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Il giorno 1 dicembre 2008 due studenti saharawi dell’università Ibnou Zohr di Agadir, Baba Abdelaziz Khaya di anni 22 e Houssein Abdsadek Lakteif di anni 20, sono morti investiti da un autobus guidato da un marocchino durante un pacifico sit in alla stazione degli autobus di Agadir.


(nella foto Abdsadek Lakteif)


I ragazzi sono stati uccisi mentre stavano partecipando ad un pacifico sit in alla stazione degli autobus di Agadir chiedendo il rispetto degli impegni, che prevedevano sufficienti posti sugli autobus per gli studenti che tornavano a casa in occasione della festa dell’ Id Aladha. Mentre la polizia marocchina disperdeva brutalmente i manifestanti, un autobus, immatricolato A 6687, è piombato ad alta velocità sugli studenti uccidendone due e ferendone parecchi altri.

 

 


Altri tre che partecipavano al sit in, Al Hadif Breiha, Al asla Ahmed Salem e Moustafà Ben Taleb, sono stati arrestati dalla polizia marocchina.



(nella foto  Baba Abdelaziz)


 


 



Mentre tutto il mondo celebra il sessantesimo anniversario della dichiarazione dei diritti dell’uomo, la Corte di Appello di Agadir, dopo un processo sommario, ha confermato la condanna a tre anni di prigione “ferma” per il giornalista saharawi Mustafà Abdedayam, detenuto dal 27 ottobre 2008 solo a causa delle sue idee politiche sul conflitto del Sahara Occidentale.
Moustafà Abdedayam è un attivista per i diritti umani e membro della UPES (unione dei giornalisti e scrittori saharawi) e più volte ha condannato le violazioni dei diritti umani da parte del Marocco nelle zone occupate del Sahara Occidentale, nel sud del Marocco stesso e nelle università marocchine contro gli studenti saharawi.
Il giornalista è stato rapito nella città di Assa il 27 ottobre 2008, dopo avere sostenuto dei dimostranti saharawi che erano state vittime della polizia marocchina.
Il 4 novembre 2008 il giornalista era stato condannato dal Tribunale di Guelmin a tre anni di prigione “ferma”e al pagamento di 5.000 dirham a causa delle sue idee politiche.
Il giornalista saharawi nell’entrare dinanzi al Tribunale aveva alzato il braccio col segno di vittoria e scandito slogan in favore dell’indipendenza del Sahara occidentale. Aveva, inoltre, dichiarato apertamente che la polizia marocchina aveva falsificato gli interrogatori ed aveva chiesto al Tribunale di non considerare le false informazioni fornite dalla polizia marocchina.
Il Giudice, invece, non ha tenuto conto delle dichiarazioni dell’imputato e ha velocemente emesso la sentenza di condanna a tre anni di prigione “ferma” ed al pagamento di 5.000 dirham.
Gli avvocati del giornalista saharawi sorpresi dalla condanna, hanno lamentato l’assenza nel giudizio delle fondamentali condizioni di imparzialità


 

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