sfondo ideologico
Per cercare di capire il significato della vicenda Dieudonné, è necessario comprenderne il contesto ideologico. Per ragioni troppo complesse per essere affrontate qui, la sinistra francese - la cui principale preoccupazione era un tempo il benessere dei lavoratori, l'uguaglianza sociale, l'opposizione alle guerre di aggressione, la libertà di espressione - non esiste praticamente più. La destra ha vinto la battaglia decisiva dell'economia col trionfo delle politiche che favoriscono la stabilità monetaria e gli interessi del capitale finanziario internazionale (il neo-liberismo). Come premio di consolazione, la sinistra gode oggi di una certa preminenza ideologica basata sull'anti-razzismo, l'antinazionalismo e l'impegno in favore dell'Unione Europea - e anche dell'ipotetica "Europa sociale" che si allontana a grandi passi per raggiungere il cimitero dei sogni perduti. Di fatto questa ideologia coincide perfettamente con una mondializzazione fondata sulle esigenze del capitalismo finanziario internazionale.


In assenza di ogni vera sinistra sociale ed economica, la Francia è sprofondata in una sorte di "politica dell'identità" che elogia il multiculturalismo e reagisce con veemenza contro il "comunitarismo", vale a dire l'affermazione di qualsiasi particolarismo considerato indesiderabile. Ma taluni particolarismi etnici sono ancora meno benvenuti di altri. Il velo islamico è stato prima vietato nelle scuole, e la richiesta perché venga vietato anche negli spazi pubblici si fa pressante. Il niqab e il burqa, benché rari, sono stati vietati per legge. Polemiche scoppiano a proposito del cibo halal nelle mense, le preghiere sulla pubblica via, mentre sono frequenti le caricature che si burlano dell'islam. Qualsiasi cosa si pensi di tutto questo, la lotta contro il comunitarismo può ben essere vista da qualcuno come rivolta contro una particolare comunità. Nello stesso tempo i leader politici francesi si sono collocati alla testa di quelli che invitano alla guerra in paesi mussulmani come la Libia e la Siria, esibendo tutta la loro devozione verso Israele.


Contemporaneamente un'altra comunità viene fatta oggetto di ogni sollecitudine. Negli ultimi venti anni, mentre la pratica religiosa e l'impegno politico sono considerevolmente declinati, l'olocausto, chiamato in Francia la Shoah, è diventato progressivamente una sorta di religione di Stato. Le scuole commemorano la Shoah ogni anno, essa domina nella coscienza storica in declino. In particolare, di tutti gli avvenimenti della lunga storia della Francia, il solo ad essere protetto dalla legge è la Shoah. La cd. legge Gayssot proibisce qualsiasi messa in discussione della storia della Shoah, una interferenza assolutamente senza precedenti con la libertà di espressione. Inoltre talune associazioni come la LICRA  si sono viste accordare il privilegio di potere fare causa alle persone che "incitano all'odio razziale" (interpretato in modo larghissimo e ineguale) con la possibilità di incassare risarcimenti del danno e interessi in nome della "comunità insultata". In pratica questa legge serve soprattutto a perseguire il presunto "antisemitismo" e il "revisionismo" sulla Shoah. Anche se sono spesso respinte dai tribunali, queste azioni giudiziarie funzionano come persecuzione e intimidazione. La Francia è uno dei rari paesi dove il movimento BDS (Boycott, Désinvestissement, Sanctions - Boicottaggio, disinvestimento, sanzioni) contro la colonizzazione israeliana può essere anche trascinato davanti a un tribunale per "incitamento all'odio razziale".


Organizzazione violenta, la Lega di difesa ebraica (LDJ), illegale negli Stati uniti e perfino in Israele, è nota per avere saccheggiato delle librerie e picchiato delle persone isolate, talvolta anziane. Le vittime della LDJ non ispirano mai nell'opinione pubblica qualcosa di comparabile all'indignazione pubblica massiccia di quando un ebreo è vittima di una aggressione gratuita. Peraltro i politici si recano al pranzo annuale della CRIF con lo stesso zelo di quello dei politici statunitensi che vanno al pranzo dell'AIPAC (la più forte associazione filo-israeliana) - non per finanziare le loro campagne elettorali, ma per dimostrare la probità dei loro sentimenti.

