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 Analisi, giugno 2011 - “Siamo più di ieri ma meno di domani”, dicevano i ribelli spagnoli della Puerta del Sol, al centro di Madrid. “La violenza più grande è la povertà”, scandivano gli indignati di piazza Syntagma ad Atene. “Abbasso la dittatura finanziaria” gridavano i manifestanti di Rossio a Lisbona. I popoli si risvegliano uno dopo l’altro... (nella foto, manifestazione a Puerta del Sol in Madrid)








Belaali.over-blog.com, 31 maggio 2011


La resistenza dei popoli arabi ha attraversato il mediterraneo
Mohamed Belaali


“Siamo più di ieri ma meno di domani”, dicevano i ribelli spagnoli della Puerta del Sol, al centro di Madrid. “La violenza più grande è la povertà”, scandivano gli indignati di piazza Syntagma ad Atene. “Abbasso la dittatura finanziaria” gridavano i manifestanti di Rossio a Lisbona. I popoli si risvegliano uno dopo l’altro. E sono determinati a farsi carico in prima persona del loro destino per strapparlo a un sistema che tende sempre di più a dominare e controllare la vita degli uomini per trasformarla in una merce volgare. Dalla Tunisia all’Egitto, dal Marocco allo Yemen, dalla Spagna al Portogallo, dalla Grecia all’Islanda, i cittadini, uomini e donne, giovani e meno giovani, lavoratori e disoccupati, alzano la testa e oppongono una magnifica resistenza pacifica al potere dei loro governi, eletti o meno, che eseguono servilmente le decisioni del FMI, della Banca mondiale, dei mercati finanziari, delle agenzie di valutazione, dei banchieri ecc. La resistenza al capitalismo ha attraversato il Mediterraneo ed è giunta in Europa.


I legami di solidarietà e fraternità tra i popoli in lotta cancellano le frontiere e i pregiudizi nazionali che li separano e li oppongono gli uni agli altri.  La rivolta contro l’ingiustizia e per la dignità li ha uniti nella lotta per un mondo diverso e migliore. I ribelli della Puerta del Sol hanno ricevuto un messaggio di sostegno da parte dei giovani rivoluzionari egiziani della piazza Tahrir: “Noi attivisti egiziani, che abbiamo protestato per molti giorni a Tahrir (…) salutiamo la vostra lotta. Grazie alla nostra unità tra forze e movimenti sociali diversi (…) noi abbiamo fatto un grande passo in avanti verso un mondo migliore (
http://tomalaplaza.net/apoyos/).

Nel mondo arabo i popoli si ribellano contro vere dittature, sostenute dalle borghesie occidentali, che li opprimono e li umiliano da decenni. In Europa è la dittatura dei soldi che li soffoca e li emargina. Nei due casi si tratta dei due volti, orribili, di un medesimo sistema, il capitalismo.
Al Nord come al Sud, nonostante le specificità e le diversità importanti di ciascuna formazione sociale locale, sono le condizioni di esistenza reale che hanno spinto i popoli a ribellarsi. E sono sempre gli stessi avvoltoi che elaborano vigliaccamente nell’ombra i diversi piani di aggiustamento strutturale, di rigore, di austerità ecc. per affamare i popoli per il tramite di una classe politica corrotta e totalmente sottomessa ai diktat del capitale. I popoli l’hanno capito. Essi hanno voltato le spalle a quei partiti politici che, una volta al potere, li tradiscono sistematicamente ed applicano con zelo particolare delle politiche economiche che favoriscono unicamente gli interessi dei più ricchi. “I nostri sogni non si infilano nelle vostre urne”, diceva uno slogan della Puerta del Sol. Si tratta naturalmente solo di uno slogan, ma dimostra bene la sfiducia dei cittadini verso questa democrazia del capitale che ha partorito una specie di dittatura che impone ai cittadini di “scegliere” tra due partiti che fanno la stessa politica; è il partito unico della borghesia! “Quello che vogliamo è una vera democrazia per i cittadini (…) Il messaggio che vogliamo inviare è che noi non siamo merci nella mani dei politici e dei banchieri”, diceva un indignato alla Puerta del Sol. (
http://pouruneconstituante.fr/spip.php?article415)

Da Ben Ali a Sarkozy, da Mubarack a Zapatero, passando per Socrates e Papandreu, i volti e le situazioni sono certamente diversi, ma le politiche imposte sono sempre al servizio di una sola e identica classe sociale, la borghesia sviluppata o sottosviluppata. La complicità dei governanti del Nord con quelli del Sud è un fatto oramai pacifico. Non è stato un caso che il governo francese ha sostenuto il dittatore tunisino fino all’ultimo passo nell’aereo che lo ha trasportato in Arabia Saudita, l’altra dittatura che schiaccia in questo momento anche la rivolta del popolo del Barhein. (
http://www.ossin.org/bahrein/bahrein-repressione-arabia-saudita-intervento-bahrein.html)
Non è nemmeno un caso che l’amministrazione USA abbia sostenuto Mubarak, in spregio ai milioni di egiziani che chiedevano le sue dimissioni. E quando i popoli alzano la testa e cominciano ad accamparsi sulle pubbliche piazze e ad occupare le strade e i quartieri pacificamente, le classi dominanti ricorrono prima di tutto alla loro arma più efficace, i media. Il loro attuale silenzio sulle lotte dei popoli arabi e sui movimenti di indignazione che si sviluppano soprattutto in Spagna, in Grecia e in Portogallo è eloquente. E se i cittadini continuano ancora a resistere e innalzano il livello delle loro rivendicazioni, la classe politica al potere ricorre alla repressione e alla brutalità. Evidentemente la borghesia europea è più “civile” e la sua brutalità è meno “violenta” di quella che si esercita in Barhein o nello Yemen ad esempio. Ma questo non le impedisce di brutalizzare i manifestanti pacifici di Plaça Catalunya a Barcellona o della Bastille a Parigi. Silenzio sulle lotte, repressione e brutalità esercitata su cittadini e cittadine pacifiche, a Nord come a Sud del mediterraneo, sono le sole risposte che le classi dirigenti sanno offrire alle rivendicazioni legittime dei popoli.

Le rivolte nel mondo arabo e in Europa sono il prodotto di circostanze e di condizioni materiali reali nelle quali, nonostante notevoli differenze, gli uomini e le donne si sentono disprezzati e umiliati. Ed è contro queste condizioni sociali spregevoli che le masse si sono ribellate, per rovesciarle radicalmente. 

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