L’Algeria all’ombra della “primavera araba”
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L’Algeria all’ombra della “primavera araba”
Djerrad Amar
Solo propaganda, sovversione, stravolgimenti e menzogne contro questa Algeria che si vorrebbe porre sotto la tutela dei predatori o, al massimo, governata da burattini. Chi meglio può servire a questo scopo se non qualcuno dei suoi figli? Qualcuno che, dall’estero, spinga la sua stupidità fino ad affermare in un commento: “… fortunatamente il popolo algerino, grazie agli oppositori, ha ben compreso che gli attuali dirigenti di questo regime dittatoriale non sono algerini”. Niente di meno!
Questi adepti di false cause, senza futuro, credono di essere più lucidi di noi. Ci mentono dall’estero sulle cose che noi viviamo qui. Avendo avuto, per la maggior parte, dimestichezza con gli arcani del potere – che li ha spesso silurati per ottime ragioni – si sentono autorizzati a dettarci, con disprezzo, quello che dobbiamo pensare e fare. Vale a dire: “Ribellatevi!” e questo, ovviamente, mentre loro e i loro rampolli fanno affari! Tutti ritrovano la parola e le virtù della propaganda, facendo ricorso ai muscoli della lingua piuttosto che a quelli delle braccia. Dai loro scritti traspare il desiderio di rivalsa, che si manifesta attraverso la denigrazione, il barcamenarsi, le stupidaggini e le parole di disprezzo, piuttosto che con analisi obiettive.
Sono sempre gli stessi quando strombazzano, come marionette ubriache, le tesi dei loro padroni. La loro bestia nera resta questo esercito e i suoi quadri, che considerano il peggiore di tutti i mali, che ha fatto fallire le loro speranze di rivalsa per non avere ottenuto o conservato la particella di potere sperata. L’esperienza dimostra che i più virulenti sono spesso quelli che questo potere lo hanno provato. Essi cercano solo di riottenerlo, cercando l’aiuto, se necessario, di Stati dal passato immorale e dal presente devastatore, o di Stati assai lontani dai valori che essi dichiarano di difendere.
La realtà, contrariamente a quanto loro vanno ripetendo, è che noi algerini ci sentiamo molto meglio e più sicuri di quanto non lo fossimo durante il “decennio nero” di ferro e fuoco, quando molti dei nostri “amici” stranieri incitavano piuttosto al disordine. Non viviamo affatto tutte quelle cose che questi opportunisti sostengono, non sentiamo affatto la repressione che ci costringe a fuggire o a ribellarci. Far credere che viviamo sotto un “regime dittatoriale/repressivo” è una menzogna. La libertà è reale e gli effetti della “crisi” sono ben sopportati. Sempre a disinformare e disinformare ancora, per farci entrare nella testa cose diverse da quelle che realmente viviamo.
L’Algeria ha sufficienti ricchezze naturali e riserve di valuta. Le ipotetiche “perdite” che alcuni evocano come argomento di cattiva gestione sono in realtà solo “minori entrate”; una scelta a nostro avviso meditata, che privilegia la sicurezza rispetto alla cupidigia.
I progetti di sviluppo e le realizzazioni sono centinaia. Il Piano quinquennale 2010/2014 prevede uno stanziamento dell’ordine di 286 miliardi di dollari USA di investimenti in tutti i settori, 130 miliardi di dollari USA sono destinati al completamento dei vecchi progetti (ferrovie, strade, acqua…) e 156 miliardi di dollari USA ai nuovi progetti.
Lo Stato investe nei grandi progetti strutturali. Ma il temperamento degli Algerini fa sì che non si sentano mai soddisfatti e tanto meglio così! Perché ci sono insufficienze.
Vi sono ancora carenze nella gestione, il problema della disoccupazione, una maledetta corruzione che però non è “eretta a dogma” come si pretende. Restano ancora l’ingiustizia nell’accesso a taluni impieghi, la persistenza della burocrazia in alcuni settori, i diktat degli speculatori, l’insufficienza nella qualità dei servizi, particolarmente nella sanità e nelle assicurazioni sociali, e soprattutto la cattiva utilizzazione delle competenze. Tuttavia, “l’avena del mio paese è meglio del grano straniero”, dice un nostro proverbio.
