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Sahara Occidentale, 18 febbraio 2010 - Ci sono voluti dieci anni perché Brahim Babbar ottenesse il passaporto. E solo dopo che si è seduto davanti alla porta del capo ufficio affari generali della wilaya di Guelmim, rifiutando di uscire e cominciando uno sciopero della fame illimitato. Ma non è colpa della lentezza della burocrazia marocchina se Brahim Sabbar ha dovuto aspettare tanto, la vera ragione di questa attesa incredibile è nella sua storia di militante saharawi



 
Dieci anni per avere il passaporto

Guelmim, 18 febbraio 2010 - Ci sono voluti dieci anni perché Brahim Babbar ottenesse il passaporto. E solo dopo che si è seduto davanti alla porta del capo ufficio affari generali della wilaya di Guelmim, rifiutando di uscire e cominciando uno sciopero della fame illimitato.
Ma non è colpa della lentezza della burocrazia marocchina se Brahim Sabbar ha dovuto aspettare tanto, la vera ragione di questa attesa incredibile è nella sua storia di militante saharawi.   
 


L’attivista e difensore dei diritti umani BRAHIM JALIL HAMUDI TAYEB (Sabbar), più conosciuto come Brahim Sabbar, segretario generale dell’associazione saharaoui delle vittime della gravi violazioni dei diritti umani commesse dallo Stato marocchino (ASVDH) è nato il 6 agosto 1959 a Lagsabi, è sposato e padre di 3 figli.

Brahim Sabbar è stato sequestrato dalle forze di occupazione marocchine il 14 agosto 1981, nella città di Dakhla (ex Villa Cisneros), con altri saharaoui, tra cui Bulahi Sadiq, Havi Embarec e Mohamed Salm Mojtar. E’ rimasto circa 10 anni detenuto, senza alcuna imputazione né alcun processo, in diversi centri segreti marocchini di detenzione, tra i quali il tristemente celebre centro di Kalaat Maguna. Liberato il 22 giugno 1991, insieme ad altri 321 saharaoui, tutti spariti fino a quella data, le autorità marocchine non hanno mai fornito una spiegazione ufficiale dei motivi della loro detenzione e della loro sparizione forzata.
Dopo la liberazione, Brahim Sabbar ha aderito, a partire dal 1994, al movimento chiamato “Comitato di coordinamento delle vittime delle sparizioni forzate”, considerato come l’embrione del movimento di avanguardia dei diritti umani nei Territori occupati del Sahara Occidentale.
Da allora ha svolto un lavoro importantissimo di denuncia e di ricerca delle violazioni gravi dei diritti umani, perpetrati dal 1975 contro la popolazione civile saharaoui dalle forze d’occupazione marocchine nei Territori occupati del Sahara Occidentale.
Ha contribuito all’intifada del 1999 e alla denuncia della sanguinosa repressione realizzata dalla forze di occupazione, partecipando a diverse manifestazioni e sit in con gli studenti saharaoui a Rabat, per la liberazione di tutte le persone arbitrariamente ed ingiustamente arrestate.
Ha partecipato altresì a diversi incontri internazionali di diritti umani organizzati dall’Organizzazione mondiale contro la tortura (OMCT) e la Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), così come a diverse giornate di formazione, come la sessione di formazione in Diritto penale internazionale, organizzata dalla FIDH a Casablanca nel 2001, in rappresentanza del Comitato di coordinamento delle Vittime di sparizioni forzate e di detenzioni arbitrarie.
Ha avuto incontri con diverse personalità nell’ambito dei diritti umani, tra cui Eric Sottas, direttore dell’OMCT e Pierre Sané, quando era segretario generale di Amnesty International.

Brahim Sabbar ha partecipato, con altri militanti saharaoui e marocchini, alla creazione del “Forum Verità e giustizia”, divenendone membro del suo Consiglio nazionale. Allo stesso tempo è stato uno dei fondatori dell’Associazione saharaoui delle vittime delle gravi violazioni dei diritti umani commessi dallo Stato marocchino (ASVDH), della quale è stato eletto Segretario Generale.