In Francia c'è la più importante comunità ebraica dell'Europa occidentale, una popolazione che è in gran parte sfuggita alla deportazione durante l'occupazione tedesca nel corso della quale gli immigrati ebraici erano stati mandati in campi di concentramento. Oltre ad una comunità ebraica stabile da lungo tempo, vi sono anche molti nuovi venuti dall'Africa del Nord. Tutto ciò rende la comunità ebraica un gruppo di successo e dinamico, molto presente nelle professioni più visibili e popolari (giornalismo, show business, oltre alla scienza e alla medicina, tra gli altri).


Tra tutti i partiti politici francesi, il Partito Socialista (particolarmente per il tramite del partito laburista di Shimon Peres che è membro dell'Internazionale Socialista) è quello che ha legami storici più stretti con Israele. Negli anni 1950, quando la Francia combatteva il movimento di liberazione nazionale algerino, il governo francese (attraverso Peres) contribuì al progetto israeliano di produzione di armi atomiche. Oggi non è il partito laburista che governa Israele, ma l'estrema destra. La recente visita amichevole di Hollande a Benjamin Netanyahou ha mostrato che la deriva di destra della vita politica israeliana non ha assolutamente allentato le relazioni, che continuano a essere molto strette.


Ciò non toglie che la comunità ebraica sia assai piccola a paragone del gran numero di immigrati arabi venuti dall'Africa del nord o degli immigrati neri venuti dalle ex colonia francesi in Africa. Qualche anno fa, Pascal Boniface, un noto intellettuale membro del PS, aveva prudentemente avvertito i dirigenti del partito che il loro pendere dalla parte della comunità ebraica avrebbe potuto finire per provocare dei problemi elettorali. Tale avvertimento, contenuto in un documento di anlisi politica, aveva provocato proteste che gli erano quasi costate la carriera.


Ma resta il fatto: non è affatto difficile per i francesi di origine araba o africana pensare che il "comunitarismo" che davvero ha influenza è il comunitarismo ebraico.


L'uso politico dell'olocausto
Norman Finkelstein ha dimostrato qualche tempo fa che l'olocausto può essere sfruttato per fino quanto meno non nobili: come estorcere fondi alle banche svizzere. La situazione in Francia è tuttavia diversa. E' assolutamente fuori dubbio che il ricordo costante della Shoah funziona come una sorta di protezione di Israele contro l'ostilità che genera il trattamento inflitto ai Palestinesi. Ma la religione dell'olocausto ha un altro impatto politico più profondo che non ha relazioni dirette col destino degli ebrei.


Più di ogni altra cosa, Auschwitz è stata interpretata come simbolo di ciò a cui conduce il nazionalismo. Il riferimento ad Auschwitz è servito a costruire una coscienza sporca all'Europa, soprattutto ai Francesi se si tenga conto che il loro ruolo relativamente marginale in questa storia (Auschwitz) è stata conseguenza della disfatta militare e dell'occupazione del paese da parte della Germania nazista. Bernard Henri Levy, lo scrittore la cui influenza so è accresciuta in proporzioni grottesche negli ultimi anni (ha spinto il presidente Sarkozy alla guerra in Libia) ha cominciato la sua carriera sostenendo che il "fascismo" è l'autentica "ideologia francese". Senso di colpa, senso di colpa, senso di colpa. Facendo di Auschwitz l'avvenimento più significativo della storia contemporanea, un certo numero di scrittori e di personaggi pubblici giustificano senza bisogno d’altro il crescente potere dell'Unione Europea quale indispensabile sostituto delle nazioni europee intrinsecamente "cattive". Mai più Auschwitz". Dissolvere gli Stati nazione in una burocrazia tecnocratica liberata dall'influenza emotiva dei cittadini che potrebbero non votare bene. Vi sentite francesi? O tedeschi? Dovete provare il senso di colpa - a causa di Auschwitz.