Il “ciclone” tanto auspicato per l’Algeria è già passato 24 anni fa e si sono visti i danni provocati dall’incompetenza, dall’ingerenza e dalla menzogna. Le rivolte giuste e legittime sono quelle che sorgono spontanee dal popolo, che è l’unico a sapere cosa gli serve, senza dover essere incitato, guidato o consigliato da quelli che perseguono i propri interessi fomentando i disordini.
Certo che non tutto è perfetto, come dovunque nel mondo, ma far credere che le cose andrebbero meglio se fossero loro ad avere il potere è un inganno. Le cose diventano più complesse e difficili quando si accede al potere; “zappare sembrava facile quando lo vedevo fare a papà”, dice un proverbio algerino. Le ricchezze che provengono dal petrolio dovrebbero in effetti essere meglio gestite e meglio ripartite, perché ancora bramate o sottratte dagli speculatori e i corrotti – che sono aumentati durante il periodo nero” – occorre maggiore coerenza nel governo, ecc. ma riconosciamo che lo Stato è riuscito ad uscire dal disordine rafforzando le leggi e investendo in grandi progetti, in infrastrutture, in alloggi sociali o partecipativi, che pure sono ancora insufficienti rispetto alle potenzialità.
Chi negli Stati detti “di diritto” non soffre di queste insufficienze? Abbiamo visto tutti gli “scandali” e i retroscena nei quali i leader di questi paesi, di diritto, sarebbero coinvolti e ben altre corruzioni e frodi. Capiamo ora dove portano, oggi, le loro teorie e le loro ideologie. La prudenza è dunque d’obbligo.
L’opposizione qui non è affatto subalterna al potere come si vorrebbe far credere. La libertà di stampa e la critica sono reali, non sono “agli ordini” come li si accusa di proposito. La giustizia fa grandi sforzi. Noi conosciamo le nostre insufficienze e i nostri difetti; le soluzioni richiedono riflessione, tattiche, tempo e pazienza. Impegnarsi invece costantemente ad ingannare, incitando i nostri figli a ribellarsi per realizzare le loro ambizioni col “caos, non ha niente a che fare né con l’intelligenza né con la politica, ma sono solo chiacchiere e ipocrisia. Gli Algerini di meno di 35 anni, che rappresentano il 66% della popolazione e che capiscono perfettamente le loro guerre di potere, per la più parte non li ascoltano nemmeno.
Tutti questi oppositori “all’estero” dichiarano di essere “antisionisti, anticolonialisti e antimperialisti”, sostenendo di difendere gli interessi del popolo. Anche l’Impero colonialista e imperialista sostiene di “difendere il popolo contro i tiranni”, di portare la “libertà” e la “democrazia”, come ha fatto per i Palestinesi, i Libici, gli Iracheni, gli Afghani, gli Ivoriani, i Somali, i Sudanesi, i Malieni, i Siriani. Inganno! Questo Impero continua a essere pericoloso e predatore, anche quando si riveste di orpelli elogiativi.
Vediamo dunque! Stando ai loro scritti e alle loro dichiarazioni, i nostri oppositori all’estero sostengono la stessa linea della NATO, dei Frammassoni, dei sionisti, con le loro reti occulte. Essi sostengono la politica marocchina, colonialista, sul Sahara occidentale – rimproverando lo Stato algerino di difendere le scelte dei Saharawi – e la volontà del Marocco di aprire la frontiera, quando è del Marocco la responsabilità della chiusura. Rimproverano al “Potere” di non essere allineato all’Occidente contro le “dittature in Libia e in Siria”. Per fare questo, fanno di tutt’erba un fascio delle istituzioni, delle associazioni, dei partiti, dei giornali, tutti “agli ordini dell’esercito”. Tutti gli eserciti del mondo esistono per difendere la loro nazione dalle aggressioni esterne, dalla sovversione e dal rischio del caos. In Algeria è provato che c’era tutto questo e tutto insieme, il suo intervento era dunque legale, giustificato e auspicabile. Punto!