Nel 2001, Brahim Sabbar è stato uno dei 36 difensori dei diritti umani saharaoui e marocchini, condannati a tre mesi di prigione, per avere organizzato una manifestazione pacifica a Rabat, capitale del Marocco il 9 dicembre 2000, per reclamare la fine dell’impunità nei confronti dei responsabili delle violazioni dei diritti umani in Marocco ed in Sahara Occidentale.

Durante l’anno 2005, Brahim Sabbar è stato arrestato dalla forze di occupazione marocchina a più riprese ed è stato fermato per essere interrogato e poi liberato, a causa della sua attività in difesa dei diritti umani e per la sua partecipazione a manifestazioni pacifiche contro l’amministrazione marocchina del Sahara Occidentale. Dall’anno 2000, gli è stato ritirato il passaporto.

Sabbar ha subito queste azioni repressive a causa della sua attività di investigazione e divulgazione delle violazioni dei diritti umani nel Sahara occidentale, ed anche per aver difeso pubblicamente il diritto all’autodeterminazione del popolo saharaoui.

E’ stato arrestato, insieme ad Ahmed Sbai ed a Kainnan, il 17 giugno 2006 in un posto di controllo della polizia marocchina alle porte di Laayoune, in Sahara occidentale, mentre ritornava in auto dalla vicina località di Bojador, dove avevano supervisionato la creazione di un ufficio della loro associazione.
Poco prima, nel maggio 2006, la sua associazione aveva pubblicato un rapporto di 121 pagine, nel quale venivano dettagliate decine di denunce di detenzioni arbitrarie, torture e maltrattamenti perpetrati dalle forze di sicurezza marocchine nei confronti della popolazione saharaoui.
Durante la detenzione ha partecipato insieme ad altri prigionieri saharaoui difensori dei diritti umani nelle prigioni marocchine a diversi scioperi della fame per protestare contro il trattamento loro riservato.

Nel giugno 2006, i tribunali di occupazione marocchini l’hanno condannato a due anni di prigione, accusandolo di aggressione e disobbedienza nei confronti di un agente di polizia marocchina durante la sua detenzione, accuse respinte da Sabbar, che ha piuttosto denunciato di essere stato vittima di torture e maltrattamenti in presenza di altri testimoni. In seguito Sabbar è stato processato un’altra volta riportando un’altra condanna ad un anno e sei mesi, per un totale di tre anni e sei mesi di prigioni . I due processi si sono svolti senza garanzie procedurali, senza permettere un libero esercizio del diritto di difesa e senza prove a carico. E’ stato poi scarcerato nel 2008.


Già nel febbraio 2000, Brahim Sabbar aveva chiesto il suo passapoprto, richiesta reiretata il 17 aprile 2001 e poi, dopo l’ultima scarcerazione, il 17.12 2008. Non è mai riuscito a ottenerlo.
C’è stato un lungo carteggio con vari uffici, dalla wilaya alla Procura Generale. Da ultimo gli avevano risposto che risultava ricercato e che, dunque, non potevano rilasciargli il passaporto.
Imperterrito, Brahim Sabbar non aveva desisitito, era andato dal capo della polizia di Laayoune a chiedere di arrestarlo se era ricercato, e di dargli il passaporto se non lo era.
Arrestarlo non potevano, perché Brahim ha regolato tutti i suoi conti con la giustizia, ma rilasciargli il permesso di andare all’estero è un cosa che non riuscivano proprio a digerire. Fino a quando Brahim non si è accovacciato nei locali della wilaya di Guelmim, minacciando di fare come Aminatou Haidar… Un precedente che oramai terrorizza il Governo marocchino.
Questo accadeva intorno alle 14 del 17 febbraio 2010. Alle 22 dello stesso giorno gli hanno fornito formale assicurazione che il giorno dopo avrebbe ricevuto il sospirato passaporto.
Oggi, 18 febbraio 2010, intorno a mezzogiorno, Brahim Sabbar ha ottenuto quanto ngli spettava di diritto… dopo 10 anni.

 

 

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