Gli Europei sono sempre meno entusiasti dell'Unione Europea, perché rovina le loro economie e si sottrae ad ogni loro controllo democratico. Possono votare sui matrimoni gay, ma non per una minima riforma keynesiana e men che mai socialista.
Il senso di colpa per i delitti del passato dovrebbero però mantenerli fedeli al sogno europeo. I fans di Dieudonné, a giudicare dalle foto, sembrano in maggioranza essere giovani, tra i 20 e 30 anni. Sono nati due buone generazioni dopo la seconda guerra mondiale. Hanno passato la vita a sentir parlare di Shoah. Più di 300 scuole parigine espongono una targa commemorativa dei bambini ebrei deportati nei campi di concentramento nazista. Quale può essere l'effetto di tutto questo? Per molti di quelli che sono nati molto tempo dopo questi fatti terribili può sembrare che tutti debbano sentirsi colpevoli - se non per quello che hanno fatto, per quello che avrebbero potuto fare se ne avessero avuto la possibilità (se fossero vissuti all'epoca, ndt).



Dieudonné: Shoah Ananas
 

Quando Dieudonné ha trasformato Chaud cacao, una vecchia canzone "tropicale" un po' razzista, in Shoah Ananas, il ritornello è stato ripreso in massa dai fan di Dieudonné. Oso credere che non vogliano prendere in giro la vera Shoah, ma piuttosto quelli che passano il tempo a ricordare loro i fatti che dovrebbero farli sentire colpevoli, insignificanti e impotenti. Una buona parte di questa generazione ne ha abbastanza di sentir parlare del periodo 1939-1945, nel momento in cui è il loro proprio avvenire ad essere oscuro.


Nessuno sa quando fermarsi
Domenica scorsa Nicolas Anelka, un giocatore di calcio notissimo di origine afro-belga (la famiglia di Anelka è originaria infatti delle Antille, ndt) che fa carriera in Inghilterra ha fatto una "quenelle" dopo aver segnato un gol - in segno di solidarietà col suo amico Dieudonné M'Bala M'Bala. Dopo questo gesto semplice e tutto sommato insignificante, la confusione ha raggiunto nuove vette.


La "quenelle" di Nicolas Anelka
 

Nell'Assemblea nazionale francese, Meyer Habib rappresenta i "Francesi all'estero" - tra cui 400.000 israeliani di origine francese (più dei 78.000 davvero iscritti nelle liste elettorali, ndt). Lunedì scorso ha twittato: "La quenelle di Anelka è intollerabile! Al più presto depositerò una proposta di legge per punire questo saluto nazista praticato dagli antisemiti".


La Francia ha adottato leggi per "punire l'antisemitismo". Ha ottenuto risultati opposti. Simili provvedimenti servono solo a dare conferma della vecchia idea che "sono gli ebrei a comandare il paese" e contribuiscono alla crescita dell'antisemitismo. Quando i giovani francesi vedono un Franco-israeliano cercare di trasformare in delitto un semplice gesto, quando la comunità ebraica si mobilita per chiudere la bocca al loro comico preferito, tutto ciò non può non far crescere l'antisemitismo, e anche assai rapidamente.


Resta che in questa escalation il rapporto di forza è assai ineguale. Un umorista ha,  come sole armi, delle parole e dei fan che potrebbero ben disperdersi quando la situazione si dovesse complicare. Dall'altro lato si trovano l'ideologia dominante e il potere dello Stato.


In simili conflitti la pace civile dipende dalla saggezza e dalla capacità che hanno i più potenti a dare segno di moderazione. Se agissero in modo diverso, potrebbe trasformarsi in un gioco senza vincitori.

 

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