In Libia, i nostri oppositori hanno sostenuto i “thouar” (le milizie “rivoluzionarie”, ndt) e il loro CNT, un’accozzaglia di rinnegati (quasi tutti a libro paga della NED/CIA), che hanno chiesto l’intervento della NATO col sostegno del sionista Bernard Henri-Levy. Eccola oggi questa Libia, oltraggiata e lacerata, governata da una cricca mafiosa dalle ambizioni strampalate, con tanti tutori diversi, liberali monarchici, islamisti vicini ai “fratelli”, jihadisti vicini al Qatar, Al Qaida e Aqmi… agli ordini dei politici della NATO, una Libia dove oramai circolano liberamente terroristi, armi e reti di intelligence legate a stati esteri.
In Siria i nostri oppositori sostengono il complotto USA-arabo-sionista che cerca di mutare un regime refrattario – alleato dell’Iran e di Hezbollah, nella regione, contro Israele – allevando una cricca che assomiglia a quella della Libia: il CNS, affiancato da un’orda armata eteroclita composta da arabo-mussulmani e mercenari, impregnati di wahabismo e jihadismo e di takfirismo. Un “CNS di Istanbul”, composto da ausiliari in stato di fallimento presto rimpiazzato da una “Alleanza di Doha”, composta dagli stessi felloni! Dopo 24 mesi di aggressione, l’accanita resistenza dei Siriani sembra, alla luce degli sviluppi sul piano politico e soprattutto militare, evolvere verso la sconfitta dei “ribelli”. Una curiosità: proprio quando la Turchia viene accusata di ambizioni “ottomane” sugli arabi, Erdogan nomina un nuovo prefetto, alle sue dirette dipendenze, incaricato di occuparsi dei rifugiati siriani, designandolo “Wali dei Siriani”, appellativo usato dal Sultano, all’epoca ottomana, in Siria.
Sul Mali i nostri oppositori esprimono dubbi sulla posizione di principio espressa dall’Algeria, sostenendo che metterebbe il paese in trappola. E’ stata l’operazione libica, guidata dalla Francia, la causa della militarizzazione del Mali. L’analisi mostra che il trucco alla fine è quello di indebolire questa Algeria ex colonia, cercando di comprometterla con altri obiettivi, tra l’altro anche economici. Persistenza di puzza di colonialismo? Osserviamo: com’è che la Francia, che ha sempre giocato sul separatismo tuareg per ricattare i Malieni, i Nigerini e, forse, gli Algerini, cambia posizione tutto a un tratto per difendere l’integrità territoriale di questi Stati, giocando adesso sulle etnie, le religioni locali e lo spauracchio islamico, favorendo le categorie più disposte alla docilità? Mentre la Francia dice di braccare quegli stessi “terroristi islamisti” in Mali che sostiene in Siria insieme al Qatar, questi ultimi si infiltrano in Mali per portarle soccorso, proponendo il dialogo.
I sequestri di persona? Servono da un lato a umiliare l’Algeria nel tentativo di distruggerne i principi - per farli sembrare deboli e incoscienti – e frustrarli, dall’altra, per quanto riguarda la scelta di rapire stranieri, servono a coinvolgere i loro paesi nella pressione sull’Algeria per farla cedere. La rapidità e la fermezza con cui questi rapimenti sono stati risolti ha destabilizzato gli autori del complotto. Bisogna capire che, nella cultura degli Algerini, il ricatto di un ostaggio è un atto infame al quale bisogna rispondere con l’annientamento; a qualsiasi prezzo! Ci considerano persone che “fanno terra bruciata” per la nostra lotta contro il terrorismo. Quando ci si rende conto che queste azioni sono senza risultato e portano a morte certa, i potenziali rapitori non vi si avventurano più. “La resa o la morte” è un principio indiscutibile.
