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Provocazione
El Mahjoub Mleha, l'inteprete saharaoui che accompagnava gli inviati di OSSIN, è stato prelevato dalla polizia oggi 24 luglio 2008 alle 14.30 circa e, fino al momento in cui scriviamo, le ore 20.30, non se ne hanno notizie.
(El Mahjoub Mleha, foto ossin)
Provocazione della polizia marocchina
Stamattina ci siamo recati inutilmente alla Corte d’Appello di Agadir. Eravamo in tre di OSSIN, Nicola Quatrano (magistrato), Francesca Doria (avvocato) e Francesco Esposito (commercialista e presidente dell’associazione Haima), incaricati dal Sindaco di Napoli di assistere al processo contro Yahya Mohamed Elhafed Iaaza, Najem Elmahjoub Bouba, Mohamed Mahmoud Elbarkawi, Mohamed Elaabd Salmi, El Moujahid Ali Bouya Mayar, Lahcen Lefkir, Mohamed Salama et Charafi Omar Lefkir, otto prigionieri saharaoui arrestati a Tan Tan il 26 dicembre 2008 ed accusati di blocco stradale e di atti di violenza contro un pubblico ufficiale che ne avrebbero procurato la morte.
Il processo, fissato per oggi 24 luglio, è stato però rinviato al prossimo 12 agosto.
Con noi c’era El Mahjoub Mleha, uno studente saharaoui di Guelmin, iscritto al 3° anno di Relazioni Internazionali all’Università di Marrakech. Era il nostro accompagnatore e il nostro interprete.
Ci è venuto a prendere ieri all’aeroporto, e doveva accompagnarci stasera a Laayoune. Nel corso della mattinata è stato sempre con noi, in un caffè in compagnia di alcuni esponenti delle associazioni saharoui per i diritti umani: Brahim Dahane, Brahim Sabbar, Ennaama Asfari ed altri.
Il programma del pomeriggio era di intenso lavoro: El Mahjoub doveva tradurre per noi il dossier del processo dall’arabo al francese.
Alle 14.30 circa, si trovava nella hall dell’hotel Najib ad Agadir, in compagnia di Francesca Doria, quando sono arrivati tre individui che si sono qualificati come poliziotti.
Brevi parole, poi se lo sono portati via.
Il nostro sconcerto è durato poco, si è trasformato in rabbia e preoccupazione. A questo momento non siamo ancora riusciti ad avere notizie sulla sua sorte. Una visita al commissariato centrale di Agadir è stata infruttuosa, ci hanno detto che non si trovava lì e non hanno saputo (o voluto) fornirci alcuna indicazione su dove potrebbe essere stato portato. Inutile chiamarlo al telefono, l’apparecchio squilla ma senza risposta.
Siamo in pena per El Mahjoub.