L’incidente è chiuso, in Mali si svolge una guerra francese “contro il terrorismo”. L’Algeria può dare una mano, senza restarne coinvolta, in conformità con le decisioni dell’ONU. Se la Francia vuole adesso stroncare il terrorismo in Mali, sono affari suoi. L’Algeria che ci lavora da anni, vedrebbe di buon occhio la Francia alla fine impegnarsi in questo, dopo che ha sostenuto e armato il terrorismo in altri luoghi. L’Algeria, con la sua esperienza, vorrà occuparsene solo se si avventureranno a casa loro. Per quanto riguarda la propaganda e le speculazioni a proposito di questa congiura, risponderemo con un estratto di quanto detto da Aicha Lemsine: “La strategia del segreto che circonda questa operazione militare è una tradizione algerina nata nel famoso Fronte di Liberazione Nazionale… trasmessa di generazione in generazione all’ANP… Di conseguenza i media internazionali, e taluni paesi occidentali, che hanno deplorato “l’opacità” dell’assalto delle Unità speciali dell’ANP per liberare gli ostaggi… hanno predicato il falso per avere il vero, o meglio… hanno dimostrato una grande ipocrisia, addirittura complicità nei confronti dei rapitori! Non solo, ma anche fornito anche armi, non per i “ribelli”, né per “attivisti”, come improvvisamente hanno cominciato a chiamarli alcuni media francesi (BMF, TF1, ARTE, F24, ecc.) e altri farisei simili, un vero arsenale di guerra… Alla fine il fallimento della destabilizzazione dell’Algeria è uno schiaffo nazionale e patriottico ai mandanti stranieri”. Le reazioni straniere sono nell’insieme positive, salvo quella, scortese e singolare, del Giappone – che nel corso di questa azione terrorista ha svelato la sua vera natura – alla quale bisogna rispondere come si deve. I nostri oppositori sono ora a nudo in questa vicenda di ostaggi. Allora “mujaheddin” o “terroristi”?
I nostri oppositori non dicono niente sulla normalizzazione delle rivolte in Tunisia e in Egitto da parte dei “fratelli” sostenuti dalle medesime forze occidentali. Tacciono anche sulle pacifiche rivolte in Bahrein e in Arabia Saudita per i diritti contro la repressione. Sostengono le stesse tesi dell’Impero sulla ingerenza negli affari degli Stati. Amano Al Jazeera, Al Arabia, la BBC, France 24 e gli altri media detti “mainstream”, che aprono loro colonne e microfoni. Andrebbero anche col diavolo, pur di soddisfare il loro egoismo.
La loro propaganda lascia intravvedere la loro tendenza e le loro mire. Non abbiamo trovato neanche uno dei loro scritti che condanni “chiaramente” il terrorismo. Quelli che sembrano condannarlo, si perdono poi in formule stilistiche che mirano a creare l’equivoco sui mandanti – come “quelli che definiscono terroristi” – mentre sanno bene “chi uccide chi” e “chi protegge chi” in tutti i paesi dove gli assassini sono entrati. Idee, comportamenti, posizioni e dichiarazioni che sono agli antipodi della visione delle cose della quasi totalità del popolo; come ci si può quindi fidare di loro?
Tutti questi arabo-monarchi, vassalli, sono fautori delle tesi Usa-sioniste. Sono “sunniti”. I sunniti ci provano ogni giorno ad essere i più predisposti all’ignominia e alla fellonia. Nelle contrade ritenute utili, l’occidente se ne frega delle libertà, della democrazia, dei diritti. Che questi arabo-mussulmani restino arcaici, oscurantisti e contro la modernità, questo non è per niente la preoccupazione dell’Occidente finché i suoi interessi siano tutelati. Tutti questi “oppositori” abitano, come per caso, soprattutto in Inghilterra, in Francia, in Canada, negli Stati Uniti e in Qatar. Sono sponsorizzati. Sono loro ad essere aiutati a rovesciare i regimi indocili e che vengono istallati come “rappresentati legittimi”… fino a nuovo ordine. E’ il caso della Libia, della Tunisia, dell’Egitto, dello Yemen, della Costa d’Avorio; ci si ingegna a farlo in Siria.
L’Egitto di Morsi, aiutato dal Qatar, si dice “pronto a dialogare con Israele” e ad un “ritorno degli ebrei egiziani” . Sarebbe bene dire “tutti gli ebrei al proprio paese di origine”. Il sinistro sceicco qataro-egiziano, Kardhaoui, quello che emette fatwa assassine, ha invitato a votare la costituzione per poter beneficiare dei dollari qatariani. Ha recentemente dichiarato: “Bisogna finirla con questi regimi familiari, salvo che per le monarchie”.
In Tunisia, Ghannouchi si è recato a Washington per ricevere l’onorificenza di “grande intellettuale 2011”, assegnata dal magazine Foreign Policy. Tra gli altri, hanno assistito alla cerimonia Dick Cheney, Condoleeza Rice, Hillary e Bill Clinton, Robert Gates, John Mc Cain, Nicolas Sarkozy, Rajae Tayeb Erdogan, il franco-sionista BH Levy. Eccoli dunque al potere.
L’islam delle monarchie del Golfo è strano. E’ modulabile secondo i loro interessi fino a diventare addirittura uno strumento di guerra tra “fratelli”. Per questo le monarchie hanno investito tanto nelle decine di emittenti di loro proprietà, utilizzate per la manipolazione, l’indottrinamento e il reclutamento, dando di colpo ai detrattori dell’islam degli argomenti insperati per giustificare la loro islamofobia; costringendo alcuni intellettuali mussulmani a intervenire spesso per correggere i cliché. Compito arduo, perché i detrattori dell’islam hanno a disposizione ora le prove e le gesta di queste “eminenze religiose”.
Gli Occidentali dicono con arroganza di fare delle “guerre umanitarie”, per il “nostro bene”. Vogliono, sembra, vederci felici e prosperi. Che altruismo! E’ per questo che hanno aggredito l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia, diviso il Sudan e tentano di fare lo stesso in Siria; piazzano i loro servi in Egitto, in Tunisia e in Yemen; si accaniscono far fallire le rivolte del Bahrein e dell’Arabia Saudita.
Sono proprio loro che i nostri “oppositori” sostengono quando dicono con soddisfazione che “… i regimi illegittimi e corrotti delle nostre regioni arabe… stanno per cadere l’uno dopo l’altro, laddove sanno bene che si tratta del piano del “Nuovo Medio Oriente”, rafforzato dal progetto sionista “Yinon”, diretto a spezzettare il mondo arabo in “piccoli stati” per renderli impotenti. Un Sykes-Picot 2 insomma.
Sono queste le strategie e tattiche utilizzate dai nostri “oppositori all’estero”, dirette ad indebolire lo Stato algerino sempre con gli stessi argomenti, ripetuti continuamente fino alla nausea da anni: “governo illegittimo”, “regime dei generali”, “governo dei corrotti”, “L’esercito e la sua DRS”, “il putsch del 1992” e altre compilation di ossessioni e affermazioni, facendo di tutta erba un fascio di dirigenti, partiti, istituzioni e giornali; appoggiati da commentatori autorizzati, che fanno solo della propaganda da fogna. Ad essi si aggiungono questi tamarri “autonomisti”, convertiti d’urgenza in politici di contrabbando, che sono sostenuti da ambienti nostalgici e che si incanagliscono a Tel Aviv.
Hanno dei siti e delle emittenti TV per diffondere le loro “informazioni”, come ‘Rachad TV’ o ‘El Magharibia’, con sede a Londra e finanziate dal Qatar. Nonostante si definiscano maghrebine, il 95% dei loro programmi è consacrato a denigrare l’Algeria. Sono finanziate anche dal figlio di Abassi, un “uomo d’affari” secondo il direttore, che nasconde però questo (secondo algerie-dz.com): “Salim Madani, figlio di Abassi Madani, … si è recato in Marocco… ha incontrato molti sceicchi salafisti ed esponenti della famiglia reale e anche dirigenti del Makhzen… ha proposto loro di mettere a loro disposizione l’emittente Al-Magharibia che trasmette… programmi ostili all’Algeri… ricevendo una contropartita finanziaria, hanno riferito fonti bene informate a Numidianews”.
I nostri oppositori all’estero rimproverano agli algerini di non essere governati da quelli che essi avrebbero voluto. Per questo accettano il “caos”, mettendosi in combutta col diavolo! Ripetono come imbecilli le tesi funeste contro il loro stesso paese, definendosi “patrioti” mentre sono solo dei volgari servi senza onore. Tutti sanno che non c’è coerenza nei loro argomenti. Blaterano da anni senza prove sul “falso” e sulle menzogne. La maggior parte non aveva mai fatto niente per servire gli ideali che oggi difendono. Solo dopo essere stati silurati per cattiva amministrazione e incompetenza, dopo avere sguazzato per molto tempo nel lusso e nell’imbroglio, si scoprono oggi delle virtù patriottiche e delle attitudini alla … devozione, delle quali si servono per meglio appropriarsi indebitamente e ingannare. La loro alienazione, addirittura la loro alienazione psichica, giunge fino al punto di attribuire tutte le colpe al presidente, ai quadri dell’esercito, ai servizi di sicurezza, alla Giustizia, ai partiti e ai giornali. Tenendo conto che i primi sono, come in tutti gli Stati, i pilatri della stabilità, si comprende bene quali siano le loro vere intenzioni.
Il nostro esercito è una istituzione stabile e coerente, perché è popolare e dunque in sintonia coi cittadini. Non è al servizio di una classe. Se si è oppositori, bisogna prendere di mira, con critiche costruttive, il sistema politico, economico e sociale, non certo l’esercito, i suoi quadri e i suoi servizi di sicurezza. Sennò si tratta di una volontà di sabotaggio.
La nostra democrazia è certamente incompiuta a causa di taluni interessi e ingerenze, ma il regime in Algeria è ben lontano dall’essere moribondo come alcuni dicono, paragonandolo a quello di taluni regimi arabi dispotici. Nessuno dei governi che si sono succeduti dopo l’indipendenza è stato al servizio di qualcuno, meno che mai dei sionisti, come viene accusato falsamente. La maggior parte dei paesi arabi sono sostenuti dall’Occidente colonialista e imperialista, mentre l’Algeria è rimasta un obiettivo da destabilizzare con ogni mezzo.
La Francia dei nostalgici resta agli occhi degli Algerini quella da temere di più. Yves Bonnet, ex capo della DST, parla di una “lobbie anti-algerina al Quai d’Orsay”. Lo sappiamo e aggiungiamo ad essa la lobbie sionista anti-algerina che detta alla Francia la sua politica estera. Bonnet aggiunge che la “primavera araba” non è stata “priva di manipolazioni esterne, dovute alle costanti storiche e geografiche proprie del Mediterraneo e ad un’altra costante che definirei ingerenza. Sfido chiunque a dimostrare che l’ingerenza è stata mai benefica nella storia dell’umanità”.
Ecco anche un passaggio di Tony Carlucci (tradotto da “Resistance 71”): “Tornando ad agosto 2011, Bruce Riedel, del think tank della Brookings Institution, finanziato da un cartello di imprese monopolistiche, scriveva ‘Algeria will be next to fall’, dicendo che il previsto successo dell’aggressione alla Libia avrebbe incoraggiato gli elementi radicali in Algeria, soprattutto quelli dell’AQMI. Tra la violenza estremista e l’anticipazione degli attacchi aerei francesi, Riedel sperava di vedere la caduta del governo algerino”. Dunque bisogna diffidare!
Così come occorre diffidare da questa impostura “confessioni del Generale X”, ripresa da diversi media on line. Si tratta infatti di un articolo venuto fuori dalle officine della propaganda eversiva, destinato a creare un clima di sospetto come preludio dell’avvio di un piano di destabilizzazione dell’Algeria. I termini usati, le citazioni, la espressioni, gli errori, il francese dei ‘negri’ professionali – che non sono tipici di un Generale – dirigono i sospetti su uno o più oppositori algerini colpiti e affondati. Come per caso, viene fuori proprio dopo l’azione francese nel Mali e 15 giorni prima dell’attacco al complesso di Tiguentourine. Viene distillata un’altra menzogna che vuole far credere che i nostri figli del “servizio nazionale” vogliono essere mandati a combattere in Mali.
Chiudiamo con una apparizione su una televisione francese di Ziad Takieddine; questo trafficante di armi tra la Francia e alcuni paesi, soprattutto arabi. Una uscita inattesa – che svela la corruzione e gli atti criminali commessi dai leader francesi – che mette la Francia a nudo in una posizione tra le più difficili.
Takieddine considera Sarkozy come il principale responsabile del complotto contro la Libia e l’assassinio di Gheddafi quando afferma: “… la guerra in Libia era una guerra fabbricata pezzo a pezzo… gli USA non la volevano… la volevano la Francia e il Qatar… bisognava uccidere Gheddafi… perché se avesse vinto avrebbe potuto andare al Tribunale internazionale e dire molte cose … fornendo anche prove ed elementi probanti, imbarazzanti per il governo francese… io sono certo che è stato ucciso dai servizi speciali francesi… c’è la corruzione in Francia dietro gli attentati di Karachi… dietro la guerra contro la Libia”. Secondo lui, i suoi “amici” francesi , che gli hanno affidato ruoli e pagato tangenti, lo hanno abbandonato proprio nel momento dei suoi guai giudiziari, giungendo perfino a negare l’amicizia con lui. Di qui questa confessione sulla corruzione e i crimini in associazione col Qatar. Dice di avere le prove di tutto quello che afferma.
Il mondo, che ha il bene a suo fondamento, è concepito in modo che le ingiustizie o le vittorie ottenute con la forza non durino molto, quale che sia la forza dell’oppressore o la potenza dell’aggressore. La preda può causare dei danni al felino; spesso lo si dimentica.
Questo per dire che quegli ambienti coi quali i nostri “oppositori arabi” fanno combutta sono formati solo da banditi, da falsificatori, da corrotti, da mentitori, da manipolatori e assassini infiltrati, con l’inganno, nella politica per arricchirsi ingannando tutti. I nostri “oppositori” saranno abbandonati non appena quelli avranno raggiunto i loro obiettivi.
La cosa più rivoltante è che i nostri imbecilli si nutrono dei sofismi che vengono loro inculcati, anche se la realtà li contraddice; anche se i manipolatori confessano le loro menzogne. Purtroppo “la ragione e la logica non possono niente contro l’ostinazione e la stupidità” (Sacha Guitry). Lasciamoli dunque abbaiare e incanaglirsi mentre l’Algeria va avanti.
Note sulla sovversione
La sovversione è un’azione che utilizza tutti i mezzi psicologici per recare discredito e far cadere il potere costituito nei territori politicamente o militarmente presi di mira (Volkoff, 1986; Durandin, 1993). Ha l’obiettivo di provocare un processo di disgregazione dell’autorità mentre è in corso una guerra “rivoluzionaria” (Mucchieli, voir Volkoff, 1986). Uno Stato può utilizzare la sovversione per creare il caos in un paese straniero. Essa è alla base del terrorismo e della guerriglia.
Gli obiettivi della sovversione sono:
1. Demoralizzare la popolazione e provocare la disgregazione sociale
2. Arrecare discredito all’autorità
3. Impedire alle masse di intervenire a sostegno dell’ordine costituito (Mucchieli, voir Volkoff, 1986)
La sovversione utilizza i mass media per manipolare l’opinione pubblica attraverso la pubblicità che viene da azioni spettacolari (Mucchieli, voir Volkoff, 1986). Una pubblicità che provoca nell’uditorio un mutamento di percezione nei confronti degli antagonisti come una forma di identificazione con l’aggressore (Mucchieli, voir Volkoff, 1986). Le autorità vengono percepite come sempre più deboli e irresponsabili, mentre gli agenti della sovversione appaiono sempre più potenti e convinti della loro causa (Mucchieli, voir Volkoff, 1986). Prima o poi l’opinione pubblica si schiererà con i sovversivi. Senza dimenticare che i gruppi sovversivi possono utilizzare la disinformazione e la propaganda nei loro giornali e nelle loro radio per approfondire la manipolazione dell’opinione pubblica.